Wake Me Up
So
you just need to breathe to feel
my heart against yours now
Against yours now
Maybe I'm just in love when you wake me up
La
televisione che aveva sulla scrivania era l’unica fonte di
illuminazione che quella notte, troppo
buia per colpa della luna nuova, faceva
risaltare i muscoli rilassati della schiena del suo compagno, steso
supino sul
letto sfatto. Strani giochi di ombre causati
dall’intermittenza della scritta
del dvd in standby si alternavano ad ogni suo respiro, ad ogni piccolo
spasmo causato
da chissà sogno che lo stava facendo agitare. Avrebbe voluto
prendere una
matita e disegnare ogni angolazione del suo corpo nudo e perfetto, o
scrivere
per tutta la lunghezza della sua longilinea figura i pensieri che in
quel
momento gli attraversavano la testa. Sorrise spostandogli delicatamente
un
ciuffo di capelli dalla fronte corrucciata.
Avrebbe voluto
abbassarsi, muoversi
da quella posizione un po’ scomoda che aveva assunto per
avere la visuale
migliore, e posargli un bacio su una delle scapole che in quel momento
era
messa in evidenza dal modo in cui aveva piegato il braccio sotto il
cuscino.
Era bellissimo, era semplicemente bellissimo e avrebbe voluto dirglielo
ogni
volta che posava lo sguardo su di lui. Era bellissimo quando dormiva e
scalciava se faceva sogni troppo movimentati, quando era sul palco
insieme a
lui e cantava con la sua voce delicata, era stupendo quando lo guardava
con
quegli occhi di un azzurro così chiaro e profondo che lo
facevano morire un po’
ogni volta. La linea morbida della sua mascella, la tonalità
chiara dei suoi
capelli lisci e tremendamente morbidi, la sua voglia di vivere e il
modo pazzo
di dimostrarlo. Era fantastico, pensò sospirando come una
ragazzina.
Con la mano che
non gli reggeva la testa
azzardò una carezza lungo la spina dorsale ancora arrossata
dai baci che aveva
lasciato non poco di qualche ora prima. Lo vide tremare scuotendo
impercettibilmente la testa e rilassare il viso mentre saliva e
scendeva per la
sua schiena con la punta delle dita, ridacchiò
silenziosamente. Amava il modo
in cui, ne era certo, riuscisse a riconoscere la sua presenza, il suo
tocco,
anche mentre dormiva.
Diede
un’ultima occhiata al suo
corpo prima di muoversi il più lentamente possibile,
alzandosi dal letto provando
a non far gracchiare le molle rumorose, e si avvicinò alla
finestra chiusa.
Fuori c’era aria di neve e nuvole troppo chiare per quella
notte aleggiavano su
Londra, non avrebbe dovuto aprire la finestra sapendo che il vento
gelido,
talmente violento da star già facendo piegare gli alberi del
viale su cui si
affacciava la sua casa, ma piano fece ruotare la maniglia fredda e
aprì di poco
un’anta. Respirò profondamente senza preoccuparsi
neanche di coprirsi e l’aria
ghiacciata gli arrivò fin dentro i polmoni togliendogli il
fiato.
Forse
così lui si sarebbe
svegliato, non aveva neanche un lenzuolo a coprirlo, ma almeno non
avrebbe
potuto prendersela con lui.
Si strinse le
braccia attorno al
corpo, sfregando i palmi delle mani costantemente caldi contro i
fianchi e gli
avambracci ma non riuscì minimamente a scardarsi. Solo tra
le braccia di Louis
riusciva a percepire quella sensazione di calore che aveva inutilmente
cercato
di riprodurre in quei secondi e sorrise ancora una volta, troppo
tentato dall’idea
di svegliarlo buttandosi sul letto solo per farsi abbracciare. Scosse
la testa
e si sedette alla sedia imbottita che aveva comprato da poco per la
nuova
scrivania, era rivestita di una strana pelle sintetica che di sicuro
gli
avrebbe fatto sudare la schiena in poco tempo ma era comoda da fare
schifo, e
prese la chitarra di Niall che l’amico gli aveva affidato con
l’intenzione di
insegnargli a suonare. Così la
smetterai
di parlare del tuo insano amore per il tamburello nei nostri video diari,
aveva detto facendolo scoppiare a ridere.
Fino a quel
momento sapeva fare
solo pochi accordi ma gli uscivano particolarmente bene, secondo
l’orecchio
esperto del suo strano mentore, e anche il suo orecchio da musicista
gli diceva
sempre che forse aveva un talento nascosto per quello strumento.
La appoggio
sulla gamba e la
circondò con le braccia posizionando le mani provando a
ricordare quell’ultima
canzone che Harry gli aveva proposto per le sue lezioni. Era del nuovo
cd di
Ed, gli piaceva e la trovava particolarmente facile, erano solo una
manciata di
accordi che si ripetevano per tutta la canzone, e poi, non lo aveva
detto agli
altri, gli faceva pensare al ragazzo steso sul suo letto in quel
momento.
Non parlava di
questa cosa che c’era tra
lui e Louis agli
altri. Sapevano, era certo che ormai tutti, nel bene e nel male,
sapessero cosa
succedeva nelle stanze d’albergo con le mura sottili che gli
propinavano in
giro per l’Inghilterra, anche perché nonostante
avessero discusso sul far
rimanere segreta quella specie di relazione per certo quel pazzo non
era
riuscito a tenere la bocca chiusa, almeno con Harry. Quello di cui non
erano a
conoscenza era l’intenso ammasso di sentimenti repressi che
si teneva dentro
dal primo istante in cui aveva posato le labbra su quelle del suo
compagno.
Aveva provato a
parlare a Liam un
giorno, si era seduto vicino a lui sul divano rosso che avevano nella
vecchia
casa dove vivevano tutti insieme ma poi si era ritrovato a
chiacchierare su
come la trama di Toy Story potesse condizionare la vita di un bambino
dai tre
ai nove anni, incapace
come al solito di
parlare di sentimenti.
I should ink my skin with your name,
iniziava lentamente. La sua voce,
pensò dopo
qualche frase sussurrata, non era adatta a cantare quella canzone.
Louis
sarebbe riuscito a fare di meglio, quello era il suo campo.
Cause
maybe you’re lovable, maybe you’re my snowflake, si
fermò
un poco fissando la figura del ragazzo che sul letto si muoveva e, dopo
qualche
istante, riuscì a intravedere i suoi occhi aperti che lo
guardavano,
meravigliati e assonnati. L’aveva svegliato ma non se ne
dispiaceva, era
contento di cantare per lui in quel momenti, lui soltanto.
And
your eyes turn from green to gray and in the winter i’ll hold
you in
a cold place,
cantò a voce più alta guardando dritto nelle sue
iridi,
scendendo ogni tanto sulle sue labbra che si erano curvate in un
sorriso e che
aveva una voglia matta di baciare. Non era un tipo da serenata, lo
sapevano
tutti, e il vento freddo che gli veniva alle spalle facendo entrare
nella
stanza i primi fiocchi di neve dell’anno lo faceva tremare,
facendogli cedere
la voce ogni due parole.
Louis si
alzò dalla posizione
rilassata che aveva assunto appena sveglio e si sedette con la schiena
appoggiata al muro, e canticchiò con lui sorridendo. Sapeva
lo sforzo enorme
che stava facendo, sapeva cosa c’era dietro quelle parole,
tutti i sentimenti,
tutte le paure e le consapevolezze che potevano arrivare solo in notti
grigie
come quelle.
Non poteva fare
a meno di sentirsi
lo stomaco profondare, rigirarsi e intrecciarsi in mille capriole nel
sentire
la voce profonda che gli cantava quella strana canzone
d’amore.
And you will never know just how
beautiful you are to me,
dissero
contemporaneamente. Con ancora la
chitarra sulle gambe ma senza suonare il
più piccolo lo ripetè un paio di volte sentendo
gli occhi inumidirsi un po’. Non
aveva mai pianto davanti a lui, se si escludeva lo sfogo dopo la morte
di suo
nonno, e ora non voleva far altro che abbandonare
quell’ingombrante pezzo di
legno da qualche parte e buttarsi tra le sue braccia per piangere tutte
le
lacrime di frustrazione che sentiva in corpo.
Erano ancora
entrambi nudi, con la
neve che li faceva tremare e i sentimenti che li scuotevano nel
profondo, con
gli sguardi incatenati e ancora l’odore di tutto
l’amore che avevano consumato
quella sera nelle narici. Se si concentrava sentiva ancora la
consistenza dei
suoi fianchi sotto le dita e il sapore aspro del sudore tra i denti.
Si
alzò facendo cadere la chitarra
con un tonfo, senza degnargli di uno sguardo mentre l’altro
lo fissava.
Percepiva il respiro dell’altro che si condensava in
nuvolette davanti al suo
viso e la velocità con cui i suoi occhi si scurivano dalla
passione. Conosceva
a memoria ogni reazione del corpo di Louis ai suoi gesti, ma quando si
sedette
davanti a lui, gattonando fino a trovarsi sopra il suo corpo senza
realmente
toccarlo, rimase sconvolto da quello che lesse nel suo sguardo.
Maybe
I'm just in love when you wake me up, la prima
cosa che pensò quando sentì quelle parole uscire
piano dalle sue labbra fu che
aveva ragione, cantata da lui quella canzone diventava mille volte
più bella e
musicale, come se fosse stata creata per essere cantata da quella voce.
Poi
ragionò e sentì le gambe cedere. Gli stava
dicendo che lo amava?
Loro facevano
sesso, avevano
iniziato subito dopo finito X Factor, quando si erano trovati ubriachi
a nella
sua casa a Bradford per una festa organizzata dai suoi vecchi amici. La
mattina
dopo ne avevano riso su come se non avesse importanza, eravamo
ubriachi, ho sempre
voluto sperimentare, amici come
prima.
Poi ci erano ricascati da sobri, una, due, dieci volte fino a farla
diventare
un abitudine. E non avevano mai parlato di sentimenti perché
allora Louis stava
ancora con Eleonor e non poteva mica essere geloso nonostante una volta
avesse
rotto un cavolo di vaso e quella bella cornice che gli aveva regalato
sua madre
mentre lo vedeva uscire con lei. Anche perché tornato dal
cinema lo avevano
fatto tre volte e quello gli bastava.
Aveva paura a
parlare di sentimenti.
Sapeva che c’erano, che forse c’erano sempre stati,
ma non poteva, non ci
riusciva. E naturalmente come era in sua natura era stato Louis a
rompere il
ghiaccio.
«Io ti
amo, Zayn.»
Prese il suo
viso tra le mani
ingoiando tutti i ragionamenti che si stavano intavolando nel suo
cervello e lo
baciò. Lo baciò come non aveva mai baciato
nessuno, come se ne andasse della
sua vita, come se volesse rubargli tutto l’ossigeno che aveva
in corpo e
donargli il proprio, come se le sue labbra fossero l’unico
antidoto a un
potente veleno che lo stava uccidendo velocemente, come se non ci
sarebbe stato
domani e tutto quello che voleva era morire sulle sue splendide morbide
labbra.
Lo stava baciando sentendo distintamente ogni movimento della sua
lingua sul
palato e contro i denti che mordevano e accarezzavano. Avrebbe voluto
restare
così per sempre, stretto contro il suo corpo assurdamente
caldo. Si allontanò
solo di qualche millimetro, parlando praticamente incollato al suo viso
e
muovendo le labbra contro le sue.
«Ti
amo così fottutamente tanto,
cazzo.»
Louis rise
circondandolo con le
braccia sospirando poco quando, facendoselo più vicino
sentì i loro corpi
strusciarsi uno contro l’altro. Ma non avrebbero fatto di
nuovo l’amore quella
sera -perché era di quello che si
trattava, di amore, non sesso, pensò tirando un
sospiro di sollievo a
quella consapevolezza-, c’era la neve e tutto era
così candido e fermo che
volevano restare semplicemente a guardarsi e dirsi ti
amo e baciarsi ignorando gli accenni di erezione che ogni
carezza
gli procurava.
Maybe I'm just in love when you wake
me up,
sussurrò al suo orecchio.
Maybe I'm just in love when you wake
me up.
Fine.
Ritornare nel
fandom delle
Directioner è sempre un piccolo trauma per me. Ultimamente
vedo Zouis ovunque
quindi dovevo scrivere qualcosa, poi la canzone che
da il titolo a
questa specie di storia mi ha rapito il cuore in questi giorni e la
trovavo
abbastanza adatta (è di Ed Sheeran e la trovate qua).
La prima volta che l’ho
sentita ho pensato a loro due e quindi, beh, questo è il
pasticcio che ne è
uscito. Zayn fuori carattere? Louis? Gli One Direction non mi
appartengono –e buon
per loro perché se no me li terrei sul comodino a fargli
fare porcate tra di
loro tutto il giorno- e questa storia naturalmente è stata
scritta senza scopo
di lucro. L’unica cosa che spero di aver ricavato
è stato un sorriso da parte
vostra.
Fatemi
sapere che ne pensate, Nana.