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Autore: son giuggy90    05/09/2006    5 recensioni
Quattro ragazzi...quattro vite differenti...quattro amici...quattro cuori palpitanti...ognuno con un passato, un presente, e forse anke un futuro diverso dall'altro...s'incontreranno e tra loro nascerà un legame che è più forte del tempo, più forte dello spazio, più forte dell'ingiustizia del mondo..Insieme intraprenderanno un viaggio, tenendosi per mano, ed insieme si capiranno l'un l'altro, si aiuteranno, si innamoreranno...e voleranno sulle ali di un destino che li ha fatti incontrare, e forse, li farà anke dividere per sempre...(Scusate, ma nn ho trovato un titolo migliore! ^^;)
Genere: Romantico, Triste, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Un nuovo e splendente sole stava sorgendo sul pianeta Vegeta e rischiarando ogni via nelle città; le prime navicelle cominciavano ad attraversare i lunghi viali e i primi negozi ad aprire; si potevano udire già gli schiamazzi e le grida dei vecchi mattinieri; gli uccellini dettero inizio ai loro gioiosi cinguettii mattutini, mentre una ragazza accoccolata sotto le fresche lenzuola del proprio letto stava disperatamente tentando di riaddormentarsi e sottrarsi così alle torture che l’avrebbero aspettata quel giorno. Infastidita da tutta quella rumorosa allegria, chiuse violentemente la finestra che dava sul parco e si lasciò andare di nuovo sul materasso. Fissò il soffitto per qualche istante, cercando di abituare gli occhi alla luce del giorno: ancora nessuno aveva acquisito la capacità di fermare il tempo, perciò era inutile continuare a sperare che l’avanzare dei minuti e dei secondi si sarebbe arrestato improvvisamente, così come era iniziato. Spesso le capitava di perdersi in miriadi di ragionamenti sull’immensità del tempo, e solo in momenti come quelli, all’ombra della sua stanza, le capitava di avere paura. In fin dei conti, era una sayan e non poteva concedersi momenti di debolezza. Ma l’avanzare degli anni e dei giorni sì, le infondeva una notevole inquietudine: quando le capitava di rifletterci su, capiva che la sua vita non era altro che uno dei piccoli pezzi mancanti di un puzzle, che doveva ancora essere completato…e che ,forse, un giorno sarebbe stato terminato da qualcuno, ma sperava che quel momento fosse ancora molto lontano…
“Tic-Tic-Tic-Tic”
Il fastidioso e pungente suono della radiosveglia cominciò a ripetersi nella sua testa: si nascose sotto il cuscino e attese con impazienza che quel “Tic-Tic” tanto odiato lasciasse il posto alla voce calda e familiare dello speaker che conduceva la trasmissione radiofonica del lunedì mattina:
“Buongiorno pigroni…ma come, non ditemi che ancora non vi siete svegliati! Oggi è il 1° settembre e sono le 7 in punto…Per la gioia dei nostri giovani studenti liceali, questo giorno segna anche l’inizio di un nuovo anno scolastico!! In bocca al lupo, ragazzi!! Per concedervi quei quattro o cinque minuti necessari ad un fresco risveglio, manderemo in onda uno dei successi più acclamati di quest’estate, che ormai si sta avviando al termine…3,2,1.. vai!”
“Oh no…detesto questi cantanti terrestri…” – mormorò, con la voce impastata dal sonno. La sua mano spense rapidamente l’apparecchio, ma subito dopo ricadde pesantemente sul lenzuolo, con un tonfo sordo. Dopo aver lasciato trascorrere alcuni minuti, decise definitivamente di svegliarsi: la sua testa arruffata fece lentamente capolino da sotto il cuscino. Sospirò:
“Che stanchezza…”- scese dal letto, strofinandosi gli occhi ancora chiusi, e si diresse verso la porta del bagno. Una volta entrata, si appoggiò al lavandino, sorreggendosi sulle punte per controllare la propria immagine riflessa nello specchio:
“Oh mio dio!”- esclamò, impallidendo più di quanto non lo fosse in natura – “Che visione raccapricciante!!!”- afferrò una grossa spazzola quadrata, per risistemare quei suoi capelli corvini che, solitamente, le ricadevano morbidamente lungo i fianchi, ma in quel momento, scompigliati com’erano, le davano tutta l’aria di una selvaggia. La porta si spalancò improvvisamente e sulla soglia apparve una figura alta e robusta:
“Vi ho sentito arrivare, padre…”- lo precedette la ragazza, ancor prima che quella figura potesse parlare.
“Chichi, figlia mia…”- il tono della sua voce si fece rigido e severo – “credevo avessi già consumato la tua colazione, come ti avevo comandato…e invece che cosa trovo??? Una sciocca ragazzina appena desta che contempla la propria immagine….”
“Stavo solo pettinandomi, padre…”
“Dà qua!!!”- la rimproverò l’uomo, strappandole bruscamente la spazzola dalle mani e strattonandola – “Sai benissimo quanto io detesti i tuoi ritardi da adolescente….sei una sayan, e come tale dovrai sempre rispettare gli ordini di un uomo, tuo padre primariamente!!! Sono stato abbastanza chiaro?????”
La ragazza, che aveva sostenuto con sfida lo sguardo furente dell’uomo fino ad allora, fu costretta ad abbassare gli occhi in segno d’umiltà e mormorare un flebile:
“Si, padre…”
“Molto bene…quali sono i nostri più importanti principi???”
“Supremazia, forza, dignità, coraggio, arroganza….”- rispose, inclinando il capo a sinistra – “…e ubbidienza…”
“Perfetto” – le prese il mento tra le mani, costringendola così a specchiarsi nelle sue iridi nere – “Onora sempre le tue origini, Chichi…ormai viviamo in un mondo in cui il passato del nostro popolo è stato dimenticato da tutti…non imitare quei codardi, là fuori…nelle tue vene scorre sangue sayan…non confonderti con gli impuri che hanno macchiato la nostra stirpe…”- senza aggiungere altro, suo padre le voltò le spalle e se ne andò…


Contemporaneamente, ma nella parte opposta della città, una vivace diciassettenne era ancora immersa in un sonno profondo e sereno, celata dall’oscurità di una disordinatissima camera. Un sorriso angelico appena accennato era disegnato sul suo dolce viso, conseguenza dell’affascinante principe azzurro che, nel suo romantico sogno, si apprestava a darle un tenerissimo bacio. Tuttavia, sua madre irruppe nella stanza prima che il bel giovane potesse trascinarla a castello con sé sul suo elegante cavallo bianco. La donna si diresse con passo deciso verso la finestra e la liberò dalla tenda giallognola che la ricopriva impedendo alla luce del sole di filtrare. La ragazzina aprì lentamente un occhio:
“Tesoro, alzati, sono le 7 e un quarto passate…non vorrai fare tardi proprio il tuo primo giorno di scuola!!”- esclamò la madre, passandole accanto e colpendola affettuosamente sulla nuca. Dopo aver emesso un grugnito di disapprovazione, la ragazza si ricoprì il volto con il lenzuolo, per nasconderlo ai raggi del sole che lentamente si stavano dirigendo verso di lei, dopo aver attraversato già parte del letto.
“Non fare la bambina!!!!”-la donna afferrò i bordi del telo profumato e, con un rapido gesto, lo sollevò.
“Mam…mamma…”-si lamentò la ragazza, avvicinando le ginocchia al petto-“stavo sognando…”
“Ah si?”-chiese la madre sorridendo amorevolmente, mentre con un mano afferrava la caviglia della ragazza per trascinarla giù dal letto.
“Si….dopo avermi sottratta alle cattive intenzioni di una perfida strega, un aitante principe mi stava accompagnando al suo castello…su uno splendente cavallo bianco…era così bello che brillava di luce propria..”
“Chi? Il principe o il cavallo?”
“Il cavallo……ma forse anche il principe…”-aggiunse in uno sbadiglio, prima di atterrare rumorosamente sulla moquette. Alzò gli occhi fino ad incontrare quelli della madre:
“Ohi!!!Con te è impossibile avere un tranquillo risveglio, mamma!!!”
“Ringraziami, Bulma: tuo padre voleva irrompere in camera tua con un mestolo e una pentola…”
La ragazza grugnì. Si sollevò in piedi di malavoglia e si trascinò barcollando fino in cucina, dove suo padre, comodamente seduto, sorseggiava un caffè bollente con un grosso gatto nero acciambellato sulle ginocchia.
“Buongiorno Bulma!!!Hai dormito bene???”- chiese con ironia il padre, sorridendole a trentadue denti- “Così…la pacchia è ormai finita!”- aggiunse, alzandosi e adagiando nelle sue braccia il micio peloso, che, miagolando, si arrampicò sulla spalla della padroncina- “Dico bene?”
“Già, papà….”- si sforzò di non essere permalosa, come al solito: suo padre adorava punzecchiarla e lanciarle continue provocazioni, “esattamente come un fratellino dispettoso”, sosteneva sempre la ragazza. Si divertiva forse più di un bambino, nel vederla reagire prima incrociando le braccia e poi contraendo il volto in una smorfia, indispettita. Tuttavia, nonostante quei piccoli e innocenti litigi che sorgevano di tanto in tanto, padre e figlia andavano abbastanza d’accordo.
Bulma si appoggiò allo sportello del frigo, lasciando andare il gatto che iniziava a dimenarsi, ansioso di scoprire cosa lo stesse aspettando nella sua ciotola quella mattina; riempì un bicchiere di latte e si sedette insieme al resto della famiglia:
“Non ci voglio andare…”
“Bulma…”- mormorò sommessamente la madre –“cerca di capire: ormai sei adulta, sai bene perché siamo qui..” “Mamma, ma ti senti quando parli? Per voi sono adulta solo quando vi fa comodo; se mi aveste realmente ritenuta tale, sarei potuta rimanere comodamente a Tokyo per continuare a vivere la mia vita di sempre, terminare il liceo, frequentare l’università, divertirmi con i miei soliti amici…Mi avete costretta ad abbandonare la città in cui sono nata e adesso mi avete costretta a lasciare il luogo in cui sono cresciuta…così adesso mi ritrovo qua, non solo in un'altra metropoli, ma addirittura su un altro pianeta!!!!”- sentenziò con rabbia, terminando il discorso con un’innevata brioche alla crema che dal vassoio scomparì nella sua bocca.
“Ne abbiamo già parlato, tesoro!”- rispose il padre con calma- “Si tratterà solo di un anno, due al massimo!”- le accarezzò la guancia impolverata di zucchero a velo – “Te lo prometto…in fondo, sono questioni di lavoro importanti…”
“….Mmm…almeno le pasticcerie sfornano degli ottimi dolciumi…”- mugolò a bocca piena. Dopo aver deglutito, si alzò e si diresse rapidamente verso il bagno, accompagnata dal suo fido e morbidoso compagno; richiuse la porta alle sue spalle e si sedette sul bordo della vasca, sospirando:
“Cosa devo fare, Ciop? Credi che i sayan saranno simpatici e amichevoli?”
“Maooooo!”
“Ne ero sicura!!!”- sorrise la ragazza, accarezzandolo dolcemente-“Forse non sarà poi un’esperienza così tremenda!!!Non sei d’accordo?”
“Maoo…”-miagolò ancora la bestiola accovacciandosi sul cumulo dei panni sporchi, dove, dopo un sonoro sbadiglio, si addormentò.
“Oh!!!”-esclamò indignata, incrociando le braccia -“Ti ringrazio, sei proprio un amico!!!!!Io sono qui ad affliggermi e tu pensi sempre a dormire!!!!”
“Bulma!!!”- la rimproverò una voce lontana, che sembrava provenire dalla cucina- “Non prendertela con il gatto!!!!Lui non ha colpa!!”
La ragazza scosse la testa e mormorò a bassa voce:
“Non sai quanto ti invidio…anche io vorrei poter continuare a riposare….Uffa!!!”


Nella penombra della stanza, due iridi neri stavano osservando con estrema attenzione un raggio di sole fare timidamente capolino dalla finestra semi-aperta: quel fioco sprazzo di luce, che avanzava molto lentamente creando sul soffitto un gioco di ombre particolarmente suggestivo, sembrava si fosse introdotto nella stanza per sbirciare al suo interno, inconsapevole di quello sguardo affascinato che da minuti teneva sotto controllo ogni suo movimento.
Quel ragazzo, infatti, il cui torace nudo era ricoperto solo per metà da un candido lenzuolo bianco, aveva dimenticato perché fosse già desto alle 7.20 del mattino, cosa per lui abbastanza insolita, e, abbagliato da quel se pur lieve bagliore nella stanza, aveva paragonato l’immagine che in quel momento aveva davanti agli occhi alla sua vita e a ciò che talvolta si dimostrava essere la sua persona: una stanza buia, le cui finestre, chiuse ormai da anni e con cardini arrugginiti, fossero impossibili da riaprire, e per questo incapaci di permettere anche ad un fioco raggio di luce di filtrare. Insolita come similitudine, lo riconosco, ma questa era la visione che il principe Vegeta aveva talvolta di sé…e intimamente desiderava che arrivasse qualcuno capace di aprire quelle finestre e regalare un po’ di splendore al suo cuore, portare chiarezza nelle cose di tutti i giorni… Si riscosse improvvisamente, quando la sveglia sul comodino alla sua sinistra tornò a suonare; voltò lentamente la testa per controllare l’ora: 7:25. Erano passati 10 minuti esatti da quando aveva aperto gli occhi, avvisato da quell’allarme che l’apparecchio ripeteva instancabilmente per circa un minuto, prima di fermarsi e lasciare che il silenzio tornasse a regnare nella stanza. Vegeta indirizzò nuovamente il suo sguardo verso il raggio di sole e contrasse il viso in un smorfia:
“Tse…”- con un balzo atletico, si ritrovò immediatamente in piedi, alla destra del letto. Si avvicinò alla finestra e ne spalancò le persiane ormai scrostate, come del resto erano le pareti dell’appartamento, prima di trarre un profondo respiro ed assaporare il piacere di quella fresca brezza mattutina. Si voltò e, arricciando il naso, squadrò ciò che gli si prospettava davanti agli occhi: bilocale di 40 mq, angolo cottura, soggiorno, camera da letto, bagno…La segretaria dell’agenzia immobiliare aveva definito il colore delle pareti “verde acido”, ma il ragazzo preferiva chiamarlo “verde vomito”; le piastrelle che ricoprivano il pavimento del soggiorno erano in granito bianco, o qualcosa di simile; nella camera da letto, invece, c’era una ruvida moquette scura che contribuiva a rendere la stanza più grigia e triste di quanto non lo fosse già, sia a causa del colore delle pareti, sia a causa delle crepe che le attraversavano; il bagno aveva una tinta altrettanto nauseante, tra il bianco e l’avana, e i servizi erano corrosi dal tempo e dallo sporco; l’unica cosa positiva era che il condominio, nonostante l’aspetto indecoroso e rovinato, era abitato da inquilini per lo più tranquilli, in modo particolare da studenti universitari che non avevano trovato niente di meglio a causa delle proprie ristrette disponibilità economiche; il costo dell’affitto? 97.230 ¥, comprese le spese di lavanderia, che venivano riscossi il 15° giorno di ogni mese dalla padrona del condominio, una vecchia magra e ossuta che puzzava di cibo secco per gatti, motivo per cui, dopo ogni sua visita, era impossibile scendere le scale, senza vomitare prima di aver raggiunto il portone d’uscita. Ecco le sciatte condizioni di vita attuali del principe dei Sayan. Potreste pensare quanto Vegeta fosse scontento di questa sua situazione, ma non era affatto così…anzi. Il ragazzo si diresse verso il bagno per vestirsi e quando, dopo pochi minuti, ne uscì nuovamente fuori, trovò una fumante tazza di caffè e qualche biscotto al cioccolato ad attenderlo sul tavolino del soggiorno. Lasciò vagare lo sguardo qualche metro più in là e scorse una donna che gli dava le spalle, intenta a sciacquare le stoviglie sporche che il ragazzo aveva scordato di lavare la sera prima.
“Buongiorno, Vegeta!”- esclamò la signora.
“Buongiorno Yuka…”- mormorò, passandosi una mano tra i capelli.
“Assaggia quei frollini, li ho preparati io stessa…voglio un tuo parere!”- dopo essersi accuratamente asciugata le mani, la donna si voltò sorridendo, rivelando un volto solcato dal rapido scorrere del tempo. Come una madre affettuosa, prese uno dei biscotti e costrinse Vegeta a mangiarlo, imboccandolo.
“Dunque? Cosa ne pensi?”
“Sono molti buoni…”- disse il ragazzo, dopo aver deglutito - “Ti ringrazio Yuka, non dovresti disturbarti così tanto per me…non ce n’è bisogno, dico sul serio!”- aggiunse poi, mentre la sua voce assumeva un tono dolce e sereno e le sue labbra si incurvavano in un timido sorriso.
“Ohhh, sciocchezze!!”- continuò l’anziana signora, riponendo piatti e bicchieri negli appositi ripiani.
Vegeta si stupiva spesso della gentilezza mostratagli dalla donna, che mai aveva desiderato qualcosa in cambio o lo aveva costretto a fare qualcosa per lei in segno di riconoscenza. Yuka era una vecchia e cortese sayan che abitava nell’appartamento immediatamente accanto a quello del ragazzo: vi si era trasferita in seguito alla scomparsa del marito, avvenuta due anni prima. Non avendo avuto figli come al contrario desiderava, si era subito affezionata a Vegeta, il quale, da principio esitante e sfuggente, aveva imparato presto ad apprezzare i suoi insoliti modi di fare…insoliti perché al principe non era ancora capitato di incontrare una tale persona.
“Dimmi, sei emozionato?”
“Emozionato?”- ripeté Vegeta, tra l’incredulo e il divertito.
“Rivedrai tutti i tuoi amici…o meglio, ne incontrerai di nuovi, considerato che è il tuo primo giorno di…”- ma non terminò la frase, perché il ragazzo sbuffò e incrociò le braccia:
“Amici? Io? Mai avuti…”
“Ricordo di averti sentito parlare di un certo…non ricordo il nome…”- si mordicchiò nervosamente il labbro, frugando senza successo tra i meandri della sua memoria - “E’ un tuo coetaneo…un sayan…un ragazzo simpatico e alla mano cresciuto in quell’orfanotrofio terrestre che si trova a qualche chilometro di distanza dal centro…”
“Ah!”- rispose secco Vegeta, alzando un sopracciglio – “Quello….ma il concetto è un tantino diverso, non siamo amici, non lo siamo mai stati, E NON LO SAREMO MAI!”- accentuò il tono di voce mentre pronunciava queste ultime parole, poi, offeso, continuò: ”Ci siamo semplicemente sfidati una volta…e quell’idiota, non so come, è riuscito ad avere la meglio…”
“Capisco perché lo detesti tanto…”- commentò Yuka, strofinandosi il mento tra il pollice e l’indice. Poi lanciò un occhiata all’orologio appeso al muro:
“Santo cielo, Vegeta! Le 7.45, devi proprio andare!!”- disse, prima di scoppiare a ridere notando l’espressione affranta disegnata sul volto del giovane.
“Si…vado…”
“Bravo, vai!”- esclamò, dandogli una piccola spinta con la coda all'altezza dei fianchi.
Colto di sorpresa, Vegeta barcollò appena in avanti, si voltò, le sorrise ed alzò una mano in segno di saluto, prima di scomparire definitivamente oltre la porta.


Okaaaaaay, cosa ne pensate??? Il pezzo su Vegeta mi è venuto in mente stanotte..e in generale questa nuova storia mi è venuta in mente quest'estate, forse ispirata da un suggestivo panorama scozzese...Ammetto che come inizio è alquanto strano e...non sarà certo una delle storie più allegri che ho scritto, ma troveranno spazio anche alcuni momenti comici...Per il momento attendo i vostri commenti con ansia, perchè ci tengo parecchio a questa ficcì...please, commentate!! ^^!! Un bacione a tutti, Giuly..
  
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