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Autore: Due Di Picche    23/01/2012    1 recensioni
*Storia al momento sospesa*
Luka Fontana è sinonimo di perfezione.
La sua invidiabile bellezza è compensata dall'intelligenza.
Tutti vorrebbero essere come Luka.
Tutte vorrebbero andare a letto con Luka.
Peccato che l'ego superbo che ha sviluppato grazie a questo suo "pregio", lo renda un egocentrico narcisista, manipolatore e calcolatore. Si crede superiore decidendo di sfruttare le sue "doti" per arrivare al successo e mai si sarebbe aspettato che "la più bella del Purgatorio" gli venisse ad annunciare che ha ancora un mese di vita.
Con l'arrivo dell'enigmatica Lily incomincia il conto alla rovescia dell'esistenza del popolare Fontana.
Riuscirà a sedurre l'Annunciatrice così da convincerla a risparmiargli la vita o proverà a diventare una persona migliore cercando di guadagnarsi il Paradiso?
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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6. [-24]Sesto giorno dell’ultimo mese
Un foglio.
Tanti fogli uniti da una graffetta.
Fogli con su scritto esercizi di matematica.
Numeri e lettere si rispecchiavano nelle mie iridi azzurre riga dopo riga.
La sala congressi della Stazione Marittima era piena di studenti. Un cinquantina di studenti provenienti da tutta la regione. Persone senza vita sociale che coltivavano l’interesse per lo studio.
Io ero l’unico genio. Io avrei vinto.
Mi ero presentato puntuale a quella dannate Olimpiadi e dopo aver snobbato i professori della mia scuola e mia cugina, mi ero seduto immediatamente alla postazione assegnatami.
Non mi ero nemmeno guardato attorno: quel mondo mi faceva ribrezzo.
Lily non c’era. A dire il vero le avevo chiesto di non venire.
Avevo passato due giorni in sua compagnia, e due giorni mi erano bastati per ammettere nuovamente che sarei morto tra un mese.
Visto che ero destinato a morire mi chiedevo perché stessi affrontando quello stupido test di matematica. Mah, forse per sfruttare il mio genio fino all’ultimo.
La prova non era difficile. Riuscii a fare tutti gli esercizi. E anche se non consegnai tra i primi, fui più che soddisfatto del risultato: perfetto. Una prova perfetta. Perché tanta sicurezza? Perché, come prima cosa, credevo in me e nelle mie potenzialità e in secondo piano non avevo trovato quegli esercizi “Olimpici” chissà che difficili. Forse avevo anche studiato per niente quei giorni!
Finito il compito e avviandomi verso il bagno maschile, ripensai ai miei futuri progetti giornalieri, come dormire, andare in quella squallida discoteca del sabato serata, bere e farmi almeno due ragazze.
Ce n’era un terzo di proposito che avrei rimandato a domenica: incominciare a capire come poter sedurre un’Annunciatrice di Morte senza ricorrere a noiose letture ottocentesche.
«Ehi, Luka? Com’e andato il test?» la voce di Jessica Fontana, allegra e soddisfatta, disturbò la mia pacchia al rinfresco che avevano allestito, all’entrata, per noi studenti.
Presi un bicchiere di Coca Cola e cercai di ignorarla spostandomi vero i dolciumi. Che seccatura!
Jessica sbuffò e, indispettita dal mio atteggiamento, mi si piazzo davanti «Sempre a fare l’associale quando non sei nel tuo mondo.»
Alzai gli occhi da quel cespuglio di riccioli rossi. Cercai di non imprecare, sarei stato ancora più fuori luogo «E tu devi sempre rompere le scatole a tutti.»
«Hai la luna storta? Sei peggio delle ragazze con il ciclo, Luka.»
«E tu peggio di una bambina delle elementare, Je. Non puoi lasciare in pace noi Dei e tornare tra i comuni mortali?»
Si sarebbe infastidita. Odiava quando mi davo arie e arie davanti di lei, dato che era sangue del mio sangue.
«Hai fatto male il test delle Olimpiadi?»
«Certo che no.»
«Sembri sicuro di te. Troppo sicuro.»
«Perché dico la verità, piccola Je.»
Sentii un sorriso arrogante dipingermi il volto.
Finii la Coca Cola.
Una voce al microfono richiamò l’attenzione di tutte le persone, invitandole a rientrare nella sala per assistere all’annunciazione del vincitore del biennio e del triennio.
Jessica parti in quarta senza degnarmi di uno sguardo, io mi limitai a dirigermi dalla parte opposta, verso l’uscita.
«Luka Fontana ha già fatto troppo la parte del bravo ragazzo. » mugugnai tra me e me infilandomi il giubbotto che avevo lasciato sull’appendiabiti. Chissà che figura avrebbe fatto l’intera scuola nel non vedere il proprio studente, vincitore, sul palco. Ma si meritavano questo e altro. Infondo quello che volevo non era farmi riconoscere tra il più “sfigato” degli “sfigati”, volevo solo un bell’articolo sul giornale di domani e un grande annuncio nella bacheca della scuola.
Li avrei avuti entrambi. Due elementi che avrebbero fatto in modo di farmi salire ancora di più la scala della popolarità.
Che la morte sopravvenga: tutti mi amano, quindi tutti mi ricorderanno!
 
Vivere con la costante presenza di Lily al mio fianco mi dava modo di studiarla. Volevo individuare i suoi punti deboli. Se era capace di sorridere per un po’ d’acqua, e di entusiasmarsi per un tramonto, anche lei provava emozioni. Reazioni che però non aveva sviluppato sin da subito.
Quando aveva incominciato a comportarsi così.
In uno stato di sonnolenza vidi una mia mano appoggiata sul cuscino. Ci eravamo toccati.
Io e quella “creatura” eravamo capaci di toccarci.
Lei non era un’illusione, immagine o figura, era materia. Marmo, carne, cenere, di per certo non era un fantasma perché non era né trasparente nè fluttuante.
Di cos’era fatto quel bel corpo sensuale?
Aveva detto che era la prima volta che aveva contatti ravvicinati con una “vittima”. Possibile che quell’anomalo comportamento umano chiamato “curiosità” avesse risvegliati in lei altre emozioni?
Dannazione. Avrei dovuto dormire, recuperare sonno ed energie per affrontare la serata, invece ero distratto da Lily e dal suo essere.
 
«Luka, hai una faccia.» fu la prima cosa che mi disse Erik appena lo raggiunsi all’uscita della discoteca. Il mio passo blando e svogliato faceva da decoro ad un’espressione scocciata e stanca.
Calciai una lattina vuota «Dammi una sigarette e non rompere.»
In quel momento, quello svitato di Nicola ci arrivò da dietro, afferrandoci entrambi per le spalle «Ragazzi, si comincia! La notte è ancora giovane, noi siamo giovani e … »
«E se qualcuno non si sbriga a darmi una cicca gli spacco il culo.»
Diretto e con tono arrogante.
«E come sei scorbutico, Lulù.»
Quel nomignolo mi fece tanto ribrezzo che Nicola si ritrovò un’amichevole gomitata nei reni.
Erik fortunatamente mi porse una Lucky rossa. Almeno lui aveva capito che non avevo voglia di parlare o di intraprendere qualsiasi discorso amichevole.
Accessi la sigaretta e feci un tiro. Il fumo mi tonificò la gola dandomi una sensazione di calma e quiete. Fumavo solo a scrocco o nei momenti di stress, non ero soggetto che spendeva soldi per un pacchetto di sigarette al giorno.
«Silvia Conti anche oggi?» Erik, sistemandosi per la millesima volta il gel nei capelli scuri, cercò di tirar ad indovinare la vittima per la serata. Sorrisi sarcasticamente. Con Silvia di solito si andava sul sicuro visto che assecondava sempre qualunque mio desiderio sessuale.
«Troppo facile. Un passatempo divertente dopo un po’ stufa.»
«Oh oh, oggi vuoi il brivido della caccia?» disse Nicola in modo stupido. Quella sera era particolarmente irritante, ma forse ero io troppo suscettibile.
Inspirai un’altra malsana dose di fumo, quando la mia attenzione fu rapita da un gruppo di ragazze che si accingeva ad entrare nel locale. Mi erano sconosciute stranamente. Curioso. Ma sicuramente loro sapevano chi ero a giudicare dalle occhiate e dai sussurri eccitati che mi lanciarono quando mi passarono accanto.
Mi sfilai la cicca dalle labbra e puntai gli occhi su una delle cerbiatte. Una neanche troppo appariscente ma da un sorriso abbastanza intrigante. Pantacollant neri, tacchi, una larga maglia bianca. (avevano sicuramente lasciato i giubbotti in auto) I capelli erano lunghi e lisci di un castano chiaro. Aveva le ciglia folte, ma ciò che mi colpì di più furono le sue labbra rosse.
Lily aveva le labbra rosse.
«Fa sempre bene conoscere nuova gente.» dissi infine buttando il mozzicone di sigaretta per terra e calpestandolo con un piede.
Incrociai inavvertitamente lo sguardo della ragazza con le labbra cremisi. Mi sorrise e subito distolse i suoi occhi verdi dai miei con imbarazzo velocizzando il passo.
Ora sapevo a chi puntare.
 
Saluti, baci e balli, finalmente individuai la mia preda al bancone del bar. Stava sfilando dalla borsetta il cellulare mentre aspettava ad essere servita. Come sempre si perdeva almeno un buon quarto d’ora per prendere da bere, troppa gente.
Mi scollai Silvia di dosso.  Era appena mezzanotte passata e la Conti era mezza sbronza. Che soggetto! Non mi piacevano quelle che bevevano per mettersi in mostra.
Mi avvicinai a lei. Sapevo come far diminuire la fila in quel posto per qualsiasi persona.
«Ehi, cosa vuoi da bere?» le chiesi avvicinandomi.
Alzo gli occhi dal cellulare e mi fisso. Esitò prima di rispondere. Il suo sguardo incredulo di fronte alla mia presenza mi diede la conferma che mi conosceva.
Balbetto qualcosa ma subito dopo mi rispose «Scivolo alla pesca, grazie.»
Due minuti e vidi il bar man uscire dal bancone e porci due bicchieri: per lei il suo Scivolo e per me una Vodka Red Bull (dovevo stare sveglio!)
La vidi sorridere e i miei occhi si posarono su quelle sue appetitose labbra rosse. Piene e belle lasciavano intravedere dei perfetti denti bianchi.
«Grazie.» sussurrò con imbarazzo. Sosto lo sguardo più volte mentre sorseggiava il bicchiere. Prima su di me, poi sulla bevanda e poi sulle sue amiche alle nostre spalle.
«Ti sta vibrando il cellulare.» le feci notare. Ma non servì a niente perché chiuse all’istante qualunque cosa stesse ricevendo.
«Cattiva la ragazza. Non si chiude mai il telefono in faccia.»
«Quando si ha un coglione come ex ragazzo questo è altro!» esclamò con sarcasmo mettendo via l’apparecchio telefonico.
«E a quanto pare single, la ragazza.»
Si passo la lingua sulle labbra intorpidite dal cocktail «Almeno se vuoi rimorchiarmi potresti chiedermi come mi chiamo. E poi se non fossi single non sarei qua. Ms con l’orso di ragazzo che avevo.»
«E come ti chiami, ragazza?»
Mordicchiò il bicchiere di vetro con fare misterioso. Nella sua banale semplicità, era molto interessante «Alice. E tu non c’e bisogno che ti presenti, Luka.»
Il suo tono divenne intrigante quando scandì il mio nome.
«A quanto pare conosci già il Paese delle Meraviglie.»
«Tutti ti conoscono.»
Finii la Vodka tutta d’un fiato e appoggiai il bicchiere un tavolo accanto a noi. Le luci strobo proveniente dalla pista da ballo davano varie sfumature ai suoi capelli e metteva in risalto la sua maglietta bianca. Aveva una spalla scoperta e si intravedeva la spallina del reggiseno.
«Vuoi ballare?» le chiesi vedendo che ormai anche lei stava concludendo la sua bibita.
Fece spallucce «Così mi potrò vantare di esser stata rimorchiata da Luka Fontana?»
«Così quell’orso del tuo ex si pentirà di averti lasciato. Sai cosa vuol dire esser rimorchiate da me?»
«Che mi divertirò a tutte le prossime feste?»
«Esattamente! Perché una ragazza che riceve le mie attenzioni in poco tempo incomincia una scalata verso  la popolarità. Vuoi crearti il tuo Paese delle Meraviglie, Alice?»
Una risata civettuosa le uscì dalla bocca e, incrociando le braccia, mi fisso con soddisfazione. Adoravo le ragazze con gli occhi chiari. Il suo verde era proprio bello. «E come posso rifiutare Luka Fontana?! Non sono pazza.»
Cinsi Alice per i fianchi trascinandola verso la pista da ballo. Mentre passavo con lei acconto vidi gli sguardi delusi di molte ragazze e quelli eccitati delle sue amiche. Avevo proprio preso un bel bocconcino.
Incominciammo a ballare tra il fiume di gente che si muoveva a ritmo della musica house. Noi incominciammo come loro. La presi per i fianchi e la avvicinai ai miei. Le modellai le anche mentre sentivo le sue fredde mani accarezzarmi la nuca.
Anche Lily aveva un tocco gelido.
Non passò molto prima di trovarci vicini. La musica non la sentivamo più, non ci guidava più. le sue labbra rosse erano socchiuse, si aspettava sicuramente che la baciassi da un momento all’altro.
Anche  Lily aveva le labbra rosse.
La baciai. Niente di troppo semplice o lento. Andai subito al sodo e le infilai la lingua in bocca con voracità, mentre le mie mani scendevano sul suo sedere.
E quello fu solo l’inizio di un’altra focosa serata di sesso sfrenato.
Lei avrebbe ottenuto la popolarità, io avrei soddisfatto il mio desiderio sessuale segnando un’altra vittima.
Prima o poi anche Lily sarebbe caduta ai miei piedi.
 
La punizione divina mi aveva colpito anche quella sera!
Non so che ora fosse. Le due, o forse le tre, fatto sta che stavo vomitando anima e corpo nel cespuglio sotto casa. Il fratello maggiore di Erik ci era venuto a prendere e ci aveva riaccompagnato alle nostra abitazioni, sia a me che a Nicola.
Non amavo ubriacarmi, e non lo facevo volentieri, ma quando Nicola incominciava a fare gare su chi beveva di più, non ero capace di tirarmi indietro.
Per mantenere una reputazione degna di Luka Fontana, dovevo vincere. Mi sentivo una merda! Sinceramente ero una merda se per una stupida maratona di cocktail ero in quelle condizioni.
Mi girava la testa, ma ero abbastanza cosciente da riconoscere da solo il portone che mi avrebbe condotto nel mio caro appartamento.
Finalmente presi l’iniziativa a cercai di fare due passi per avviarmi verso il mio caro letto. Avevo tutta la più buona volontà necessaria per farcela, se un altro attacco di vomito non mi avesse obbligato ad abbassare la testa nel cespuglio. Avevo proprio uno stomaco delicato accidenti!
 

“Avrei potuto lasciare Luka sul ciglio della strada a vomitare tutti i suoi peccati.
Ma non lo feci.
Ero disgustata dall’uso che faceva della perfezione donatagli da Dio, così inorridita da farmi pena.
Usai come scusa il mio lato traboccante di desiderio nel toccare pelle umana, e lo aiutai. Aiutai la mia vittima a ventiquattro giorni dalla sua morte.”

 
Qualcuno mi afferrò. Qualcosa mi afferrò. Riconobbi quel tocco gelido e delicato. Sentii il peso di quella creatura che senza provare il minimo sforzo mi sorreggeva in piedi.
Nonostante quella notte mi fossi fatto quella Alice, nei miei pensieri, per colpa di un paio di labbra cremisi, c’era sempre stata lei: Lily.
Perché l’Annunciatrice di Morte mi stava aiutando a salire le scale.
Il rumore dei suoi tacchi echeggiava per la tromba delle scale. Sentivo lo strusciare dei suoi capelli sul mio viso e il suo braccio avvolgermi la spalla.
Sapevo che era Lily, ma non la misi a fuoco finché non fui arrivato dentro casa.
Lei doveva rubare anime, non aiutare stupide vittime alle prese con il pessimo risultato dei loro cretini divertimenti.
Tutto ciò mi piacque.
Qualcuno mi stava aiutando. Si stava prendendo cura di me. L’Annunciatrice di Morte era diventato un Angelo.
«Sei proprio un caso disperato, Luka.» la sua voce rimbombava nella mia testa. Calma e pacata mi rimproverava con indifferenza.
Sorrisi facendo ciondolare il capo in avanti. La mia intelligenza aveva proprio un bel peso! «Lily … » la chiamai volendo risentire l’unico suono “vero” in quel momento, la sola voce che riusciva a far diradare tenebre create dall’alcol.
«Uhm? Che c’è?» la sentii dire chiudendo una porta.
Grazie al cielo ero riuscito ad arrivare sano e salvo!
«Grazie Lily.»
Afferrandomi per una braccio mi sentii trascinare dentro casa. L’unico rumore erano i passi dell’Annunciatrice sui parquet di ciliegio del salone per poi arrivare alla mia stanza. La porta si chiuse cigolando dietro di noi.
Con gesti lenti mi sfilai il giubbotto, le scarpe, le calze e infine il maglioncino. Non pensai di cambiarmi, non riuscivo a pensare. In jeans e canottiera mi buttai tra le coperte provocando un tonfo sordo.
Eccoci a casa. Eccoci in un regno di solitudine dopo un’altra notte di baldoria.
Affondai metà viso nel cuscino e con l’occhio ancora libero misi a fuoco Lily, in piedi e impassibile di fronte a me. Era inquietante. Della sua solita bellezza macabra. Capelli oro, pelle bianca, labbra rosse e occhi neri. Un miscuglio di colori che la rendevano irresistibile.
Mi fissava impassibile. Lei sola era là. Avrei dovuto odiarla ma allo stesso tempo pensai solo a ringraziarla un altro centinaio di volte. La sua sola presenza in un certo senso mi rincuorava. Non ero solo.
Dimenandomi tra le coperte le feci segno di raggiungermi. Non avevo in mente niente di troppo sconcio.
 «Vieni qua.» la mia voce roca la invito in quella metà di letto che liberai.
Esitò e scuotendo la testa disse «Io non dormo, Luka.»
«Voglio solo averti qua.»
Forse il freddo della sua pelle avrebbe diminuito il calore della mia. L’alcol alzava brutalmente la temperatura di un normale essere umano.
«Ti prego.» perché la stavo supplicando? Perché avevo bisogno di averla accanto. Tutti quei cocktail mi avevano per davvero annebbiato il cervello se cercavo la sua compagnia.
Si avvicinò al bordo delle letto. Perse qualche centimetro: si era sfilata i tacchi con i suoi “poteri”. Le maniche vaporose sparirono. Rimase avvolta solo nel suo abitino nero.
Silenziosa sfiorò il materasso con una mano.
«Il tuo calore mi tenta.» la sentii dire inspirando profondamente. La sua voce esprimeva insicurezza. Paura.
Si lasciò andare. Si raggomitolò accanto a me come un gatto. Fredda e bella mi diede la possibilità di affrontare un sonno profondo.
 

“Cosa stavo facendo?
Da quando assecondavo i capricci di uno stupido adolescente umano?
Luka mi strinse contro di se con le sue muscolose braccia. Schiacciata contro il suo corpo inspirai il suo malsano odore di alcol e fumo.
Il calore del suo corpo irradiava il mio.
Sentii la mia fronte pulsare a contatto con il suo petto.
Tutto ciò mi piaceva e volevo di più.
Lo avvolsi con le mie braccia e intrecciai le nostre gambe.
Chiusi gli occhi per concentrarmi sulle mie sensazioni. Le uniche sensazioni che mia inumanità mi dava.
Gemetti silenziosa due volte: quell’abbraccio, quel contatto, quella pressione esercitata dai nostri due corpi mi stava mandando in estasi.
Conobbi il piacere, addormentandomi per la prima volta dopo la mia morte”

 

***

 

Due Di Picche...

Ecco qui l'aggiornamento settimanale del lunedì! Amo quando sono puntuale ad aggiungere un nuovo capitolo!
Capitolo 6: sabato sera. Tipico sabato sera di un soggetto come Luka, che forse non si differenza neanche troppo dal mio. Le ragazze non sono in grado di rifiutarlo e anche questa Alice che "rimorchia" lo trova irresistibile in tutti i sensi. Lui può darle tutto e grazie a lui può ottenere tutto! (penso che neanche io lo rifiutere se uno come Luka ci provasse con me)
Poi ci sono le famose Olimpiadi di Matematica, lascio immaginare a voi il risultato XP adoro la sicurezza del protagonista!
E il finale dove compare Lily e insieme passano la notte dormendo soltanto... ma perfino il sonno è una cosa insolita quando si tratta degli Annunciatori di Morte. Io poi l'ho trovata molto "romantica" nonostante non lo sia per niente!
Ringrazio Celest93 e Alyce_Maya (la mia compagna di banco... è possibile che mi sn ispirata a lei per l'Alice rimorchiata da Luka XD)... e ringrazio anche chi segue la storia e chi l'ha aggiunta nei preferiti!
Spero che capitolo dopo capitolo, giorno dopo giorno, la trovaiate sempre più interessante ma anche divertente.
Baci

 

   
 
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