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Autore: Greenpanter    23/01/2012    0 recensioni
Undicesimo compleanno di Hermione
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Fino al giorno in cui compì 11 anni, Hermione aveva passato molto del suo tempo a chiedersi perché non piacesse alle persone. Probabilmente non era particolarmente carina o divertente o nemmeno interessante, ma sapeva tutto ciò e faceva del suo meglio per compensare, essendo perfetta in tutte le altre cose; essere fiduciosa, intelligente e amichevole - non era questo che le insegnavano sempre tutti i libri?-. Ma allora perché continuava a doversi sedere da sola a pranzo? Perché anche la sua insegnante aveva cominciato a sospirare ogni volta che alzava la mano? Proprio non lo capiva. Pensava che sarebbe stato meglio se fosse andata al liceo l'anno prossimo. I suoi genitori le avevano proposto una grande festa per il compimento degli 11 anni, addirittura con una vera torta! Ma lei non aveva nessuna voglia di dover passare l'agonia di consegnare inviti alle persone che la odiavano, quindi suggerì di andare solo a vedere qualcosa al teatro di Tottenham court road, uno dei suoi posti preferiti al mondo, con le sue luci brillanti e le stravaganti vecchie costruzioni, delle quali aveva letto in "guida turistica per Londra". Questo (il teatro) la faceva sempre sentire come se stesse fluttuando fuori dalla vita normale e immedesimandosi in qualcun'altro. La mattina del 19 l'alba era frizzante e il freddo così pungente che Hermione dovette indossare due maglioni sopra il pigiama per tenersi al caldo abbastanza per il breve viaggio giù per le scale e dentro la cucina, che era sempre umida e luminosa nonostante il tempo. Percorrendo il corridoio di pietra, Hermione sentì un improvviso brivido di eccitazione: aveva undici anni, stava crescendo e presto sarebbe potuta andare in una scuola dove era normale e bello lavorare tutto il tempo, dove si sarebbe finalmente potuta fare qualche vero amico, dove- si fermò sul suo cammino. C'era qualcuno in piedi dall'altro lato della porta, che la guardava attraverso la vetrata. Le increspature di questa facevano sì che il profilo fosse piuttosto distorto ma chiunque fosse sembrava indossare un cappello a punta... Recentemente sembrava che alle persone piacesse fare "dolcetto o scherzetto" terribilmente presto- ma alle 9 di mattina nel mese di settembre era proprio ridicolo! Non appena Hermione ebbe pensato ciò, l'individuo suonò il campanello, il suono echeggiò miseramente intorno al muro e lei rabbrividì. "Hermione, puoi aprire per favore?" la voce di sua madre uscì leggermente smorzata dalla porta della cucina, ma non abbastanza affinché potesse fingere di non averla sentita. Con una sensazione di oscillazione* che non riusciva nemmeno a spiegare a sé stessa, Hermione girò lentamente la maniglia e la porta si aprì cigolando. Con sua sorpresa una donna di mezz'età dall'aria severa stava in piedi sulla soglia di casa. Sebbene ora fosse priva del suo cappello, era ancora vestita in quella che Hermione riconobbe come una toga e stava fissando astutamente la piccola ragazza, tenendo in mano una busta bianca. "Sei la signorina Hermione Granger?" chiese la donna, prima che lei potesse dire altro. "Io -emh...- si, sono io e..." stava per chiedere chi fosse la donna ma pensò che potesse essere sgarbato, come chiedere perché vestisse in quella strana maniera. Forse, pensò, era una paziente dei suoi genitori -che era appena arrivata da una festa o qualcosa del genere... "Lei è qui per incontrare mia mamma o mia papà?" La donna sollevò leggermente le sue sopracciglia. "Beh, senza dubbio parlerò con loro più tardi, signorina Granger, ma io sono qui, prima di tutto, per incontrare lei. Il mio nome è Minerva McGranitt e sono stata mandata per discutere riguardo la tua... istruzione per l'anno prossimo. Posso entrare?" Hermione aprì la bocca per dire che avrebbe fatto meglio a chiedere prima ai suoi genitori, ma scoprì che la Signora McGranitt si era già accomodata, aveva lasciato il suo cappello a punta sull'attaccapanni e si era seduta su una delle sedie della sala da pranzo, facendo cenno ad Hermione di sedersi su un'altra lì accanto. "Capisco pienamente che tu adesso voglia chiamare i tuoi genitori, ma in questi momenti credo che sia molto meglio che tu mi permetta di parlare prima con te così che tu possa... superare un po' lo shock". Hermione sprofondò nella sedia che le veniva offerta, le sue peggiori paure si realizzarono. "Non mi ammetterete, non è così? Al St. Margaret's..." Hermione sentì le lacrime pungere gli occhi ma non le importava; aveva studiato così duramente nel suo periodo di fine esami l'anno scorso! "SAPEVO CHE AVEVO SBAGLIATO QUELLA DOMANDA SUL TITANIO!" si senti gemere prima di scoppiare in lacrime. Dopo un attimo si rese conto che la donna stava cercando di parlarle -la sua voce era ancora un po' acuta ma molto più cordiale di prima. "Smettila, sciocca ragazza -hai frainteso, asciugati gli occhi adesso" Hermione sentì che le veniva premuto in mano un fazzoletto e lo prese. "In realtà sono qui perché tu sei molto dotata -addirittura quasi straordinaria... Hai mai notato che... ti accadono cose curiose, soprattutto quando sei sconvolta?" Senza veramente crederci, Hermione pensò alle cose che aveva evitato di spiegarsi da anni a questa parte -quel libro che aveva lasciato cadere che sembrava troppo lontano per raggiungere il suolo, quella volta in cui di nascosto filò in biblioteca quando non le era permesso, e quando tornò il bibliotecario inaspettatamente sembrò che non la notasse nemmeno, nonostante fosse proprio di fronte a lui; quando quel ragazzo la spinse giù per le scale alla scuola e in qualche strano modo lei si ritrovò sul fondo senza sentire alcun dolore e senza avere nessun ricordo della caduta. Hermione fissò la donna, parte di lei ancora scettica su cosa avessero a che fare quegli episodi, e su cosa poteva farsene questa persona con uno di quelli, ma un'altra parte, più istintiva e forte sapeva già che tutto ciò stava per diventare realtà, che tutto ciò stava per diventare importante, stava per cambiare la sua vita in meglio. "Signorina Granger" la donna serrò lentamente le sue labbra, come se fosse riluttante usare parole così stupide "lei è una strega". [* in inglese "fore boarding": penso che sia la sensazione che da la nave quando oscilla]
  
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