Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Shee    03/09/2006    7 recensioni
Finalmente mi sono decisa a pubblicare questa storia... Cooooooomunque con questa fanfiction ho vinto il contest "cosa sarebbe successo se Harry e Hermione si fossero conosciuti prima di Hogwarts" sull'Harry & Hermione fans club.. il fatto è che ancora non ci credo, insomma, non avevo mai vinto niente... fatto sta che la ff è questa.. quindi ecco a voi^^

"I bambini di dieci anni comunque non demordono mai, non si convincono mai di non essere adatti, hanno degli amici che li aiutano, in modo magari infantile, ma li aiutano a superare quei momenti che ti fanno sentire nulla…una tra le formiche più piccole, tra tante formiche più grandi. E che non ha degli amici che aiutano a chi può rivolgersi? Forse può trovare la soluzione in un’altra formichina piccola quanto lei, forse insieme riusciranno a costruire qualcosa di grande. Ed è questa la speranza delle due formichine in questione"

aspetto qualche commentino eh è.é, sn curiosa di sapere cosa ne pensate^^! XD ciao!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao! sono sempre io, Carillon^^ finalmente mi sono decisa a pubblicare questa fanfiction... l'avevo fatta per un contest, senza pensare minimamente di vincerlo, anzi, poi ho letto che avevo vinto.. ma , ridete pure, vi do il permesso, avevo paura di essermi immaginata tutto o.O sto impazzendo quindi sarebbe stato più che normale XD comunque smetto di chiacchierare e vi lascio alla fanfiction, non è una sang-fic... mmm... mi lasciate un commentino^^ ne sarei felice...

"A dieci anni un bambino può arrivare a fare cose strane, se qualcosa che vorrebbe molto gli viene negato; in questo i bambini di dieci anni sono decisamente caparbi e raramente non riescono nei loro intenti. Purtroppo a volte desistono anche se sono a poca distanza dal traguardo.
I bambini di dieci anni comunque non demordono mai, non si convincono mai di non essere adatti, hanno degli amici che li aiutano, in modo magari infantile, ma li aiutano a superare quei momenti che ti fanno sentire nulla…una tra le formiche più piccole, tra tante formiche più grandi. E che non ha degli amici che aiutano a chi può rivolgersi? Forse può trovare la soluzione in un’altra formichina piccola quanto lei, forse insieme riusciranno a costruire qualcosa di grande. Ed è questa la speranza delle due formichine in questione


- mi dispiace…per essere ammessa al club dovevi vincere questa partita- disse triste una donna ad una bambina che si guardava le scarpe tristemente.
- ma…ma io… possiamo riprovare? So di poter vincere…- mormorò alzando appena il capo, speranzosa, ma la donna bionda dalla messa in piega perfetta le sorrise meccanicamente e si alzò.
- mi dispiace Signorina Granger… ma qui ammettiamo gli scacchisti che hanno un futuro davanti…qui potranno allenarsi… è un club ristretto ai migliori del campo, anche se ancora bambini…lei non fa parte di questi, mi dispiace- aggiunse notando che la bimba riccioluta aveva alzato la testa per poi riabbassarla con gli occhi pieni di lacrime, allora si accovacciò di fronte a lei, che si strofinava gli occhi con il dorso della mano, e la consolò –sono certa che tu sei brava in altri campi, ora torna dai tuoi genitori, su- la bimba accennò un sorriso poi uscì dalla stanza, in un corridoio spoglio, l’unica nota positiva consisteva nel fatto che c’erano delle panche.
Con un sospiro si sedette in fondo ad una di queste, proprio sul bordo e scrutò il proprio orologio, si rese conto che i suoi genitori l’avrebbero raggiunta almeno dieci minuti più tardi, reprimendo una risatina.
Ricordava bene quando, qualche giorno prima, sua zia era giunta a casa con un pacchetto verde, dotato di un bel fiocco rosa che lo adornava, era un regalo per lei, l’aveva comprato in vacanza per la sua nipotina. Lei era andata allegramente ad aprirlo e aveva visto quell’orologio, in quel momento le era venuto da ridere, ma si era trattenuta, per educazione, aveva fatto una faccia sorpresa, anzi piacevolmente sorpresa ed aveva ringraziato la zia con entusiasmo, poi si era soffermata ad osservare i particolari dell’orologio. In fin dei conti le piaceva, era un po’ come lei, un po’ bizzarro. Aveva il quadrante blu notte e rotondo, e a proposito, perché si chiama quadrante anche se è quasi sempre tondeggiante?, si chiese la bambina per la sedicesima volta nella sua vita; le lancette erano a forma di bastoncini di legno con delle stelline (rosse per le ore e gialle per i minuti) che incorniciavano il numeretto che segnava le ore; il cinturino era dello stesso colore del quadrante ma costellato, appunto, da stelle di ogni colore e grandezza. Sbuffò ancora in un risatina, ogni volta pensava a quell’episodio, che non è che avesse poi tanta carica esilarante ma che la faceva sorridere e sentire una stupida.
- si può sapere che hai da ridere?-


- si può sapere che hai da ridere?-
la sua testa ricciuta si alzò di scatto dall’osservare l’orologio e ridacchiare, per guardarsi intorno spaesata, chi aveva parlato? Poi notò che sulla stessa panca dove era seduta lei era seduto un altro bambino, esattamente dal lato estremo opposto al suo.
- ridevo da sola- rispose lei senza saper dare una vera risposta a quella semplice domanda.
- sei stata accettata?- chiese lui seccamente, e voltando lo sguardo sul muro vicino a lui, nascondendo il labbro che tremava un poco alla ragazzina che si avvicinò un poco.
- no… hai provato anche tu?- rispose lei cercando di evitare l’argomento, in quel momento però il ragazzino che era a poco più di un metro di distanza si voltò verso di lei con un gran sorriso.
- neanche io! Sono felice…cioè mi dispiace per te...ma sono felice di non essere il solo…- le disse avvicinandola.
- ne sono felice anche io- sorrise la bambina, poi il bambino dai capelli neri e scarmigliati abbassando lo sguardo sui proprio pantaloni giganteschi chiese
- come ti chiami?-
- Hermione e tu?-
- Harry – rispose passandosi una mano tra i capelli
- non ti ho mai visto… in giro-
- non mi piace farmi vedere…- rispose continuando a fissarsi le scarpe, aveva perso tutto il suo coraggio, ora parlare con quella bambina che l’aveva tanto infastidito all’inizio era difficile, perché non c’era nessuno ad interrompere e la bambina non sapeva chi era suo cugino…ora aveva la libertà di parlare e ne aveva paura.
- e come mai hai cercato di entrare in questo club?- chiese Hermione inclinando la testa ricciuta verso destra sulla propria mano, curiosa, allora Harry la guardò in tralice –tu perché l’hai fatto?-
Hermione risollevò la testa e le sopracciglia si avvicinarono pericolosamente al limite della foresta intricata e voluminosa che erano i suoi capelli.
- perché… perché volevo vedere se ero brava in questo, però non mi hai risposto-
- ah… beh io l’ho fatto perché…- Harry sospirò guardandola negli occhi, aprì la bocca che dire una cosa qualunque del tipo “perché i miei credono che io abbia delle capacità” oppure “perché amo gli scacchi” ma nel guardare quegli occhi vivaci e curiosi le parole gli morirono in gola, abbassò di nuovo lo sguardo.
- perché sapevo che qui non sarebbe venuto Dudley-
- chi è Dudley?- chiese lei subito, incuriosita da quella risposta.
- è mio cugino…- disse, cercando di concludere la discussione, ma la bambina lo guardava con insistenza così continuò –lui… non vuole che io abbia molte amicizie, ecco…e non… e non mi permette di averle…poi sono il suo bersaglio preferito…- terminò facendo spallucce, ma ora che aveva iniziato a parlare aveva voglia di continuare –sai lui…lui è più grosso di me…molto...molto più grosso!- la informò facendo dei gesti ampi con le braccia e gonfiando con l’aria le guance, Hermione ridacchio ma poi tornò seria.
- dovresti dirlo ai tuoi genitori…- gli disse con aria saccente e ovvia, ma lui abbassò di nuovo lo sguardo e rispose –vivo con i miei zii- lei non si fece scoraggiare e per una volta mise da parte la sua curiosità e continuò imperterrita –e dillo a loro! Sono sicura che…- ma Harry la interruppe, si alzò in piedi irato e si voltò verso di lei con un lampo allo stesso tempo triste e arrabbiato negli occhi Verdi, aprì la bocca ma non sapeva già più che dire, cosa ne sapeva quella bambina dall’aria da so-tutto-io di quello che passava? Del fatto che i suoi genitori erano morti in un incidente d’auto e che i suoi zii non lo degnavano neanche di uno sguardo, se non di disprezzo? No…non era colpa di Hermione. Abbassò di nuovo lo sguardo per calmarsi, respirò profondamente due o tre volte poi la guardò ancora, lei aveva lo sguardo sorpreso ma non intimorito, nel vedere però un’espressione più rilassata nel bambino sospirò di sollievo.
- ho detto qualcosa che non va?-
- no…no, è che…hai… niente…-
- non ti va di parlarne, vero?- dedusse con la solita aria da sapientona, lui la guardò e confermò
- in effetti no-
- come vuoi, ti dirò anche io la verità allora- disse lei sistemandosi meglio a sedere, le gambe a penzoloni oltre il bordo della panca di legno, poi si voltò nella direzione del moro – io sono venuta qui perché speravo di poter trovare persone come me-
- come te come?-
- come me nel senso… ecco… hai presente quando i compagni di classe prendono in giro le persone che hanno buoni voti? E dicono che sono dei secchioni? Beh sono in pochi quelli che non mi considerano una di quelle secchione- spiegò con aria di ovvietà ad Harry che alla fine le disse –io non ho poi voti molto alti, ma comunque mi prendono in giro lo stesso...non ho poi molti amici-
- no, neanche io- dichiarò portando lo sguardo sulla propria gonna a pieghe marrone.
Hermione osservava il proprio movimento di ginocchia mentre faceva dondolare le gambe, mentre Harry invece guardava fuori dalla porta che dava sulla strada, aperta; infine si risolse a dire qualcosa –oggi è molto caldo, vero?-
- già…è proprio caldo… ma scusa, quanto è che aspetti qui?-
Harry sorrise nervosamente e le disse –sarà almeno un’ora e mezza-
- non ti viene a prendere nessuno?-
- beh dovevano venire, al ritorno di una partita di rugby di Dudley…ma credo che si siano dimenticati…- spiegò facendo spallucce, fingendo disinteresse, mentre invece gli veniva solo da piangere.
- oh… se vuoi quando arrivano i miei ti do un passaggio…-
- no…no grazie…io non…- reagì lui scotendo la testa in varie inclinazioni, evidentemente tentato dalla proposta ma trattenuto da qualcosa.
- dai! Vuoi rimanere qui per tutta la notte?-
- no…si ricorderanno di me…- le rispose sgranando un pochino gli occhi mentre la guardava -almeno quando non mi vedranno a tavola e allora…-
- e allora qui avranno già chiuso-
- no…aspetterò fuori…-
- non fare storie…dove abiti?-
- uff…va bene…abito vicino a Magnolia Crescent…-la informò, in quel momento sentirono uno strombazzare di fuori, si guardarono negli occhi e insieme scesero dalla panca con uno
“pseudosaltello” e si affacciarono fuori, Hermione sorrise ad una macchina grigia metallizzata e sventolò la mano, mentre Harry guardò in direzione dello strombazzatore, e riconobbe l’auto di suo zio Vernon.
- allora vieni con noi?- gli chiese allegra Hermione, voltandosi, i capelli crespi che si agitavano come una criniera da leone al venticello caldo.
- no, ci sono i miei zii…- sussurrò tristemente.
- su, andrà tutto bene- le disse lei, intuendo la sua preoccupazione, e nonostante fosse più bassa di lui riuscì con un saltello a passare una mano tra i capelli e ad arruffare un po’ di più la chioma già indomabile di Harry.
- devo andare, sono a cena dalla zia…ciao Harry-
- ciao Hermione-
- arrivederci- disse lei mordendosi le labbra, sorpresa quasi dalla propria audacia.
- spero proprio di sì- sospirò lui avviandosi verso la macchina dello zio, lei fece altrettanto verso quella di sua madre.

A volte quei bambinetti di dieci anni hanno pensieri da adulti quasi, a volte fanno di questioni piccole cose grandi, ma solo perché quelli piccoli sono loro. Spesso questi bambini sognano di uscire, di volare, molto più spesso questi bambini sognano di smettere di essere formiche insignificanti, almeno smettere di esserlo per qualcuno. E quando, forse ci riescono, non sanno trattenere quello che hanno ottenuto, forse per la troppa felicità o per paura. Non è il caso di questi due bambini, sarà fortuna, sarà che una stella abbia deciso di ascoltarli, sarà il caso, sarà la Magia. Ma queste due formichine un giorno si rincontreranno, molto probabilmente non si ricorderanno neanche di essersi già visti, fin quando però…


- sai per sopravvivere avevi bisogno di vincere quel duello, immagini la soddisfazione? Ma immagini anche solo lontanamente la difficoltà?-
- ti batterei se ne avessi la possibilità, sai che…-
- so che sono molto più potente di te ragazzina, e sappi che per quanto tu posso essere “la strega più brillante del tuo anno” non sarai mai alla mia altezza- le disse alzando la bacchetta, lei fece altrettanto.
- esiste qualcuno che può batterti, sai? Esiste. E sai una cosa? Su uccidimi…così sarà ancora più arrabbiato quando ti ucciderà una volta per tutte!- gridò la ricciuta con la mano tremante stretta alla bacchetta, Voldemort lanciò un incantesimo e lei lo schivò buttandosi al lato, però un altro incantesimo dal colore rosso la centrò in pieno mentre si spostava dal precedente attacco.
Si sentì sollevare e cozzare pesantemente contro un tavolo, rovesciandolo e perdendo la bacchetta, che volò tre metri più dietro di lei.
- merda- (scusate ma ci stava troppoXD nda) sussurrò nervosamente “e adesso?”pensò affannosamente guardandosi attorno in cerca di qualcosa di utile.
- e adesso muori…- disse facendole il verso, lei non gli diede ascolto e con lo sguardo adocchiò la porta, un lampo verde eruppe dalla bacchetta del suo avversario, lei si buttò verso l’uscita e lo evitò, poi senza pensarci due volte aprì la porta ed uscì nel corridoio.
D’un trattò sentì una risata provenire dalla stanza appena lasciata –dove credi di andare Herm? Non credi che sia sciocco cercare di sfuggirmi nella mia dimora? Non te ne eri resa conto?- la derise Voldemort uscendo e chiudendosi la porta alle spalle –ma tornando a noi…stupeficium!- un gettò rosso scaturì dalla punta della bacchetta di Voldemort, Hermione lo evitò ancora per un soffio, ma spostandosi l’orologio le si era impigliato e si era slacciato, cadendo sul pavimento con un tintinnio.
Hermione lo osservò per un attimo poi scoppiò a ridere, divertita dalla cosa che le era appena passata per la mente, Voldemort la guardò per un attimo smarrito poi però sentì una voce dal fondo del corridoio e sul suo volto di dipinse un ghigno mentre lanciava una la edizione dal colore violetto nella direzione in cui guardava.
- si può sapere che hai da ridere?-


- si può sapere che hai da ridere?-
la ragazza alzò di scatto le testa verso l’alto e intravide, nonostante i capelli che le coprivano il viso, la figura del suo migliore amico, nonché del suo ragazzo. Scosse la testa per osservarlo meglio, scostati i capelli, notò che aveva dei graffi e le vesti un po’ strappate, sembrava parecchio affaticato, anzi stremato, lo sguardo verde era stanco come il suo corpo e la sua mente, sembrava avere paura, e sentirsi solo. Lui gliel’aveva confessato, il giorno prima, Harry si sentiva solo ultimamente. Nonostante lei stesse quasi tutto il tempo con lui, lui non sentiva quell’affetto come invece lo sentiva lei. Si la amava, di questo era certo, ma aveva sempre più paura che Voldemort potesse attaccarla per arrivare a lui che non riusciva a non sentirsi solo, perché voleva credere di essere solo, perché in fondo amava troppo, così tanto da voler stare solo pur di non mettere in pericolo le persone che amava. Tutto questo lui non l’aveva detto ma lei lo aveva capito, perché in quegli occhi verdi aveva imparato a leggere l’anima di Harry.
Voldemort si bloccò per un istante, come terrorizzato, le sue narici fremettero, Hermione ne approfittò per tirarsi in piedi ed avvicinarsi ad Harry, gli occhi socchiusi, senza farci caso gli accarezzo con la punta delle dita una ferita sul volto, poi sussurrò qualcosa lentamente, cercando di ricordare.
- ridevo da sola…- rispose pensierosa, improvvisamente si rivide a dieci anni, in un corridoio simile a quello, c’era anche Harry, ma più piccolo di come lo ricordava quando lo aveva conosciuto. I due stavano parlando, qualcosa si mosse nella mente di Hermione.

- sei stata accettata?- chiese lui seccamente, e voltando lo sguardo sul muro vicino a lui, nascondendo il labbro che tremava un poco alla ragazzina che si avvicinò un poco.
- no… hai provato anche tu?- rispose lei cercando di evitare l’argomento, in quel momento però il ragazzino che era a poco più di un metro di distanza si voltò verso di lei con un gran sorriso.
- neanche io! Sono felice…cioè mi dispiace per te...ma sono felice di non essere il solo…- le disse avvicinandola.


- Harry…- balbettò lei ricordando finalmente l’accaduto – Harry…sto impazzendo?- chiese nervosamente voltando lo sguardo su un Harry attonito quanto lei. Entrambi si voltarono verso Voldemort che però non c’era più, erano soli, in quella riproduzione sbiadita di un momento della loro infanzia.
- cosa diamine è successo Harry?- chiese Hermione agitata al compagno che smarrito come lei si guardava attorno.
- beh…direi che siamo nel nostro primo incontro…- osservò infine facendo un gesto con la mano destra verso i bambini che parlavano
- ci siamo incontrati qui… ero appena stata respinta da una signora con una brutta messa in piega… non potevo partecipare al club degli scacchi…-
- e neanche io potevo… sai stavo piangendo quando sei arrivata tu….. per questo mi avevi infastidito tanto-
- mi dispiace Harry…ero una rompiscatole anche da bambina…-
- no… mi avevi tirato su di morale- disse guardando i bambini ripetere ancora una volta quelle ultime battute.

- no… hai provato anche tu?- rispose lei cercando di evitare l’argomento, in quel momento però il ragazzino che era a poco più di un metro di distanza si voltò verso di lei con un gran sorriso.
- neanche io! Sono felice…cioè mi dispiace per te...ma sono felice di non essere il solo…- le disse avvicinandola.
- ne sono felice anche io- sorrise la bambina


Harry ed Hermione si guardarono dubbiosi.
- stanno ripetendo la stessa cosa, non sono andati avanti-
- stanno sempre lì…come un disco rotto-

- neanche io! Sono felice…cioè mi dispiace per te...ma sono felice di non essere il solo…- le disse avvicinandola.
- ne sono felice anche io- sorrise la bambina


- perché…?- cominciò Harry a chiedersi, ma poi come un fulmine nella sua mente capì.

sono felice di non essere il solo

- Harry…- mormorò lei mentre nella testa le rimbombavano quelle parole, capì dallo sguardo di Harry che anche lui era arrivato a quella conclusione.

ne sono felice anche io

il ragazzo la afferrò per una mano e mormorò voltandosi verso di lei e fissandola negli occhi color ambra.
- sono felice di non essere solo- Hermione gli strinse più forte la mano e fece un passo verso di lui, gli posò un bacio leggero sulle sue labbra e rispose
- ne sono felice anche io-
Il corridoio si dileguò in una bruma bianca che evaporò subito, portandoli di nuovo nel corridoio male illuminato del covo di Voldemort.
- allora non eravate fuggiti…- disse una voce sibilante alle loro spalle, entrambi si voltarono, lasciando la mano dell’altro, ma prontamente Harry la riafferrò appena voltati.
Sermone lo guardò perplessa ma lui con uno sguardo le fece capire “te lo dico dopo il perché” anche se sapeva benissimo che lei lo avrebbe capito di lì a qualche secondo, infatti la ragazza si guardò intorno poi chiuse gli occhi e riportò lo sguardo su Harry, fece un segno affermativo.
- Avada Kedavra- disse Voldemort puntando su Hermione, la Harry intercettò la maledizione con un impedimenta che la deviò verso il muro, ma subito Voldemort ne lanciò un’altra e allora entrambi finirono a terra.
- tutto bene Herm?-
- tutto bene Harry, tu?-
- alla grande- rispose, la aiutò ad alzarsi e strinse la sua mano più forte tra le sue, senza aspettare un secondo in più scagliò l’anatema letale che raggiunse Voldemort che cercò di scansarlo ma non fece in tempo.

Poi…quando quelle formichine un bel giorno di scoprono grandi, e si scoprono nuove si accorgono che non sono più sole e che se anche sono piccole possono facilmente ovviare a quel difetto, l’importante è avere qualche altra piccola formichina che la tiene per mano. Insieme poi potranno fare grandi cose, come solo due formichine, due piccole formichine possono fare, una volta diventate grandi, ma soprattutto una volta che non sono più sole.
E finalmente queste formichine non sono più niente, non sono più sole, non sono più smarrite in un mondo troppo grande e troppo cattivo, hanno imparato a conviverci.
Quando i bambini a dieci anni possiedono doni speciali, no, non poteri sovrannaturali, quando quei bambini a 10 anni sano di poter amar, sanno di poter aiutare gli altri. Sanno di poter prendere per mano un altro come loro e dire al mondo che non sono più piccoli ma che ora hanno la capacità di sopravvivere, di vivere; allora i bambini di dieci anni sono diventati adulti perché hanno capito che non è quanto sei grosso che dice se sei un vincitore o no, sei i tuoi amici ti definiscono un vincitore tu lo sei, se hai degli amici tu sei un vincitore, per quanto simile ad una formichina tu possa essere…



- sono felice di non essere il solo…- le disse avvicinandola.
- ne sono felice anche io- sorrise la bambina



carillon
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Shee