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Autore: Dony_chan    22/01/2012    13 recensioni
La storia è ambientata dieci anni dopo rispetto agli avvenimenti attuali.I vari prototipi dell'APTX4869 non hanno avuto riscontri positivi, anzi: gli anticopri di Shinichi Kudo sono addirittura diventati immuni al farmaco sperimentale. Cosa ne sarà dei nostri protagonisti?
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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What If..?
8.

 

Un leggero venticello piacevole danza assieme ai miei capelli, mentre fa arrossare la punta del mio naso e accarezza dolcemente le mie gote, non pienamente riparate dalla sciarpa di lana che mi ha regalato Sonoko il Natale scorso.
Nascondendo un grande sorriso, salgo in fretta le scale che portano al mio vecchio appartamento e faccio una mezza piroetta su me stessa, per poi rimanere in attesa del suo arrivo.
Mi sento proprio come una ragazzina.
Mi sento dieci anni di meno.
Incrocio le braccia al petto, mentre lo guardo risalire stancamente le scale, con la sua solita flemma da pigrone. Soffoca uno sbadiglio, gli occhi che diventano subito lucidi.
E poi si ferma un paio di gradini prima, alzando finalmente lo sguardo su di me, e i ricordi della notte appena trascorsa non tardano a rinfrescare la mia mente.
Non sento il cuore pesante, non mi sento sporca, non mi sento colpevole.
Se potessi toccare il cielo, un dito solo non mi basterebbe. Ci farei sprofondare l’intera mano, e il braccio, e lo stringerei forte al mio petto, ringraziandolo per avermi aspettata. Alla fine, ci sono arrivata.
Al cielo... e a lui.
La mano che teneva nella tasca dei pantaloni scivola fuori con rapidità e, dopo aver controllato verso la porta per avere il via libera, intreccia le sue dita con le mie.
“Mi sono dimenticato” sussurra con voce roca e con le guancie lievemente arrossate.
Arrossate per il freddo o per la trepidazione? Vorrei terribilmente saperlo. Vorrei sapere tutto ciò che sta pensando.
Vorrei sapere se, tra le mille cose che affollano la sua mente, c’è posto anche per me. E per la nostra notte.
“Cosa?” domando con una risatina: la sua faccia ora è davvero arrossita, ma lui cerca di non dare peso alla faccenda.
“Buongiorno” mi dice, posando poi le sue delicate labbra sulle mie.
Trattengo il respiro, anche se è stato solo un breve e fugace contatto. Sento il mio stomaco sussultare e il mio cuore allargarsi.
Questa notte non ho risposto al suo ‘ti amo’. Semplicemente per un motivo: quando glielo dirò, voglio che sappia che lo sto dicendo a Shinichi.
“È... è meglio che vada. Kogoro forse sta ancora dormendo, forse non si è accorto della mia assenza” mi dice lasciando la presa sulla mia mano e dirigendosi verso la porta di casa.
Fa girare le chiavi, mentre sento dentro di me che è giunto il momento.
Stringo forte i pugni lungo i miei fianchi e punto lo sguardo sulla sua nuca, alla quale spero si sostituiscano presto i suoi occhi.
“Io... io lo so” dico lentamente.
Lui non mi ha nemmeno sentita.
“Lo so. So tutto” ripeto, posandogli una mano sulla spalla.
Passano alcuni secondi di inatteso e freddo silenzio. Ripeto ancora una volta quella frase che mai avrei pensato di rivelargli, e sento subito la sua rigidità diffondersi per tutto il corpo, lo stesso corpo che stanotte ho amato con tutta me stessa.
La porta è schiusa, ma non entra.
La mano sulla maniglia diventa un tutt’uno con il metallo.
Trema leggermente sotto la mia mano, ed io lo stringo in un abbraccio, incrociando le mani al suo petto. Poggio la testa sulla sua schiena forte e non trattengo un sorriso.
“Vorrei... solo... sapere una cosa” dico a bassa voce, ma so che mi può sentire.
Non mi importa sapere come, dove e quando esattamente è successo quello che è successo. Non mi interessa. Non mi è rilevante. Perché dovrebbe esserlo? Io voglio solo sapere il perché mi ha tenuta all’oscuro. Il perché non ha saputo confidarsi con me: la sua migliore amica.
 
E forse, anche qualcosa di più...
 
Lui annuisce.
Ha capito. Ha capito di cosa sto parlando.
Non ci saranno giri di parole. Non ci saranno lunghi e controversi discorsi. Non ci saranno più bugie. Mai più.
La verità.
Solo la verità.
“Perché?”* domando con voce rotta, anche se dai miei occhi non esce nessuna lacrima. Basta lacrime, ora ci deve essere solo felicità.
“Ran...” sussurra, per poi staccarsi velocemente da me. Per riprendermi tra le sue braccia. Mi stringe così forte, che solo adesso mi rendo realmente conto di tutto quello che ha provato. Che sta ancora provando. E che forse, proverà per sempre.
Sento la sua rabbia, la sua frustrazione, il suo dolore lancinante e logorante. Sento la sua anima dilaniata e fatta a pezzi. Sento la sua vera adolescenza rubata, la giovinezza razziata. Sento la sua sconfitta.
Ma sento anche la sua pace, la sua risolutezza, e la sua infinita voglia di vivere.
Sento il suo amore.
Ricambio la sua stretta, mentre lui scivola sempre più in basso. Cadiamo in ginocchio, il suo capo poggiato sul mio petto.
Ora sono io la sua ancora. Sono io la sua roccia stabile sulla quale saprà di potersi poggiare.
Prendo il suo viso tra le mani e lo bacio dolcemente sulla bocca. Avverto le sue labbra piegarsi in un piccolo sorriso.
“Perché ti amo” mi risponde alla fine.
Ed è ciò che mi basta.
 
 
Tamburello le dita sul volante, ferma in colonna.
Accidenti, questa non ci voleva. Sonoko potrebbe già essere uscita di casa e io sono bloccata qui.
Stamattina, appena sveglia – bè, in realtà non proprio appena sveglia –  ho deciso che la nostra arrabbiatura è durata già troppo tempo, e così mi sono decisa ad andare a fare pace a casa sua, senza dirle niente.
Abbasso il finestrino e mi sporgo per cercare di vedere qualcosa, ma l’unica vista davanti a me è una lunga fila di auto ferme.
Sto per riabbassare il finestrino, quando vedo nella mia stessa posizione e ferma in colonna, ma dalla parte opposta, Sonoko.
Non ci posso credere!
La mia amica sta cercando freneticamente qualcosa dentro la borsa, con aria scocciata, i capelli leggermente arruffati e senza la minima traccia di trucco.
“Ehi!” la chiamo, sperando che non abbia la radio accesa. “Sonoko!”.
La mia amica non mi sente e allora decido di accartocciare un foglietto bianco di carta che ho nella borsa e lanciarglielo sul parabrezza.
Riesco a fare centro e la mia amica, adirata, si volta alla ricerca dell’idiota dello scherzo.
Peccato che sia io l’idiota...
E se la faccio arrabbiare ancora di più?
Ormai il danno è fatto. La saluto con la mano, sorridendo nervosa.
La sua espressione passa da furiosa a cucciolo bastonato. Abbassa il finestrino e cerca di sporgersi nonostante la cintura di sicurezza le impedisca ogni movimento.
“Ran!” esclama singhiozzante. “Accosta!”.
La guardo interrogativa. Possibile che non si sia accorta che sono bloccata in colonna anch’io?
“Ma Sonoko...” provo a spiegarle, ma lei mi piange sopra. “Oh, Ran, stavo proprio venendo da te! Sono stufa di essere arrabbiata! Makoto ha perfino detto che sono insopportabile quando litigo con te!”.
I suoi occhi lacrimanti mi smuovono tenerezza e le sorrido. “Stavo pensando la stessa identica cosa” dico, mentre lei tira su con il naso.
Per assurdo, la grande donna di mondo Sonoko Suzuki sa tornare una bambina di cinque anni quando le vengono a mancare gli affetti più cari. Quando Makoto era partito per Los Angeles, quest’estate, è rimasta a dormire da me per due notti, perché si sentiva sola.
Sonoko si slaccia velocemente la cintura ed esce agile dalla macchina, raggiungendomi con la borsa tracolla che le trotterella su un fianco.
“Sonoko, ma che fai?!” esclamo, quando si accinge a scavalcare lo spartitraffico.  Con qualche difficoltà riesce a raggiungere il mio lato della strada e si fionda dentro dal finestrino, abbracciandomi alla bell’e meglio.
“Oh, Ran, promettimi che non litigheremo più per quel rompi palle di Kudo!” singhiozza sulla mia spalla.
Le do qualche colpetto consolatorio, sentendomi gli sguardi di tutti addosso. “Emh, va bene, Sonoko, va bene. Ora calmati, però, eh?”.
Sonoko si allunga e riesce a prendere un fazzoletto dal pacchetto che è sul cruscotto e si soffia rumorosamente il naso, mentre partono una serie di clacson furiosi in direzione del suo fuoristrada fermo.
Il traffico dall’altra parte della strada si è sbloccato, ma la macchina di Sonoko impedisce di proseguire. La mia amica si volta furiosa verso l’uomo in carne che sta dietro al suo fuoristrada e lo guarda minacciosa.
“Ehi, dolcezza, non possiamo aspettare i tuoi comodi!” le sta urlando dietro in modo brusco.
Gli occhi di Sonoko si riducono a fessura. “Vedi di fare meno il prepotente con me, nonnetto! La mia amica, qui, è una campionessa di Karate, quindi gira al largo!” lo minaccia, indicandomi.
Sorrido di circostanza all’uomo, che sembra intimidito più dal tono di Sonoko che dalla minaccia del picchiarlo.
“Pensavo fossi decisa a non venire nemmeno alla festa!” continua Sonoko, tornando a dare le spalle all’uomo, facendomi sobbalzare.
 
La festa? No, non mi dire che...
 
“È stasera? Ègià stasera?” chiedo, ignorando a mia volta le suonate di clacson contro la mia amica. Come ho fatto a dimenticarmi della festa di Makoto? Oltre che essere il fidanzato di Sonoko, è anche un mio amico!
Mi maledico mentalmente. Ah, in queste ultime due settimane ho avuto per la testa talmente tante preoccupazioni che me ne sono completamente scordata!
Alzo gli occhi su Sonoko, che mi guarda come se avesse visto un fantasma. “Te... te ne sei dimenticata?” mi sussurra.
Scrollo freneticamente la testa, sbiancando. “No, no! Certo che no, sciocca! Solo... credevo fosse ancora venerdì... e invece...” borbotto, ma Sonoko non mi sta nemmeno ascoltando. Si è voltata furibonda contro le macchine che le stanno ancora insistentemente suonando contro, e sta urlando imprecazioni e maledizioni a tutti i malcapitati  automobilisti.
Torna a guardarmi, sbuffando ed asciugandosi l’ultima lacrima ribelle. “Che maleducata e impaziente la gente al giorno d’oggi! Va bene, Ran, allora ci vediamo stasera” mi dice facendomi l’occhiolino.
La vedo sorridere di cuore, e capisco che tra noi è già tutto passato, basta uno sguardo o un abbraccio, e sappiamo mettere da parte le controversie. Mi è mancata davvero.
Inclina la testa di lato e i suoi occhi si fanno curiosi. Caccia la testa di nuovo dentro il mio finestrino e poi si illumina. “Devi andare alle poste?” mi domanda indicando la busta bianca che giace mezza nascosta sul sedile del passeggero.
Nervosamente la spingo sotto la borsa, sudando freddo. “Emh... sì” dico alla fine tornando a guardarla, e mi accorgo che mi sta tendendo una busta sigillata un po’ più piccola della mia che ha estratto dalla borsa.
“È per una coppia amica mia e di Makoto. Li ringrazio del regalo che gli hanno fatto perché stasera non ci saranno. Puoi spedirla per favore?” mi chiede come se nulla fosse.
 
Non si è accorta...
 
“Certo!” esclamo ancora inquieta e afferro la busta per metterla al sicuro dentro alla mia borsa.
“Passa un po’ prima d’accordo?” mi grida felice e un po’ timidamente la mia amica, allontanandosi.
Saluto Sonoko con la mano e la guardo tornare sul suo fuoristrada, scavalcando malamente lo spartitraffico e partendo poi alla velocità della luce in direzione del centro di Tokyo.
Solo quando dallo specchietto retrovisore vedo la sua macchina sparire alla vista mi lascio andare ad un sospiro di sollievo, mentre lancio un’occhiatina in tralice alla mia borsa.
Appoggio stancamente la testa sul finestrino, chiudendo gli occhi.
 
È la decisione giusta?

non faccio altro che ripetermi. Potrei mandare all’aria tutto, con questa mia scelta. Potrei davvero incasinare la mia vita un’altra volta.
Avverto una lieve vibrazione alla gamba sinistra e riapro gli occhi. Estraggo il cellulare dalla tasca dei jeans e noto una piccola bustina lampeggiante sullo schermo, che mi indica che mi è appena arrivata una mail.
La apro con noncuranza, per poi sentire subito il cuore prendere il trotto appena leggo l’indirizzo: HolmesOfTheNewMillenium@...
Ridacchio al ricordo di come Sonoko, all’insaputa di Conan, o meglio Shinichi, gli avesse cancellato il suo vecchio indirizzo per crearne uno nuovo, il giorno stesso in cui aveva risolto brillantemente un caso assieme al gruppo deiGiovani Detective, quasi quattro anni fa.
 
Questa sera c’è la festa a sorpresa di Makoto!
A proposito: mi manchi.

 
Sorrido, sentendomi pervadere da una nuova e piacevole sensazione di calore. Mentre mi affretto a rispondergli, le gote piacevolmente riscaldate, mi ritornano in mente le immagini del nostro risveglio: la mia sveglia che suona, io che mi volto su un fianco e rimango silenziosa a guardarlo dormire ancora. Poi lui che apre stancamente un occhio per spegnere quello che credeva fosse il suo cellulare. Ed i suoi occhi blu, che si spalancano presi di sorpresa appena si accorge di me.
Credeva fosse un sogno, così mi ha detto. Anche io l’avevo pensato, ma appena ho respirato il suo profumo sulla mia pelle ho ricordato tutto.
Mentre la piccola clessidra sullo schermo del telefono continua a vorticare su se stessa per avvertirmi che la mail di risposta non è ancora stata inviata, torno a guardare la borsa appoggiata sul sedile accanto al mio. La stringo inconsciamente, mentre mi accorgo che la mail è stata inviata.
Il traffico si sta diradando, le macchine rincominciano a muoversi.
Caccio il telefono in tasca e cambio la marcia.
Sì, ho fatto la scelta giusta.
 
 
Do un paio di colpi di clacson, guardando l’ora: Makoto dovrebbe rientrare a casa di Sonoko tra quaranta minuti, secondo il programma, e io sono in orario.
Mio padre si affaccia dall’agenzia e mi saluta con la mano.
Alle otto di sera, ancora al lavoro? Però, in questo periodo è molto laborioso...
“Scende tra un secondo!” grida papà e gli faccio segno di aver capito.
È bizzarra la situazione, di solito è l’uomo che viene a prendere la propria donna per portarla via; invece tra noi è tutto il contrario. Ma la cosa non mi imbarazza affatto.
Sento i passi rapidi di Shinichi scendere le scale e poi il suo bel sorriso fare capolino sul mio finestrino.
Sbircio di sopra e vedo che papà sta ancora guardando dalla finestra.
“Sali in macchina senza fare il furbetto” gli ordino con un sorriso. Lui, con ancora il fiatone, fa il giro della macchina e si accomoda sul posto del passeggero.
Saluto con un colpo di clacson mio padre e poi parto veloce verso la casa di Sonoko.
Appena svoltiamo l’angolo, la mano di Shinichi mi circonda il mento e mi attira verso di lui, per stamparmi un bacio sulla guancia.
Ridacchio, soddisfatta, mentre con la mano sinistra mi avvicino alla sua e la tengo stretta nella mia.
 
 
“Ok, adesso state tutti fermi e zitti! Vado ad aprirgli” ordina Sonoko, sparendo nell’ingresso.
La grande sala aperitivi che Sonoko ha voluto a tutti i costi nella sua nuova casa, che condivide con Makoto da un paio di anni, è immersa nel buio, mentre una trentina di invitati rimangono quatti quatti ad aspettare l’entrata del festeggiato.
“Sicure che Makoto sia il tipo da feste a sorpresa?” mi sussurra Shinichi, accanto a me.
Sono dubbiosa anch’io, ma Sonoko era troppo presa dal progetto. “Vedremo tra poco”.
I tacchi della mia amica risuonano nel grande atrio e un secondo dopo si sente la porta d’ingresso aprirsi, con successivo borsone mollato a terra stancamente.
“Ciao, amore” lo saluta un po’ tesa Sonoko.
Silenzio per qualche istante, segno intuibile che si sono scambiati un bacio.
“Ehi, come mai sei così elegante?” domanda la voce di Sonoko, spiazzandoci tutti. Guardo Shinichi con gli occhi fuori dalle orbite, mentre lui si limita ad alzare le sopracciglia. Dietro di me sento una giovane coppia amica di Makoto iniziare a borbottare inquieti, mentre qualcun altro impone di nuovo il silenzio.
Ma Makoto non può aver intuito qualcosa, Sonoko ci è stata così attenta! Lui dovrebbe essere in tuta, di ritorno dall’ennesimo allenamento.
“Potrei chiederti la stessa cosa” fa Makoto, agitato.
C’è qualcosa che mi sfugge...
Fortunatamente, Sonoko si riprende in fretta e fa una risatina perfetta. “Ma come? Oggi è il compleanno del mio fidanzato, e non posso neanche mettermi in tiro? Ti ho preparato una cena speciale” mente affabile e sentiamo, tutti quanti, i loro passi farsi più vicini.
Un amico di Makoto, Ryuu, si muove silenziosamente verso l’interruttore delle luci e attende di sentirli vicini.
La porta si spalanca di colpo e Sonoko si affretta ad entrare nella mischia, prima che Ryuu accenda le luci e ci mostri un Makoto preso in contropiede. La sua faccia stupefatta è uno spettacolo a dir poco fantastico: gli occhiali gli sono scivolati lungo il naso, la sua bocca è aperta dallo sconcerto e i suoi occhi, spalancati oltre l’inverosimile, stanno percorrendo tutta la sala.
“Sorpresa!” gridiamo tutti, facendo poi partire un applauso.
Makoto, scrollando il capo, entra nella sala con un sorriso felice e passi incerti, mentre comincia ad abbracciare i suoi migliori amici, che gli fanno gli auguri.
“Forse ho capito perché è vestito elegante” mi sussurra Shinichi, per non farsi sentire da Sonoko.
“Come mai?” domando tenendo lo sguardo sorridente posato sul mio amico.
Shinichi scuote il capo e mi fa segno di aspettare, anche se la mia curiosità è aumentata.
“Cavoli, me l’avete proprio fatta!” sta dicendo Makoto ad un ragazzo biondo, dall’aspetto straniero.
“Oh, yes!” esclama questo. “È tuto merito della tua girlfriend!”.
Makoto sorride malizioso verso la sua fidanzata e la attira a sé, stampandole un bacio passionale. Mi stupisco di questo gesto plateale da parte del mio amico, e sono una delle ragazze che inizia a ridacchiare insulsamente. È più forte di me.
Sonoko è arrossita, timida sotto questo punto di vista, ma risponde al bacio mentre dalla folla si levano voci di approvazione.
 “Vuoi che proviamo anche noi? Magari parte un applauso...” mi stuzzica Shinichi, facendomi diventare rossa.
“Fai poco lo spiritoso” ribatto. “Se lo facciamo, l’unica cosa che partirà sarà la sirena della polizia..!”
Shinichi mi fa un sorriso storto, ma ci prova comunque: mi afferra per la vita e mi attira su di sé, cercando invano le mie labbra.
Gli poso una mano davanti alla bocca, ma la frase che pronuncia dopo, anche se attutita, la sento benissimo: “Sei davvero bellissima”.
Non posso fare a meno di notare il suo sguardo malizioso che percorre interamente il mio corpo, fasciato da un tubino rosso acceso. Per non sembrare troppo più alta rispetto a lui mi sono limitata ad un tacco basso, lasciando il tacco dodici che avevo intenzione di indossare a Sonoko, che volteggia per la sala con disinvoltura, mano nella mano con Makoto, e con al seguito il lungo strascico del suo abito da sera blu notte. Alla fine, ha ceduto alla sua pazza ricerca nella sua enorme cabina armadio, ed è andata a comperarlo nuovo di zecca.
Shinichi mi stuzzica i fianchi, ma decido di non dargli corda, conoscendolo ormai fin troppo bene, e mi volto di nuovo verso il centro della sala, senza però non concedergli un sorriso.
Vengono stappate due bottiglie di spumante e subito si riempiono i bicchieri per farli passare, tenendoli lontani da Shinichi, che risulta scocciato.
“Puoi bere dal mio, se vuoi” faccio ironica, per poi ricevere un sorrisetto scocciato.
Makoto prende un bicchiere da un suo amico e lo passa a Sonoko, che non smette un secondo di guardarsi attorno e sorridere. Intercetta il mio sguardo e, nascondendosi dietro alla schiena del suo fidanzato, mi mostra i pollici in su lanciando un grido silenzioso.
Makoto si volta e la prende per mano, sorridendo. “Questa sera doveva essere speciale per un’altra cosa” sento che le mormora, per poi chiedere il silenzio della sala.
“Ringrazio tutti per essere qui a festeggiarmi. Sapete che non sono il tipo da feste, ma questa sera è una serata speciale” inizia Makoto con la voce leggermente roca, per poi voltarsi a guardare la sua fidanzata. “Credo che debba essere festeggiata anche un’altra persona”.
Un lieve brusio si leva dalla folla di amici e io mi faccio attenta.
Dove vorrà andare a parare?
“C’è anche il pubblico” sento che sussurra alla mia amica, che è parecchio spaesata. “Makoto, ma che cosa...?” gli sta chiedendo, quando la voce le muore in gola.
Makoto si è appena inginocchiato davanti a lei, tenendole ancora la mano. Le mie, invece, si intrecciano all’altezza del cuore, mentre sento le gote arrossarsi e la saliva azzerarsi.
“Mi ero anche preparato un discorso, ma come sai bene... non sono molto bravo a parlare” fa Makoto, le guancie leggermente rosse e la voce emozionata.
Dalla tasca dei pantaloni estrae un cofanetto di camoscio nero e lo porge a Sonoko, ancora chiuso.
La mia amica ha le lacrime agli occhi e non osa fiatare, mentre fa passare freneticamente lo sguardo da Makoto al cofanetto.
Il ragazzo rivela il contenuto splendente, un bellissimo anello impreziosito da diamanti, e nella sala si leva un solo unico sospiro di sorpresa.
“Sonoko Suzuki... vuoi sposarmi?” domanda, la voce tremula e ferma allo stesso tempo, gli occhi fissi in quelli della donna che ama, e il cofanetto levato.
Il mio cuore aumenta i battiti e sento gli occhi pizzicarmi dalla gioia, felice per la mia amica, mentre Shinichi sorride e borbotta qualcosa come “Me lo aspettavo”. Nella sala cala il completo silenzio, tutti intenti a non perdersi la risposta della forse quasi futura sposa.
Sonoko annuisce, per poi confermare, con voce molto tremante. “Sì, lo voglio”.
Dagli invitati si leva un fragoroso applauso e fischi di approvazione, mentre viene aperta un’altra bottiglia con un sonoro colpo.
Makoto si rialza e infila il nuovo anello nell’anulare sinistro di Sonoko, togliendo quello che gli aveva regalato due anni fa.
I due si abbracciano felici e poi si scambiano un altro bacio, con Sonoko in lacrime. Subito gli amici di Makoto si affollano attorno a lui per fargli i complimenti, mentre la mia amica riesce a sgattaiolare fuori e si butta tra le mie braccia.
Le massaggio premurosa la schiena, mentre sento le sue lacrime bagnarmi la spalla.
“Oddio, Ran! Oddio!” continua a ripetermi nell’orecchio. “Mi sposo!”.
Rido felice, spostandola e guardandola negli occhi, mani nelle mani. “Sì, Sonoko, e sono contentissima per te!”.
La mia amica si asciuga le lacrime rincuorandosi di essersi truccata con prodotti waterproof e mi mostra l’anello.
È davvero bellissimo, in stile Sonoko, anche se so che per lei poteva andare bene anche se fosse stato fatto di ferro.
“Non me lo sarei mai aspettato” rivela, la mano sul cuore. “Insomma, questa serata doveva essere una sorpresa solamente per lui... ed invece...”.
“Congratulazioni, zietta” fa Shinichi, passandole un bicchiere di spumante.
Sonoko lo guarda in cagnesco per un attimo, per poi accettare il bicchiere. Ne beve un sorso e poi squadra dall’alto in basso il mio accompagnatore.
“Bene, bene. Bè, vuoi chiederlo anche tu, a Ran?” domanda la mia amica sarcastica. Shinichi la guarda sorpreso, mentre io divento una statua di marmo, e Sonoko ne approfitta per concludere ad ‘effetto’. “Mmm, sarebbe meglio aspettare i ventuno’anni, no?”, e poi se ne va con un sorrisetto sarcastico nella mia direzione.
 “Accidenti, con le sue battute un giorno o l’altro scoprirà tutto” lo sento borbottare per poi bere un sorso di spumante.
 “Ehi, portate un succo di frutta per quel bambino laggiù!” grida Sonoko, indicando Shinichi. Alcuni ragazzi si voltano nella nostra direzione e lo guardano interrogativi, mentre Makoto sgrida amorevolmente la fidanzata.
“È ancora minorenne!”.
 
 
La festa non poteva prendere una piega migliore, soprattutto per Sonoko. La mia amica volteggia al fianco del suo futuro marito sulle note di un lento, e non li ho mai visti così innamorati.
Dopo nove anni, finalmente Makoto si è deciso a chiederle di sposarlo. Forse era per questo che nell’ultimo periodo era teso: voleva che il grande momento fosse perfetto.
Negli occhi del mio amico leggo amore e sincerità, mentre danza con la donna della sua vita.
Stringendo forte il bicchiere di spumante mi volto a guardare il mio, di uomo, seduto accanto a me.
Anche se dimostra appena sedici anni... so che ne ha molti di più.
Forse è arrivato il momento di essere sincera con lui.
“Ehi, devo dirti una cosa” gli sussurro all’orecchio, posandogli una mano sopra la sua. Lui la stringe subito, annuendo per farmi continuare.
Poso sul tavolo il mio bicchiere e mi alzo in piedi, tendendo l’altra mano nella sua direzione. Curioso, afferra anche quella e mi segue fuori, sul balcone della villetta.
Fuori è una bella nottata limpida e sento il venticello autunnale soffiare lieve. Un brivido di freddo mi scorre lungo le braccia e la gambe scoperte, ma ci pensa subito Shinichi a farmelo passare, mettendomi sulle spalle la sua giacca elegante.
Distolgo lo sguardo dal cielo e mi metto di fronte a lui, stringendogli le mani e prendendo un bel respiro.
“Ho deciso di trasferirmi a New York, per un corso di karate di sei settimane” rivelo con tutta calma.
Shinichi strabuzza gli occhi, con mille domande dipinte sul suo volto, ma rimane zitto ed attende che io prosegua.
“Il corso partirà a marzo, e se alla fine andrà bene, dovrò trattenermi per altre sei settimane di potenziamento” continuo, stringendo forte le sue mani nelle mie.
“New York, eh?” commenta teso e rigido, ed avverto anche una nota sarcastica. “È distantino...”. L’ultima cosa che voglio ora, è pensare di dovermi separare da lui ancora una volta. Di andare dall’altra parte dell’oceano, in una nuova città. In una metropoli dove non conosco nessuno, dove non so cosa aspettarmi, sennon di proseguire il mio sogno di quando ero bambina: diventare una campionessa mondiale di Karate.
Forse non diventerò mai famosa in tutto il mondo, forse la gente mi riconoscerà ancora e solamente come la figlia del grande detective Kogoro Mouri, ma io saprò che non sarò solo quello.
Stamattina, quando ho lasciato cadere la busta con i miei dati e l’iscrizione nella cassetta della posta, credevo che dirglielo sarebbe stato più semplice e veloce. Ma non è affatto così, mi rendo conto mentre mi mordo nervosamente il labbro.
 “Ho tanti motivi per non partire, e il primo della lista sei tu. Ma... questa cosa la devo fare. Per me” dico lentamente.
Shinichi mi guarda negli occhi, cercando sicurezza. Poi, sollevando il mio cuore, annuisce.
“Hai ragione. Devi andare”. Mi sorride, completamente sincero e fiducioso. Le sue braccia mi stringono in un abbraccio, mentre mi bacia la fronte e mi sussurra il suo amore. Sento che non mi vuole completamente lasciare andare. Sento la sua voglia di avermi al suo fianco d’ora in avanti. Ma sento anche che si fida di me. Che si fida del nostro nuovo e inaspettato noi.
E a questo punto perdo un po’ di sicurezza. Inspiro il suo profumo, rendendomi conto che lo voglio respirare anche domani. E dopodomani. E il giorno dopo ancora.
 “Il karate è importante, per me. Ci ho rinunciato troppo” rifletto ad alta voce. “Ma non voglio perderti!”.
Shinichi prende il mio volto tra le mani e mi bacia amorevole sulle labbra. “Non mi perderai. Mai più”.
Mi lascio cullare dalle sue braccia, mentre sposto lo sguardo dal mare di stelle sopra di noi e lo poso nell’oceano blu più profondo e implacabile che io abbia mai desiderato scorgere. Quanto vorrei non separarmi mai. Quanto vorrei rimanere per sempre così, ferma tra le sue braccia.
La musica della festa ci arriva smorzata, mentre da un lento si passa ad un ballo un po’ più movimentato. Shinichi mi afferra i fianchi e cominciamo ad ondeggiare dolcemente sul posto. Si separa da me e mi fa fare una lieve giravolta, per poi tornare a stringermi al suo petto.
“Non ti devi preoccupare” mi sussurra dolcemente. “Ho aspettato dieci anni”.
Il mio cuore si rilassa, chiudo gli occhi e poso la testa sulla sua spalla.
 
Sì, amore mio... abbiamo aspettato dieci anni... e n’è valsa la pena...
 
“Shinichi?” lo chiamo. Torno a guardare il suo volto, mentre scorgo la sua espressione, che mi invita a proseguire.
“Ti amo”.
 

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*   il perché di Ran si riferisce al perché Shinichi l’abbia tenuta all’oscuro di tutta la faccenda. Aggiungere “Perché mi hai tenuta all’oscuro?” mi suonava veramente male, sembrava che rovinasse il momento secondo me.
 
 
 
Salve a tutti, miei cari lettori..
Innanzitutto, mi scuso per il ritardo nel postare questo ultimo capitolo, credo sia passata come minimo una settimana, ma in questi giorni ho trovato difficilmente il tempo per scrivere e correggere questo ottavo e ultimo capitolo, e gli ultimi due li ho anche passati con la febbre, imbottita sotto le coperte e con il divieto tassativo di scendere dal letto -.-
Scusate scusate scusate!
 
Ecco, anche l’ottavo capitolo sta per andare online, e io ne sono felice da una parte, ma triste anche dall’altra..
Veramente, questa storia non sarebbe mai stata portata a termine con lo stesso animo senza tutto il vostro sostegno, senza tutte le vostre recensioni e visualizzazioni, e senza il vostro affetto!
Vedere i vostri commenti – e qui mi rivolgo ai miei cari recensori che amo alla follia –  le vostre opinioni e la vostra partecipazione mi hanno fatta davvero felice e mi sono sentita realizzata, perché stavo facendo qualcosa che amo fare da parecchio tempo!
Il vostro sostegno non può essere ripagato con un semplice GRAZIE, ma non so che altra espressione usare!
Quindi GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!

Adesso per un po’ non mi vedrete più in circolazione (sospiro di sollievo generale ;P) sempre a causa della maledetta scuola, e anche perché prima di iniziare un nuovo ‘progetto’ voglio pensarci bene su su come impostarlo eccetera eccetera :) devo dire la verità, quando ho finito di scrivere questo capitolo, invece che correggerlo, ho aperto un documento vuoto e... mi sono data al fantasy! O.O
Ahahhaa vedremo che – e se – combinerò qualcosa anche laggiù! ;)
 
Ovviamente nei ringraziamenti includo tutti quelli che ho sempre menzionato fino al capitolo scorso per aver messo la fic tra le preferite, tra le seguite e tra le ricordate, ma ci terrei anche a ringraziare tael e myellin che l’hanno aggiunta nelle seguite da poco!
E grazie anche a coloro che hanno recensito il settimo capitolo: _Neutron star collision_, zapotec, withoutrules, 88roxina94, Ran Mouri, shinichi e ran amore, Shine_, _Rob_, brenda the best, _Flami_, Yume98, arianna20331 e myellin!
Grazie anche a chi ha solo letto!
Bè, ragazzi... spero che il capitolo vi sia piaciuto! ^^
Un abbraccio enorme,
e alla prossima

Dony_chan 
  
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