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Autore: Vagabonda    22/01/2012    1 recensioni
Solo, forse, qualche volta sbircerei verso di te, e senza farmi vedere, ti osserverei guardare il mondo, incantarti e riprenderti. Poi tu ti volteresti e magari, solo magari, mi sorrideresti, e il mio cuore si scioglierebbe. Ma non ti farei capire niente di tutto ciò, mi terrei tutto dentro come faccio sempre con te, con gli altri. Terrei la felicità e il dolore, li farei mischiare e coprirei tutto con un sorriso.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leggins di lana, calze alte, stivali con pelo, canottiera, maglietta, maglione, giacca, sciarpa e guanti. Infilo il cappello a forma di orso sui capelli, che lascio sciolti in morbidi ricci. Bardata così, dubito che avrò freddo.
Afferro il burrocacao, il cellulare e il portasigarette e li ficco nella tasca sinistra. Nella destra metto l’I-pod. Infilo la cuffia destra nell’orecchio, la sinistra nella grossa sciarpa di lana. Apro il cancello, prendo la bici e la inforco. Sono pronta.
Controllo l’ora: le 15.21. Vediamo cosa sai fare, ragazza, mi dico. Pronti, partenza, via!
Comincio a pedalare mentre la prima canzone parte sparata a tutto volume nella mia testa. Ma, anche con il vento nei capelli e l’ebbrezza della velocità, quell’inquietudine non mi abbandona.
Arrivo alla fine del Borgo e proseguo finchè non incontro la pista ciclabile. La imbocco e mi rilasso sul sellino: posso smettere di insultare ogni macchina che mi sfiora, finalmente.
Tenendo il manubrio con la mano destra, estraggo il cellulare dalla tasca. Ho impiegato dodici minuti per arrivare lì. Non male. Non c’è l’icona dei messaggi, niente dunque. Nemmeno un suo messaggio.
Ieri sera l’ho visto. La serata stava andando bene, ero con i miei amici e avevo bevuto, quando è comparso lui. Fin dal pomeriggio sentivo che l’avrei visto, e ovviamente avevo ragione.
Ma come fai a farmi quell’effetto, ogni volta che ti vedo? A farmi balzare il cuore in gola, a riempire i miei occhi di lacrime? A farmi sentire triste e felice, in una volta sola?
Mi giro a guardare i campi. Le spighe sono cresciute, dorate e alte. Quando siamo venuti insieme, i campi erano brulli, spogli.
Mi manchi. Vorrei poter percorrere ancora una volta questa strada insieme a te, senza nessun problema, senza che l’imbarazzo ci divida. Vorrei scherzare con te come facevamo due anni fa, vorrei spingerti e toccarti e insultarti e sorriderti. Mi comporterei da amica, perché tua amica sono. Solo, forse, qualche volta sbircerei verso di te, e senza farmi vedere, ti osserverei guardare il mondo, incantarti e riprenderti. Poi tu ti volteresti e magari, solo magari, mi sorrideresti, e il mio cuore si scioglierebbe. Ma non ti farei capire niente di tutto ciò, mi terrei tutto dentro come faccio sempre con te, con gli altri. Terrei la felicità e il dolore, li farei mischiare e coprirei tutto con un sorriso.
Non è la prima volta che ripercorro questa pista senza di te. Ma questo pomeriggio è diverso, oggi mi manchi come non mai, eppure non sono triste. Ho capito che mi vuoi bene, anche se quel bene non mi basterà mai. Per quanto tempo potrà passare, il mio cuore fremerà sempre vedendoti, fremerà d’amore anche se sarò tua amica.
Sono ormai arrivata alla fine del paesino. Giro a destra e torno sulla strada, ma per pochi metri. Un’altra pista mi attende, più corta e senza più i campi ad accompagnarmi. Mi concedo un momento senza pensare, solo io e la mia musica. Attraverso l’ennesima frazione di paese e sbuco sulla strada principale. Pochi metri e sono di nuovo in Borgo. Pedalo ancora e mi fermo quando arrivo al Ponticello.
Scendo e poggio la bici a un palo. Mi tolgo il cappello e lo poggio sul sellino, scuotendo la testa e liberando i miei riccioli. Se potessi guardarmi allo specchio, so che vedrei le mie guancie rosse e gli occhi lucidi. Respiro profondamente e chiudo gli occhi. Controllo l’ora: 16.03. Quarantadue, ininterrotti minuti in bici. Non sono tanti, ma a me ne sembrano passati ancora meno.
Tiro fuori dalla tasca il portasigarette e me ne accendo una. Per quel Ponticello non passa mai nessuno, non c’è pericolo che mia madre mi veda, anche se sono a pochi minuti da casa.
Mi guardo intorno. Anche qui sono stata con te, anche questo posto è carico di ricordi. Ogni luogo sa di te, ogni mia azione è subordinata a te. Passo il burrocacao sulle labbra, è lo stesso di quella volta, quando te l’ho offerto e tu hai rifiutato ridendo. Sorrido, l’immagine della tua risata basta a scaldarmi il cuore.
Finita la sigaretta tornerò a casa e farò finta di studiare Cicerone. Probabilmente dormirò, o forse scriverò. Mi è venuta una bella idea, devo acchiapparla prima che mi sfugga.
Ripenso a quei campi pieni di spighe alte e dorate, quei campi così vuoti quando li guardavamo insieme. Forse quelle spighe sono i frutti del mio amore, forse sono cresciute là mentre il mio cuore è rimasto arido.
Decido che devi vedere quelle spighe. Sono troppo belle perché tu te le perda. E forse, mentre tu le starai guardando, anzi, sicuramente, io guarderò te, e i tuoi occhi riempirsi di quel colore dorato.






Il mio pomeriggio in questa soleggiata domenica di fine Gennaio.
Penso che andare in bici sia il modo migliore per distendere i nervi. Solo che…avrei preferito che con me non ci fossero solo quelle belle spighe :P
   
 
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