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Autore: MissMisfit    19/01/2012    7 recensioni
“E tu oseresti privarmi della tua adorabile compagnia per studiare Arte Europea?"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come tutte le volte


 
“Potresti, gentilmente, smettere di girarmi intorno? Sto cercando di studiare”
Il suo ospite sbuffò smettendo di camminare e ispezionare tutto ciò che gli capitava sott’occhio.
“Beh, tu potresti smettere di studiare così saremmo entrambi contenti, amore”
Gli lanciò un’occhiata esasperata. Era stufa di averlo intorno ventiquattr’ore su ventiquattro, a guardarla, guardare che faceva, come, quando, per quanto tempo e con chi. Era la sua ombra  e, anche se all’inizio la cosa la lusingava, adesso si faceva inquietante. E irritante.
“Devo studiare. Posso capire che la parola dovere sia fuori dal tuo dizionario”  commentò sarcastica, solo per guadagnarsi un breve sguardo divertito.
“ ma ho davvero bisogno di prendere un voto positivo, non voglio rimanere al liceo per tutta l’eternità”
Sollevò lo sguardo dal libro che teneva sotto il naso e lo vide avvicinarsi al tavolo come se si trattasse del suo patibolo.
Trascinò la sedia con lo stesso entusiasmo di un condannato a morte e vi si sedette, sporgendosi verso i libri in questione.
“Che stai studiando?” domandò con un grande sospiro.
“Arte Europea” rispose. Il fatto che sembrava volesse darle una mano a studiare la mise sulla difensiva. Parlò al rallentatore, aspettandosi che da un momento all’altro lui desse fuoco ai libri con il solo sguardo.
“Cosa?!” esclamò sconvolto. Si allontanò per guardarla bene in faccia.
“E tu oseresti privarmi della tua adorabile compagnia per studiare Arte Europea? Amore, io l’ho vissuta” scosse la testa continuando a guardarla sdegnato.
“Adorabile, eh?”
“Adorabile e anche tanto altro, se solo mi lasciassi fare a modo mio” la accusò alzando un sopracciglio.
“E quindi? Vorresti darmi ripetizioni tu?” Non ci credette nemmeno per mezzo secondo.
Afferrò il libro e lo tenne lontano dalle sue mani che cercarono di riprenderlo.
“Ridammelo”
“Come?”
“Ridammelo subito! Mi serve!”
“Come?”
Strinse i denti e lo affrontò a viso aperto, sfacciata.
“Potresti rendermi il libro, per favore? Mi serve” ringhiò con un sorriso più falso della sua reale voglia di studiare.
Allungò la mano.
“No, non ti serve. Ti servo io e se sarai carina con me, ti aiuterò”
“Mi stai ricattando? Perché io venga a letto con te proprio adesso? ”
“Esatto, amore”
“Bene” sbottò incrociando le braccia al petto e gonfiando le guance come un gattino arrabbiato. Voltò il viso dalla parte opposta, per farlo arrabbiare.
“Bene” ripeté lui soddisfatto.
Non dissero più una parola: l’unico rumore era il respiro di entrambi e l’orologio della sala che ticchettava. Sembrava ticchettare troppo lentamente, comunque, e Caroline pensò che ci dovesse esserci qualcosa che non andava.
Sentiva il suo sguardo addosso. Troppo addosso. Sembrava toccarla e avrebbe scommesso il suo anello di lapislazzuli che stava facendo davvero qualcosa. Quello stronzo di un originario.
Sentii il suo respiro farsi più vicino, finché non ne avvertì il calore sulla guancia. Rabbrividì nonostante avesse cercato di trattenersi.
Le spostò i capelli dietro la spalla, lasciando il collo libero di essere frustato dal suo caldo e lento respiro. Esattamente l’opposto di quello di Caroline.
Continuò ad accarezzarle i capelli mentre posava le labbra dove  il sangue profumava di più.
Cercò di rimanere immobile, come una statua, le braccia incrociate a proteggerla e il viso dall’altra parte.
Inutile, tutto inutile.
“Sei proprio uno stronzo”
Rise contro la sua pelle, facendola rabbrividire ancora, più forte, quasi facendole male.
“Ti arrendi?”
“Mai”
Sapeva, lo sapeva, che non si sarebbe certo  arreso lui per primo e che quindi era solo questione di tempo prima che… le infilasse una mano sotto la maglietta! Stava per cedere. Sentiva ogni fibra di se stessa volgersi verso di lui, come spingendola a voltarsi e a saltargli addosso.
Mentre Caroline serrava gli occhi con forza, lui continuava, beatamente e subdolamente, a torturarla.
“D’accordo!” urlò disperata. 
“Basta!”
Non importava che fosse chissà quanto più forte e potente di lei, non le importava neanche che fino a un mese prima le mettesse una paura folle la sua sola vista, e soprattutto non importava che ridesse di lei, come faceva spesso.
Lo spintonò lontano. Afferrò il libro e lo lanciò dall’altra parte della stanza.
Con il fuoco negli occhi lo afferrò per il collo della maglia riavvicinandolo bruscamente al suo viso minaccioso.
“Questa volta hai vinto tu, ma domani troverò un modo per fartela pagare. Puoi contarci”
Gli afferrò il braccio e lo trascinò verso la stanza degli ospiti, non notando, per sua fortuna, l’espressione vittoriosa e seducente dell’originario.
Lo sentì ridere alle sue spalle.
“Come tutte le volte” 
  
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