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Autore: Princess of the Rose    22/01/2012    5 recensioni
Alla notizia della dissoluzione del Sacro Romano Impero, Italia Veneziano reagì in maniera stranamente composta.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Be', vediamo da dove iniziare... Mi ero ripromessa che non avrei più scritto storie tristi su Hetalia, un po' perché mi sembrava di andare contro il tono satirico dell'opera originale, un po' perché, essendo già mooolto depressa di mio, scrivere pure cose strappalacrime avrebbe dato il colpo di grazia a quel poco di allegria che ho dentro di me. Ma:
1)Ci sono troppi spunti nella storia mondiale per non scrivere qualcosa di Angst (il che è triste già di suo .-.)
) Ho rivisto la strip dove Francia annuncia ad Italia la morte di SRI, il che, unito ad una delle più belle doujinshi che abbia mai letto, ha stuzzicato la mia vena creativa.
3) Il periodo non esattamente felice che sto passando. Non entro nei dettagli, ma diciamo che la situazione in cui si trovano questi due sgallettati paesi romanzi non mi è del tutto nuova. Purtroppo. Ma andiamo avanti
Spero che vi piaccia... Spero di non essere OOC (ho messo comunque l'avviso, perché un Italia così come l'ho descritto non è Italia, no?)
Enjoy
Ps: il titolo è francese, e vuol dire "odio" (o almeno lo spero: ho sempre qualche remora quando uso Google Translate)
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“Sacro Romano Impero è morto”
Cinque parole.
Nessun accenno del discorso che si era accuratamente preparato prima dell’arrivo di Italia dall’Austria.
Nessun abbraccio consolatorio o mano sulla spalla- che nelle sue condizioni gli porterebbe solo altro dolore, come se le ferite, il ricordo dello sguardo rabbioso di Prussia e il senso di colpa per aver ucciso un ragazzino non fossero abbastanza.
Nessun pianto. Solo silenzio.
“Quindi…” si interruppe, cercando un qualche modo per continuare la frase “… Smettila di aspettarlo.”
Ancora silenzio. Assordante silenzio. Sinistro silenzio
Rimase in attesa. Studiò attentamente le chiare iridi di Feliciano, i movimenti anche solo accennati di quel corpo da adolescente (quando era cresciuto così tanto?), cercando un qualcosa- rabbia, tristezza, dolore, odio, qualunque cosa! - per carpirne i pensieri; ma si ritrovò incapace di comprendere cosa passasse per la testa della nazione più giovane. Rimase turbato da ciò.

Quando ho perso la capacità di intuire le emozioni del mio petit frère?

Il silenzio continuava, e Francia iniziava seriamente a preoccuparsi. Non era così che si era immaginato quell’incontro: conoscendo la passionalità di Italia, si era aspettato pianti, urla e isterismo; forse insulti e, se proprio voleva essere violento, uno schiaffo o un pugno.
Ma non accadde nulla.
Feliciano rimase in perfetto silenzio, in piedi davanti al suo letto, a fissare il vuoto.

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Alla notizia della dissoluzione del Sacro Romano Impero, Italia Veneziano reagì in maniera stranamente composta.


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“Ve~ Ecco fatto!” esclamò Italia, annodando il fiocco delle bende sulla mano sinistra di un Francia non ancora del tutto guarito; quest’ultimo annuì distrattamente, osservando l’italiano sistemare tutto il materiale delle medicazioni, per poi spostarlo sulle sue dita bendate.

Come puoi curare le mani che te lo hanno portato via?

“Ve~ fratellone, se non hai più bisogno di me vado a preparare la cena!” la voce di un sorridente Feliciano lo strappò dai suoi pensieri. Francis lo vide avvicinarsi al letto e schioccargli un piccolo bacio sulla sua fronte- labbra fredde e secche; le sue labbra non erano mai state fredde e secche, nemmeno in inverno.
Oui, fai pure” rispose accennando un sorriso - evitando di incrociare quelle sfere opache incastonate dentro il volto dell’altro come se fossero gli occhi del diavolo.
“Ve~ fratellone, ti fa male da qualche parte?” chiese Veneziano preoccupato dallo strano silenzio del francese, poggiando una mano sulla spalla buona. Francia si ritrasse istintivamente dal tocco come se fosse un ferro caldo.
N-Non” disse, cercando di riprendere un po’ di compostezza - me che gli prendeva? Aveva forse paura? Era sciocco temere quello scricciolo di nazione: Italia era troppo debole e troppo buono per fargli qualunque tipo di male, no?
“S-sicuro? Ho stretto troppo forte le fasce?”
Effettivamente…
“Vanno benissimo” mentì, arruffando dolcemente capelli castani del giovane, trovandoli stranamente secchi e fragili al tatto. Francis si incupì.
“Tu invece?”
“Io cosa?” chiese innocentemente Feliciano, guardandolo confuso. Francis sentì l’impulso di prenderlo a schiaffi, ma si trattenne.
“Stai bene?”
Italia rimase in silenzio per qualche secondo, apparentemente incapace di capire dove Francia volesse arrivare.
“Ve~ non sono io quello ferito” disse poi, ridendo scioccamente.
Francis si morse il labbro inferiore, trattenendo un insulto.

Non è vero! Non. E’. VERO! Tu stai più male di me, lo so!

“Ve~ ora stenditi, ok? Hai ancora bisogno di riposo” Veneziano lo aiutò a sdraiarsi suoi morbidi cuscini, inconsapevole di quello che stava avvenendo dentro la mente del francese.
“T-Tu…”

Tu dovresti insultarmi!
Dire “E’ colpa tua se è morto, maledetto assassino! L‘hai ucciso tu, figlio di puttana!”
Non è difficile!

“Si?” chiese l’italiano, guardandolo con fare innocente.

Dovresti cercare di colpirmi, farmi male per farmi assaggiare un pizzico del dolore che stai provando! Perché io SO che tu stai soffrendo! Ci sono passato anche io, maledizione!

Avrebbe voluto dirgli tutto questo e tanto altro ancora. Ma dalle sua labbra, a parte un “Niente” appena sussurrato - che Italia fece molta fatica a capire -, non uscì nulla.
“Va bene, allora” disse Feliciano, sistemando bene le lenzuola sul corpo ancora dolente del suo fratellone, per poi dirigersi verso la porta. Francis sospirò esasperato, chiudendo gli occhi.
“Ve~, fratellone?” la voce di Veneziano era incolore, e Francia, sorpreso e un po’ incuriosito, si costrinse ad alzare il più possibile il capo per poter vedere meglio l’esile figura dell’altro, che gli dava le spalle.
“Non preoccuparti per me” disse l’italiano senza voltarsi “Se sento di non poter più trattenere il dolore, piangerò e mi lamenterò fino a quando mi sarò sfogato. Perciò… Non comportarti come se ti importasse di me.
Francia rimase interdetto a quelle parole. Si sforzò dolorosamente per mettersi seduto, senza staccare gli occhi da Feliciano, che ormai aveva raggiunto e superato la soglia dell’elegante porta di ciliegio della sua stanza.

Possibile che tu non sia capace di odiare, Feliciano? Non sei neanche capace di odiare me?

“Ve~, fratellone” Italia si affacciò dall’uscio, un sorriso splendente sul volto stranamente pallido “Posso fare la pasta per cena?”
Francia rimase a fissarlo per qualche secondo prima abbassare lo sguardo, poggiando la fronte su una mano fasciata.


“Certo” rispose con voce involontariamente tremante, ristendendosi sui morbidi cuscini, sentendo come un eco la risata di Feliciano - che aveva curato e bendato le mani di chi aveva fatto della sua terra un campo di battaglia, e per l’ennesima volta l'aveva inondata col sangue; che scendeva rumorosamente per le scale per preparare al più presto la cena alla persona che gli aveva portato via l’amato; che, nonostante tutto questo, gli voleva ancora bene.
Si mise a fissare il soffitto, notando per la prima volta quante crepe ci fossero nell'intonaco color crema.

Onestamente...

Francis avverti gli occhi pizzicare di lacrime che Francia si rifiutò di far scendere.

… Questo fa più male di qualunque altra cosa.

   
 
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