Loro sarebbero dovuti andare in spiaggia.

Insieme.

A mangiare ciambelle, a schizzarsi l’acqua, a costruire castelli di sabbia, a pensare a quanto tempo avevano davanti.

Non sarebbero stati insieme per sempre.

Presto si sarebbero divisi. In un giorno che non potevano prevedere, tutto sarebbe cambiato.

Forse avrebbero preso a cercarsi l’un l’altro.

Forse avrebbero vissuto all’ombra di quei giorni così felici.

Forse avrebbero dimenticato tutto. E basta.

Quel giorno non andarono in spiaggia.

Rimasero sulla torre della stazione, a guardare il loro treno allontanarsi velocemente. Immersi nel tramonto a mangiare gelato.

Tutti a buttare di giù promesse che non avrebbero mantenuto.

“L’anno prossimo andremo in spiaggia” aveva detto Olette.

“Ci prenderemo un lavoro prima delle vacanze” aveva aggiunto Hayer.

“E mangeremo tantissime ciambelle” aveva concluso Pence, passandosi una mano sullo stomaco.

Roxas sorrise. Perché ci credeva.

L’anno prossimo sarebbe andata meglio. Il mondo non sarebbe finito il giorno dopo.

Ci sarebbero stati altri gelati, altri litigi, altre avventure. Nuove spiagge, nuovi tramonti. Di nuovo insieme, sulla torre della stazione, a guardare il tempo che passava.

Il giorno dopo Roxas andò nel loro solito ritrovo, a due giorni prima della fine dell’estate.

Nessuno lo riconobbe e rimase nell’oscurità di quell’angolo polveroso e segreto, che fino ad un giorno era tutto loro.

Avrebbero dovuto fare qualcosa che valesse la pena ricordare.

Il tempo si era ripreso i suoi giorni.

E anche il loro ricordo.

“Sei fortunato Sora. A quanto pare…le mie vacanze estive sono finite”