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Autore: Lies_Of_My_Mind    22/01/2012    0 recensioni
“Sign…signor Gold! Cosa ci fa lei qui?” dopo tutto quello era un suo incubo, seppur tremendamente reale, come faceva lui a trovarsici dentro?
Prese a camminarle intorno come un lupo affamato, strano come quella notte tutto paresse aver una natura lupesca, perfino lo stridio dei rami sembra un ringhio perpetuo di un lupo affamato.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.B: Premetto subito che questa storia tratta per un piccolo pezzo un argomento del 9° episodio della serie, poichè già uscito in lingua inglese,

perciò chi non volesse avere un piccolo spoiler, non particolarmente importante, è meglio che non la legga. 

Lies


 

 

 

 

 

 

 

All that glisters is not GOLD

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

I passi risuonano sulle pietre del sentiero.

Tic, tac, tic, tac…

Quello stupido strascico le impediva qualsivoglia movimento e l’unica cosa che riusciva a fare era mettere un piede dietro l’altro in una camminata rigida ed altamente scomoda.

Certo doveva ammettere che quello era forse il vestito più bello che avesse mai visto, certo è, però, che doveva anche ammettere di non averlo mai visto prima di allora, tanto meno indossato.

Era estremamente lungo e pesante, non abbastanza però da contrastare il vento gelido di quella notte, tanto gelido da incresparle la pelle rendendola sensibile e ruvida. Il raso le accarezzava il petto ed i fianchi in una cascata rosso profondo che le scaldava le carni, mentre il pizzo più pregiato che avesse mai visto le frusciava tra le gambe impedendole i movimenti.

Tic, tac, tic, tac…

Possibile che in quel bosco non vi fosse anima viva? Certamente a quell’ora in molti stavano dormendo ma avrebbe dovuto incontrarla almeno una casa dopo quasi un ora di cammino, dopo tutto non si era allontanata poi molto da Storybrook quella sera.

A proposito, perché si era diretta fino al bosco, non ne ricordava il motivo, affatto. A dire il vero non ricordava nulla di ciò che era successo prima di ritrovarsi su quel sentiero, con quel ridicolo vestito.

Si passò una mano fra i capelli, che riconobbe essere più soffici di quanto ricordasse, più corti e… e rossi. Lei non aveva mai avuto capelli rossi, no, mai! Eppure sembrava che in quel bosco tutto di lei fosse cambiato, perfino la pelle le parve più lattea e morbida.

Le fronde degli alberi a mano a mano divenivano sempre più tetre e iniziavano ad assomigliare sempre più a dita scheletriche, protese come per afferrare i passanti.

Da piccola, ricordava, le erano sempre piaciuti i boschi, quelli dove non ci troveresti nulla di strano se vedessi Cappuccetto Rosso passarti di fianco, però d’altra parte li aveva sempre un po’ temuti, tanto misteriosi e malvagi quanto invitanti e magici, che le ispiravano quel sentimento di curiosità e paura che sempre aveva contraddistinto i suoi ricordi di bambina.

Però non era più una bambina e seppur provasse ancora un leggero strascico di timore, procedeva con passo deciso, sicura che prima o poi avrebbe trovato una strada passante lì vicino, o una casa magari.

Il vento iniziava a soffiare più forte e una leggera foschia abbracciava i tronchi e le rocce, tutto taceva e neppure l’acqua del ruscello, di lì poco distante, trovava il coraggio per scrosciare e riversarsi rumorosa.

Il respirò le iniziò ad affannare, a farsi pesante per la stanchezza, e tutto iniziava a farsi meno chiaro, più confuso e senza senso. Tante domande le frullavano per la testa: come ci era arrivata fin lì? Dov’era? Sarebbe riuscita a tornare a casa?

Un ululato acuto e piuttosto vicino le raggelò il sangue. Cosa fare dunque? Prese a guardarsi attorno, a girarsi di scatto ad ogni rumore, a respirare ancora più pesantemente ed a tastarsi la fronte fredda, eppur gronda di sudore.

Prese a correre, più veloce che riusciva, strappando i lembi della veste che le costringeva le gambe, la corsa la privò di qualsiasi forza tanto che prese ad arrancare più  che a correre. Continuava a girarsi ed a tremare, il vestito ormai del tutto distrutto le pesava ed impicciava, le scarpe erano state perse chissà dove ed ora i piedi si graffiavano coi sassi.

Le ginocchia le si graffiarono a sangue quando inciampò su un legno. Ritrovatasi a terra prese a ravviarsi i capelli convulsamente, riempiendoli di terra, i suoi bellissimi capelli stranamente boccolosi e ramati, persero ogni splendore e si decorarono di felci e terriccio quasi come una corona fatata.

Lo splendore della luna, che riuscì per pochi secondi a fendere la nebbia, le rischiarò il cammino, permettendole di trascinarsi lentamente fino ad un piccolo rovo sotto il quale l’erba era riuscita a crescere alta e soffice.

Si lasciò cadere fra la rugiada per riprendere un poco il fiato che fino ad allora le era mancato. Le lacrime iniziarono a scorrere sulle guance, copiose e fredde come quella notte di luna piena.

Stava giusto massaggiandosi un poco i piedi che ormai non sentiva più quando del fumo proveniente da un camino le si presentò chiaro di fronte a sé.

Una gioia infinita le riempì il cuore, e prese ad alzarsi, facendo leva sui palmi sanguinanti delle mani.

Una volta di nuovo in posizione retta, prese ad avanzare a piccoli passi, non sentendo dolore tanta era la felicità.

Mano a mano la casa iniziava ad intravedersi, sempre più limpida. Vedeva i vetri, il tetto, la porta ed il comignolo che l’aveva guidata.

Solo quando fu sul punto di attraversare il piccolo giardino che ne adornava l’entrata sentì una voce gracchiante, acuta e terribilmente spettrale.

“Sugo… o burro?!” la frase le parve terribilmente familiare e fece una balzo indietro guardando meglio quella casa che ancora non aveva osservato davvero.

Tutto era di marzapane, zucchero, cioccolato, caramelle e quant’altro, era una casa meravigliosa eppure sembrava gridare “scappa!” più della voce all’interno.

Prese così ad allontanarsi, sempre di più, tornando nel buio più assoluto, sentendosi un lupo, che nascosto fra le felci, osserva il cacciatore.

Diede le spalle a quella terrificante casa di marzapane giusto in tempo perché un ricordo le passasse nella mente.

 

Con Gretel iniziò a vagare per la foresta, mentre scendeva la notte. Ad un certo punto giunsero in una radura dove c’era una casa tutta costruita di marzapane, dolci, biscotti e cioccolato. Hansel e Gretel avevano fame e si precipitarono a mangiarla. Ad un tratto uscì una vecchietta, che disse loro: “Ma non rimanete fuori, bambini! Entrate, entrate!”

Hansel e Gretel non se lo fecero ripetere: la vecchina sembrava gentile, offrì loro un pranzo succulento e un letto dove dormire. Ma il mattino dopo rivelò la sua vera natura…

 

Ma certo! La favola di Hansel e Gretel! Come aveva fatto a non pensarci? Certo era strano, ma era quasi del tutto sicura che si trattasse proprio di quella! Ma come poteva essere? Riprese a camminare veloce, per potersi allontanare il più possibile da quella stregoneria di casa.

Riprese a camminare, zoppicando e fermandosi ogni qual volta le fitte ai piedi si rendevano insostenibili. Cercò sempre di camminare sull’erba morbida piuttosto che sul sentiero pieno di sassi e terra che le penetravano nella carne infliggendole un dolore terribile.

Mentre camminava sentì un delizioso rumore d’acqua corrente. Continuò il suo cammino cercando la fonte di quello stupendo scroscio finchè un ruscello non le comparve davanti.

Si sedette sulla sponda per poi lasciar scivolare i piedi e le caviglie nell’acqua fredda, lasciando che tutta la terra le venisse sciacquata via. Stesse in quella posizione per diverso tempo, godendosi la sensazione di freschezza sulle ferite, fino a quando nell’acqua non comparve un bagliore, o meglio, il riflesso di un bagliore.

Alzò di scatto la testa per localizzarne la provenienza. Eccolo lì il lume, dritto di fronte a lei. Si alzò lentamente cercando di scorgere il più chiaramente possibile quella palla di luce.

Prese ad incamminarsi in quella direzione, ma questa volta senza avvicinarsi troppo, sicura di esser ben nascosta dal fitto buio e foschia.

I tronchi si rivelarono estremamente utili sia come sostegno, la stanchezza si stava impossessando di lei forse più del dolore alle gambe e alle mani, e sia come nascondiglio quando le sembrava che il lume voltasse nella sua direzione.

Quando si trovò a qualche metro di distanza, si inginocchiò continuando il percorso a carponi, lasciandosi scivolare sull’erba umida.

Un mugolio spaventato scappò dalle sue labbra quando vide che il lume non era altro che una lanterna, una lanterna fluttuante, come se qualcuno la stesse tenendo alta di fronte a sé, ma quel qualcuno non vi era affatto.

Si rimise in piedi e si avvicinò furtivamente, osservando come quell’affare potesse starsene bloccato in aria senza alcun sostegno.

Iniziò a scuotere la testa freneticamente, farfugliando “no” alla rinfusa e iniziando tremare forte, chiedendosi quando quell’incubo sarebbe finito.

“Non è tutto oro quel che luccica, mia cara Ruby” una vocetta acuta, ma roca, quasi infantile e canzonatoria le arrivò alle spalle.

“Oh, magari, nel nostro caso non è nemmeno tanto errato, non trova?” girandosi si ritrovò davanti l’ultimo essere sulla terra che avrebbe voluto ritrovarsi davanti in quel momento.

Eppure in quel frangente avrebbe voluto aggrapparsi ai stupidi pantaloni sempre ben stirati, chiedendo e supplicandolo di riportarla a casa.

“Sign…signor Gold! Cosa ci fa lei qui?” dopo tutto quello era un suo incubo, seppur tremendamente reale, come faceva lui a trovarsici dentro?

Prese a camminarle intorno come un lupo affamato, strano come quella notte tutto paresse aver una natura lupesca, perfino lo stridio dei rami sembra un ringhio perpetuo di un lupo affamato.

“Cara Ruby, è strano come continui il suo instancabile tentativo di fuggirmi! Per salvare sua nonna è inevitabile che lei stringa un patto con me!”

“Non trovo che discuterne adesso sia… ecco, non trovo che sia il momento! Sto gelando e sono caduta e ricaduta e voglio andarmene a casa e lasciare che quest’incubo finisca e io possa tornare alla realtà!”

Lo vide ridacchiare e portarlesi più vicino e più vicino ancora appoggiandosi a quel bastone da cui mai si separava.

“Un incubo, dice? No, no mia cara, nessun’incubo! Siete solo tornata nel vostro mondo, nulla di diverso da quello che doveva succedere, ma vostra nonna soffre ancora molto, dovreste stringere un patto con me. Non sia mai che a una povera vecchina come lei faccia visita il lupo cattivo!”

“Lupo? Cosa centrano i lupi adesso! Mi spiace signor Gold, ma questo è solo un incubo e io ho intenzione di svegliarmi al più presto!”
“Non sei certo diversa dagli altri, dovevo immaginarlo. Bè mia cara, ben svegliata! Benvenuta nella vera Storybrook!”
“Nella vera Storybrook?! Ma che diavolo significa! Basta, signor Gold, mi dica come tornare a casa immediatamente!”

Ci fu un momento di silenzio nel quale il signor Gold spalancò le braccia indicando tutto attorno a loro in una risposta più che esplicita.

Tutto ciò non aveva senso! Lei doveva tornare a casa al più presto, sua nonna stava male, aveva bisogno di cure e di certo lei non l’avrebbe lasciata sola un momento di più, si sarebbe fatta indicare la strada di casa costasse quel che costasse!

“Cerchi di comprendere la mia situazione, la prego! Devo tornare al più presto, sa perfettamente in che condizioni si trova mia nonna, la scongiuro!”

“Ruby, la casa di sua nonna non si trova che a qualche passo da qua… non ricorda?”
“Impossibile, sa perfettamente dove si trova il nostro albergo, e di certo non è in questo dannatissimo bosco!”

“Oh, certo che siete proprio testarda!” si fermò di colpo, iniziando a guardarsi attorno quasi sondando ogni spazio buio con quello sguardo intenso ed indagatorio, annusando perfino l’aria frizzantina.

Un sorriso gli spuntò sul viso, storpiando quelle labbra sottili in una smorfia di piacere perverso e terrificante.

“Oh, oh…” sussurrò.

“Cosa “oh,oh”?!”

“Qualcuno non si sta sentendo a suo agio in questo momento! Credo che un lupo abbia appena varcato una soglia a lei molto a cuore, Ruby!” alzò un sopracciglio guardandola istigatore.

“Mia nonna?! Sta succedendo qualcosa a mia nonna signor Gold?!” urlò quasi, prendendolo per i lembi della sua giacca stirata perfettamente.

“Temo di sì, Ruby! Temo di sì…”

Il bosco iniziò a girarle attorno velocemente, le sembrò che il terreno le si spalancasse sotto i piedi e quasi le gambe le cedettero. Sua nonna, la sua cara nonna era in pericolo e lei non poteva farci nulla! Si aggrappò ancora più forte al signor Gold scuotendolo violentemente.

“La prego mi aiuti! Cosa devo fare?! La prego!”

Lui le rise in faccia e le si accostò all’orecchio.

Prima che tutto divenisse buio lo sentì solo sussurrare: “Ma è semplicissimo! Fai un patto con me, Cappuccetto Rosso…” 

  
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