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Autore: LadyTargaryen    23/01/2012    3 recensioni
Stralci di pensieri di Remus, mezze lettere e pagine di diario. Tante parole che forse non verranno mai dette, ma che vorrebbero esserlo. La rabbia, la delusione, la tristezza di un uomo, di un ragazzo, che un giorno fa la valigia e se ne va sbattendo la porta. Ma sa che tornerà, un giorno. Quando avrà domato i propri fantasmi. Quando avrà imparato ad accettarsi. Quando avrà capito chi è. Sulle note dell'omonima canzone dei One Mic.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il mare se ne frega
 

 
 
 
 
 
Novembre 1981
 

 
 
 
 
Sto guardando il mare, seduto sulla spiaggia.
 
Sopra le gambe incrociate, alcuni fogli di pergamena sulle ginocchia, una piuma in mano per scrivere parole che non farò mai leggere a nessuno.
 
Forse le cancellerò dopo averle scritte.
 
Non l’avevo mai guardato attentamente, il mare.
 
Non mi ero mai soffermato sul suo blu venato di grigio e di azzurro, sulle sue onde tutte uguali e tutte diverse.
 
Non mi ero mai trovato ad invidiarlo.
 
Ad invidiare la sua calma placida, la sua ostentata indifferenza.
 
Tutto attorno si agita, cambia, e lui rimane lì, al suo posto, fregandosene di ogni cosa.
 
Può piovere e nevicare, ma lui non cambia di una virgola. 
 
Vorrei poter fare anch’io così.
 
Non ho mai imparato a metabolizzare il dolore, a trasformarlo in una nuova forza per affrontare il domani.
 
Per me, ogni delusione, ogni sconfitta…E’ un segno indelebile sulla mia anima.
 
Sul mio corpo, che la bestia che vive in me si diverte a martoriare ad ogni luna piena.
 
Lui, adesso, mi guarda restituendomi uno sguardo vuoto e uno silenzioso sciabordio di onde.
 
Io, adesso, vorrei solo una tua carezza, mamma.
 
Ti vorrei qui, con me.
 
Vorrei sentire la tua voce, vorrei farmi abbracciare come facevo quando da bambino avevo paura del buio.
 
Quando mi dicevi che la luce c’è sempre, che basta saperla trovare.
 
Una volta, erano James, Sirius, Peter e Lily, a rendere più bello e luminoso il presente…
 
Ma ora James e Lily sono morti, Peter è stato ucciso da Sirius, ed io attorno a me non vedo altro che l’oscurità della notte.
 
Non so neppure perché sto scrivendo queste righe…
 
Forse perché non avranno mai voce, ma voglio liberarmene la gola.
 
Una settimana fa, tre dei miei migliori amici se ne sono andati per sempre.
 
Quattro giorni fa, me ne sono andato io.
 
Hai urlato, ho urlato io, ha urlato anche papà…Ed io me ne sono andato.
 
A ripensarci, non so dirmi il perché.
 
Sto guardando il mare mamma, è dello stesso colore dei tuoi occhi.
 
Dei miei occhi.
 
Lui è lì, muto, immobile, ed io lo scruto, mentre cerco nelle sue profondità scure una risposta.
 
Una risposta che so già che non troverò.   
 

 
 
 
 
 
Dicembre 1981
 

 
 
 
 
 
E’ già passato un mese da quando me ne sono andato.
 
Un mese che non parlo più con nessuno.
 
Mi sono chiuso in me stesso, in un silenzio carico di dolore che mi isola dal mondo.
 
E’ un mese, solo un mese, ma a me sembra un’eternità.
 
Un’eternità che non parliamo, mamma.
 
Un’eternità che non sento la chiassosa risata di papà.
 
Che non mi sveglio sentendo un buon profumo di ciambella appena sfornata, che non facciamo colazione tutti e tre assieme.
 
Mi ricordo ancora di quella sera in cui me ne sono andato di casa: le mie urla, le tue lacrime…
 
Mi dispiace mamma, davvero.
 
Mi dispiace di non essere il figlio che meriti.
 
Mi dispiace di averti delusa, di avervi delusi entrambi.
 
Ma voi non potete capirmi, non potete capire come sto in questo momento.
 
No mamma, neppure tu.
 
Per voi non c’è un mondo pronto a giudicare puntando il dito dietro alla porta di casa.
 
Avrei voluto dirvelo in un’altra maniera…
 
Ho urlato fino a perdere la voce, ma in realtà speravo che tu mi abbracciassi, che mi consolassi ancora una volta.
 
Ho fatto la valigia, con dentro quelle quattro cose che possiedo, ho sbattuto la porta e sono andato via.
 
Forse per sempre.
 
Ripensandoci ora, mi rendo conto di non meritare quell’affetto che tu e papà mi avete sempre dato.
 
Non mi merito nulla.
 
Per quanto fossi bravo sui libri, non ho mai saputo affrontare da solo la vita.
 
Ogni temporale non era pioggia salvifica che lavava via ogni ferita, ma una tempesta che incideva ancora più a fondo dentro di me.
 
Ogni passo in avanti è una guerra tra me e il mondo, una guerra che non so se vincerò.
 
Non ho la tua forza, non ho il tuo entusiasmo.
 
Non ho il tuo imperituro ottimismo.
 
Ho tante ombre dentro di me, forse troppe per poter essere compreso fino in fondo, lo stesso di mio padre, dici tu.
 
Ma lui ha imparato ad accettarsi, io invece non mi accetterò mai. 
 
L’amore dei propri cari ricuce ogni ferita, mi dicevi.
 
Ma questa volta non è bastato a riavvicinare i lembi di pelle di quella ferita.
 
Ora il vostro affetto mi fa male, perché mi rendo conto che è immeritato.
 
Pensavo sarebbe stato più liberatorio, imboccare quella soglia…Non è stato così.
 
Mi hai guardato negli occhi un’ultima volta, chiedendomi di restare, di chiarire, ma io sono quello che dice papà: un codardo.
 
Stasera c’è la luna piena, mamma.
 
Guardo in cielo, cercando quelle costellazioni che mi hai insegnato a riconoscere da bambino.
 
Mi chiedo se mi pensi, se mi stai cercando…Perché io lo sto facendo.
 

 
 
 
 
 
 
Agosto 1994

 
 
 
 
 
 
Quanti anni sono che non ci vediamo, mamma ?
 
Tanti, troppi.
 
So che è meglio, stare lontano da voi, ma tu e papà mi mancate.
 
Mi mancate e non mi vergogno affatto ad ammetterlo.
 
Mi manca la nostra normalità, il nostro essere una famiglia.
 
Perché nonostante i litigi e gli sbagli, sento che siamo ancora questo: una famiglia.
 
Per tutto questo tempo vi ho dato notizie di me solo via gufo, saltuarie e tardive.
 
Ma quattro frasi su una pergamena non bastano.
 
Non bastano a me come non bastano a voi.
 
So che mi avete perdonato, e che la vostra porta è aperta per me e che sempre lo sarà…Ma non mi sento pronto a tornare. 
 
Con che coraggio posso attraversare quella porta, con tutto quello che vi ho urlato, senza sapere quel che dicevo ?
 
No, non posso.
 
Non ancora.
 
Devo scoprire chi sono, trovare il mio vero io.
 
Devo imparare ad accettarmi per quello che sono.

Catturare i miei demoni e sconfiggerli.

 
Devo e voglio rendermi degno di voi.
 
Mi avevano offerto un posto ad Hogwarts, sapete ?
 
Sono andato ad insegnare, sono tornato in mezzo alla gente; era troppo tempo che evitavo i miei simili.
 
Quel giorno, quando Silente è venuto a dirmelo, quasi non ci credevo.
 
E invece era tutto vero.  
 
E’ stato bello, tornarci.
 
E’ stato bello essere apprezzato come insegnante, sentirsi di nuovo utile.
 
E’ stato bellissimo, ma non poteva durare, avrei dovuto saperlo.
 
Si è scoperto che sono un lupo mannaro, e tutti i miei sforzi di farmi accettare, come mago e come uomo sono stati vanificati in un attimo.
 
Mi hanno ricordato ancora una volta che non ci si può fingere qualcosa che non si è.
 
Gli anni sono volati, eppure ora mentre scrivo mi sento ancora quell’uomo, quel ragazzo che se ne andava per sempre sbattendo la porta dopo aver perso tutto.
 
Ho scoperto la verità su quella notte, ma di fondo non è cambiato nulla.
 
Vorrei urlare, prendere a calci qualcosa, ma so che non servirebbe a sfogare la frustrazione.
 
Vorrei la tua calma, mamma, la vorrei tanto.
 
Quando con la luna piena il sangue mi preme rabbioso dentro alle vene, vorrei sentire la tua voce.
 
Vorrei che mi arruffassi ancora i capelli, anche se l’ho sempre detestato.
 
Mi infilo una mano in tasca, e tiro fuori il portafogli:  eccoti lì, bellissima al braccio papà, in una vecchia foto del matrimonio, mentre sorridete e vi sbracciate in un allegro saluto; io sarei arrivato qualche mese dopo, a coronare un matrimonio felice.
 
C’è stato un tempo in cui guardandola non mi sentivo per niente vostro figlio, non avevo il vostro entusiasmo, la vostra vitalità…
 
Io, il lupo mannaro, il mostro, dicevo di non assomigliare a nessuno se non a me stesso.
 
Solo ora comprendo quanto mi sono sbagliato: ho i tuoi occhi mamma, le tue labbra, e i tuoi stessi capelli, papà.
 
Voi non vi siete mai arresi, mai.
 
Ed ho capito di non volerlo più fare nemmeno io.
 
Questo mondo mi impone di correre ad un ritmo che non credo di poter sostenere, mi vuole forte, in gamba, più di quanto io non sia...Ed io voglio provarci.
 
In fondo, basta muoversi; basta un singolo passo, perché la meta sia più vicina.
 
E’ proprio vero, solo andandosene si può ritornare.
 
Ed io tornerò, ve lo prometto: tornerò, e sarò un uomo migliore.
 
 
 
 

 
 
 
Luglio 1997
 
 
 
 
 
 
 
Eccomi qua, dopo tanto tempo.
 
Dopo anni che mi sono sembrati secoli.
 
Eccomi di nuovo davanti a casa mia, a respirare quell' indescrivibile profumo che sa di fresco e di buono.
 
Mi sembra una vita fa, che uscivo da quella porta piangendo di rabbia e di dolore per una vita che sembrava volermi riservare solo il peggio.
 
Mi sembra sia passata un’eternità, da quando ridevo correndo in questo cortile, con le mie speranze da bambino ancora intatte.

Quando ho voltato le spalle per andarmene, non avrei mai pensato che sarei tornato.
 
Tutto ciò che volevo, allora, era mettere quante più miglia possibili tra me e quel luogo che mi aveva regalato solo illusioni.
 
Eppure, ho tanto sognato di ritornarci, di salire di nuovo quei tre gradini del portone d’ingresso, di bussare a quella porta e di trovare i miei genitori lì, ad aspettarmi.
 
Come se il tempo non fosse passato.    
 
Ed ora, eccomi di nuovo qua.
 
Ma stavolta non sono solo.
 
Tengo per mano mia moglie, la mia Tonks, la donna che mi ha preso e mi ha reso qualcosa che non credevo di essere: un uomo.
 
Grazie al suo amore dolce e testardo, ora sono semplicemente Remus Lupin.
 
Non più il licantropo, non più il mostro: solo io, Remus.
 
Più la guardo e più vorrei urlare la mia gioia al mondo, perché se ora sono qui lo devo a lei.
 
Ho vinto tante battaglie, altre le ho perse…Ma la sua fiducia in me, in noi non hai mai vacillato.
 
Ha creduto in me quando io non ci riuscivo.
 
Mi ha aiutato a guardare oltre le tenebre.
 
Mi ha scelto come suo uomo, mi ha reso padre del nostro bambino, del nostro Teddy, che ora mi dondola sulle spalle ridendo contento.
 
Ho capito che mi sbagliavo, quando desideravo una corazza impenetrabile con la quale isolarmi dal dolore.

Ho capito che la mia era solo paura.
 
Adesso può piovere quanto vuole, ho la mia casa dove ripararmi; ho la donna che amo e il mio bambino al mio fianco. 
 
Sorrido a Dora mentre le sfioro le labbra con un bacio, poi in quattro balzi arrivo alla porta.
 
Busso con il cuore che mi scoppia in gola, incapace di resistere qui fuori un minuto di più.
 
Una manciata di secondi e la porta viene aperta: e tu sei lì, mamma.
 
Sei lì che mi guardi, incredula e felice, che ridi abbracciandomi con le lacrime agli occhi, mentre anche papà si aggiunge all’abbraccio.
 
Dora e Teddy ci guardano sorridendo, mentre ci stringiamo tutti e tre con goffa e maldestra gioia.

Sono tornato, mamma.
 
Sono tornato. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
FINE
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autrice: Hola raga :D ! Vi sono mancata ? Era una vita che non vi spappolavo le balle con i miei “capolavori” eh ? Ammettetelo, avete senti la mia mancanza u_u…Ok, seriamente: non so come sia venuta fuori sta FF, probabilmente la colpa è della mia solita depressione-incazzatura scolastica. Oppure del fatto che è una vita che non vedo il mare. O che io se litigo coi miei piglio su il mio bolide a pedali ( volgarmente: bicicletta XD) e vado a sbollirmi fuori. Possibilissime tutte e tre. Insomma, ascoltavo “Il mare se ne frega” dei mitici One Mic e ho pensato (Tanto per cambiare -.- NdRemus) al nostro Lupin e al fatto che della sua famiglia non si dica praticamente nulla nei libri…E mi son detta, perché no ^^ ? Se facevo meglio a darmi all’ippica anziché scriverla, me lo direte voi :) !
 
 
NB1: L’ultimo capitolo (cioè il sesto) di “Natale (e guai) a casa Tonks” è a metà, le idee ci sono tutte, bisogna solo che mi avanzi un po’ di tempo e arriverà. Sono strepitosamente in ritardo e chiedo scusa: non è solo colpa mia ^^”. Pazientate e vedrete.
 
NB2: Ho anche a mezzo “Love in Music”, la FF a quattro zampe con la mia sorellona DoraremusLupin, che ho lasciato indietro causa sciopero lupesco del nostro Remmy ç_ç…Scherzo, in realtà ho avuto un calo ispirativo, ma prometto che  aggiornerò anche lì…Sennò Dora mi scuoia viva O.O ! Ma no sorellona, lo sai che scherzo ^^”…
 
 
Detto questo, vi saluto.  
 
 
 
Raky       
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
  
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