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Autore: Akira_chan    21/01/2012    2 recensioni
"Si parla del mio migliore amico. Non voglio, credimi Finn, commettere gli stessi errori del passato, ma devi sapere. Devi sapere perché io sono sua amica e penso che non si trovi in una condizione di piena lucidità mentale e perciò voglio aiutarlo."
“Un momento, Rachel. Stiamo… stiamo parlando di Kurt?” chiese lui, titubante.
Lei strinse gli occhi e annuì gravemente.
“Rachel, cosa è successo a Kurt?” chiese lentamente, timoroso di scoprire una verità troppo difficile da sopportare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Finn Hudson, Rachel Berry | Coppie: Dave/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Dimmi perché…

 

 

 

 

 

 

Hey! Eccoti qua! Ma cosa…?”
Finn vide la sua ragazza arrivare con passo spedito verso la sua vettura, dov’era appoggiato.
Aveva il volto contratto in una smorfia concentrata e perplessa.
Si appoggiò anche lei contro lo sportello dell’auto e incrociò le braccia al petto.
Quello non era mai un buon segno, Finn lo sapeva.
Finn era uno che aveva poche, ma reali certezze nella sua esistenza. Questa era una di quelle.
“Rachel, così mi fai preoccupare…
La sua ragazza si girò di scatto verso di lui e con la fronte corrugata lo guardò negli occhi.
“Questa cosa non dovrei dirla a nessuno, Finn. Non sarebbe giusto, ma ho bisogno che tu lo sappia. In passato ho già tradito la fiducia di molti miei amici. E in questo caso si parla del mio migliore amico. Non voglio, credimi Finn, commettere gli stessi errori del passato, ma devi sapere. Devi sapere perché io sono sua amica e penso che non si trovi in una condizione di piena lucidità mentale e perciò voglio aiutarlo. Ma non so come. Ho e abbiamo bisogno di altri pareri!” disse Rachel, guardandolo per tutto il tempo negli occhi e afferrando il suo braccio, come a volersi aggrappare all’unica boa di salvataggio su cui poteva contare.
Finn capì che si trattava di una cosa seria. Lo capì dallo sguardo di lei.
Teneva al suo migliore amico.
Ma…
“Un momento, Rachel. Stiamo… stiamo parlando di Kurt?” chiese lui, titubante.
Lei strinse gli occhi e annuì gravemente.
“Rachel, cosa è successo a Kurt?” chiese lentamente, timoroso di scoprire una verità troppo difficile da sopportare.
Finn, dobbiamo parlarne anche con gli altri, ma prima ho bisogno che tu capisca esattamente cosa gli passa per la testa. Io non posso farlo, perché non saprei come comportarmi con lui, cosa dirgli e soprattutto che atteggiamento avere con lui per tutto il tempo. Sarei completamente imparziale e non mi ascolterebbe. Con te sarebbe diverso. Devi parlargli. Seriamente, ma anche con tutta la gentilezza possibile. Me lo prometti?” 
“Sì, ma così non ci capisco nulla, Rach.” le spiegò, grattandosi la nuca nervosamente e abbassando lo sguardo.
“Beh, le cose stanno così. Stavo uscendo dall’ingresso posteriore per evitare le solite granite di rito, per poi entrare in teatro e provare un po’. Sai, sono passata nell’ala delle classi delle materie umanistiche, quella meno frequentata a quest’ora. Ed è in questo modo che, con le orecchie bene all’erta per evitare i soliti idioti, ho sentito la voce di Kurt ridacchiare. Proveniva da un corridoio che finiva in un vicolo cieco, dove ci sono solo degli armadietti ed un ripostiglio delle scope. Era qualche metro poco più avanti e allora, sentendo una seconda voce maschile che non sono immediatamente riuscita a riconoscere, mi sono appostata dietro l’angolo per dare un’occhiata e… Oh, non mi crederai mai, ma ho visto Kurt che mi dava le spalle appoggiato dietro l’ultimo armadietto e di fronte a lui c’era… c’era Karofsky. David Karofsky. Ma parlavano amabilmente. Non sono riuscita a capire nulla di quella conversazione, ma sentivo il loro tono di voce. Erano entrambi calmi e quasi giocosi. Kurt ogni tanto rideva e anche Karofsky qualche volta mi è sembrato che gli sorridesse. E fino a questo punto la mia era solo semplice curiosità, ma poi Kurt ha appoggiato una mano sul braccio dell’omofobo e lo accarezzava. Lo accarezzava, Finn! A quel punto volevo saperne di più. Così sono rimasta nascosta dietro l’angolo e subito dopo Karofsky si è avvicinato di molto a Kurt e gli ha sussurrato qualcosa all’orecchio. Non sarà stato qualcosa di piacevole, perché Kurt l’ha spinto via. A quel punto, potrai immaginare benissimo qual è stata la mia reazione. Sono uscita dal mio nascondiglio per correre ad aiutare Kurt, ma quello che è successo una frazione di secondo prima che urlassi contro Karofsky, beh, mi ha congelata sul posto. Oh, Finn… Kurt si è avvicinato di nuovo a Karofsky e lo ha… lo ha baciato!” disse quasi senza fiato.  Finn, se non l’avessi visto con i miei stessi occhi non ci avrei mai creduto, ma… è successo. Un attimo prima lo aveva spinto e un secondo più tardi lo stava baciando. E Karofsky ricambiava. Lo ha stretto a sé e spostava le mani dalla schiena ai capelli. I capelli, Finn! Kurt non si farebbe mai scompigliare i capelli nemmeno da Lady GaGa in persona! E soprattutto in quel modo. Ma la cosa ancora più strana è che anche Kurt lo toccava ovunque e se non fosse stato per Karofsky che in una frazione di secondi ha aperto gli occhi e mi ha vista, beh, gli avrebbe messo una gamba attorno alla vita. Ho visto che stava sollevando il ginocchio e credimi, solo il fatto che Karofsky mi abbia notata e si è scostato da lui alla velocità della luce gli ha impedito di farlo. Quando poi Kurt si è girato e mi ha vista, stava decisamente boccheggiando. Sia Karofsky che io eravamo immobili e bianchi come lenzuoli. Vedendo che non parlavo, Kurt ha iniziato a dirmi che non dovevo preoccuparmi, che Dave” pronunciò quel nome con un certo scetticismo. “…è assolutamente cambiato, che hanno iniziato a frequentarsi anche prima della rottura con Blaine, che non devo comunque dirlo a nessuno e che mi spiegherà meglio tutto quanto a cena domani sera. Ci saranno entrambi e mi ha assicurato, facendolo promettere anche a Karofsky, che risponderanno a qualsiasi tipo di domanda. Ma ti rendi conto? E’ a questo punto, dopo che se ne sono andati in tutta fretta, che ti ho chiamato, chiedendoti di venirmi a prendere prima.”
Rachel sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.
Finn le si avvicinò con cautela, per paura di una sua reazione esasperata da quello stato d’animo così instabile e delicato.
Le prese le spalle con gentilezza e iniziò a parlarle dolcemente.
“Ok, adesso promettimi che non darai di matto, ma… Gli occhi di Rachel erano attenti e perplessi. …io lo sapevo già” 
Contemporaneamente alla fine della frase, Finn si staccò un bel po’ da Rachel, come se si fosse improvvisamente ustionato le mani a contatto con le spalle della ragazza.
Quest’ultima sbarrò gli occhi dalla sorpresa e poi il petto le si gonfiò pericolosamente e le guance le diventarono rosse come pomodori.
E alla fine urlò.
“COSA?!?”
Povero Finn.





******






“Dimmi perché…
Dave era di spalle. Stava fermo, appoggiato ad un’anta della finestra aperta della cucina di casa Hummel.
Kurt si asciugò le mani sporche di salsa al formaggio alle erbe sul suo grembiule e andò ad appoggiare il naso sulla scapola sinistra di Dave, che quando percepì la sua presenza rabbrividì leggermente.
Come sempre.
“Avanti, Hummel. Voglio proprio capire per quale assurdo motivo dobbiamo cenare con la Berry!”
Kurt appoggiò teneramente una mano sul braccio di Dave, sfregando il pollice contro il suo bicipite.
“Vuoi la risposta lunga o quella corta?” scherzò Kurt.
Spicciati…
Dave ormai aveva acquisito una testarda espressione imbronciata sul volto da almeno una buona mezz’ora.
Ovvero da quando Kurt gli aveva praticamente fatto accettare l’idea che avrebbero condiviso una loro serata –una delle loro “seratine”, cazzo! Quelle con tanto di dopocena con i fuochi d’artificio- con Campanellino Berry.
Uhm… Allora, tentiamo in questa maniera… La senti questa frustrazione? Questo lancinante senso d’irritazio…?”
“Pensavo fosse chiaro che volessi la versione breve dei fatti, Fatina!”
Solo allora Dave si girò per far notare a Kurt la sua migliore espressione da “Yogi in astinenza da cestini della merenda” -così si ostinava a chiamarlo il controtenore-.
Kurt sospirò, guardando in basso, come si fa quando si cerca di concentrarsi su tutt’altro fuorché il momento.
“Se mi fai finire, poi te ne sarò infinitamente grato…” disse, ritornando a guardare il suo ragazzo negli occhi.
“Questo si vedrà nel dopocena post Berry…” borbottò Dave, sperando che Kurt non avesse capito.
“Farò finta di non aver sentito…
Le orecchie di Dave presero istantaneamente fuoco.
Dicevamo… Perché è assolutamente necessario passare una serata insieme a Rachel, giusto. Per prima cosa, perché ci ha beccati mentre ci scambiavamo effusioni abbastanza passionali in un corridoio vuoto del McKinley, ignorando completamente che noi due stessimo anche solo frequentandoci. Di conseguenza, se anche non avessimo considerato questa mia mancanza, in qualità di suo migliore amico, ci avrebbe entrambi colpiti con diverse fasi di tattiche schizofreniche e psicotiche e tutto pur di spillarci dettagli della nostra relazione e infondere in noi un senso di colpa assolutamente ingiustificato, ma logorante…
“Ok, Campanellino Berry in versione ‘piaga d’Egitto’: evitata.” commentò Dave.
“Oh, no! Assolutamente! Questo dipenderà da quanto sarà soddisfatta dalle nostre risposte alle sue innumerevoli e spudoratamente imbarazzanti domande questa sera…
Kurt vide Dave iniziare a massaggiarsi una tempia ad occhi chiusi, perciò decise di concedergli una scialuppa di salvataggio.
“...Però già è una buona cosa averla invitata a cena in modo da poterle offrire spontaneamente la nostra versione dei fatti”
“Lo so. Io lo so che mi farà impazzire ‘sta sera. Lo sapevo che dovevo portarmi dietro un’aspirina. Lo sapevo, porca…
…E seconda cosa, Dave…” riprese Kurt “…Dopo potremmo passare tutto il tempo che vuoi da soli a farci… a farci le coccole.”
Fu appena un sussurro, ma questo bastò a Dave.
“Andata!” e il ragazzo porse a Kurt la mano in modo che gliela stringesse. “Dove devo firmare?” chiese con gli occhi tutti luccicanti.
Kurt, per un attimo, rimase a fissare imbambolato la mano ampia di Dave, per poi guardare il suo ragazzo negli occhi e scoppiare a ridere.
“Sei proprio uno scimmione.” disse tra le risate, allacciando le proprie braccia attorno al collo di Dave, che lo strinse prontamente tra le sue.
“E tu una fatina fastidiosa e autoritaria.” rispose, facendo avvicinare le fronti e sfiorando appena il naso alla francese di Kurt con il suo.
Dave si protese leggermente per baciare quelle labbra così rosse e invitanti, per sentire il profumo inebriante del più piccolo, quando il campanello suonò.
Dalle labbra di David uscì un lamento carico di frustrazione, mentre da quelle di Kurt una risatina leggera e che voleva essere tranquillizzante.
“Vado ad aprire la porta, sennò inizierà a pensare che stiamo facendo chissà cosa!” 
E detto questo, gli scoccò un bacio veloce sulla guancia e si staccò da quell’abbraccio per dirigersi verso l’ingresso.
“Magari fosse vero…” commentò Dave, solo quando Kurt stava già cinguettando sulla soglia di casa Hummel con Campanellino.
Quanto gli dava fastidio.
Perché?
Già Kurt e Dave avevano iniziato a frequentarsi alla fine dell’anno scolastico e quindi non avevano molto tempo per stare tutto il tempo insieme.
Ora ci si mettevano anche le amiche scassa-palle e logorroiche del suo ragazzo.
E che cazzo!
Conosceva la Berry. Di sfuggita, ma ricordava le sue manie da diva di Hollywood, il suo egocentrismo, la sua morale e soprattutto la sua parlantina asfissiante.
Dio! 
Se c’erano delle labbra che avrebbe voluto cucire a mano (e lui non sapeva nemmeno infilare il filo nella cruna dell’ago), beh, erano proprio quelle di Campanellino.
“David! Togli immediatamente le dita dalla mia salsa al formaggio alle erbette! Quella non è per noi, ma per Finn, Carole e papà! Mi ci è voluta tutta la pazienza disponibile per farla venire così liscia e senza grumi!”
Senza nemmeno essersene accorto, le dita di Dave erano finite distrattamente nella ciotola dove Kurt stava mescolando una cremina biancastra e dal profumo persistente e ora si ritrovavano in bocca.
Con espressione colpevole le sfilò da lì, per poi pulirsele sui jeans e porgere la stessa mano a Rachel, che lo fissava imbambolata.
Rachel…
La ragazza continuò per qualche secondo a guardarlo stranita, ma poi decise di stringere la mano di Dave per pura cortesia.
Si vedeva riteneva il gesto del ragazzo assolutamente poco elegante, ma se doveva sopravvivere a quella serata per riuscire a saperne di più di quella storia assurda avrebbe dovuto fare la brava ed essere il più accomodante possibile.
“David, è un piacere vederti.” si riprese con un sorriso ampio e decisamente plastico.
Sì… ehm…Dave vide Kurt sorridere forzatamente, mentre indicava impercettibilmente col capo proprio Rachel.
…anche per me, Rachel, anche per me.” sorrise debolmente, osservando Kurt finalmente espirare, rasserenato che il suo ragazzo avesse capito.
Uhm… Quindi… Kurt mi diceva che rimarrai alla Carmel fino alla fine dell’anno. Indubbiamente è un’ottima scuola, visto che il mio ex, Jesse, la frequentava e me ne parlava sempre in modo entusiastico. Anche troppo per il mio sesto senso. Credo volesse solo pavoneggiarsi ed essermi superiore anche in questo, ma non avendola mai frequentata credo di non potermi pronunciare oltre. Quindi, la mia domanda è questa: per quale motivo hai deciso di rimanere in quel liceo ora che tu e Kurt siete una coppia? Insomma, Blaine si è…
Ehm… Rachel!” 
Kurt la guardò di sbieco, cercando di farle capire quanto la conversazione -o meglio, il monologo- stesse degenerando, mentre prendeva dal frigo la cena da mettere in forno.
“Oh, scusatemi!” sussurrò lei, scattando leggermente sulla sedia dove si era accomodata.
“Rilassati. E’ tutto ok. Non hai detto niente di che…” rispose Dave, cercando di sembrare tranquillo, anche se in realtà non lo era.
Non lo era mai quando si sentiva messo a confronto con mr. Cera-per-capelli-anche-dove-non-batte-il-sole. 
…e comunque non mi sembra una gran mossa trasferirsi di nuovo alla fine del liceo. Perderei veramente troppo tempo in cavolate, quando in realtà voglio solo concentrarmi sullo studio.” completò dopo qualche secondo Dave.
“Sì, mi sembra giusto.” asserì Rachel, tutta seria.
“Ragazzi, perché voi due non andate di là in sala ad aspettare che la cena finisca di cuocere, mentre io la tengo d’occhio e preparo le ultime cose? Così potete parlare tranquillamente seduti sul divano senza deconcentrarmi!” disse un Kurt con ancora la testa infilata nella credenza alla ricerca di chissà quale spezia o altra diavoleria.
Er… Non vuoi una mano?” chiese Dave, nel tentativo di sfuggire al guaio in cui l’aveva appena cacciato il suo adorabile e premuroso ragazzo.
Rachel fu più veloce e senza farsi scappare un’occasione d’oro come quella, afferrò Dave per la manica della t-shirt e guidarlo verso il salone.
“Oh, no! Kurt detesta avere gente tra i piedi mentre cucina! Lo imparerai molto presto…
“A dir la verità, detesto avere tra i piedi te, Rachel, mentre cucino. Non tutta la gente.” rispose Kurt, sorridendo a Dave, prima che questo sparisse dal suo campo visivo, trascinato da un’incurante Rachel.
Si vedeva già con la testa appoggiata sul ceppo della ghigliottina e il boia incappucciato dietro di lui, che cantava Don’t Rain On My Parade della Streisand.
“Allora, Dave…” disse quella, mentre si sedeva sull’unica poltrona della sala in modo composto e lisciando le pieghe del suo vestitino giallo canarino.
Ancora maledetti volatili di mezzo. 
David pensò fosse una vera e propria persecuzione.
“Non ti siedi?” chiese, guardando Dave con una certa aspettativa.
Uhm…” il ragazzo prese a grattarsi, agitato, la nuca, per poi borbottare “…sì, sì. Ora mi siedo. Stavo solo… Uhm… Non importa”.
Dave prese posto sul divano, trovandosi di lato una Rachel già protesa verso di lui.
“Allora, Dave, dicevamo…
Uhm… Parlavamo della mia scuola. Tu… Dove vorresti andare dopo, Rachel?” chiese, sapendo benissimo quale poteva essere la risposta della ragazza e sperando che si perdesse in quei discorsi e soprattutto non avesse il tempo di indagare su faccende private.
“Oh, beh, ovviamente Kurt ed io andremo insieme alla NYADA. Immagino tu voglia andare altrove. Sarà sicuramente difficile separarsi dai propri ragazzi, non trovi? Anzi! Per Kurt sarà devastante, perché una relazione di pochi mesi al massimo, immagino, non ha molte basi su cui poggiare le proprie fondamenta. E se devo essere onesta, non riesco ancora a capire
come voi due siate finiti insieme. Tanto meno avrei detto che tu fossi gay…
Wo-wow, Berry! Frena!” fece Dave, mettendo le mani avanti, come a volerla bloccare anche fisicamente.
O solo per renderle più chiaro il concetto, visto che quando iniziava a parlare non c’era modo di metterle un calzino in bocca.
Era troppo veloce.
“Prima cosa: non vado a sbandierare le mie cose a chiunque. C’è un motivo se non sto più al McKinley. La maggior parte della gente che frequenta quel posto e mi conosce, sa solo il mio nome, che sono una sottospecie di secchione in matematica e fisica, che mi piaceva l’hockey, ma poi l’ho lasciato per il football e che sono uno in gamba a Call of Duty. Credi che anche solo ad un quarto di quella gente sia interessato sapere realmente com’ero fatto? No, Berry. Perciò quando mi sono accorto di questa cosa, sono andato fuori di testa. Ho passato e fatto passare brutti quarti d’ora a parecchia gente. Le voci avrebbero iniziato a girare, e quelle stesse persone che dicevano di conoscermi non c’avrebbero messo nulla a sbranarmi. Quindi, amen! Sono una checca, ok? Ma non per questo è una cosa da geni andarlo a sbandierare ai quattro venti, come se fossi improvvisamente contento di ritrovarmi un arcobaleno che mi spunta dalle chiappe. Seconda cosa: quello che devi sapere della mia relazione con Kurt è che io sono innamorato come una tredicenne di quella fatina, che mi ha volutamente spinto tra le tue braccia adesso, lasciandoci soli a parlare. Non sarà semplice, siamo come il giorno e la notte, io e lui, ma chi se ne frega! C’è questa sottospecie di chimica di base, che voi donnicciole definireste in modo molto più romantico e melenso e che abbiamo scoperto di avere. Non te lo so spiegare. Quello bravo con le parole è Kurt. Lui mi è sempre piaciuto e questo mi ha sempre creato troppa confusione in testa. Non ero lucido. Tu sei una delle sue migliori amiche e per questo ho il dovere di rassicurarti che non gli succederà nulla. Non gli farò del male. Sono innamorato di lui, te l’ho già detto e vedi di non farmelo più ripetere. Perciò apri bene le orecchie. Tutto ciò che io ti dirò della nostra relazione è che finchè Kurt mi amerà, gli sarò accanto nel modo migliore che riesco a garantirgli e anche quando il tutto finirà, continuerò a rispettarlo. Farò tutto ciò di cui avrà bisogno. Non tornerò ad essere il ragazzo confuso e violento, che ero prima. Stop.”
Dave non si rese nemmeno conto di essere tutto accaldato e di avere le labbra secche, finchè non se le inumidì.
Aveva sete, porca miseria.
Rachel lo guardava in silenzio. Si sentiva a distanza il rumore delle rotelle nella sua testolina che giravano e giravano ad una velocità inaudita.
E finalmente socchiuse la bocca, si passò la lingua sulle labbra, come per prepararsi ad un discorso ancora più lungo di quello di Dave, che rabbrividì al pensiero, ma ciò che disse furono poche parole.
“Ti rendi conto che prima o poi dovrete dirlo ai ragazzi del Glee Club?”
Era seria e concentrata.
Dave invece era già spossato.
Voleva quella dannata aspirina.
“Sì, ma glielo diremo noi, Berry” rispose, leccandosi ancora le labbra.
La ragazza annuì e porse a David la sua mano.
“Preferisco quando mi chiami Rachel. Gli amici mi chiamano così, sai?”
Dave strabuzzò gli occhi ed esitò qualche secondo prima di afferrare quella mano minuta e morbida, ma la strinse capendo il significato di quel gesto.
“Quindi ora siamo amici?” chiese un po’ scettico, lasciando la mano e facendo un breve cenno col capo verso Rachel.
La ragazza rise e poi si alzò lisciando le pieghe del vestito.
Finchè non fai soffrire Kurt e non mi rubi un assolo. Ma dubito tu sappia stupirmi ancora più di quanto non abbia già fatto e mi dimostri di cantare come un angelo.”
Fu il turno di Dave di ridere.
“Non ci conterei molto, Ber… Rachel.”
David spalancò immediatamente gli occhi realizzando solo in quel momento della bomba che aveva innescato.
Era la fine.
‘Ma perché, cazzo, non chiudo mai questa dannata bocca?’ pensò nervoso.
Infatti, anche la Berry spalancò gli occhi, ma poi li chiuse e scosse la testa, come a voler scacciare dalla mente quell’idea malsana che Dave potesse saper cantare e unirsi alle Nuove Direzioni o rubarle un assolo, o peggio! Unirsi ai Vocal Adrenaline!
“Rachel! Dave! Cosa ci fate in piedi?” chiese allarmato Kurt, entrando con una ciotola d’insalata tra le braccia.
David gli fu subito accanto e gli prese dalle mani il recipiente.
“Da’ qua, fatina.” borbottò a bassa voce.
Gli occhi di Kurt erano fissi, però in quelli di Rachel, che a sua volta guardava Dave in modo strano.
“Rachel, tutto bene?” chiese Kurt, borbottando poi al suo ragazzo una mezza accusa.

“Cosa accidenti vi siete detti?”
Dave era già pronto a difendersi, quando Rachel prese la parola, inaspettatamente.
“E’ tutto a posto, Kurt, tranquillo. Non è successo niente. Stavo solo osservando una cosa e quindi ero soprappensiero.”
Dave e Kurt si guardarono, cercando risposte l’uno nell’altro.
“E di grazia, cosa stavi guardando con tanto interesse?” chiese sinceramente curioso Kurt, andando a prendere le altre pietanze, seguito da Dave, che toglieva tutte le cose più pesanti dalle mani del ragazzo più minuto e le portava lui in tavola.
“Oh, stavo solo notando quanto quello che mi diceva David, poco fa, fosse vero…
Kurt guardò immediatamente Dave, che alzò un sopracciglio per tutta risposta.
Quella tipa stava cercando di morire velocemente.
O almeno così credeva David.
…Quando lui ti guarda gli brillano gli occhi, e per uno strano motivo, Kurt, ti volti sempre come se anche tu avessi bisogno di guardarlo, di far brillare anche i tuoi, di occhi. Inoltre, sembrate gravitare l’uno verso l’altro, come se più vi trovaste vicini, più sentiste un bisogno inconscio di stare ancora più l’uno accanto all’altro.” spiegò, finalmente, Rachel.
Dave aveva ormai le orecchie in fiamme.
Kurt lo osservò arrossire e con gli occhi che veramente gli brillavano, gli rivolse un sorriso adorante e sereno.
“Te l’avevo detto che Rachel poteva essere seriamente imbarazzante, a volte!” gli disse, ridacchiando e poi prendendogli l’ampia mano, ormai sudaticcia.
“Sì, però ora possiamo mangiare, per favore? Se continuiamo così, non ci arrivo a ‘sta notte!” confessò Dave, afferrando la spalliera della sedia dove si sarebbe seduto, trascinandosi Kurt ancora stretto a lui.
“Infatti, Kurt, Dave, forse è il caso che io torni a casa adesso…
“Ma Rachel! E la cena?”
Kurt spalancò gli occhi, visibilmente shockato.
Rachel allacciò le mani in grembo e sorrise ad entrambi.
“Tesoro, conserva quel che resta per la tua famiglia. Finn è sempre e comunque felice di mangiare ciò che cucini. Voi cenate da soli. Insomma, non avete molto tempo, prima del college, da passare soli. Ci saranno occasioni per vederci e stare tutti insieme. Ora, però, dovete godere quanto più potete l’uno della compagnia dell’altro. Io andrò a prendere Finn da Noah. Sicuramente non staranno facendo nulla di altamente produttivo, anche se loro risponderebbero che la mia è sola invidia, visto che non so nemmeno come si tiene in mano un joystick.”
Entrambi i ragazzi furono zittiti da quel discorso.
Dave si ritrovò a dover rielaborare quello che Campanellino aveva appena detto.
Allora… In una mossa sola aveva regalato loro una cenetta romantica, liberandoli della sua presenza, nonché della sua parlantina, nonché dell’interrogatorio extra che aveva immaginato sarebbe arrivato nel dopocena e in più aveva anche tolto di mezzo Finn, che sarebbe arrivato più tardi a far loro compagnia, per portarselo chissà dove.
E poi c’erano Burt e Carole, che erano fuori città a comprare degli attrezzi nuovi per l’officina…
“Stai guadagnando veramente tanti punti bonus, Campanel… Ehm… Rachel!” disse Dave, illuminandosi tutto.
Kurt, però, lo ignorò e lasciò la mano del ragazzo per andare a prendere quelle della sua amica, che afferrò con trasporto. 
“Ma perché? Non penserai, per caso, di essere di trop…
“Oh, no, Kurt! Solo, credo che entrambi meritiate del tempo da soli.”
Pensavo…
Ma Kurt si fermò immediatamente, vedendo Rachel sorridergli a quel modo.
…Allora vai. Hai ancora qualche minuto prima che Finn si incanti del tutto davanti al monitor.” disse, sorridendo anche lui.
“Lo so!” esclamò lei, improvvisamente agitata.
Salutò Kurt con un abbraccio frettoloso e poi guardò Dave, tutta allegra.
“A presto, David.” sorrise.
Il ragazzo incrociò le braccia al petto e ghignò alzando un braccio in segno di saluto.
La ragazza si affrettò verso la porta, seguita a ruota da Kurt e poco prima di aprire, Dave la chiamò, ancora visibile dalla sala.
Lei si voltò, con un’espressione che faceva notare una lotta tra due sensazioni: la fretta di andare a recuperare Finn e la curiosità per quell’interruzione.
“Preferisco essere chiamato Dave. Gli amici mi chiamano così, sai?”
Rachel rispose con un sorriso ampio quanto quello di Kurt in quel momento e poi se ne andò.
Dave si avvicinò al ragazzo minuto lentamente, con ancora le braccia conserte.
Kurt era radioso. Sorpreso, sì, ma felice. 
E quando era così allegro, gli si illuminavano gli occhi di una luce tutta loro.
Era come guardare la luna e notare che ogni tanto i bagliori che rifletteva cambiavano, diventavano più forti e accecanti. Egualmente ipnotici, ma mille volte più particolari. 
Un miracolo, ma possibile.
“Si può sapere cosa le hai detto?” gli chiese, iniziando a far scivolare le dita sulle sue braccia, fino a raggiungere le spalle e annodarle dietro il collo.
“Solo la verità.” sussurrò Dave, stringendo a sé Kurt.
Appoggiò le labbra sulla sua fronte fresca e inspirò a fondo il profumo dolce dei suoi capelli.
“Se non ci fosse la cena pronta di là, non ti farei nemmeno avvicinare alla sala. Ti porterei di peso direttamente in camera tua” gli disse, sussurrando nuovamente, ma questa volta stringendolo di più a sé.
“Pensavo non avessi così tanta fame…” rispose Kurt, allontanandosi da Dave quel poco che bastava a guardarlo negli occhi.
“Hai impiegato un botto di tempo a preparare questa cena veg-qualcosa anche per la Berry. Se ti va, possiamo mangiare e come mi avevi promesso, però, dopo possiamo passare un po’ di tempo insieme come si deve.”
Kurt sorrise dolcemente.
Afferrò con entrambe le mani il viso di Dave, sfregando i pollici contro quel lieve accenno di barba, che spesso lo faceva impazzire.
Si avvicinò lentamente alle sue labbra e lo baciò teneramente, cercando poi un contatto sempre più profondo.
Fece scivolare con vigore la lingua contro quella di Dave e leccò, succhiò quelle labbra, più e più volte, mordendole anche ogni tanto.
Iniziò a respirare con un certo affanno e gemere quando Dave toccava certi punti sulla schiena.
Poi il bacio si fece umido, caldo e caotico, fino a quando le labbra di Kurt non arrivarono a strusciarsi contro la mandibola di Dave e leccare quella porzione di pelle vicino all’orecchio.
Gli prese il lobo tra la lingua, premendo, quella porzione di carne tra le labbra, per poi lasciare spazio a lingua e palato, che infine furono sostituiti da un leggero morso.
Socchiuse leggermente le labbra, mentre Dave gli stringeva la camicia rischiando di lasciargli dei lividi.
Aveva il respiro corto e caldo.
Era dannatamente eccitante.
Dave non avrebbe resistito ancora per molto.
“Portami in camera da letto.” 
Fu appena un sussurro, ma Dave non se lo fece ripetere due volte.
Si sedette quasi sulle sue stesse gambe, facendo scivolare le braccia per tutta la schiena di Kurt e poi afferrarlo proprio sotto il sedere.
Kurt si sentì in un nano secondo sollevare da terra e poi tutto si ribaltò.
Il sangue gli andò al cervello e i capelli svolazzavano liberi verso il basso.
Dave lo aveva caricato in spalla.
“Agli ordini, sua Maestà!”
Dave non sentì le proteste di Kurt. Non lo sentì colpirgli la schiena. Lo sentì solo sospirare il suo nome quella notte.
Era tutto ciò di cui aveva bisogno.



§



Akira’s speaking here!

Hola!
Sì, sempre io!
E no, non godo nel vedere contorcere dei poveri lettori innocenti e inconsapevoli per puro divertimento, ma sentivo quasi un bisogno fisiologico di scrivere questa storia.
Spero non vi abbia fatto venire crampi alla pancia o cose simili, ma ora passiamo agli argomenti seri.
-Prima di tutto ringrazio quella santa di Mirokia, che beta e pubblica le mie storie. Grazie ancora! Ti sanguineranno le orecchie alla fine per quante volte te lo sentirai dire.
-Sì, Finn è sempre un povero peluche tenerissimo nelle mani di una psicolabile e schizofrenica come Rachel. Avete presente quei cuccioli nelle mani di bambini sotto la fascia d’età dei 5 anni? Quelli con l’espressione sconvolta, da martiri? Ecco, io vedo così Finn quand’è con Rachel, perciò… Sì, povero Finn. (Sono una fan sfegatata della Finchel, comunque. Ma non ditelo a nessuno! Shhhh!)

-Quando appoggio il naso sulla spalla di qualcuno e questo rabbrividisce, impazzisco letteralmente. E’ una mia fissazione. Ne ho molte. Fateci l’abitudine.
-Dare nomi fantasiosi alla gente è uno sport serio signori, e io sono ancora una dilettante, perciò preparatevi per roba ancora più evoluta.
-Ho inserito un doppio senso senza volerlo, ma che ho deciso di tenere comunque e di cui mi sono accorta solo mentre cercavo la parola “joystick”. Non sapendo molto di videogiochi non avevo idea di come si scrivesse quella parola correttamente. E perciò… Insomma… Ehm… Non è colpa mia, eh! 
Beh…
Mentre la sottoscritta va a sotterrarsi per la vergogna, voi fate un po’ come volete.
Recensite, andate a giocare a Risico, controllate Facebook o Twitter, l’importante è che non mi linciate per il terribile doppio senso.
Alla prossima, cari!

   
 
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