Anime & Manga > Cage of Eden
Ricorda la storia  |      
Autore: XShade_Shinra    20/01/2012    0 recensioni
Era già pomeriggio, e i tiepidi raggi del sole filtravano appena da un buco tra le frasche della tettoia del riparo che avevamo costruito, solo pochi giorni prima, nell’ex-Stato chiamato Scuola.
Mugugnando piano, cercai a tentoni gli occhiali e tastai un forte braccio tiepido, arrossendo e svegliandomi di colpo.
“Stupido Yamaguchi…”, pensai, ritraendo subito la mano, come se quel contatto mi avesse dato la scossa.

[ Shounen-ai - Yamaguchi x Mariya ]
[ Fanfiction partecipante alla maritombola indetta dalla community maridichallenge ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Picture-
Era già pomeriggio, e i tiepidi raggi del sole filtravano appena da un buco tra le frasche della tettoia del riparo che avevamo costruito, solo pochi giorni prima, nell’ex-Stato chiamato Scuola.
Mugugnando piano, cercai a tentoni gli occhiali e tastai un forte braccio tiepido, arrossendo e svegliandomi di colpo.
“Stupido Yamaguchi…”, pensai, ritraendo subito la mano, come se quel contatto mi avesse dato la scossa.

[Shounen-ai - Yamaguchi x Mariya]
Fanfiction partecipante alla maritombola indetta dalla community maridichallenge

-Titolo: Picture
-Autore: XShade-Shinra
-Manga: Cage of Eden (Eden no Ori)
-Pairing: Yamaguchi x Mariya
-Genere: Introspettivo, Slice of Life, Sentimentale
-Rating: Giallo  
-Warning: MM/WI, Shounen-ai
-Capitoli: One-Shot
-Prompt: 2. Album di fotografie
-Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.
te i vari suffissi onorifici, così il testo  risulta essere più leggero.
-Note: Per scrivere questa FF ho dovuto compiere un allungamento temporale tra l'arc dello Stato Scuola e l'arc degli Argentavis.



- Picture -

Era già pomeriggio, e i tiepidi raggi del sole filtravano appena da un buco tra le frasche della tettoia del riparo che avevamo costruito, solo pochi giorni prima, nell’ex-Stato chiamato Scuola.

Mugugnando piano, cercai a tentoni gli occhiali e tastai un forte braccio tiepido, arrossendo e svegliandomi di colpo.

“Stupido Yamaguchi…”, pensai, ritraendo subito la mano, come se quel contatto mi avesse dato la scossa.

Io e il Presidente del Consiglio Studentesco non avremmo dovuto essere talmente incauti da addormentarci così poco vestiti lì dentro; non tanto perché avremmo potuto ammalarci – viste le alte temperature medie –, ma perché gli altri del nostro gruppo avrebbero potuto pensare male. E avrebbero avuto tutte le ragioni del mondo per farlo.

Non l’avrei mai creduto possibile, ma io, Shirou Mariya, avevo appena iniziato quella che comunemente si chiama “relazione”, e la colpa, ovviamente, era di quel mentecatto di Yamaguchi.

Solo perché avevamo bastonato due professori insieme, questo non significava certo che gli avessi dato campo libero per spingermi contro la recinzione e baciarmi, l’altra sera…

E dove sono?!, mi chiesi irritato, trovando finalmente gli occhiali che non tardai a inforcare; scoprendo poi che non si trattava dei miei. E ovviamente io e Yamaguchi avevamo due diottrie diverse.

Sospirai e, nonostante non vedessi benissimo, quegli occhiali bastarono per potermi orientare.

Avevo ricordi un po’ appannati della sera prima; ricordavo solo che mi aveva baciato, poi avevamo parlato durante tutto il turno di guardia notturno che ci spettava e la mattina ci eravamo ritirati nelle nostre tende a riposare.

Anche se per un’oretta avevamo fatto tutt’altro.

Mi guardai intorno, e vidi Yamaguchi sdraiato accanto a me. Era senza la camicia, i pantaloni avevano la zip abbassata e i capelli erano in disordine. Mi alzai a sedere e notai che mi aveva coperto con la giacca dell’uniforme scolastica durante la notte. Ero certo che non si trattava della mia: era decisamente troppo grande.

Borbottando, la presi dalle spalline e la usai per coprire il proprietario, andando poi a chiudermi la mia camicia – ancora aperta sul davanti, esattamente come la giacca.

Io e quel testone ci eravamo baciarci per un po’, iniziando a esplorare il corpo l’uno dell’altro, senza correre troppo, rispettando quei tempi dettati dal pudore e dall’orgoglio.

E quasi me ne pentii.

In quest’isola non si sa mai quando potrebbe giungere la morte, e forse sarebbe stato meglio comportarsi come gli animali che la abitano: agire d’istinto, senza freni dettati dal buon costume e dalla società.

Abbozzando un sorriso, del quale quasi non mi accorsi, presi il mio laptop e lo accesi.

Anche se non lo davo a vedere, certe volte anche io, come tutti, avevo nostalgia di casa.

Mi mancavano molto mio padre e le mie sorelle, ma dovevo essere forte e proseguire. E quando capitava che mi facevo prendere dalla malinconia, allora c’era una sola cosa che potevo fare per mettere a tacere il mio cuore – che in quell’isola non aveva nessun pregio, ma era solo portatore di guai –, ed ero l’unico lì che poteva farla…

Mentre quel catorcio di Windows caricava, trovai finalmente gli occhiali – erano talmente vicini che non dovetti nemmeno distendere del tutto il braccio per arrivarci – e posai a terra quelli del Presidente del Consiglio Studentesco, rivolgendo una rapida occhiata alla sua faccia mentre dormiva.

Scrollai il capo e, una volta che il pc ebbe finalmente finito di avviarsi, andai sui documenti, nella cartella immagini, dove tenevo il mio album di fotografie. Nell’era dell’informatica ormai nessuno porta più a sviluppare le fotografie e lo trovai un bene. Tantissime immagini con spazio e peso zero nello zaino.

Cliccai due volte sulla prima immagine di quell’album e proseguii lento con le frecce direzionali per poter vedere le altre, sospirando. Erano le foto della mia famiglia.

“Non vedo l’ora di tornare da loro…”, pensai, mentre vedevo l’immagine di una foto a me molto cara che avevo scannerizzato tempo fa. L’avevamo scattata con una macchinetta automatica  quando nostra madre era ancora in vita… Una foto di gruppo, per ricordare la nostra unità.

Sospirai e guardai Yamaguchi con la coda dell’occhio. Dormiva ancora.

Stando attento che non si svegliasse, accesi il programma per la videocamera incorporata e la puntai verso di lui, inquadrandolo. In un attimo pigiai il polpastrello sul touchpad e scattai così la foto, che andò nella cartella immagini.

Una volta solo e al sicuro l’avrei messa in una cartella adeguata.

Non sapevo quanto sarebbe durata la nostra relazione.

Né quanto saremo durati noi.

Ma quel cretino mi aveva fatto sentire vivo, in qualche modo. Mi aveva fatto sentire importante e non mi aveva fatto sentire solo, come ero sempre stato.

In silenzio, spensi il pc e lo chiusi, tornando a stendermi accanto a lui, mettendo un braccio sotto la testa a mo’ di cuscino. Era meglio che continuassi a dormire fino all’ora di cena: ci aspettava il turno di guardia anche quella notte.

Così chiusi gli occhi, assopendomi poco dopo, senza riuscire a rimanere sveglio il tanto necessario per sentire le tiepide labbra di Yamaguchi sulle mie, in un dolce bacio.

Forse sarebbe arrivato il giorno in cui ci saremmo scattati una foto insieme, ma per il momento bastava quell’unico file; quasi per non essere superstizioso e credere davvero che ci sarebbe stato altro tempo per riempire lentamente un album che raccontasse l’evoluzione del nostro sentimento.


§Owari§
XShade-Shinra

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Cage of Eden / Vai alla pagina dell'autore: XShade_Shinra