Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: Yuki Delleran    03/09/2006    3 recensioni
Possono uno scrittore in erba e un'attrice famosa innamorarsi a vicenda e trovare il coraggio di dichiararsi solo grazie ad un tentato omicidio? Questa è la storia della giovinezza dei genitori di Shinichi dal mio personale punto di vista, con un pizzico di giallo (siate clementi...). Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yukiko Kudo, Yusaku Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Yukiko & Yusaku Story 1 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Gosho Aoyama tranne Yoshie e Saya Sakaguchi che comunque non hanno un ruolo importante.

YUSAKU & YUKIKO’ STORY

di Yuki Delleran


Seconda Parte

Tentato omicidio, sicure conseguenze

Il ragazzo si chiuse la porta della biblioteca alle spalle con un sospiro. Anche quel giorno aveva faticato a prestare attenzione alle lezioni, sia per il caldo dell’estate ormai iniziata che per le idee moleste che affollavano la sua testa. Accolse con piacere la fresca penombra dell’ampio ambiente che gli permetteva di rilassarsi e si avviò verso il tavolo dove era solito prendere posto.
«Buongiorno, Kudo-kun. » lo salutò la bibliotecaria con un sorriso. «Anche oggi impegnato con i tuoi racconti? »
Yusaku rispose con una smorfia stiracchiata che del sorriso aveva ben poco.
«No, sono venuto solo a leggere un po’ al fresco. Ultimamente non riesco a scrivere come vorrei. »
Si accomodò davanti allo scaffale dei libri gialli, allungò il braccio e ne pescò un paio. Impilò “Omicidio sull’Orient Express”, “Il mastino dei Baskerville” e “La poltrona n°30”, dopodiché aprì “C’è un cadavere in biblioteca” e si immerse nella lettura. Quasi non si accorse della persona che si sedette davanti a lui dopo un po’.
«Mmm… Christie, Doyle, Queen… i grandi classici. Li avrai letti minimo dieci volte ognuno. » commentò la voce di Agasa.
«Distraggono la mente e alleggeriscono lo spirito. » rispose Yusaku alzando a malapena lo sguardo.
«Già, ne hai decisamente bisogno. Se non sbaglio ormai sono quasi due settimane che non frequenti più il corso di letteratura europea. Che intenzioni hai? »
«Solo ritrovare l’ispirazione per scrivere qualcosa di decente. Seguire lettere europee non mi serve, ne so più io del professore. »
Tentò di mantenere un tono di voce fermo ma aveva la netta impressione che Agasa avesse chiarissimo il motivo della sua diserzione dal corso. Sperava solo che avesse la delicatezza di non ritirare fuori l’argomento.
«Ti lascio questo, magari può esserti d’aiuto. » disse Agasa appoggiando sul tavolo il quotidiano che veniva loro recapitato a casa ogni giorno.
Yusaku gli lanciò solo un’occhiata distratta e tornò al proprio libro.
«A proposito, stamattina insieme alle bollette è arrivata questa busta per te. »
«Sarà pubblicità… »
«Io non credo… »
Il sorriso sornione di Agasa mentre spingeva la busta verso di lui, attirò l’attenzione di Yusaku. Era gialla e al posto dell’intestazione aveva il marchio della Toho TV.
«Oh, cielo! Oh, mamma! Oh, Doc… » balbettò Yusaku. «E’ quello che penso io? »
«Oh, Yusakun! Non lo saprai mai se non la apri. » gli fece il verso Agasa, ma si vedeva che era impaziente quanto lui.
Il ragazzo iniziò a sollevare il lembo superiore della busta, ma un attimo dopo l’aveva completante strappata e stringava tra le mani il foglio che vi era contenuto.
Era vero, pensò mentre un’ondata di eccitazione lo attraversava, era successo davvero!
«HO PASSATO LE SELEZIONI!! DOC! » esclamò a voce alta dimenticandosi completamente il luogo in cui si trovava.
«Grandioso! Grande Yusakun! » gli fece eco Agasa balzando in piedi.
La bibliotecaria lanciò loro un’occhiata indulgente e mormorò un «Congratulazioni. » che fece aprire l’espressione di Yusaku in un sorriso. Il primo vero sorriso da due settimane. Improvvisamente il cielo gli sembrava più luminoso, forse il motivo per cui si sentiva così giù non era così importante. Qualcuno aveva riconosciuto il suo talento e questo gli dava una sferzata di energia che gli sembrava di non sentire da tantissimo tempo.
«Doc, ho voglia di scrivere! Dammi quel giornale! »
Prima di aspettare la risposta dell’amico, prese il quotidiano e cominciò a sfogliarlo alla ricerca di qualcosa che stuzzicasse la sua ispirazione. Un ipotetico rapimento? No, banale. Intrighi politici? Chi se ne importa. I Tokyo Spirits hanno vinto il campionato di calcio? Possibile che non ci fosse una notizia decente? Kaito 1412 colpisce ancora. Lo sguardo di Yusaku tornò indietro automaticamente e si fermò sull’articolo. Il famoso Ladro Fantasma 1412 aveva fatto la sua ennesima comparsa mettendo a segno un nuovo furto. Il titolo era corredato dalla foto in lontananza di un uomo con quello che sembrava un mantello bianco svolazzante. Il cervello di Yusaku si mise subito in moto. Kaito 1412. Il Ladro Fantasma. Proprio quello che ci voleva!
«Doc, per caso sai qualcosa a proposito di… » iniziò prima di rendersi conto di essere solo e che davanti a lui non c’era nessuno. Sorrise tra sé. Evidentemente la sua concentrazione stava tornando a livelli ottimali.
«Fantastico! » si disse reimmergendosi nello studio dell’articolo.
Quando la bibliotecaria andò ad avvertirlo che stavano per chiudere, lo trovò circondato da ogni tipo di materiale. Davanti a sé aveva impilato i gialli classici che aveva scelto all’inizio, alla sua destra diversi romanzi che trattavano di furti e ladri e alla sua sinistra tutti i giornali che era riuscito a trovare dove erano riportati articoli su Kaito 1412. Per tutto il resto del tavolo erano sparpagliati fogli coperti dalla solita calligrafia sottile e inclinata. In quel momento stava picchiettando con la penna sull’angolo di una pagina strappata, dove si era divertito a spostare le linee che componevano i numeri 1412. Ridacchiando tracciò l’ultimo segno della strana sequenza ottenendo la combinazione |< | |>_.
«Niente male. » si disse. «Almeno è simpatico e penso gli si adatti. »
Sulla via del ritorno, in treno, continuò ad appuntarsi le idee che gli venivano man mano e una volta giunto a casa il soggetto del suo nuovo racconto era già quasi del tutto completato.

Quello che poteva l’aveva fatto. Più che cercarlo per tutto il campus e telefonargli almeno una volta al giorno, non se la sentiva di fare. Erano passate tre settimane da quando Yusaku aveva cominciato a disertare il corso di letteratura e a farsi negare al telefono. A questo punto Yukiko aveva perso le speranze e a malincuore aveva deciso di lasciar perdere. «Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.» era stata la sua conclusione quindi, per evitare di macerarsi ulteriormente in un inutile senso di colpa, decise di buttarsi nel lavoro. Le sue giornate erano occupate da interviste, servizi fotografici e registrazioni. Mai come in quel periodo si rese conto si rese conto di essere l’attrice più ammirata e premiata del Giappone. Questo le dava un’incredibile carica di energia quando si trovava sotto i riflettori, ma si rendeva conto anche di perdere molto sul piano umano. Non solo Yusaku, ma ora anche Eri era sparita. Da quando si era messa con quel Kogoro Mori era tutta presa da lui e dalle sue indagini di polizia quindi si faceva viva sempre più raramente. Aveva perso completamente i contatti anche con l’unica amica di infanzia che le era rimasta, Hiromi Yabuchi, con cui prima almeno scambiava qualche telefonata. L’unica persone che le era rimasta per chiacchierare era la collega attrice Sharon Vineyard durante le saltuarie lezioni di travestimento presso l’illusionista Toichi Kuroba. Persino la sua manager Yoshie in quell’ultimo periodo era diventata nervosa e scostante nei suoi confronti. Yukiko non sapeva spiegarsene il motivo e poteva solo attribuire quel cambiamento allo stress.
Fu in quest’atmosfera non proprio rilassata che giunse la registrazione dell’ennesimo episodio della trasmissione annessa allo sceneggiato. La puntata collegata trattava di furti e abili ladri e tra gli ospiti sarebbero intervenuti un ispettore di polizia e il vincitore del concorso indetto dalla rete televisiva. Yukiko non si era mai interessata alla cosa fino a quando Yoshie non le aveva spiegato che si trattava di un concorso letterario che richiedeva la stesura di un racconto giallo scaduto tre settimane prima. Allora prese ad agitarsi. Tre settimane prima. Un giallo. Non poteva essere una coincidenza!
Quando si trovò davanti all’ospite, ci mancò poco che si lasciasse sfuggire un urlo.
«Kudo-kun! »
Il ragazzo, tutto preso dal vano tentativo di sistemare la chioma ribelle, appena sentì la sua voce si voltò di scatto.
«Fujimine-san… »
Rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni istanti, poi Yukiko trovò il coraggio di parlare.
«Così era questo il concorso a cui hai partecipato. Sei riuscito addirittura a vincerlo. »
«Già. A quanto pare questo scribacchino da strapazzo riesce anche a combinare qualcosa di buono.»
Yukiko rimase colpita da quelle parole che suonavano così amare.
«Senti… mi dispiace… »
«No, scusami tu. Ho parlato prima di pensare. Non volevo essere sarcastico. »
«Se l’hai detto senza riflettere significa che è quello che senti davvero ed è tutta colpa mia. No, lasciami parlare. » disse Yukiko notando che tentava di interromperla. «Mi sono arrabbiata e ho detto un sacco di cattiverie gratuite di cui non pensavo nemmeno una virgola, solo perché ci ero rimasta male. Pensavo che fossi sparito come tutti gli altri una volta ottenuto quello che volevi. Invece non era così. In realtà non vedevo l’ora di leggere il tuo racconto, non ti ho mai e poi mai considerato uno scribacchino!... E nemmeno uno come tutti gli altri… »
Ora che era riuscita finalmente a dirgli quello che si teneva dentro da tanti giorni, Yukiko si sentì più leggera. Yusaku avrebbe potuto avere qualunque reazione, ma almeno lei aveva la coscienza a posto. Lo sbirciò di sottecchi e le sembrò piacevolmente sorpreso. Stava per dire qualcosa quando un saluto pronunciato con voce squillante lo interruppe.
«Buongiorno, Yukiko-chan! »
La ragazza si voltò suo malgrado sforzandosi di sorridere all’involontaria intrusa.
«Ciao, Saya-chan, come stai? »
Saya Sakaguchi era una collega attrice e una sorta di senpai per Yukiko. Avevano fatto diversi provini insieme, compreso quello per lo sceneggiato dove Yukiko aveva ottenuto il ruolo da protagonista e Saya quello di un comprimario importante. Era stato stabilito che lei e il protagonista maschile della serie quel giorno mettessero in scena uno spezzone tratto dal racconto vincitore del concorso. Quando Yukiko lo spiegò a Yusaku, lo vide impallidire. Evidentemente nessuno lo aveva ancora informato.
«Lei è Kudo-san, il vincitore? » intervenne Saya. «Non si preoccupi, farò del mio meglio in quella scena. Accidenti, è davvero agitato. Su, non faccia così, si rilassi. Vuole una mentina? »
Così dicendo estrasse dalla borsa una scatoletta metallica rotonda e offrì una caramella sia a lui che a Yukiko, poi si allontanò per preparasi alla diretta.
Rimasta sola con Yusaku, la ragazza non sapeva come riprendere il discorso precedente, imbarazzata dalle ultime parole che si era lasciata sfuggire.
«Nemmeno tu sei come tutte le altre. » sentì dire dalla voce di Yusaku come se non ci fosse stata nessuna interruzione.
Quando realizzò quelle parole e alzò lo sguardo, si accorse che lui le dava le spalle e si stava allontanando richiamato da un assistente di scena. Non ebbe il tempo di inseguirlo perché Yoshie venne a chiamarla, tra pochi istanti sarebbe partita la trasmissione.
Così, quasi senza rendersene conto, e per la prima volta con la testa completamente altrove, Yukiko si trovò seduta nel consueto elegante salottino televisivo, in compagnia del presentatore, dell’ispettore Samezaki della polizia metropolitana di Tokyo e di un inedito Yusaku Kudo tirato a lucido con fatica dalle mani esperte di una truccatrice. I tre avevano già avviato il dibattito sull’argomento della serata, ma lei non aveva seguito una parola. Non le importava un bel niente discutere di furti quando appena poco prima Yusaku le aveva detto quella cosa. Quella volta non si trattava di una frase fraintendibile, a meno che non avesse voluto farle uno strano complimento, e la sua speranza si era irrimediabilmente riaccesa. Anche se un po’ si sentiva sciocca per questo, non vedeva l’ora di avere di nuovo la possibilità di parlare a quattr’occhi con lui.
«… non trova, Fujimine-san? »
La voce del presentatore che pronunciava il suo nome la riscosse e Yukiko arrossì vistosamente. Non aveva la più pallida idea di cosa le avesse chiesto.
«Se mi permettete, non sono d’accordo. » intervenne Yusaku salvandola in extremis. «Trovo che tra il ladro della vostra fiction e Kaito 1412 ci siano delle enormi differenze. »
Ecco di cose stavano parlando. Gli inviò mentalmente un grandissimo “grazie” e prese a sua volta la parola.
«Penso che quello che dice Kudo-ku… ehm, Kudo-san sia vero. Dopotutto il ladro inseguito dal mio personaggio compie dei furti fini a sé stessi, mentre Kaito 1412 è avvolto da un velo di mistero che lo rende affascinante come nessun personaggio fittizio potrà mai essere. »
«Ha centrato in pieno il mio pensiero, Fujimine-san! » esclamò Yusaku. «E’ esattamente quello che volevo dire. Sembra che dietro ai suoi furti nasconda un secondo fine ed è stato verificato che quasi sempre questo va a vantaggio di qualcuno che stava per subire o aveva appena subito un sopruso. Per contro, il nostro ladro in guanti bianchi sfugge alla polizia con la leggerezza di un bambino che gioca a guardie e ladri. Trovo entusiasmante dal punto di vista investigativo che esista una creatura enigmatica e misteriosa come Kaito Kid! »
Gli occhi di tutti i presenti, degli ospiti come del pubblico, si puntarono su di lui interrogativi.
«Oh, scusatemi! » esclamò Yusaku scompigliandosi i capelli imbarazzato. «E’ un nomignolo che ho ricavato dai numeri del suo nome in codice. Volevo usarlo per il personaggio del mio prossimo romanzo ma lo trovo così adatto all’originale che non posso fare a meno di chiamarlo così! »
Il pubblico applaudì divertito e dalla regia segnalarono uno stacco pubblicitario.
Appena le telecamere si spensero, Yukiko si abbandonò sul divanetto con un sospiro. Ancora una mezz’oretta e la trasmissione sarebbe finita dopodiché avrebbe potuto finalmente parlare con Yusaku.

C’era qualcosa di strano. Non avrebbe saputo dire esattamente cosa, ma sentiva una sorta di atmosfera fastidiosa.
Durante la pausa pubblicitaria tutti ne approfittarono per rilassarsi un attimo, chi chiedendo un bicchiere d’acqua, chi un ritocco del trucco. Yusaku stava per avvicinarsi a Yukiko quando la sua attenzione venne attirata dalla voce seccata di una ragazza.
«Insomma, si può sapere dove diavolo sono finite le mie mentine? » stava dicendo un’infuriata Saya Sakaguchi a una donna che doveva essere la sua manager. «Sai che ne mangio sempre una prima di andare in scena! »
«Le avrai lasciate in camerino. » temporeggiò la donna.
«Non è possibile, ne ha offerta una a noi poco prima che iniziasse la diretta. » pensò tra sé Yusaku registrando mentalmente l’informazione. Fare caso ai particolari era diventata per lui un’abitudine, anche quando questi non erano di nessuna importanza. Vide la manager Yoshie portare a Yukiko un bicchiere d’acqua, il presentatore allontanarsi dal salotto e due uomini avvicinarsi dietro le telecamere. Uno indossava un completo blu scuro e un mantello e in mano portava un cilindro dello stesso colore. L’altro vestiva un lungo impermeabile grigio. Yusaku li riconobbe all’istante: erano il Barone della Notte e l’investigatore del suo racconto. Vedere i suoi personaggi prendere vita gli dava un’emozione che non credeva di poter provare.
«Mi sembri soddisfatto, Kudo-kun. » disse una voce dietro di lui.
Yusaku si voltò e vide Yoshie.
«Sono Kozaburo Hijikata e Joji Kirishima, due tra gli attori più in voga del momento. Li ho consigliati personalmente al regista dopo aver letto il copione della scena. Vedrai che faranno un buon lavoro. »
«Quale sequenza verrà riprodotta? » chiese Yusaku, mentre sentiva ancora Saya Sakaguchi lamentarsi.
«Naturalmente la scena finale del salvataggio. » rispose Yoshie con un sorriso malizioso.
Yusaku sentì di stare per arrossire mentre gli tornavano in mente le parole di Agasa: «Happy end con dichiarazione d’amore. Vedrai che dopo ti sentirai meglio. »
Se solo Yukiko avesse saputo com’era nato quel finale…
«Insomma vai a cercarle! »strillò in quel momento Saya facendo voltare mezzo studio.
Yusaku iniziava a trovarla irritante. La donna schizzò via e Yoshie gli appoggiò una mano su una spalla.
«State per tornare in onda. Non preoccuparti e goditi lo spettacolo. »
Sorrise e si allontanò.
Yusaku tornò a sedersi e dopo pochi istanti le luci delle telecamere tornarono ad accendersi. Sperava di riportare il discorso sulle sue teorie su Kaito Kid, ma il presentatore annunciò quasi subito la scena tratta dal suo racconto. Vide i due attori che interpretavano il Barone e l’investigatore apprestarsi ad entrare in scena e con la coda dell’occhio notò che la manager Yoshie si avvicinava a Saya Sakaguchi e le passava qualcosa. L’attrice sorrideva poi si preparava a sua volta alla sua entrata. La scenografia venne rapidamente cambiata e davanti agli occhi di Yusaku si svolse il duello finale tra i due personaggi chiave del suo racconto. L’epico scontro tra il bene e il male prese vita nella persona dei due attori e il ragazzo si trovò inconsciamente a ripetere a mezza voce le battute. Non pensava davvero di emozionarsi tanto e con grande piacere vide che anche Yukiko sembrava molto presa. Quando il detective abbandonò lo scontro per correre dalla ragazza, la vide spalancare gli occhi.
«Non so che farmene di uno stupido senso di giustizia quando perdendo tempo metto in pericolo l’unico amore della mia vita! » declamò l’attore.
Yusaku si accorse che Yukiko lo stava fissando e arrossì vistosamente distogliendo lo sguardo. Se avesse saputo che quella scena sarebbe stata recitata, non avrebbe mai accettato il consiglio di Agasa di aggiungere una battuta del genere. In quel momento avrebbe voluto avere tra le mani il collo del suo coinquilino.
Sulla scena il detective spalancò la porta della stanza dove era rinchiusa la ragazza e prese tra le braccia il suo corpo esanime.
A Yusaku prese un colpo: Saya Sakaguchi da lontano e con la parrucca ramata che indossava, assomigliava proprio a Yukiko. La sua descrizione scritta doveva essere stata davvero dettagliata, probabilmente ora era universalmente noto a chi si era ispirato. Sentì lo stomaco annodarsi e fare una strana capriola.
«Rika, sono qui! » esclamò in tono drammatico Kirishima. «Sono qui e non ti lascerò mai più! Apri gli occhi! Ti amo. Ti ho sempre amata. Non mi lasciare! Ti prego, apri gli occhi e rispondimi! »
Yusaku si sentiva le guance in fiamme ed era talmente inorridito da avere la tentazione di nascondersi sotto il divanetto. Non appena fuori di lì avrebbe riscritto quel terribile finale e avrebbe fatto ingoiare ad Agasa il suo happy end con dichiarazione d’amore. Altro che “ti sentirai meglio”! Non si era mai vergognato tanto in vita sua!
«Rika! Rispondimi, Rika! » Il tono di Joji Kirishima si era fatto allarmato. «Sakaguchi-san! Oh, santo cielo! Qualcuno chiami un’ambulanza! »
Yusaku balzò in piedi pensando istintivamente: «Ecco, lo sapevo! »
Si precipitò verso i due attori imitato dalla maggior parte delle persone presenti. La manager della giovane, pallida come un cencio, prese a scuoterla ripetutamente esclamando: «Saya-san! Cos’è successo? Rispondi! »
Yusaku la afferrò per un braccio e la allontanò senza tanti complimenti.
«La smetta! Potrebbe peggiorare la situazione! E voi, non affollatevi tutti intorno. Lasciatela respirare. »
Detto questo si chinò sulla ragazza mentre Joji Kirishima ripeteva incessantemente: «Pensavo fingesse. Non capisco cosa sia potuto succedere… »
La giovane attrice era mortalmente pallida e respirava a malapena. Sotto le dita di Yusaku, i muscoli del collo e del viso erano innaturalmente rigidi.
«Oh, Dio… non è possibile… Non sono un medico ma temo di tratti di avvelenamento… » mormorò.
Tutti iniziarono ad agitarsi e a parlare contemporaneamente, chi commentando, chi giustificandosi o facendosi prendere dal panico.
«FATE SILENZIO! » gridò Yusaku rabbiosamente. «OGNI SECONDO E’ PREZIOSO! ALLORA, QUEST’AMBULANZA? »
Alzò gli occhi e vide Yukiko correre affannata verso di lui.
«L’ho chiamata, sarà qui a momenti! »
In quel momento provò l’irresistibile impulso di abbracciarla.

«Avvelenamento da alcaloide che ha provocato un sovraccarico del sistema nervoso. Questo è quello che ci è appena stato comunicato dall’ospedale. La vittima è in gravissime condizioni. »
L’ispettore Samezaki, ospite della trasmissione, aveva preso subito in mano le redini della situazione con l’aiuto di un agente suo collega presente tra il pubblico, Yuzo Megure.
«Bravo, ragazzo, hai avuto prontezza di spirito. » disse rivolgendosi a Yusaku, mentre Megure assumeva un’espressione sorpresa.
«Quando ho accettato di partecipare alla trasmissione non avrei mai immaginato che il vincitore del concorso fossi tu, Kudo-kun. Comunque è stato un bene che ti trovassi qui! »
Yukiko osservava la scena da lontano. Sembrava che Yusaku fosse una vecchia conoscenza di quell’agente. Ancora non riusciva a capacitarsi che la sua amica Saya fosse stata avvelenata. Cosa significava tutto questo? La polizia intendeva forse dire che si trattava di tentato omicidio? Chi poteva aver fatto una cosa del genere? Saya non aveva mai fatto del male a nessuno. Certo, a volte poteva risultare irritante con le sue pretese, ma non era una persona cattiva. Chi poteva aver commesso un atto tanto orribile?
Si sentiva girare la testa. Si sedette su uno dei divanetti desiderando che Yusaku si avvicinasse almeno un attimo per confortarla, ma lui sembrava tutto preso da una discussione con l’ispettore. Accanto a lei, sentì il regista bisbigliare ad un cameraman di riprendere tutto. Trasmettere un omicidio vero e le relative indagini in diretta avrebbe fatto salire gli ascolti alle stelle. Yukiko era disgustata.
In quel momento l’agente Megure intimò a tutti i presenti di non lasciare lo studio e l’ispettore Samezaki si preparò ad esporre il punto della situazione dopo aver ricevuto una nuova chiamata sul cellulare.
«Come vi dicevo, la vittima ha ingerito del veleno che ha provocato delle convulsioni e colpito il sistema nervoso. »
«Stricnina. » intervenne Yusaku con voce sicura. «E’ un eccitante che può essere facilmente letale. Ora, vista la sua azione rapida, mi permetto di restringere la cerchia dei sospetti alle ultime persone che sono entrate in contatto con Sakaguchi-san oggi. »
«Ehm… »
L’ispettore sembrava perplesso da quel ragazzo che aveva usurpato il suo ruolo, ma l’agente Megure gli consigliò di lasciarlo parlare. Non era mai capitato che Yusaku Kudo sbagliasse una deduzione e sarebbe sicuramente stato loro d’aiuto.
Intanto il giovane continuava: «Da quando Sakaguchi-san è arrivata, gli unici che le si sono avvicinati siamo stati Fujimine-san ed io, la manager Kumiko-san, gli attori Hijikata-san e Kirishima-san e la manager Yoshie-san. Inoltre la vittima aveva smarrito le sue caramelle, che sarebbero state un veicolo ideale per il veleno. »
«Mi dispiace smentirti, Kudo-kun, » lo interruppe Megure. «ma non sono state trovate tracce di veleno nelle mentine e se ne avessero avvelenata solo una non sarebbero stato possibile prevedere quale avrebbe mangiato. »
«Senti, ragazzino, che ci dici dei truccatori e degli addetti al guardaroba? Dei cameraman e del resto del personale? » lo aggredì con voce seccata Kozaburo Hijikata. «Come ti permetti di sputare sentenze al posto della polizia? »
Yukiko provò l’impulso di alzarsi e dargli uno schiaffo. Come si premetteva lui di parlare in quel modo? Una ragazza era stata quasi uccisa!
«Non è mia abitudine sputare sentenze, come dice lei. » rispose Yusaku ostentando freddezza. «Non ho preso in considerazione il resto del personale perché, data l’immediatezza del veleno, non era possibile che fosse stato somministrato in precedenza come durante il trucco o la prova costume. Questo esclude anche me e Fujimine-san. »
Yukiko non avrebbe saputo dire perché, ma quel modo di fare distaccato e freddo la spaventava. Non sembrava nemmeno la persona che conosceva. Lo scrittore vivace ed entusiasta che le faceva battere il cuore.
«Ammetto che l’idea che ci fosse veleno nelle mentine era solo un’ipotesi scontata. » continuò Yusaku. «Il fatto che non fosse presente ridimensiona la faccenda. »
Si accomodò sul divanetto accanto a Yukiko senza però degnarla di uno sguardo, con il mento appoggiato sulle mani.
«Devo pensare. »
L’ispettore Samezaki cominciò ad interrogare singolarmente i presenti e Yukiko tentò di parlare con il ragazzo.
«E’ terribile… non capisco come possa essere successo. Povera Saya-chan… Ehm, tu pensi davvero che il colpevole sia tra noi? Insomma, la conoscevano tutti e… »
Yusaku si voltò di scatto e le lanciò un’occhiata di ghiaccio.
«Sto-cercando-di-pensare. SILENZIO! »
Yukiko si ritrasse con espressione ferita, ma subito Yusaku cambiò atteggiamento.
«No… scusami, non volevo. Hai ragione, è terribile. Però ho una mezza idea, anche se sinceramente spero di sbagliarmi. »
Così dicendo si alzò e si diresse verso l’agente Megure. Confabulò con lui per un po’, poi Megure prese il cellulare e telefonò. Quando tornò a rivolgersi a Yusaku aveva un’espressione perplessa. Yusaku invece appariva molto preoccupato. Yukiko non poté fare a meno di notarlo e spaventarsi. Il ragazzo prese a camminare su e giù per lo studio con aria tormentata. Cosa stava succedendo? Forse aveva capito come erano andate le cose, ma allora perché non parlava?
Gli interrogatori proseguirono per buona parte della serata ma la polizia non era venuta a capo di molto. Le impronte sulla scatola delle mentine, oltre a quelle della vittima, erano quelle della manager Kumiko, quelle della manager Yoshie e quelle di Joji Kirishima. Così i sospetti erano ridotti a tre ma non era comunque un gran passo avanti.
Tutti i presenti iniziavano ad essere decisamente nervosi e sfuggivano lo sguardo di Yusaku come se lui avesse potuto accusarli da un momento all’altro.
«Insomma, si tratta di veleno! Come pensi che ci siamo potuti procurare una sostanza del genere?! » strillò improvvisamente Kumino senza che nessuno le avesse chiesto niente.
«Kumiko-san, la prego di mantenere il controllo.. » tentò di tranquillizzarla l’agente Megure mentre Yusaku, ignorando lo sfogo, rispose tranquillamente alla domanda.
«Non è poi così complicato come crede. La stricnina è un alcaloide che si può tranquillamente trovare ad esempio nei topicidi. Quindi si tratta di una sostanza di cui chiunque può facilmente entrare in possesso. »
Detto questo tornò a immergersi nel suo mondo camminando avanti e indietro. Dopo qualche minuto, Yukiko lo vide avvicinarsi di nuovo all’ispettore Samezaki e colse le parole “impronte” e “coperchio”. Quando si resero conto che li stava osservando, abbassarono la voce e le voltarono le spalle. Yusaku sembrava sempre più preoccupato. Ora Yukiko avrebbe potuto scommettere che sapeva chi era il colpevole. Il ragazzo si voltò verso di lei e le lanciò uno sguardo carico di tristezza, poi mormorò qualcosa all’orecchio di Samezaki e si ritrasse. L’ispettore annuì e dopo aver richiesto l’attenzione di tutti, invitò i cinque sospetti a seguirlo in una saletta appartata insieme a Yusaku e all’agente Megure. Joji Kirishima, Kozaburo Hijikata, la manager Kumiko, la manager Yoshie e Yukiko non poterono far altro che obbedire.
«Questo è stato chiaramente un tentativo di omicidio. » esordì Yusaku non appena la porta si fu chiusa. «Io so chi è il colpevole e ora vi spiegherò come sono andati i fatti. »
Tutti gli occhi erano puntati su di lui, alcuni con espressioni scettiche, altri con aperta ostilità. Yukiko aveva la spiacevole sensazione che quel discorso avrebbe coinvolto anche lei.
«Come sapete tutti, Sakaguchi-san è stata avvelenata ed è chiaro che il veicolo sono state le mentine poiché sono state l’unica cosa che abbia ingerito. Il veleno non si trovava nelle caramelle, come pensavo all’inizio. In questo modo l’assassino rischiava di fare vittime accidentali come me o Fujimine-san. Bensì sul lato della scatola dove si afferra il coperchio per svitarlo. Toccando poi la caramella e mangiandola, la vittima si è avvelenata. Sul contenitore sono state trovate tre serie di impronte, oltre a quelle della vittima. Due sull’intera superficie e una serie solo sulla parte superiore e quella inferiore. Le impronte della persona che ha tenuto la scatola appoggiando le dita solo sulla base e sul coperchio sono quelle dell’assassino. Sa che sto parlando di lei, non è vero, Yoshie-san?»
Yukiko sgranò gli occhi e ancora prima che la sua manager potesse proferire parola, scattò in piedi.
«Non è vero! E’ impossibile! Ti starai sicuramente sbagliando! »
Yusaku le rivolse uno sguardo addolorato, come scusandosi per aver scoperto quella scomoda verità.
«Purtroppo non ci sono errori. » disse l’ispettore Samezaki. «Le impronte anomale sono proprio quelle di Yoshie-san, che è stata anche l’ultima a toccare la scatola per restituirla alla vittima. »
«Ma… ma no… sarà stata una coincidenza… »
«Le coincidenze non esistono. Una volta escluse tutte le tesi impossibili ciò che resta è solo la verità. »
Quell’affermazione di Yusaku, che alle sue orecchie assomigliava troppo ad un rimprovero, le fece perdere la pazienza.
«Smettila! Ti dico che è impossibile! Io non… »
«Invece è così. »
L’ammissione della manager fece piombare il silenzio nella stanza.
Yukiko si sentì agghiacciare mentre si voltava verso di lei. Com’era possibile che la persona che le era stata così vicina in quegl’anni fosse un’assassina? C’era sicuramente qualcosa che non andava. Non poteva essere vero.
Improvvisamente si sentì afferrare per le spalle e appoggiare qualcosa di freddo sulla tempia. Vide tutti i presenti indietreggiare di scatto. Yusaku era mortalmente pallido e nei suoi occhi si leggeva qualcosa di simile al terrore. Un’espressione che lei non aveva mai visto.

«Invece è così. »
Yoshie strinse Yukiko con un braccio e le puntò una pistola alla tempia. Yusaku per un attimo non capì più niente. Se l’ispettore non l’avesse saldamente trattenuto per un braccio, si sarebbe precipitato contro di lei rischiando di aggravare la situazione.
«A quanto pare il piccolo detective mi ha scoperto, ma non è riuscito a indovinare il motivo di tutto ciò. » continuò Yoshie con un’espressione di cattiveria che la faceva sembrare una persona totalmente diversa dalla gentile manager di poco prima. «Poco male, non mi impedirà comunque di portare a termine il mio progetto. »
Iniziò ad avanzare verso la porta della saletta e quando Megure e Samezaki fecero per muoversi, si rivoltò loro contro rabbiosamente.
«Non fate un passo o l’ammazzo seduta stante! »
Yukiko, che doveva aver finalmente realizzato la verità delle cose, sembrava che dovesse svenire da un momento all’altro. Era pallidissima, le sue labbra tremavano e lo sguardo terrorizzato era fisso su Yusaku. Una muta, disperata richiesta d’aiuto.
«Almeno ci dica perché! » buttò lì il ragazzo nella speranza di prendere tempo. Nel frattempo doveva riuscire a farsi venire in mente qualcosa.
Yoshie abbassò leggermente lo sguardo ma non la pistola.
«L’ho fatto per Miko. Era mia sorella ed è morta per colpa loro! Di Saya e Yukiko! »
Yukiko tentò di protestare ma Yoshie la strinse più forte impedendole di parlare.
«Sì, è tutta colpa loro. Miko era un’attrice molto preparata ma è sempre stata sfortunata con i provini. Io sapevo che aveva grandi capacità e aspettavo solo che facesse il suo debutto per diventare la sua manager. Lei era una ragazza molto sensibile e aveva bisogno del mio sostegno, tendeva a rinchiudersi in sé stessa quando riceveva un rifiuto. »
Mentre Yoshie parlava, il cervello di Yusaku lavorava furiosamente. Doveva trovare una soluzione e in fretta. C’era in gioco la vita di Yukiko. Come un flash gli tornarono in mente le parole di Agasa: «Pensi davvero che una persona sana di mente perderebbe tempo in uno scontro quando la donna che ama è in pericolo? » Era terribilmente vero, ma non sapeva cosa fare. Non riusciva a ragionare lucidamente e stava iniziando a rendersi dolorosamente conto di cosa significasse davvero il mestiere di detective. Mentre si tormentava in questo modo, Yoshie continuava il suo racconto.
«Finalmente arrivò la grande occasione, i provini per “La pericolosa donna poliziotto” a cui però partecipavano anche Yukiko e Saya. Miko era molto nervosa, aveva stabilito che quell’audizione avrebbe deciso tutto. Ero riuscita a malapena a tranquillizzarla, ma appena prima del provino Saya le disse che non aveva la minima speranza perché le selezioni erano già state decise. Miko finse di non crederci, ma quando scoprì che i giudici erano davvero corrotti e i ruoli risultavano quelli previsti, per lei fu un colpo troppo duro. Si convinse che le parole di Saya erano vere, che non valeva niente e che comunque in un mondo sporco come questo non avrebbe avuto mai nessuna possibilità. Mia sorella si buttò dal tetto di questo palazzo. Ho trovato il suo diario solo un mese fa e non ho potuto perdonare chi ha causato questo gesto! Saya ha già pagato, ora tocca a questa piccola strega che ingenuamente credevo di conoscere! »
Così dicendo prese di nuovo a trascinare Yukiko che aveva cominciato a piangere. «Non è vero! Non ho mai corrotto nessuno! Yoshie-san, lasciami andare… ti prego… »
La donna la trascinò fuori dalla stanza, verso la scala che portava al tetto, tenendo lontano gli altri con la pistola.
Appena sparì dalla loro vista, Yusaku scattò in avanti. Cosa voleva fare quella pazza? Qualunque fosse la responsabilità delle due attrici, reale o ipotetica, niente giustificava un duplice omicidio. Insieme all’ispettore e all’agente raggiunse la porta in cima alla scala che dava sul tetto.
«E’ chiusa! » ringhiò Samezaki. «Megure, procurati la chiave! »
L’agente fece per schizzare giù dalle scale ma Yusaku lo fermò.
«Non c’è tempo! » gridò gettandosi di peso contro la porta.
Nonostante la spalla dolorante, tentò una seconda volta e alla terza finalmente la serratura cedette e si ritrovò sul pavimento oltre la soglia. Appena si alzò, l’unica cosa che il suo occhio registrò fu Yoshie che teneva Yukiko in bilico sull’orlo del tetto.
«YUSAKU! » gridò la ragazza terrorizzata.
Di nuovo Samezaki tentò di trattenerlo ma Yusaku si liberò con uno strattone e si costrinse ad avanzare lentamente.
«Yoshie-san, questo gesto non ha senso. » disse. «La sua situazione può solo peggiorare. La prego, la lasci andare… »
Yoshie salì in piedi sul parapetto sempre tenendo stretta Yukiko.
«E’ vero, piccolo detective, ormai la mia situazione è definitivamente compromessa. Non ho saputo proteggere Miko, ma farò in modo che non sia più sola. »
La scena si svolse come al rallentatore davanti agli occhi di Yusaku. Vide Yoshie sbilanciarsi all’indietro e il grido disperato della ragazza gli riempì le orecchie.
«NO! YUKIKO!! »
Istintivamente si gettò in avanti oltre il parapetto e la afferrò appena in tempo. Solo il dolore del contraccolpo alla spalla lo fece tornare alla realtà. In quel momento si rese conto della situazione terrificante in cui si trovava: solo un misero muretto separava lui e l’unica ragazza di cui si fosse mai innamorato dal baratro. Fortunatamente Samezaki e Megure li raggiunsero subito e li trassero in salvo entrambi.
Appena appoggiarono i piedi sul pavimento solido, Yusaku la strinse tra la braccia e Yukiko si rannicchiò contro di lui. Tremava convulsamente ma almeno era salva.
«Oh, Dio! Ho temuto di perderti! » mormorò sempre tenendola stretta. «Se non fossi arrivato in tempo, io… Yukiko… ti amo… davvero… »
La ragazza sollevò su di lui gli occhi azzurri resi lucidi e brillanti dalle lacrime e abbozzò un debole sorriso.
«Mi hai chiamata per nome… Anch’io, sai? Anch’io mi sono innamorata di te… Grazie… »
Yusaku fece appena in tempo a sentire il calore delle labbra di lei sulle sue prima che Yukiko perdesse i sensi.

Il risveglio fu lento e graduale. Sentiva tutto il corpo intorpidito e non riusciva a tenere gli occhi aperti. C’era troppa luce. Ovunque fosse il luogo in cui si trovava, era troppo bianco perché i suoi sensi storditi riuscissero a sopportarlo. C’era qualcuno vicino a lei. Una voce familiare ma che non riusciva a identificare stava bisbigliando qualcosa.
«Resterò qui ancora un po’… No, no, io sto bene. Solo una piccola slogatura alla spalla. E’ Yukiko, sono preoccupato. Si può sapere cos’hai da sghignazzare, Doc? Abbiamo seriamente rischiato la pelle, non fa ridere! Cosa? Ma sì, lo so… ti ho detto che lo so, smettila di scusarti. Ok, ci vediamo più tardi. Ciao. »
La voce si spense e si sentì il fruscio di una porta che veniva aperta e richiusa silenziosamente. Chissà chi era quella persona? Di cosa stava parlando? Si sentiva la testa confusa, i pensieri annebbiati non ne volevano sapere di mettersi a fuoco. Rinunciando momentaneamente a riflettere, scivolò di nuovo nel dormiveglia. Quando riprese coscienza le sembrò di aver dormito per giorni, ma nonostante questo si sentiva stanca.
«Devo smetterla di fare tardi per le registrazioni o finirà che mi prenderò un malanno…»
Ma aveva davvero registrato la sera prima? Bhè, agli studi c’era andata… Le sembrava di aver fatto uno strano sogno in cui qualcuno le diceva che era innamorato di lei… Possibile? Non era tutto qui, c’era dell’altro…
Tentò di muoversi ma si accorse di un peso accanto a lei. Quando aprì gli occhi scoprì di trovarsi a pochi centimetri dal viso di un ragazzo, le lunghe ciglia abbassate e i capelli scuri che ricadevano in ciocche scomposte sulla fronte. Yusaku si era pacificamente addormentato appoggiato al letto. Il suo primo impulso fu quello di allontanarsi di scatto arrossendo, ma poi si rese conto che un suo movimento brusco l’avrebbe sicuramente svegliato. Aveva un’aria così innocente quando dormiva, senza gli occhiali sembrava quasi un bambino. Completamente diverso dal freddo detective che aveva inequivocabilmente accusato una delle persone più importanti della sua vita.
Di colpo le tornò in mente tutto: la trasmissione, il tentato omicidio, le accuse, l’ammissione, l’essere presa come ostaggio, il vuoto che si apriva sotto di lei e la mano salda di Yusaku che la afferrava all’ultimo momento. Gli occhi le si riempirono di lacrime e non riuscì a trattenere un singhiozzo.
Accanto a lei, Yusaku si mosse leggermente, sollevò le palpebre e la fissò con gli occhi azzurri assonnati.
«Ben svegliata. » mormorò evidentemente ancora mezzo addormentato.
Si sollevò su un gomito e le posò un veloce bacio sulle labbra poi, strofinandosi gli occhi, si guardò attorno e individuati gli occhiali finiti sul pavimento, si chinò a raccoglierli. Quel movimento gli strappò un lamento e portandosi la mano sinistra alla spalla mugugnò un: «Ahio… accidenti… »
Sotto la camicia aperta si intravedeva una fasciatura.
Quando Yusaku tornò a guardarla, sembrò rendersi conto della situazione e abbassò lo sguardo imbarazzato.
«Ehm… scusa. Come ti senti? »
La sua testa era piena di pensieri che si rincorrevano mettendola in agitazione. Voleva sapere un sacco di cose ma non aveva il coraggio di chiederle. Voleva alzarsi subito ma il suo corpo si sentiva così stanco che non si sarebbe retto in piedi. Tutto questo però le sembrava troppo complicato da spiegare in quel momento.
«Così così. » rispose Yukiko. «Dove siamo? »
«All’ospedale di Beika. Dopo che sei svenuta ti abbiamo portata qui per accertamenti. Ti hanno dato un sedativo e hai dormito tutto il giorno. »
Yusaku indicò la finestra della stanza da cui filtrava la luce dorata del tramonto.
«I tuoi genitori sono stati qui fino a poco fa, o almeno credo. Quando mi sono addormentato erano ancora qui. » Ridacchiò imbarazzato. «Avranno pensato malissimo di me… »
Yukiko non riuscì più a frenare la domanda che le premeva più di tutte.
«Yoshie-san e Saya-chan? »
Vide l’espressione di Yusaku incupirsi e sentì il gelo scendere dentro di lei.
«Sakaguchi-san è fuori pericolo. » disse il ragazzo. «Non si è ancora ripresa e ne avrà per un po’ ma non è in pericolo di vita. L’ambulanza è arrivata appena in tempo e questo è merito tuo che non hai perso la testa. Yoshie-san, invece… mi dispiace… »
Yusaku chinò il capo non riuscendo a guardarla negli occhi.
«E’ precipitata, non siamo riusciti a salvarla. Io… non so come scusarmi… è tutta colpa mia… »
Yukiko cominciò a piangere silenziosamente. Yoshie, la gentile Yoshie che in tutti quegli anni l’aveva guidata nel mondo dello spettacolo, non c’era più. Era morta tentando di portarla con sé, detestandola per una colpa che non aveva commesso. Era troppo triste per essere sopportato in silenzio.
Ai suoi singhiozzi, Yusaku chinò ancora di più il capo fino a sfiorare con la fronte le lenzuola candide.
«Ti chiedo perdono. Con le mie parole, il mio atteggiamento, ti ho messa in pericolo e ti ho privata di una persona importante. Avrei dovuto essere più prudente, per te e per Yoshie-san. » mormorò.
Yukiko si rese conto lentamente di quelle parole che superavano gradualmente gli strati di dolore che l’avevano ricoperta. Allungò una mano e gli accarezzò una guancia facendolo alzare.
«Non hai niente di cui scusarti. Mi hai salvato la vita. Anch’io ho un grande rammarico, quello di non essere riuscita a spiegare a Yoshie-san la verità. Non so cos’abbia sentito sua sorella da Saya-chan, ma io posso giurare di non aver corrotto nessun giudice. »
Mentre le lacrime ricominciavano a scorrere, sentì un braccio circondarle le spalle e appoggiò la testa contro il petto di Yusaku. Stava così bene, anche in una situazione triste come quella, il suo abbraccio era così rassicurante.
A interrompere l’idillio giunsero due discreti colpi alla porta e senza attendere risposta Eri Kisaki si affacciò nella stanza.
«Finalmente mi hanno permesso di vederti… Eh? Il Topo?! »
Yusaku e Yukiko si allontanarono di scatto e la ragazza arrossì.
«Eri-chan! » esclamò in tono di rimprovero mentre Yusaku le lanciava un’occhiata interrogativa.
«Piuttosto! Ho visto il telegiornale, mi è preso un colpo, Yuki-chan! Come stai adesso? »
Eri si avvicinò all’amica spingendo da parte Yusaku senza tanti complimenti.
«Io sto bene. » sorrise Yukiko nonostante gli occhi ancora lucidi. «E’ Yusaku che si è fatto male per salvarmi. »
Eri si voltò e lo fissò con sguardo indagatore.
«Bhè, almeno sei stato un Topo utile. » sentenziò.
«Non maltrattarlo! » la sgridò Yukiko. «E’ solo grazie a lui se sono qui. »
L’espressione di Yusaku tornò triste come poco prima.
«Invece fa bene a maltrattarmi, non ho nessun merito. Un detective che incastra il colpevole spingendolo al suicidio non è migliore di un assassino…» mormorò.
Si voltò e appoggiò la mano sulla maniglia della porta per andarsene, ma Yukiko lo fermò. Gli corse incontro e lo abbracciò da dietro circondandogli la vita con le braccia.
«Non dire così! » esclamò. «Non è vero, non lo dire! Hai fatto tantissimo. Mi hai salvato la vita. Non potevi fare di più, quindi non incolparti di qualcosa che comunque non avresti potuto evitare. »
Sentì le dita di Yusaku stringere le sue e la sua voce sussurrare un: «Grazie. » appena percettibile.
Quando si sciolsero dall’abbraccio, il ragazzo salutò le due amiche, ma questa volta fu Eri a fermarlo.
«Topo… ehm… Kudo-kun, io non lo farei. » disse con un sorrisetto enigmatico. «Come ti ho detto, ho visto il telegiornale e non sono di sicuro l’unica. Inoltre credo che a Yuki-chan faccia piacere la tua presenza. »
Aveva un’espressione maliziosa che Yukiko conosceva bene e che sicuramente sottintendeva qualcosa. Nonostante il brutto presentimento però era contenta che Yusaku restasse ancora con lei.

Si era fatto buio. Avevano chiacchierato di argomenti futili, ma alla fine involontariamente il discorso era finito di nuovo sul provino truccato.
«L’ispettore Samezaki mi ha assicurato che approfondirà questa storia. » disse Yusaku. «Una volta che sarà chiarita si potrà archiviare il caso. »
«Che sciocchezza! » esclamò bruscamente Eri facendolo sobbalzare. «Si tratta di uno sforzo inutile, non scoprirà un bel niente e sai perché? Perché Yuki-chan non ha truccato nessun provino. Non ne ha bisogno. E’ troppo brava! »
La risata di Yukiko spezzò la tensione che si stava formando e Yusaku tirò un sospiro di sollievo. Era meraviglioso che riuscisse già a ridere in quel modo, lui non ce la faceva. Continuava a sentirsi in colpa e il fatto che fosse a sua volta convinto dell’innocenza della ragazza, non lo aiutava molto. Doveva fare qualcosa di concreto. Yukiko non era il tipo da corrompere qualcuno, ma di Saya Sakaguchi non sapeva niente. Quando sarebbe tornato a casa, avrebbe dormito qualche ora poi sarebbe corso dall’ispettore ad offrire il suo aiuto per l’indagine.
«Accidenti, però! » continuò Eri. «Questa è stata l’unica puntata a cui non ho partecipato e guarda che caos! Al di là del delitto però mi sarebbe piaciuto assistere alle indagini. Per fortuna avevo puntato il videoregistratore. »
«Eri-chan, sicuramente la trasmissione è stata interrotta. » obiettò Yukiko. «Possono aver registrato solo fino a un certo punto. »
«Sì, bhè… ehm… eh, già… »
Questa volta anche Yusaku notò il sorrisino compiaciuto di chi nasconde qualcosa, poi Eri tornò seria.
«Se mi permetti un’obiezione, Kudo-kun, io comunque non penso che Yoshie-san fosse davvero intenzionata ad uccidere Yuki-chan. Non all’inizio almeno. »
Yusaku annuì. L’aveva pensato anche lui.
«L’impressione che ho avuto io è stata che il delitto fosse stato organizzato in modo troppo frettoloso. O era molto distratta o non le importava lasciare prove evidenti. Credo che in fondo Yoshie-san volesse essere scoperta e fosse disposta a pagare per il suo crimine… Non posso immaginare cosa sia scattato nella sua testa dopo. Non era un’assassina spietata, era solo una persona disperata… Una persona che non sono riuscito a salvare… »
«Basta, Yusaku! » lo sgridò Yukiko. «Smettila di incolparti! »
Il ragazzo arrossì leggermente. L’aveva chiamato di nuovo per nome, a voce alta davanti a un’altra persona: gli faceva uno strano effetto, come un brivido di gioia che correva lungo la schiena. Tentò di sorridere per rassicurarla.
«Mi passerà. Ci vorrà… solo un po’ di tempo. »
A quel punto Yukiko guardò l’amica e assumendo l’espressione supplichevole di un cucciolo smarrito disse: «Ho tanta sete, Eri-chan. Andresti a prendermi qualcosa al distributore? »
La ragazza si alzò e dopo averla fissata per un attimo, le strizzò l’occhio e uscì. Dopo qualche secondo di perplessità, Yusaku scosse la testa.
«Contro l’astuzia femminile non c’è detective che tenga. » commentò.
Yukiko sorrise e annuì.
«Si sta facendo davvero tardi e Agasa-san sarà in ansia per te. Prima che tu vada però volevo accertarmi che non fosse stato un sogno… »
Yusaku la vide avvicinarsi e circondarlo con le braccia.
«E’ vero? » sussurrò. «L’ho sperato così tanto per tutto questo tempo… »
La abbracciò a sua volta e le sollevò il viso per baciarla.
«E’ vero. Ti amo. »
Quando uscì dalla stanza era ancora frastornato e si sentiva le guance insolitamente calde. Doveva essere rosso come un peperone e il fatto che Eri si avvicinasse con quel sorrisetto ironico confermava in pieno la sua ipotesi. Ma invece della battuta sarcastica che si aspettava gli giunse una frase completamente diversa.
«Ehi, Topo, non uscire dall’ingresso principale. Ho chiesto all’infermiera di chiamarti un taxi, ti aspetta nel parcheggio sul retro. »
Sapendo che era stata ricoverata una famosa star, probabilmente l’ingresso era assediato dai giornalisti, pensò Yusaku.
«Grazie, Kisaki-san, sei stata molto gentile. »
«Figurati. Posso fare solo questo, per il resto dovrai vedertela tu. » fu l’enigmatica risposta.
Ne capì il significato quando giunse in vista di casa. La palazzina dove si trovava il suo appartamento era completamente circondata da una folla di persone armate di macchine fotografiche, telecamere e microfoni. A differenza dell’ospedale però casa sua non era dotata di un ingresso sul retro. L’unico modo per raggiungerla era salire la scala che portava alla ringhiera su cui si aprivano le porte degli appartamenti.
«E’ il colmo! A tutto c’è un limite! » si disse Yusaku scendendo dal taxi e avviandosi risolutamente verso la palazzina.
Tutto filò liscio fino quasi alla scala. Evidentemente quei giornalisti erano rimasti lì tutto il giorno e la loro attenzione era progressivamente calata. Ora, con la sola scarsa illuminazione di un lampione stradale, non lo notarono finché uno di loro non si voltò accidentalmente ed esclamò: «Ehi, sta rientrando qualcuno! »
«E’ Kudo-san, lo scrittore detective! » gridò un secondo.
Un attimo dopo si trovò circondato da una folla che tendeva verso di lui una decina di microfoni. Yusaku sospirò. Gli era già capitato di avere a che fare con dei giornalisti dopo un paio di collaborazioni con la polizia, ma appostarsi sotto casa sua gli sembrava esagerato. Specialmente ora che aveva solo voglia di farsi una sana dormita.
«Il caso non è ancora stato archiviato quindi non posso rilasciare dichiarazioni. » disse prevenendo ogni domanda.
«Caso? Quale caso? » obiettò una donna vestita di rosa shocking lasciandolo senza parole. «Ah, allude all’omicidio. »
«Veramente non c’è stato nessun omicidio. Sakaguchi-san sta bene e… »
«Quali sono le condizioni di Fujimine-san? » lo interruppe un uomo con un’improponibile cravatta a pallini. «Sarà rimasta shockata. E’ stato con lei fin adesso? Come sta? »
«Bhè… bene… ma… »
«Da quanto dura questa storia? Cosa farete ora? »
«Da quanto dura? Bhè… la sorella di… »
Yusaku era sempre più confuso. Che razza di domande erano quelle? Di solito gli chiedevano particolari sull’indagine o sul colpevole. Questi invece sembravano addirittura ignorare i fatti.
Improvvisamente lo schianto di una porta che sbatteva li fece voltare tutti e un giovane infuriato si affacciò al ballatoio.
«State di nuovo facendo casino di notte! » strillò. «Kudo! Non appena ne avrò l’autorità ti arresterò per disturbo della quiete pubblica! »
«Nakamori-kun… »
Yusaku approfittò della momentanea distrazione per defilarsi facendo i gradini a due a due. Raggiunse il proprio appartamento con un balzo, armeggiò per un attimo con la serratura e finalmente riuscì ad entrare chiudendosi la porta alle spalle con un sospiro esausto.
«Yusakun! »
Alzò gli occhi e si trovò davanti Agasa con un’espressione sbalordita che subito si mutò in un ampio sorriso.
«Vedo che stai bene! » esclamò il giovane abbracciando l’amico. «Non hai idea di quanto mi sia preoccupato! Tutti quegli scocciatori qui davanti... E’ tutto il giorno che tormentano gli inquilini. Oh, ma chi se ne importa! L’importante è che tu e Fujimine-san stiate bene! »
«Sì… ehm… ahi! Non stringere, Doc, la spalla mi fa male. A proposito, cosa ci fa qui tutta quella gente? Non sembrano i soliti giornalisti. »
«Quindi tu non…? Oh! Oh, oh, oh! »
Con un sorriso che non prometteva niente di buono, si avvicinò al televisore.
«Ho chiesto in prestito il videoregistratore a Nakamori-kun. Abbiamo visto la trasmissione insieme e l’abbiamo registrata. Tutta. »
Il suo sorriso si fece ancora più largo sotto gli occhi di un perplesso Yusaku. Attivò il videoregistratore e…
«Oh, Dio! Ho temuto di perderti! Se non fossi arrivato in tempo, io… Yukiko… ti amo… davvero…»
Yusaku sbiancò e se Agasa non fosse stato lesto a spostare una sedia, sarebbe crollato sul pavimento.
Sullo schermo si stavano susseguendo le immagini del salvataggio di Yukiko e della loro reciproca dichiarazione.
«Questo… questo… » balbettò sentendosi incapace di articolare qualsiasi suono coerente.
Agasa annuì con espressione fintamente grave.
«Diretta nazionale, amico mio. » sentenziò.
Yusaku si sentì gelare. Ecco perché Agasa sghignazzava al telefono la sera prima. Ecco il perché del contegno ironico di Eri, del suo alludere al telegiornale e dei giornalisti davanti all’ospedale. Quei disgraziati della Toho TV, pur di fare audience, avevano registrato e mandato in onda il tentato omicidio, le indagini, il salvataggio e la sua dichiarazione. La sua preziosa dichiarazione. In diretta nazionale! Riuscivano a venirgli in mente solo implicazioni catastrofiche.
Si alzò e fece per afferrare il telefono, ma Agasa lo fermò.
«Se stai per fare quello che immagino, te lo sconsiglio. L’agente Megure ha chiamato poco fa immaginando che saresti tornato e mi ha pregato di riferirti che non solo rinunciano al tuo aiuto nelle indagini ma anche che ti vietano di avvicinarti alla stazione di polizia per almeno un paio di mesi. »
La mano di Yusaku, tesa verso il ricevitore, ricadde lungo il fianco.
«Non posso andare al comando… non potrò farmi vedere nemmeno in università… figuriamoci in ospedale da Yukiko… Dovrò rimanere chiuso in casa… Non uscirò mai più! » Come ricordandosi qualcosa si voltò di scatto verso il coinquilino. «E tu… TU HAI VISTO TUTTO QUESTO CON NAKAMORI-KUN?! »
«Come potevo saperlo? » si giustificò Agasa alzando le mani.
Yusaku si prese la testa tra le mani.
«E’ un guaio! Un guaio! Un guaio! »
La sua disperazione venne interrotta dallo squillo del telefono.
«Casa Agasa, sono Kudo. » rispose Yusaku con una voce che sembrava uscita da una tomba.
«Sono Yukiko. Io… ho visto il telegiornale… »
Yusaku si sentì sprofondare. Ora dieci a uno lo avrebbe scaricato. Invece dall’altra parte del filo echeggiò la risata cristallina della ragazza.
«Mi sono un po’ spaventata, ma va tutto bene. Pensavo fossi preoccupato. Yusaku… stai tranquillo.»
«Preoccupato? Ehm… in effetti… »
Non era arrabbiata. Respirò più liberamente.
«Passerà presto. Yusaku… » Gli sembrava di percepire il suo sorriso. Un sorriso dolce e pieno di calore. «… Ti amo. »

CONTINUA…




NOTICINA DI YUKI
Et voilà, ecco la seconda parte e il famigerato tentato omicidio con relative conseguenze. Spero vi sia piaciuta almeno un po' nonostante l'estrema semplicità del caso... Un ringraziamento particolare a chi ha recensito la prima parte!
Fredryck: grazie, sei davvero gentile, anche se non penso che la mia piccola storia sia una delle più belle. Ad esempio ne sto seguendo una di questa stessa sezione che trovo strutturata e scritta bene al punto da farmi quasi vergognare della semplicità della mia... Comunque sia ti ringrazio tento, mio primo recensore!
tigre: grazie anche a te. L'idea di inserire anche altri personaggi che compaiono nella serie originale come personaggi di contorno nella mia storia mi sembrava carina, giusto per far sapere che già esistevano anche loro e potevano aver avuto a che fare con Yusaku&Yukiko (un po' come Kaito Kid in questa seconda parte... in fondo Agasa dice che il nomignolo gli è stato dato da un giovane scrittore di gialli...)
Akemichan: i tuoi complimenti mi hanno fatto tanto piacere! Lo so che la struttura di base della storia è qualcosa di già visto, infatti non ho mai avuto la pretesa che fosse qualcosa di assolutamente originale, più che altro si è trattato di un esperimento e sono felice che risulti una piacevole lettura! In realtà torvo affascinante la figura dello scrittore con la testa tra le nuvole che tende a perdersi nel suo modo (forse perchè un po' mi rispecchia...), se poi è anche un abile detective tanto meglio, ma non si può essere perfetti in tutto e così se in campo affettivo risulta essere un po' imbranato lo trovo ancora più tenero (un po' come Ellery in "La salma inquieta" ^_^). Con il tuo commento sulla convivenza mi hai colto alla sprovvista, infatti si è trattato di un particolare che avevo stabilito ancora prima di iniziare a leggere gialli e quindi un riferimento del tutto involontario, però hai ragione e l'analogia Yusaku/Ellery e Agasa/ispettore Queen è davvero carina!
Anche per questa volta è tutto! Un bacio e ci sentiamo domenica prossima con l'epilogo!
YUKI-CHAN
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Yuki Delleran