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Autore: Claire Knight    21/01/2012    5 recensioni
Salve a tutti!
Allora, questa shot è venuta fuori da un momento di ispirazione, come la precedente, e come la precedente non mi aspetto che sia venuta bene. In questa troviamo una Aki impreparata, incerta, insicura di sé che deve salire all'altare con l'abito bianco.
Ho provato ad esprimere i suoi pensieri, le sue emozioni.
Lascio a voi la critica, dato che a me non convince molto e spero di non annoiarvi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo di una vita.

 

Aki alzò lo sguardo titubante. Tremava impercettibilmente, sia per il freddo della stanza che per i pensieri che tormentavano il suo animo. Di fronte a quello specchio si ritrovava spesso senza parole, lo sguardo si perdeva nello studiare i lineamenti del proprio viso. Quella leggera imperfezione delle sopracciglia scure che tanto la infastidiva se si fermava a studiarla per un po'. Aveva paura, non pensava che quel giorno tanto desiderato sarebbe giunto con tanta prepotenza. Le sembrava una decisione troppo affrettata, la sua. Quel sì proferito con la sicurezza e l'emozione di un'istante... sarebbe riuscita a proferirlo nuovamente con la stessa determinazione, consapevole che poi sarebbe valso per sempre? Che dopo quel passo non sarebbe mai potuta tornare indietro, o ripensarci, o dimenticare? Ma quella gioia, la felicità negli occhi di lui diventava la sua, la sentiva scendere giù per la gola dopo un bacio, infiammarle il cuore.
Eppure, lo specchiarsi in quello specchio, quel giorno, la metteva a disagio, la riempiva di incertezze emozionate, la faceva rabbrividire se solo pensava al dopo. L'abito era di un bianco tendente all'azzurro, sfiorava il pavimento e le punte delle sue scarpe. E se fosse inciampata? Al collo, un nastrino bianco, un cerchietto pieno di pietre risplendeva sul suo capo, teneva saldo il velo che doveva coprirle il viso. Due orecchini pendenti risplendevano tra le ciocche di capelli, un regalo donatole dalla nonna di suo padre, e due lunghi guanti chiari le coprivano mani e braccia, terminando in un pizzo cucito a mano da sua madre, poco più sopra del gomito. Si riscoprì bella, più di quanto avesse sperato. Arrossì sulle guance per quel complimento che si era inconsciamente fatta da sola. E ricordò tutte le volte che Endou glielo aveva detto e lei aveva risposto con una smorfia, un sorriso seguito da qualche parola che smentisse quel complimento che non sentiva suo. E, quasi fossero diventati la stessa cosa, il pensiero di lui la riportò al terrore iniziale, incontrollato ed irrazionale di quel che sarebbe avvenuto di lì a pochi minuti e ciò che ne sarebbe conseguito. L'entrata in chiesa, la messa, lo scambio delle fedi, la cena, la luna di miele. Rabbrividì nuovamente. Era pronta a perdere la propria verginità? Aveva compiuto quasi trent'anni ormai, eppure non aveva ancora superato la paura. Perderla prima di esser sposata era sempre stata fuori discussione, ed Endou non aveva mai preteso nulla da lei, non l'aveva mai pressata per una cosa del genere. Molte sue amiche si erano affrettate a sposarsi, le doveva essere una delle ultime. Ma non se ne era mai preoccupata. Il matrimonio era un atto importante, un accettare l'altro, la promessa di dare e ricevere amore senza riserve, il legarsi ad una persona. Per sempre.
< Aki > la voce del padre la richiamò dai suoi pensieri, < Sei bellissima, non preoccuparti >.
Voltandosi, scorse suo padre sulla soglia, vestito con smoking nero, cravatta rossa e scarpe lucide. Un fazzoletto piegato a triangolo che spuntava da taschino. Non era abituata a vederlo in quei panni, riusciva a vederlo solo su una poltrona, con una coperta sulle gambe per economizzare sui termosifoni. La schiena incurvata in avanti e le rughe del viso sembravano d'improvviso meno evidenti, animate dalla gioia inaspettata e del tutto nuova.
< Papà! > sorrise, < Grazie >.
Poi sospirò e scosse lentamente la testa, < Non ce la faccio, papà. Ho paura >. Si strinse le braccia al petto e abbassò lo sguardo.
< Se non sei sicura, puoi sempre dir di no >.
< Sull'altare, papà? > domandò lei con un sorriso amaro sulle labbra, < E non si tratta di... insicurezza. Io lo amo, solo... ho paura. Tu non avevi paura il giorno del tuo matrimonio? >.
< No. Ero in ansia, certo, ma ero felice >.
< Anche io lo sono, ma... mi tremano le mani, e se non riesco a parlare per l'emozione? Se inciampo nell'orlo del vestito e cado? >.
Lui rise, < Non preoccuparti, andrà tutto bene. E, poi, Rika è già pronta. Finché non ti ho visto pensavo che fosse più in ansia lei di te, e deve solo portarti lo strascico! >.
Poi le si affiancò e la prese sottobraccio, < Prova ad immaginare invece come posso stare io: mia figlia si sta per sposare. Non vivrà più sotto il mio stesso tetto >.
< In realtà, papà, è da anni che vivo in un appartamento con Natsumi e Haruna >.
La portò verso l'uscita della stanza e, all'entrata della chiesa, Rika la guardò con la bocca aperta, le si fece accanto e le prese la mano sinistra tra le proprie.
< Mamma mia, Aki, come sei bella! Endou è un ragazzo davvero fortunato! Ci sarà anche Endgar, lo sapevi? Beh, dovevi immaginarlo, non mi lascia mai sola! >.
< Anche lui? >, era sorpresa.
< Sì, certamente. E ci sono anche Gouenji, Kidou, i ragazzi della vecchia Teikoku, tutti i nostri amici alieni! > e qui scoppiò a ridere, < Sono così contenta, Endou prima non spiccicava parola. Ed è strano, di solito è sempre così vivace! Mah, sarà l'ansia! >.
La parlantina senza freno di Rika la inquietava ancor di più. Non riusciva a controllare il tremito delle mani, ma sentiva che, ormai, la sinfonia dell'organo era cominciata. Doveva entrare, in quel momento. Trattenne il respiro e, mentre Rika prendeva tra le dita l'orlo dello strascico del vestito di Aki, lei si fece condurre dal padre attraverso l'arco in pietra, tra le file di panche piene di sorrisi, sguardi, ancora sorrisi. Sentiva tutti gli occhi puntati addosso. Non osava incrociare lo sguardo di nessuno, ma sapeva che l'attenzione di tutti era fissata su di lei. Gli scalini per l'altare furono i più difficili e faticosi, quasi dimenticava di dover respirare. Il cuore le batteva in tumulto e, infine, quando sentì che era lì, accanto a lei, non resistette. Lo guardò e sorrise ancor prima di poterlo vedere in viso. Endou stava ritto, le spalle tese e le braccia lungo i fianchi. Anche lui levò gli occhi su di lei, sulla sua sposa, e in quel momento l'ansia sembrò svanire. Quando furono soli di fronte al prete, separati da lui solo dall'altare, Endou si chinò e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Ma Aki non capì. Lo guardò negli occhi, gli stessi occhi scuri che da sempre l'avevano stregata. In quel momento ne fu sicura. Non avrebbe vacillato un singolo istante. Perché quella scelta avrebbe segnato la sua esistenza, l'avrebbe resa felice. Si disse che non era un problema se non aveva capito ciò che le aveva detto. Avrebbe avuto tutto il tempo per chiederglielo dopo.

Il tempo di una vita.


 

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Salve a tutti.
Deve essere asfissiante per voi vedere i miei aggiornamenti.
Ma negli ultimi tempi mi sento ispirata, dalla musica, da immagini, disegni. E, infatti, anche qui ho allegato un'immagine. E' stata principalmente quella la mia fonte di ispirazione. E' la prima volta che scrivo qualcosa su questa coppia, dato che comunque sostengo sia la Aki*Ichinose che la Aki*Enodu. E, dato che ne ho fatta già una sulla prima ho pensato bene di scrivere anche questa.
Spero di non avervi annoiati con questa schifezza one-shot.

Claire Knight.
  
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