Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: AngelOfSnow    23/01/2012    3 recensioni
Salve a tutti, eccomi dopo un lungo periodo di assenza da questo fandom con una One-Shot abbastanza in linea con lo stile di Sebastian; Spero che vi piaccia, perchè ho utilizzato uno dei dialoghi di Socrate ( ovviamente scritti da Platone ) per chi non lo conoscesse, posso confermare che all'interno dell storia lo troverete a grandi linee per intero! Baci!
Dal capitolo:
"Perché solo pochi sono a conoscenza del mondo in cui io e te siamo immersi ogni giorno?"
Una domanda che, ad orecchio poco allenato, risulterebbe alquanto sciatta, inutile e stupida ma a me...oh, a me suona come una richiesta sottointesa di sapere. Quel sapere che richiede alle spalle secoli e secoli di sopravvivenza, il che, proprio al sottoscritto, non mancano certo.
"Bocchan, è una domanda molto dispersiva..."
"Non m’importa, rispondi e basta."
Avrei utilizzato lo stesso metodo di un mio conoscente e, chissà, magari avrebbe capito.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mito della caverna.
 


<< Conte Ciel Phantomhive lei è fortunato ad avere un cane così fedele...>>
<< Stà zitto feccia. >>
È così austero in questo ruolo da mandare in tilt ogni buon, se così si posson definire, proposito della mia mente che non vedrebbe l’ora di esternare le proprie considerazioni. In fondo, sono o non sono un demone sotto l’aspetto così ben curato e pulito di un “maggiordomo”?
<< Sebastian...>>
<< Si?...>>
Non aveva mai lasciato che le proprie emozioni trapelassero, lasciando a me, ogni qual volta mi si presentasse l’occasione, di braccarlo come un cacciatore del mio calibro è solito fare.
<< Uccidilo senza pietà.>>
<< Yes, My Lord...>>
Soprattutto, non aveva mai lasciato che chi scoprisse il nostro segreto, vivesse tanto a lungo per poterlo raccontare in giro. Non aveva mai fatto parola a nessuno del nostro contratto faustiano e, molte volte, si stupiva dell’arguzia con cui, individui del tutto ignoranti, arrivavano alla mia vera natura; ed era sempre con le solite, meticolose e studiate parole, che archiviava la questione senza rendermi partecipe dei propri pensieri lasciandomi, quasi sempre, con l’amaro in bocca.
<< Sebastian, finisci di giocare con quel corpo e torniamocene a casa, l’ora del tè pomeridiano è quasi giunta, non voglio perderla assolutamente... È un ordine. >>
Bocchan lei è così...delizioso.
Mi ritrovavo spesso a pensarlo di questi tempi stupendomi sempre più dell’influenza di un semplice pasto.
Molte volte sorridevo, senza alcuna ragione apparente, ricordando l’inizi della nostra “avventura”, molte volte mi ritrovavo a pensare di possederlo senza contegno in nome della lussuria che il mio essere incarna, accade soprattutto quando macchia il viso con le creme dei dolciumi da me preparati, molte volte mi ritrovavo a contemplare la piccola figura così semplicemente maestosa e ancestrale mentre sfidava, guidato dall’odio, il mondo dell’occulto, come un seguace fedele e impaziente di vedere la prossima mossa, molte volte, mi sento avversario di una partita a scacchi da egli ben strutturata e, tutto questo, non fa che accrescere il mio insano divertimento.

<< Bocchan...>>
Dico sicuro di non udire risposta all’interno dello studio.
<< ... è arrivata una lettera da parte di Vostra Maestà. >>
Mi limito semplicemente ad allungare la bianca busta con il sigillo reale verso la piccola ed affusolata mano che non perde tempo ad allungarsi verso me orinandomi silenziosamente l’oggetto.
<< Strano...>>
Mugola visibilmente infastidito dalla frequenza con cui le missioni vanno via vai ad aumentare immergendosi, come di consueto, nell’attenta lettura del documento.
<< Nulla di impossibile...normale amministrazione...>>
Vedo come lascia cadere il documento sulla scrivania studiandomi attentamente con quell’unico occhio scoperto e so per certo che mi avrebbe posto un quesito degno del suo ingegno.
<< Perché solo pochi sono a conoscenza del mondo in cui io e te siamo immersi ogni giorno? >>
Una domanda che, ad orecchio poco allenato, risulterebbe alquanto sciatta, inutile e stupida ma a me...oh, a me suona come una richiesta sottointesa di sapere. Quel sapere che richiede alle spalle secoli e secoli di sopravvivenza, il che, proprio al sottoscritto, non mancano certo.
<< Bocchan, è una domanda molto dispersiva...>>
<< Non m’importa, rispondi e basta. >>
Avrei utilizzato lo stesso metodo di un mio conoscente e, chissà, magari avrebbe capito.
<< Si rilassi e ascolti bene, questa è una delle lezioni che un grande uomo, mi ha impartito tanto tempo fa...>>
Avrei dovuto dire millenni, forse.
<< Immagini degli uomini in un’abitazione sotterranea a forma di caverna la cui entrata, aperta alla luce, si estende per tutta la lunghezza della facciata; gli uomini sono lì da bambini, con gambe e collo legati in catene in modo tale da non lasciare il posto in cui sono, né guardare in altra direzione che davanti, perché le catene impediscono loro di girare la testa; la luce di un fuoco acceso la quale c’è un piccolo muro, simile a quei teli che i burattinai drizzano tra loro e il pubblico e al di sopra i quali fanno vedere i personaggi dello spettacolo. >>
<< Mh...>>
Socrate mi avrebbe certamente giovato con la spiegazione in quanto il mio Bocchan ha una fervida immaginazione e grande perspicacia.
<< Immagini adesso che lungo questo piccolo muro degli uomini portino utensili di ogni tipo al di sopra dell’altezza del muro e statuette varie e di ogni forma e materiale; ovviamente, immagini che alcuni parlino tra loro e altri no...>>
<< Sebastian sei strano e utilizzi dei racconti alquanto bizzarri... >>
<< Bocchan mi faccia continuare...>>
Lo rimbecco riportandolo all’ordine.
<< Non è vero Bocchan, eppure ci somigliano molto quegli uomini. Lei pensa che in questa strana situazione abbiano visto di se stessi e dei loro vicini altro che le ombre proiettate dal fuoco sulla parete della caverna che hanno di fronte? >>
Lo vedo meditare appena poggiando il gomito sulla spalliera della sedia e il capo sopra il pugno ben chiuso.
<< Come potrebbe essere diversamente se sono obbligati per tutta la loro vita a stare con la testa immobile? >>
<< Degli oggetti non sarà lo stesso? >>
Annuisce energicamente oramai incantato dal racconto.
<< Se potessero dialogare non pensa che nominando le ombre stessero dialogando con oggetti “reali”? >>

Un altro cenno del capo.
<< Se l’eco portasse all’orecchio la voce di un altro, non pensa che l’attribuirebbero all’oggetto di cui è visibile solo l’ombra? >>
Guardo quell’occhio brillare di impazienza per poi sbuffare e sbottare.
<< Si, Sebastian, arriva al dunque! >>
<< Non pensa che agli occhi di queste persona la realtà è fatta delle ombre degli oggetti al di la del muro? >>
<< Certo sarebbe per forza così. >>
<< Mettiamo il caso in cui uno di questi prigionieri riuscisse a liberarsi dalle catene e costretto a muoversi, a guardare la luce e gli oggetti: non pensa che ne soffrirebbe? E, Bocchan, mettiamo il caso in cui domandassimo lui, ripetutamente, i nomi degli oggetti di cui vedeva precedentemente le ombre, non pensa che si sentirebbe in imbarazzo? Non pensa che vedrebbe oggetti più veri? >>
Annuisce.
<< Certo molto più veri...>>
<< E se costringessimo egli a guardare la luce, non pensa che volterebbe il volto verso un punto in cui non gli brucerebbero gli occhi? >>
<< E se noi lo conducessimo al Sole, non pensa che poi soffrirebbe venendo accecato? >>
Come un bambino ipnotizzato lascia cadere la testa di lato.
<< Non penso di aver afferrato questa metafora...>>
Sorrido.
<< Il Sole, Bocchan, è la Conoscenza...>>
Sgrana gli occhi tornando meditabondo.
<< Penso di aver capito, adesso. >>
Bene.
<< Se lo lasciassimo abituare, sicuramente egli apprenderebbe molto velocemente ogni cosa beandosi di quel “Sole” tanto da abituarsi ai suoi raggi e alla sua luce. >>
<< Senza dubbio...>>
<< E non pensa che, dopo varie esperienze, egli divenisse in grado di dare una motivazione ad ogni fenomeno? >>
<< Si. >>
<< Bocchan, non pensa che avrebbe, tutt’ad un tratto, compassione verso i propri compagni? >>
Un guizzo di superba attraversa l’occhio facendomi sorridere appena.
<< Non pensa che preferirebbe rimanere alla gradevole luce del Sole?>>
<< Umh... penso di si...>>
<< E se dovesse scendere, prendere il posto di prima e guardare, con occhi ovviamente ancora pieni di luce e offuscati al buio, non pensa che verrebbe deriso da tutti, dicendo egli di avere degli occhi malati e accusato di aver tentato una salita inutile...? >>
<< Certamente...>>
<< E...Bocchan, se egli tentasse di liberarli per far provare loro la maestosità del “Sole”, pensa che lo acciufferebbero oppure lo ucciderebbero? >>
Il mio volto si scompone in uno dei miei sorrisi sghembi quando il mio padrone comincia a ridere trattenendosi la pancia consapevole, finalmente, del motivo per cui gli unici a conoscenza di questo mondo fossero solo in pochi.

<< Logico, Sebastian, lo ucciderebbero senza esitazioni. >>

Faccio un profondo inchino portando una mano al petto e l’altra dietro la schiena in segno di saluto lasciando che continuasse a svolgere i propri doveri.
<< Bocchan, siete proprio delizioso...>>
Sussurro immergendomi nell’oscurità della Magione, pienamente soddisfatto del lauto pasto che avrei consumato in futuro.

   
 
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