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Autore: becky    20/01/2012    3 recensioni
C’è una bottiglia di vino vuota sul tavolo. È un Bordeaux dell’84, un’ottima annata.
Storia di un’amicizia strana, insolita, difficile da comprendere a fondo. Storia di due uomini, due nazioni, due amici.
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'appartamento spagnolo'
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Questo capitolo può essere tranquillamente letto singolarmente, come una storia a sé stante. Per chi li ha letti, invece, questo può essere considerato un missing moment de “L’appartamento spagnolo” e di “Life as we know it”.

I personaggi non mi appartengono e non ne ricavo niente.



A FUNNY THING HAPPENED ON THE WAY TO YOU

Capitolo 1 – Il Porto

“e forse e questo che mi stanca
il sapere che è così “*

C’è una bottiglia di vino vuota sul tavolo. È un Bordeaux dell’84, un’ottima annata.

Antonio si ferma qualche secondo ad osservare i riflessi sul vetro verde della bottiglia, gli effetti che la luce gialla della lampadina sopra al tavolo produce sulla superficie arrotondata.

Francis mormora qualcosa ma la voce viene attutita dal suo stesso gomito, sul quale è appoggiato brutalmente.

« Devo chiudere, Francis» ribadisce lo spagnolo lanciando un’occhiata strana all’amico accasciato sul tavolino.

« Fallo, allora » sibila il francese con la voce ringhiosa di un ubriaco. Ubriaco lo è per davvero, e non è una novità. Non di questi tempi, almeno. Antonio lo sa bene, l’ha visto in quello stato un po’ troppe volte per non conoscerne la causa. E più ci pensa e più vorrebbe ridursi in quel modo anche lui, bere fino a collassare su un tavolo e non pensarci più.

Con un sospiro rassegnato manda a casa il barista e chiude da solo il locale, tirando giù tutte le saracinesche e dando due giri di chiave anche alla porta, per sicurezza.

Ma poi non se ne va a casa. Afferra lo schienale di una vecchia sedia di legno scuro e la trascina fino accanto a quella del francese. Porta con se una bottiglia di Porto e un paio di bicchierini.

Il Porto non gli è mai piaciuto troppo, ad essere onesti. I Portoghesi in generale non gli sono mai piaciuti, ma proprio per questo è il liquore adatto a quella sera. E a quella prima, e quella prima ancora.

Con movimenti abili e silenziosi apre la bottiglia e versa il liquore scuro nei due bicchierini, osservando la sua densità e il suo colorito bruno.

Francis alza appena il capo quando sente l’aroma del Porto diffondersi tra loro e un sorriso appannato compare sul suo viso. Ha la barba rada e i capelli in disordine, ma Antonio pensa comunque che sia affascinante. Forse se non fosse il suo migliore amico ci proverebbe perfino. Ma non è quello il momento di fare certi pensieri.

Porge uno dei due bicchieri a Francis ma un attimo prima che le sue dita affilate lo afferrino si tira indietro e gli lancia un’occhiata ammonitrice.

« Forse non dovrei dartelo. Hai già bevuto troppo».

Francis ghigna divertito ma il suo tono è tutto fuorché amichevole. È denso quanto il Porto e decisamente più amaro.

« Fai il bravo, Antonio. Non rovinarmi la serata».

« Credo che tu te la sia già rovinata da solo » commenta lo spagnolo lasciandogli il bicchiere e afferrando il proprio « Ti rovinerai la vita continuando a pensare a lui».

Gli occhi chiari di Francis si assottigliano di colpo e butta giù il liquore tutto di un colpo, stringendo poi le labbra con una smorfia di disappunto.

Antonio sa che non ne vuole parlare. Non ne vuole parlare mai, ma prima o poi dovranno farlo. Antonio è ancora convinto che parlare faccia bene, che sia qualcosa di catartico. Per questo cerca di indurre il francese a parlare, perchè è lui per primo ad aver bisogno di liberarsi da un po’ di pene.

Francis invece è meno ingenuo e più disilluso. Sa che parlare, in certi casi, non serve a niente e fa solo più male.

Una cosa è accettare di avere un debole per uno stronzetto inglese che però preferisce Mr America. Un’altra cosa è ammettere davanti al suo migliore amico che è talmente stupido da essersi preso una cotta per la persona sbagliata e che si sta ubriacando per non pensarci.

« Lascia perdere» sospira sperando che Antonio sia abbastanza furbo da cambiare discorso e versare un’altra generosa dose di Porto. Ma lo spagnolo è ottuso, e sostanzialmente troppo buono per lasciar cadere un discorso in quel modo.

« Prova a sfogarti, Francis. Può farti bene, magari. Pensi che non ti potrei capire? Che non ti potrei aiutare?».

« Lascia-perdere » sillaba con maggior astio Francis con gli occhi piantati sul fondo del suo bicchiere. Gli manca il vino. Gli manca la Francia, dannazione.

« No, non lascio perdere!» continua ad insistere Antonio, e il biondo sa già che finirà col perdere la pazienza « Non puoi continuare in questo modo, Francis. Devi fare qualcosa, risollevarti oppure...».

« Oppure cosa?» esclama Francis e in quel momento non sembra affatto ubriaco. C’è una lucidità dolorosa e reale nel suo sguardo e nelle sue parole mentre si raddrizza e punta un indice contro l’amico « Perchè non parliamo anche di te, Antonio? Eh? Perchè non parliamo del tuo piccolo e adorabile Romano?».

« Lascialo fuori» borbotta Antonio ma Francis non si preoccupa. Conosce Antonio sa secoli e sa quando è il caso di farla finita. Sa riconoscere il momento in cui gli occhi dello spagnolo diventano scuri e cattivi, quando non bisogna spingersi oltre e aspettare, sperare, che gli passi.

Questo non è uno di quei momenti, per fortuna. Perciò Francis ghigna e sbotta « E perchè dovremmo? Forse perchè ti fa troppo male pensare che ti ha lasciato? Che è chissà dove e con chissà chi? Ti fa male pensare che forse tu non eri abbastanza, che forse prima o poi potrebbe incontrare qualcuno meglio di te?».

Le mani dello spagnolo tremano sulla superficie liscia del tavolo. Una scatta all’improvviso andando ad afferrare il colletto della camicia del francese, che sgrana gli occhi ma non demorde. Antonio non può essere così stupido da pensare di intavolare una conversazione del genere e non pagarne il prezzo.

Con la sua solita faccia tosta e un briciolo di cattiveria continua « Certo che ti fa male, stronzo. Ti rode pensare a lui, pensare che forse passerà un bel po’ di tempo prima di rivederlo. E ancora di più prima di portartelo di nuovo a letto. Perchè non parliamo anche di questo?».

Antonio gli sferra un pugno tremendo che viene subito ricambiato da un calcio all’addome. Entrambi rotolano per terra, facendo cadere un posacenere e una sedia. Si rotolano per qualche istante, cercando di farsi più male possibile.

« Stai zitto» sibila Antonio col labbro sanguinante e gli occhi lucidi di frustrazione. Sa che Francis ha ragione e proprio per questo vuole farlo tacere.

« Col cazzo. Hai voluto parlarne? Bene, parliamone!» ringhia il francese caricando alla cieca un pugno « Vogliamo parlare di come il tuo pseudo ragazzo abbia quasi paura di te? Di come stia meglio lontano? Di come tu gli stravolga la vita? Gli fai più male che bene, Antonio!».

Lo spagnolo stringe i denti e gli rifila una gomitata in pieno petto, pur di non sentirlo. Francis lo conosce da troppo tempo e sa perfettamente cosa dire per fargli del male. Sa dove colpire, il bastardo. Conosce i suoi punti deboli, prima di tutto il suo rapporto tormentato con Romano e il suo senso di colpa che lo lacera ogni giorni di più.

Romano gli manca come l’aria, ma allo stesso tempo ci sono momenti in cui si chiede se forse non sia meglio così, stare separati. Antonio sa perfettamente dell’ascendente che ha sul ragazzo, sa l’effetto che gli fa, la dipendenza che gli procura. Ed è per questo che si odia. Davvero, non vorrebbe renderlo così succube e vulnerabile.

All’esterno sembra tutto diverso, sembra che Romano riesca a tenergli testa e che si ribelli a lui. Ma nel profondo entrambi sanno che non è così, sanno che se solo glielo chiedesse l’italiano mollerebbe tutto per lui. Perchè c’è qualcosa di strano tra loro, qualcosa di così intenso che è quasi doloroso. E lui si sente in colpa, terribilmente in colpa, per quello.

Per questo lo ha lasciato andare, quando ha dovuto. Ha lasciato che seguisse la sua strada, che tornasse da suo fratello se proprio voleva.

E ora se ne pente, perchè Romano gli manca, gli manca da morire. E Francis questo lo sa perfettamente, e non esita a rinfacciarglielo pur di non esporsi a sua volta.

Antonio lascia cadere il pugno alzato pronto a colpire il naso del francese e lascia perdere, perchè tanto non ne vale la pena. Non vuole continuare a lasciargli spazio per fuggire.

Francis coglie l’occasione per saltargli addosso e prepararsi a colpire a sua volta.

« Hai paura che si trovi qualcun altro, vero? Che un bel giorno torni qui mano nella mano con un altro uomo e che ti sbatta in faccia la sua felicità, giusto?».

Anche il suo pugno non giunge mai a destinazione. Francis crolla miseramente davanti agli occhi verdi dello spagnolo.

« Sei un idiota, Antonio. Dovresti smetterla di preoccuparti tanto. Se succederà, lo affronterai, ma fino ad allora non ti rovinare la vita con le tue mani. Tu non hai davvero le prove che Romano vada con qualcun altro, no?».

« No, io no».

« Bene. Io invece so, vedo ogni singolo giorno Arthur e Alfred assieme. Li ho davanti agli occhi continuamente, sono sempre partecipe della loro fottutissima grande storia d’amore. E ti assicuro che preferirei mille volte vivere nel dubbio e nella paura, che vivere questo. Questo è il peggio, Antonio, credimi sulla parola».

Antonio gli crede, ciecamente, perchè lo sente tremare sopra di sé, sente il suo cuore dimenarsi e stillare veleno, e non può nemmeno essere arrabbiato per le parole che gli ha rivolto poco prima.

Lentamente gli passa le braccia attorno alle spalle e lo abbraccia forte, stringendoselo più vicino. Lo sente sospira rumorosamente e affondare il viso nel suo collo, per una volta senza dire nulla.

A nessuno dei due interessa di essere distesi sul pavimento sporco di un locale chiuso, del fatto che chiunque passi potrebbe vederli ed equivocare, che sembrano davvero due idioti in quel momento.

Non importa, perchè solo così riescono a sentirsi meno soli, meno incompleti.






NdB:

Non so ancora quanti capitoli avrà questa storia, idealmente tre o quattro, ma è ancora presto per dirlo. Volevo davvero scrivere qualcosa dedicato a Francia e Spagna, alla loro amicizia, perché secondo me c’è tutto un mondo dietro loro che aspetta solo di essere scritto. I capitoli racconteranno la loro storia all’interno de “L’appartamento spagnolo” ma non in ordine cronologico. Ci saranno salti temporali e missing moment che avrei voluto inserire ma non ho potuto. Saranno generi differenti, per fortuna non tutti malinconici come questo, e naturalmente compariranno anche tutti gli altri personaggi, osservando come si sono conosciuti.

Fatte queste “brevi” premesse, giungo finalmente a ringraziarvi per aver letto questo primo capitolo e sarei davvero una donna felice se mi lasciaste anche un commentino. Vorrei sapere cosa ne pensate, anche solo due parole, perché questa storia mi sta creando un sacco di patemi d’animo!



* Stadio, “Gioia e dolore”

  
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