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Autore: Goten    23/01/2012    10 recensioni
Adesso cominciavo sinceramente a essere curioso, chissà che razza di uomo era Charlie Swan. Avvertii il rumore dell'acqua provenire dal piano di sopra, sicuramente era una doccia, sospirai, volevo tornare a casa alla svelta. Scesi dall'albero e attesi che finisse i suoi bisogni umani, avevo intenzione di incontrarlo subito e se fosse stato possibile, lo avrei portato via con me ancora quella stessa mattina. Certo che per essere un uomo ce ne metteva di tempo sotto la doccia, erano già ventisei minuti buoni che stava sotto quel getto. Magari si era sentito male... no, il suo cuore batteva forte e armonioso. Decisi di attendere ancora un po'. Finalmente sentii chiudere la manopola dell'acqua e il suo ciabattare al piano superiore. Aveva un passo leggero per essere un uomo, notai. Contai mentalmente fino a mille, prima di bussare gentilmente alla sua porta, quando questa si aprì, mi trovai di fronte lei, la donna delle pulizie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NOTA: IL CAPITOLO NON E' BETATO.
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Capitolo 19

La morte di mio padre mi aveva colpito profondamente, era stata una cosa inaspettata.
Mi ero trovata sola, senza alcun punto di riferimento.
Il mio fidanzato mi aveva tradito, lo avevo trovato nel nostro letto con un'altra donna.
Verme.
Dovevo scacciare i pensieri e concentrarmi sulle ultime richieste dei Cullen. Con mano sicura afferrai la saldatrice e cominciai ad elaborare delle nuove tecnologie.
Vampiri, chi mai avrebbe potuto credere che esistessero sul serio? Ero comunque fortunata, i licantropi mi proteggevano. Il mio migliore amico Jacob aveva sempre un occhio puntato su di me.
Non era per vantarmi, ma ero stata davvero brava a sostituire mio padre, le attrezzature avevano fatto un salto di qualità.
Credo che anche i Cullen se ne fossero accorti.
Ma poco importava, quello che stavo facendo era il mio ultimo incarico. Non volevo più proseguire. Avevo altro a cui pensare, la piccola creatura che quel bastardo di Mike mi aveva lasciato in grembo. Avevo sinceramente pensato anche di abortire, ma perché? Questa piccola nuova vita non aveva alcuna colpa. Così la folle idea dell'aborto era stata buttata via dalla mia mente.
Erano quasi le due di notte quando finii di saldare, avevo la schiena a pezzi. Mi stiracchiai un po' sentendo tutti i muscoli tirarsi. Dovevo decisamente smetterla di fare queste ore assurde.
Salii le scale, la casa era sigillata, nessuno avrebbe mai potuto entrare.
Questo era uno dei miei tanti sistemi di sicurezza, ed era sicuramente quello preferito di Jake, così ero tranquillamente al riparo da qualsiasi mostro gironzolasse lì fuori.
Al mio risveglio, dopo aver disattivato le lastre che chiudevano come una fortezza la casa, decisi di fare una bella doccia rilassante. Buttai con poca grazia i vestiti nella cesta delle cose sporche. Era un sollievo sentire l'acqua scorrere sul mio corpo. Lavava via tutto, anche i dispiaceri della vita.
Ero riuscita ad asciugarmi e ad indossare una comoda tuta, prima che qualcuno bussasse alla porta. Incuriosita andai giù e l'aprii. Porca miseria era un vampiro.
<< Salve. >> Riuscii solamente a dire.
Il mostro sorrise ammaliante, cavoli, era pure carino! << Buon giorno, sono Edward Cullen, cercavo Charlie Swan. >>
<< Non c'è, è già uscito. >> E gli sbattei la porta in faccia, adesso mi mangia... mi ritrovai a pensare, poco prima di sentirlo nuovamente bussare, questa volta in maniera decisa. << Vada via! >> Gli urlai da dentro la cucina, cavoli, adesso come facevo a liberarmi di lui?
Mi avvicinai alla finestra e lo spiai attraverso le tendine, stava parlando al cellulare. Dovevo scovare un metodo per liberarmi di lui.
Si accorse che lo stavo guardando e sollevò una mano come cenno di saluto, io gli voltai le spalle. Ero decisamente entrata in un gran bel casino.
Quando poi me lo ritrovai nel laboratorio, quasi mi venne un infarto, ma riuscii comunque a mantenere il sangue freddo.
<< Non è carino rimanere lì a fissarmi sai? Non saresti dovuto entrare. Vi avrei spedito quello che vi serviva a breve. >> Ripresi a lavorare sul disegno tridimensionale.
<< Ti chiedo scusa se mi sono intrufolato in questo modo, ma ho assoluto bisogno di parlare con Charlie Swan. >>
Voleva parlare con mio padre? << Stupido coso. >> Borbottai con una nota di frustrazione contro il disegno che non stava riuscendo come avevo sperato. Quel maledetto vampiro oltre ad essere carino aveva pure una voce da urlo. Calma Bella, mantieni la calma. << Solo un momento. Poi risponderò a tutto. >> Dovevo finire di concentrarmi, o addio lavoro. << Ingrandisci del trenta per cento. >> Ordinai, il disegno divenne più grande. Puntai l'indice su un determinato punto che divenne rossa. << Elimina. >> Sentenziai e il computer la fece sparire, il resto del disegno era ancora color azzurro. << Salva >> I tratti azzurri divennero verdi, il salvataggio era avvenuto con successo. << Spegni >> E tutto sparì. Adesso non avevo più scuse, dovevo ascoltarlo. << Sono Isabella Swan e tu non dovresti essere qui. >>
<< Mi è stato chiesto di venire a controllare. Non abbiamo più avuto notizie di Charlie Swan. >>
<< Tu sei un vampiro, dico bene? >>
<< Sì, lo sono. >> Almeno era sincero.
<< Mi dispiace di non essere riuscita a spedirvi la merce in tempo, ma ho avuto delle complicazioni. Comunque, a breve finirò il lavoro e vi manderò il tutto quanto prima. >> Non dovevo mostrare debolezze, anche se i Cullen non mi avevano mai fatto nulla, non potevo permettergli di farmene adesso.
<< Tu sei Charlie Swan? >>
Gli sembravo un uomo? Il suo fascino era decisamente calato. << No, sono sua figlia. >>
<< Dove posso trovare tuo padre? >>
<< Al cimitero. >> Risposi lapidaria. << E' morto due anni fa. >>
<< Morto? >> Domandò con un filo di voce, dovevo averlo scioccato.
Annuii nuovamente. << Sì, se non hai altre domande intelligenti, io riprenderei il mio lavoro. >> Mi voltai. << La strada la conosci. Premi il pulsante blu accanto alla porta, sbloccherai le pareti di difesa. >>
Scattò in avanti afferrandomi un polso. << Cosa diavolo stai dicendo?! >> Esclamò duro, adesso ero certa che mi avrebbe uccisa, ma invece di fare la brava, la mia boccaccia aveva trovato un altro modo per mettermi nei casini.
<< Vuoi che ti stringa la manina mentre ti accompagno all'uscita? >>
<< No! >> Sbottò. << Voglio sol capire. >> Sospirò frustrato. << Se tuo padre è morto da due anni, chi diavolo ha assemblato tutto quello che abbiamo?! >>
Sorrisi sarcastica. << Non ti sembra ovvio? >>
<< Tu? >> Ok, l'avevo decisamente preso in contro piede. Ma cosa credeva che solo gli uomini fossero in grado di fare qualche stupido calcolo scientifico?!
<< No, la regina dei mille anni. Certo che sono stata io! >> Esclamai alzando di qualche tono la voce. Gli avrei risposto ancora, ma lassù, qualcuno voleva proprio mettermi in difficoltà quel giorno.
<< Bella apri, lo so che sei lì dentro! >> Mike verme Newton era arrivato e non avrebbe potuto scegliere momento peggiore.
Va bene, forse lo avevo giudicato male, adesso che stava curando la mia mano non mi sembrava poi così male questo Edward Cullen. Certo che però Mike aveva proprio una testa dura...
<< Grazie. >> Sussurrai piano, mentre con le dita fredde mi massaggiava delicato la parte lesa.
<< Di nulla. Hai un buon destro. >> Mi prese in giro.
<< Non hai intenzione di andartene, vero? >> Ero quasi certa che la sua risposta non mi sarebbe piaciuta.
<< No. >> Sospirò infatti. << A dire la verità ero venuto per portare Charlie Swan via con me. Ma dato che sei tu la mente geniale dietro a tutto questo… La mia missione è portarti via con me. A Volterra. >>
Sollevai di scatto il volto. << Non se ne parla. Da qui non mi muovo. >> Andarmene da qui?! Lasciare la mia casa? La mia libertà? La mia vita? Stava scherzando?!
<< Non hai nulla che ti lega qui. Sbaglio forse? >>
Afferrai la ciotola con la mano sana e mi avvicinai. << Tu non sai nulla di me. Se vuoi rimanere, sei libero di farlo. Ma io non verrò con te, ne ora, ne mai. >>
Cercai di superarlo, ma la sua voce mi fermò. << Potrei sempre portarti via con la forza. >>
<< Fallo. Ma non pensare che io poi vi aiuti di nuovo. >> Lo sfidai, avevo seriamente paura che avrebbe provato davvero a portarmi via con la forza.
Ma perché non stavo mai zitta?
Avevo bisogno di parlare con qualcuno, e sapevo bene dove potevo andare: La Push.
Quando scesi, di Edward non c'era traccia, solo un bigliettino, bene, sarebbe stato molto più semplice.
Lasciai per precauzione un bigliettino.
Sono da un amico, tornerò tardi, Bella.
Ero stata fin troppo buona, non aveva senso evitare di far preoccupare quel vampiro, ma la sua gentilezza quando mi aveva aiutato con la mano mi aveva un po' destabilizzato.
Arrivai a La Push quasi mezz'ora dopo, il mio adorato pick up era un pochino lento, ma a me andava bene anche così.
Jake mi venne in contro, mi lasciò parlare, parlare e parlare... ascoltava tutto, non per niente era il mio migliore amico.
I Pini stavano rilasciando nell'aria un buonissimo odore, l'erba sotto i nostri piedi era umida, come sempre. Forks era un posto sicuro per me, perché lo conoscevo bene, niente qui cambiava.
Le lacrime avevano preso a uscire dai miei occhi senza che me ne accorgessi, ma Jake non aveva fatto una piega. Lo adoravo.
Non so' quanti fazzolettini avessi usato, ma sicuramente tanti. Il mio naso ormai era diventato rosso.
Ma non m'importava, adesso che avevo finalmente buttato fuori tutto mi sentivo bene, leggera, libera.
Le parole di Jacob erano state un balsamo. << Sono sempre qui per te, Bella. Basta un fischio e noi accorriamo. >> Sorrise mostrando i suoi denti bianchissimi.
Sapevo che tutto il branco ci stava ascoltando, era come essere in una gigantesca famiglia, una gigantesca strana famiglia. Ed io mi sentivo fiera di farne parte.
Quando rientrai a casa sentivo che buona parte della mia libertà mi aveva abbandonata.
<< Ben tornata. >> La voce di Edward mi accolse come una stilettata. << Hai pianto?! >> Era preoccupazione quella sentivo?
Mi voltai sperando di nascondere il viso.
<< Cosa ti è successo?! >> Ok, era decisamente preoccupato. << Isabella... >> Mi prese per le spalle con delicatezza e mi voltò verso di sé. << Cosa ti è successo? >>
Chiusi gli occhi respirando a fondo. Come potevo resistere a tanta dolcezza e tanta bellezza. Dio mio, avrei tanto voluto che non mi lasciasse mai. Era questo il potere dei vampiri? << Niente. Ho solo avuto una... >> Mi bloccai guardandolo seria. << Non è una cosa che ti riguardi, vampiro. >> Ero stata cattiva, maleducata, ma lui con troppa facilità stava abbattendo le mie difese.
I giorni che seguirono furono disastrosi, avevo provato ad ignorarlo, ma lui era sempre lì. Si stava preoccupando seriamente per me, non ero più abituata ad avere qualcuno accanto. Mio padre era stata l'ultima persona che si era preso cura di me. Era bello sapere di poter contare su qualcuno, ma io non potevo permettermelo, perché sapevo che una volta finito il mio lavoro, lui sarebbe andato via, mi avrebbe lasciato ed io sarei tornata nuovamente ad essere sola, quindi tanto valeva fare la prima mossa. << Puoi rimanere, ma quando finirò il mio lavoro, te ne andrai ed io mi riterrò libera da voi. Va bene? >>
Sembrava stupito. << Va bene. >> Afferrai la mano che mi stava porgendo, in quel momento avvertii ogni singola molecola del mio corpo reagire. Che diavolo aveva Edward Cullen per attrarmi in quel modo?!
Da quel momento le cose cambiarono, il nostro rapporto si fece più cordiale, civile. Ogni giorno scoprivo qualcosa di nuovo su di lui, la sua famiglia, le sue abitudini, la sua vera età. Era un vero e proprio vecchietto!
Anche lui in compenso aveva scoperto qualcosa su di me. Era stato un piacevole scambio di informazioni. Così mi piaceva pensarlo.
Aveva preso anche la meravigliosa abitudine di prepararmi la colazione. Lo adoravo, ma non potevo affezionarmi a lui, presto sarebbe svanito nel nulla.
Poi mi disse senza preamboli che lui poteva leggere nella mente. Ero scioccata! E sempre quel giorno per la prima volta lui e Jake si incontrarono. Ero parecchio sulle spine, ma credo che non sarebbe mai potuta andare meglio, almeno non si erano uccisi.
Il giorno dopo Edward mi annunciò di aver chiesto a sua sorella Rosalie di venire a Forks per occuparsi di me. Voleva andarsene e lasciarmi? No! Con orrore capii che ormai mi ero già affezionata a lui e che avrei sofferto nuovamente. Non era giusto!
<< Cosa stai cercando di dirmi? >> Domandai cauta. << Vuoi andartene?! >>
<< No! No! Certo che no. Solo pensavo che la presenza di Rosalie potrebbe aiutarti in alcune situazioni, ecco. >> Si passai la mano nervoso fra i capelli.
Rimasi in silenzio per qualche secondo. << Quindi non vai via? Ho capito bene? >>
Annuì serio. << Non è nei miei piani andarmene via, Bella. >>
Queste parole ebbero un effetto calmante sul mio cuore.
Ma le sorprese per quella giornata non erano ancora finite. Quante lacrime che versai quando scoprii che Edward aveva fissato una visita per me e per il bambino. Edward sarebbe stato un compagno fantastico. La vampira che lo avrebbe sposato sarebbe stata la donna più felice del mondo. Di questo ne ero certa.
Avrei voluto che Edward fosse stato il padre del mio bambino, lo avrei voluto seriamente. Era difficile riuscire a spodestare io sentimenti che lui, con la sue gentilezza stava facendo affiorare in me.
Avevo dimenticato cosa volesse dire avere paura dei mostri, Edward era più umano di chiunque altro.
L'arrivo di Rosalie ed Emmett portò ancora più vitalità alla mia vita monotona, ogni tanto mi domandavo cosa avrei fatto quando tutti loro se ne sarebbero andati. Quel pensiero mi faceva stare male.
La mia pancia cresceva, così come la piccolina, ero sicurissima che fosse una femmina.
Avevo costruito una cosa per Edward, Rose ed Emmett. Ero fiera di me.
<< Cosa sono? >> Era curioso.
<< Sono un mio personalissimo regalo per voi, Edward. Li ho costruiti io stessa. >>
<< Scommetto allora che non sono normali. >> Ghignò. Aveva fatto centro.
Ne presi e lo misi al suo polso. Era sempre una sensazione inebriante poterlo sfiorare.
<< Fatto. >> Esclamai con un tono soddisfatto. << Ruota il quadrante a destra. >> Fece come gli avevo detto e al posto dell'ora comparve una mappa del pianeta Terra con dei puntini gialli.
<< Cosa... >>
<< Sono vampiri. Vampiri vegetariani per l'esattezza. >> Sollevò lo sguardo stupito. << In questo modo saprete sempre, dove sono e potrete controllarli. >> Sorrisi pratica. << Se ruoti il quadrante ancora di uno scatto >> e lo fece << noterai che i puntini gialli sono spariti e al suo posto ci sono dei puntini rossi. >> Annuì meravigliato. << Sono vampiri con in corpo del sangue umano. >>
Alzò la testa osservandomi serio. << In questo modo potremmo trovare il clan di Denali e tutti gli altri che attaccano gli umani?! >>
Annuii con un sorrisetto soddisfatto. << Esatto. Se giri il quadrante a sinistra, comparirà una lucetta verde. Volevo inserire anche gli esseri umani, ma poi alla fine ho pensato che non vi sarebbe servito a nulla. >>
<< E allora cos'è quel puntino verde? >>
<< Sono io. >> Ed ecco l'imbarazzo arrivare a mille. << Allora, ti piace? >> Deglutii veloce.
<< Sono magnifici, grazie, davvero sono stupendi. >>
Non mi ero mai sentita così felice in tutta la mia vita!
Quando finii il lavoro che mi avevano assegnato, mi sentii morire, ero quasi tentata di non dire nulla e di mentire. Ma non potevo. Non era giusto nei loro confronti. Sapevo che avrebbero dovuto andarsene un giorno. Pensare che come una stupida mi ero pure messa in guardia dall'affezionarmi. Che cretina che ero stata. Sapevo che quando avrebbero lasciato la mia casa sarei piombata nella disperazione più nera.
Una piccola parte del mio cuore però, mi stava urlando che forse Edward sarebbe rimasto. Forse anche lui provava qualcosa per me... forse non tutto era perduto.
Decisi di parlargli, lui doveva sapere che io avrei tanto voluto averlo qui con me, nella mia vita, nella vita di mia figlia. << Edward, la mia proposta.. quella di rimanere con me e la bambina, è ancora valida. Vuoi rimanere con noi? >>
<< No, io ho deciso che tornerò in Italia. >> Freddo, schietto.
Stupida Bella, cosa credevi... ormai non servi più a niente. << Io.. io credevo che tu.. >> L'aria uscì dalle mie labbra lasciando in sospeso la frase. Non c'era bisogno di finirla, lo avevo sempre saputo. Ero stata stupida. << Capisco. >> Mormorai piano. << Comunque, se vorrai venire a trovarci, noi saremo qui. >> Sorrisi debolmente.
<< Quando avrò tempo, magari verrò a trovarvi, fra qualche anno. >>
Era chiaro come il sole, non ci saremo mai più rivisti. Avevo aperto il mio cuore ad un mostro e adesso ne pagavo le conseguenze. Isabella Swan era la regina degli stupidi.
Erano partiti, non li avevo neppure salutati, ma era stato meglio così. Non avrei sicuramente retto.
<< Siamo solo noi adesso. >> Mi sfiorai la pancia con calma, adesso ero davvero sola.
Mi voltai pronta a scendere quando vidi una figura osservarmi.
Lo stomaco si contorse per la paura, eppure, una nuvola di calma si impossessò di me.
<< Calma Bella, sono Jasper. Sono il fratello di Edward. Sono qui per salvarti. Dobbiamo andarcene, stanno arrivando. >> Il vampiro dai capelli biondi si avvicinò a me con passi ben calcolati.
<< Chi stà arrivando? >> Era l'unica frase che riuscivo a pensare in quel momento.
<< I Denali, Bella. Stanno venendo per portarti con loro. Dobbiamo fuggire. >>
Quegli occhi, così simili a quelli di Edward... potevo fidarmi? Si. Potevo. << Quanto manca? >> Domandai cercando di rimanere lucida.
<< Pochi minuti. >>
<< Dobbiamo distruggere tutto. Aiutami. >>
In poco tempo mi trovai fuori dalla mia casa, avevo spiegato a Jasper cosa premere per causare l'autodistruzione di tutto l'edificio.
Lo premette e uscì prima che l'esplosione avvenisse. Mi prese in braccio e corse velocissimo verso la strada principale, lì una Mercedes con i vetri neri era parcheggiata sul ciglio della strada. M'infilò sul sedile anteriore, lui si mise alla guida e partimmo.
<< Mi sono permesso di prendere questi. >> Mi consegnò un passaporto e dei documenti. << Ne avrai bisogno. >>
Ero terrorizzata? No, impaurita? Forse, Jasper mi aiutava a mantenere i nervi saldi? Senza alcun dubbio.
Poche ore dopo ero comodamente seduta sull'aereo che mi stava portando in Italia. Alla fine c'erano riusciti, mi avevano portato via dalla mia adorata Forks. Isabella Swan era morta.
<< Perché sei così triste? >> La voce di Jasper era gentile, calma, pacata.
Presi un respiro profondo. << Tu come ti sentiresti se ti portassero via dal posto che ami di più al mondo? Dalla tua casa? >> L'osservai attenta, il suo viso era bellissimo, una maschera perfetta di porcellana. Ma per quanto fosse affascinante, non era come Edward,
<< Credo che mi sentirei esattamente come te. >>
Il viaggio fu lungo e silenzioso. Jasper era una persona riservata, taciturna, parlava solo se era strettamente necessario. I miei pensieri vagavano dai momenti più belli che avevo passato Edward, a quelli più dolorosi.
<< Perché continui a pensare a cose tristi? >> La sua domanda mi era arrivata inaspettata.
Sorrisi ironica. << Leggi anche tu nella mente? >>
<< No, sono empatico, sento le tue emozioni e tu, stai soffrendo in questo momento. >>
Ero sinceramente stupita. << Che altre capacità avete? >>
Vidi Jasper sorridere un po'. << Alice, mia moglie vede il futuro, è grazie a lei se ora sei qui viva. Carlisle, Esme, Rosalie ed Emmett non hanno delle vere e proprie capacita, ma hanno amplificato alcune doti personali, come la compassione, la generosità, la forza e la testardaggine. >> Ridacchiò per qualcosa che a me sfuggiva.
<< Siete una famiglia molto legata. >> Sorrisi, sembravano una di quelle famiglie perfette dei telefilm.
<< Si, e presto anche tu ne farai parte. >> I suoi occhi dorati mi guardarono intensi. << Perché c'è dolore nel tuo animo, Bella. >>
Non riuscivo più a guardarlo, così distolsi lo sguardo. << Io non credo che farò mai parte della vostra famiglia. >>
<< Perché? Edward ha.. >>
<< Edward mi ha fatto capire che io sono molto importante per voi, ma non a tal punto da far parte della vostra famiglia. >> Presi fiato. << Posso anche capire. Sono un genio, è normale che mi teniate in vita per questo, posso essere utile. >>
Jasper si voltò con il busto verso di me. << Bella, cosa ti fa credere che sia solo per questo che sei qui con me? >>
Sorrisi triste. << Jasper, io sarò sincera. Amo Edward, ho imparato a conoscere tutto di lui, ogni sua singola sfaccettatura. >>
<< Ma.. >>
<< Ma lui non mi ama. >> Era stato doloroso ammetterlo, era come se uno squarcio si fosse aperto nel mio petto. Avvertii comunque una dose massiccia di calma avvolgermi. << Grazie. >> Sussurrai piano.
<< Io non credo che lui non ti ami, Bella. Credo invece che sia spaventato da questo nuovo sentimento. >> Afferrai la mano di Jasper, era fredda e forte.
<< Non parliamone più, ti prego. >>
Annuì contrariato.
Quando atterrammo, una giovane donna dai capelli corti ci stava aspettando. << Finalmente! >>
Jasper la baciò delicatamente sulle labbra, erano una bellissima coppia.
<< Ciao! Io sono Alice. >> Mi abbracciò con gentilezza.
<< Piacere. Io sono Bella. >>
Il cielo era buio, la luna era alta nel cielo.
<< Venite, ho preparato tutto. >> Cominciò a parlare. << Edward e gli altri hanno saputo dello scoppio, credono che tu sia morta. >> Mi osservò seria, mentre Jasper guidava la lussuosa Mercedes lontano dalle luci dell'aeroporto.
<< E dovranno continuare a crederlo. >> Dissi senza alcun torno in particolare.
Alice si voltò verso di me, non disse nulla. I suoi occhi neri mi scrutavano, sembrava fosse persa in chissà quale pensiero. << Va bene. >> Sentenziò alla fine. << Nessuno saprà di te. Ti terremo al sicuro io e Jasper. >> Si voltò verso il marito che annuì senza discutere. Avevano un'intesa perfetta.
Mi portarono in una deliziosa casetta fatta di pietre. Il paesino era tranquillo, carino. Non era la mia adorata Forks, ma potevo abituarmi.
<< Quì avrai tutto quello che ti serve, e soprattutto nessuno ti troverà mai. >> Alice aveva disfatto il borsone che aveva tirato fuori dal baule della Mercedes, dentro c'erano un infinità di vestiti perfettamente piegati, quasi in maniera maniacale.
<< Questa roba? >> Domandai indicando l'armadio quasi pieno.
<< Un piccolo pensiero. Siete partiti senza prendere nulla, almeno questi ti serviranno. >> Sorrise.
Era stata gentile. << Grazie. >> Non era giusto, tutti loro erano sempre gentili, cosa era una specie di dono vampiresco quello di essere gentile per poi spezzarti il cuore?
Non volevo affezionarmi di nuovo, non ne sarei uscita incolume...
I giorni cominciarono a passare, Alice mi aveva fornito alcune attrezzature leggere per tenermi impegnata. C'erano dei giorni in cui le ore passavano lente, altre in cui invece correvano velocissime. Quelle erano senza alcun dubbio le mie preferite, era in quei momenti che il mio cervello riusciva a non pensare a lui: Edward. Perfino ricordare il suo nome faceva male.
Ma non potevo permettermi di soffrire ancora, avevo una bellissima bambina che stava crescendo e presto sarebbe venuta al mondo, dovevo riuscire a dimenticarlo.
Nonostante tutto l'impegno di Alice e Jasper, la mia felicità svaniva ogni giorno di più. Sapevo che Edward e gli altri erano arrivati in Italia, Alice mi aveva detto che sapevano della mi esistenza in questo paese.
L'orologio. Certo, come avevo potuto dimenticarmi della mia invenzione.
Sospirai affranta.
Secondo Alice, Edward era disperato, mi stava cercando ovunque, aveva perfino stretto un patto con i licantropi. Ogni volta che Alice mi raccontava cosa stava succedendo, sentivo il mio cuore battere sempre più forte, avevo la dolcissima speranza che forse Edward potesse seriamente cercarmi perché innamorato di me... ma poi, la dura realtà mi balzava davanti agli occhi.
Era senso di colpa quello che lo stava muovendo. Nient'altro.
Quando Jasper arrivò quella sera mi disse solamente: << Edward sa'. Ti trasferiamo, non ha senso che tu continui a vivere distante da noi. Ti abbiamo trovato una casa vicino a Palazzo dei priori, avrai sempre la tua indipendenza, ma se dovesse succedere qualcosa, noi saremo lì, pronti ad intervenire. >>
Potevo discutere? No, non aveva senso. Era probabilmente destino che prima o poi le nostre strade si sarebbero incontrate di nuovo.
Nonostante mi avessero dato una nuova casa, di Edward non c'è ne era stata mai traccia. Avevo conosciuto tutta la famiglia. Erano favolosi. Mi facevano sentire protetta. Era come tornare ad avere un papà e d una mamma. Senza contare che avevo anche dei fratelli e sorelle. La mia bambina sarebbe cresciuta in mezzo a loro, protetta.
Quel giorno arrivai ad una conclusione. << Edward mi odia. >> L'avevo detto piano, ma sapevo che l'udito finissimo di Jasper mi avrebbe sentito lo stesso.
<< Perché dici questo? >> Si era avvicinato di qualche passo.
<< Perché non è ancora venuto. - Sospirai – Probabilmente pensava di essersi finalmente liberato di me. D'altronde questo era il nostro patto. Una volta finito il lavoro, io sarei uscita dalle vostre vite, invece mi trovo qui, ad usurpare tutto ciò che è suo. A tenervi qui con me. Avrebbe tutti i motivi del mondo per odiarmi. >> Mi voltai nuovamente verso la finestra, il sole era alto, Jasper sarebbe rientrato a Palazzo quella sera.
<< Bella, non spetta a me dirlo. Ma credo che mio fratello nutra tutt'altro che odio nei tuoi confronti. Sicuramente si sente in colpa per non averti protetto a Forks, e sento che è diviso. Una parte di lui vorrebbe correre da te e non lasciarti mai, una parte invece vuole starti lontano. >>
Parlare con Jasper era sempre piacevole, non nascondeva mai niente. Quello che doveva dire, lo diceva. Aveva la mia completa fiducia.
<< Mi pare che abbia vinto la parte che non vuole starmi vicino però... >>
Non dicemmo altro, io mi ero rimessa a trafficare con le piccole saldature, adoravo costruire piccoli congegni utili e Jasper era un'ottima cavia. Avevo trovato il modo di conservare piccole riserve di sangue in contenitori piccoli e facilmente trasportabili, utili in caso di sete indomabile.
Mi piaceva sapere di aver fatto qualcosa di utile.
<< E' meglio che vada, Alice arriverà fra poco, è il suo turno adesso. >> Mi salutò aprendo la porta, la notte era finalmente arrivata. Cominciai a sistemare tutte le mie piccole apparecchiature.
Non era come il mio bellissimo e ormai distrutto laboratorio, ma potevo sempre costruirne un altro.
Il bussare alla porta mi distrasse dai miei pensieri. << Entra, Alice. >>
Ma non era la mia nuova amica quella che era entrata nella mia piccola casa, no. Era il mio peggior incubo. << Edward.. >>
<< Ciao Bella. >> Mi sorrise gentile.
Ok Bella, ricordati che la gentilezza è un'arma nelle sue mani, non cedere.
<< Ti trovo bene. >>
Dovevo sembrare parecchio stupita. << Grazie. >>
<< Che ne dici di sederci? Vorrei pararti. >>
Parlarmi? Di cosa? Di cosa diavolo stavo facendo qui'? Di come gli avevo rubato la famiglia? Osservai il divano. Potevo ascoltarlo?
<< Ti prego, vorrei spiegarti alcune cose... >> Mi stava implorando? No, non poteva essere... o si?
<< Sì, certo. >> Sussurrai piano. Sembravo una bambina beccata con le mani nella marmellata.
Ci accomodammo sul comodo divanetto bianco.
<< Bella, io ti devo delle spiegazioni. Fidati, te le devo e vorrei che tu mi ascoltassi. >>
Annuii silenziosa e attesi che cominciasse a parlare.
<< E' cominciato tutto quando sono stato mandato a Forks, non avevo idea che questo viaggio avrebbe potuto cambiare così radicalmente la mia immortalità. Quando ti ho vista la prima volta... >> Parlò di tutto quello che avevamo vissuto assieme a Forks, era doloroso rivivere tutto, perché sapevo che quei momenti non sarebbero mai più tornati. << … quel giorno, quando stavamo partendo, avrei voluto rimanere con te e con la bambina, lo volevo più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma temevo che la mia presenza avrebbe potuto solo arrecarvi pericolo. >>
<< Quindi tu non sei arrabbiato con me? >> Ecco, l'avevo detto.
<< No, non potrei mai essere arrabbiato con te. >> Prese le mie mani nelle sue fredde. << Isabella, io ti a... >>
<< Non dirlo. >> Una delle mie mani scivolò via dalla presa e si posò sulle sue labbra. Non volevo che continuasse. Non ero pronta. Non volevo soffrire di nuovo, perché ero più che certa che Edward stava per dire qualcosa che sicuramente mi avrebbe spezzato il cuore in futuro. << Non dirlo Edward. Ora non posso sentirlo. >>
Tolsi la mano quando fui certa che non avrebbe mai più detto quelle parole, mi fece sentire il fuoco, quando mi baciò il dorso.
<< Anche se tu non vuoi sentirlo dalle mie labbra, so' che hai capito. >>
<< Sì, ma una cosa non detta è meno triste se non dovesse avverarsi... >> Non so' cosa mi prese, ma da tanto tempo volevo sentire di nuovo la sua pelle a contatto con la mia, gli sfiorai gentilmente il viso.
<< Certo... >> Sussurrò piano. << Credo di averti rubato abbastanza tempo >> Si alzò dal divano, << buona notte. >> uscì chiudendo la porta dietro di sé.
Quanto ero stata stupida? Molto.
Quanto dolore volevo evitare? Moltissimo.
La mia scelta era stata insensata, idiota? Si, ma era giusta.
Da quella sera, Edward venne da me tutti i giorni. Il mio dolore svaniva con la sua presenza, ma riaffiorava potente quando ricordavo le sue parole prima della partenza di Forks.
Lo avrei trattato con gentilezza, con amicizia, ma niente di più. Questo lo dovevo a tutti i Cullen che si stavano prendendo cura di me.
Nonostante però i miei propositi, sembrava che Edward trovasse il modo per distruggerli. Era sempre così gentile, dolce, premuroso.
Sentirlo parlare alla mia futura bambina attraverso il mio pancione, o vedere con quanto affetto mi stava vicino, mandava in crisi i miei sentimenti. Si perché questi crescevano di nuovo ed io non avevo più la forza di combatterli.
Non era giusto, sapevo che avrei sofferto di nuovo.
Ero masochista? Probabilmente si, perché io lo rivolevo nella mia vita. Se non direttamente, almeno con la mia bimba, lui sarebbe stato un padre fantastico. Ne ero certa.
Anche quella sera si era occupato di me, la sua pasta era sublime, rilassarsi era così semplice, come bere un bicchiere d'acqua.
Non avevo potuto impedire però alle mie palpebre di chiudersi, sapevo che Edward era al mio fianco, non avrei corso pericoli con lui. Mi avrebbe protetto.
<< Buon giorno >> Mi sussurrò, rendendo il mio risveglio meraviglioso.
<< Sei bellissimo. >> mi scappò dalle labbra, ma ero così stanca di trattenermi che ormai il mio cervello non ragionava più. Gli accarezzai la guancia, io non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo viso. << A volte mi sembra di sognare, è incredibile che tu sia qui con me. >>
<< Io sarò sempre qui per te, Bella. Ti amo, non puoi farci nulla. >> Sorrise triste.
<< Non dovevi dirmelo... >> Afferrai il suo viso e lo tirai verso di me, unendo per la prima volta le nostre bocche in un bacio a stampo. << … adesso è reale ed io non posso stare senza di te. >>
Sorrise mostrandomi un sorriso brillante. << Ne sono felice. >> E mi baciò con passione. << Ora che ti ho qui di nuovo con me, non voglio perderti, mai più. Amore mio. >>
Quanto avrei voluto che quel momento non finisse mai, ma invece...
<< Edward... aspetta... >> Mormorai piano. << Edward fermati... >> Cercai di allontanarlo.
<< Cosa c'è? >> Sembrava spaventato.
<< Mi si sono rotte le acque. >>
Ora si che c'era d'avere paura.
Da quel momento successero tante cose, Edward aveva chiamato subito Carlisle, ero certa che tutto sarebbe andato bene, ma quello che non mi aspettavo erano le parole che Edward mi rivolse prima dell'arrivo dell'intera famiglia.
<< Vorrei davvero che fosse mia figlia, Bella, se tu me lo permetterai, io vorrei non solo starle vicino, ma vorrei essere un padre... e un marito. >> Cooosa?! << Che ne dici? >>
Cosa dovevo dire?
L'arrivò di Carlisle con tutti gli altri mi permise di non dire niente, in quel momento la cosa più importante era far venire al mondo la piccola Elizabeth.
Dolore! Dolore! E ancora Dolore! Chi cavolo aveva detto che partorire era semplice?!
<< Edward, voglio Edward. >> Avevo cominciato cantilenare fra una spinta e l'altra.
Come per magia, era apparso, la sua mano era stretta nella mia. Eravamo assieme, tutto era giusto in quel momento.
 
Non riuscivo a crederci, era nata! La mia piccolina era nata!
<< E' tutto a posto Bella, adesso riposati, noi saremo di là se ti servisse qualcosa. >>
<< Grazie Carlisle. >> Ero stanca, distrutta, ma felice.
<< Ciao, come ti senti? >> La voce di Edward era dolce, mi faceva sentire ancora meglio. Perché lui era qui, nel momento più bello della mia vita.
<< Stanca, ma bene. >> Gli sorrisi facendogli cenno di avvicinarsi al letto. << Elizabeth? >>
<< Di là con gli altri, si stanno immedesimando nei ruoli di zii, zie e nonni >> Sorrise intenerito.
<< E tu invece? >> Mi spostai un pochino facendolo sedere vicino.
<< Io cosa? >>
<< Non ti eserciti a fare la parte del papino premuroso? >>
<< Non ho bisogno di esercitarmi a fare la parte del padre, lei E' mia figlia. >> Non potei evitare di sorridere, il mio cuore si mise a battere forte. Lui aveva accettato Elizabeth. Lasciai andare un sospiro di sollievo.
<< Ma tu, mi devi ancora una risposta... Isabella, vorrei avere l'onore di diventare tuo marito, vorresti concedermi la tua mano?... e la tua vita? >>
Questa proprio non me l'aspettavo.
Lui voleva... voleva me? Voleva sposarmi?
<< Io.. >> Il pianto della mia bambina mi fece aprire gli occhi e decidere. << Non posso concederti la mia vita. Quella appartiene a mia figlia. >>
Gli occhi di Edward si erano svuotati. Era assurdo che noi due non potessimo stare assieme. Ma avevo la mia bambina a cui badare adesso. Lei aveva bisogno di me.
<< Bella, io non intendo rinunciare a te e nemmeno ad Elizabeth. >> Le sue parole erano calme, mentre il mio cuore batteva furioso. << Sposami Bella, cresceremo assieme la nostra bellissima bambina. >> Mi piacevano quelle parole. << Quando ti sentirai pronta, allora ti trasformerò, perché io non ho più alcuna intenzione di vivere se non ci sei tu. >>
<< Edward.. >>
<< Ti amo troppo per perderti di nuovo. >> Le sue labbra sfiorarono delicate le mie, erano titubanti.
<< Si. >> Parlai sulle sue labbra. << Accetto. >> Dissi, ridando sicurezza al suo dolce bacio.
Dopo quel giorno ne trascorsero molti, la nostra bellissima bambina cresceva viziata ed amata da tutta la famiglia.
I Volturi fecero ritorno: Aro, Caius e Marcus ripresero il loro posto di reggenti su tutti i vampiri. Non fu facile far comprendere loro che anche io sarei entrata a far parte della famiglia Cullen, per anni ci tennero sotto il loro controllo. Qualcuno da Volterra vegliava sempre su di noi. La solida amicizia fra Carlisle e Aro aveva reso possibile che la mia vita da umana fosse la più lunga e tranquilla possibile.
Non era facile però per me, vedere il mio corpo cambiare ed invecchiare, mentre quello di Edward rimanere quello di un diciottenne.
I Denali rimasero in Alaska per molto tempo, con la ricomparsa dei Volturi la loro smania di potere era diminuita. Soprattutto grazie ad Aro e alla sua “pulizia”.
Aveva inviato uno squadrone di vampiri che aveva quasi decimato l'intero clan.
Carlisle aveva provato a proporre altre soluzioni, ma Aro era stato irremovibile. Era comunque stato anche grazie a lui, se ora io, donna di quasi trent'anni potevo vivere la mia immortalità accanto ad Edward.
I suoi occhi color oro erano magnifici, tutto l'opposto dei miei, che ancora avevano screziature di rosso.
Ci amavamo, ed eravamo felici.
Eravamo una famiglia, una grande famiglia.
La nostra piccola Elizabeth era cresciuta, si era fatta davvero bella.
<< Non riesco a crederci che oggi la nostra piccolina si sposi. >> Brontolò Edward, sistemandosi meglio la cravatta.
Non potei far a meno di ridacchiare. << A te dispiace solo che il nostro futuro genero sia un Volturo, ammettilo. >> Gli sistemai il nodo. Non riuscivo ancora a credere di poter avere un uomo così accanto.
<< Si, ma soprattutto non capisco come abbia fatto ad innamorarsi di Felix. >> Sospirò.
Afferrai la sua mano e lo guidai giù per le scale. << Rassegnati. >> Ridacchiai.
Al piano inferiore tutta la famiglia Cullen ci stava aspettando, quel giorno la nostra Elizabeth si sarebbe unita in matrimonio, Cullen e Volturi si sarebbero uniti in un'unica grande famiglia.
 
Fine.
   
 
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