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Autore: dragon_queen    22/01/2012    4 recensioni
Chi della mia generazione non ha sognato di sentirsi un Power Ranger???? Ebbene, ho inventato questa storia perchè in qualche modo ne sono stata sempre stata affascinata.
[Premetto che nelle battaglie ho saltato la parte con il Megazord perchè l'ho sempre trovata troppo noiosa, ma per il resto mi sono mantenuta abbastanza vicina al prototipo di Power Ranger]
Vorrei sapere cosa ne pensate, sono curiosa...Recensite...:)
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La battaglia infuriava violenta al di fuori dei cancelli del sacro regno. I difensori celesti riuscivano ancora a malapena a respingere le orde nemiche, ma le forze cominciavano lentamente ad abbandonarli.

I nemici erano tanti e molto forti, mentre loro erano in considerevole svantaggio numerico. Ad un tratto, dalle fila avversarie, si fece avanti un demone infernale, il capo di quei mostri.

-Datemi ciò che voglio!!- disse, con voce cavernosa.

-Mai!!- rispose il leader dei difensori.

-Se mi cederete ciò che chiedo, ce ne andremo senza uccidervi-

-Se tu entrerai in possesso di quell'oggetto, sarebbe meglio se fossimo morti- e detto ciò il condottiero celeste richiamò a sé le ultime forze rimaste e le scagliò contro il nemico.

Gli altri fecero lo stesso.

Il demone si schiuse in un grido disumano, prima di trovarsi circondato da una sostanza che poi divenne dura come la roccia, imprigionandolo.

Sconfitto il loro capo, le schiere demoniache si ritirarono.

I difensori avevano vinto, ma a causa dell'energia impiegata, di loro non era rimasta che l'essenza.

C'era bisogno di nuovi guerrieri o il sacro regno sarebbe rimasto privo di difese.

 

-Papà, perchè?-

Questa fu la domanda che Alex rivolse a suo padre dopo due ore che non riusciva a rivolgergli parola. Il trasloco era stato improvviso e lei non ne era stata affatto contenta. Eppure avrebbe dovuto esserci abituata, visto che, a causa del suo lavoro, il padre doveva spostarsi di continuo e lei con lui. Forse per una volta si era illusa che i traslochi fossero finiti.

-Alexandra, mi dispiace, ma mi hanno offerto un lavoro al museo di questa città e per di più mi hanno informato del ritrovamento di un antico manufatto che sto cercando da una vita. Scusami piccola, questa è l'ultima volta, te lo prometto-

-Lo hai detto anche due traslochi fa. E non chiamarmi Alexandra, sai che non mi piace- rispose lei, tornando a guardare la strada che correva fuori dal finestrino.

Il padre sospirò, ma non aggiunse altro.

  
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