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Autore: Dhialya    24/01/2012    1 recensioni
Ogni volta che le chiedevano qualcosa sulle sue stranezze non sapeva come rispondere.
Forse perché non c'era nulla su cui rispondere, perché certe cose non hanno bisogno di una spiegazione logica.
Per una volta avrebbe voluto essere normale. Come tutte le altre ragazze. Abbandonare quello stato di malinconia ed estraniazione che sentiva da sempre e svagarsi. Per una volta, solo una volta, le avrebbe fatto piacere essere così. Così diversa da se stessa; così normale. [...]
Non aveva mondo a cui tornare, non aveva persone a cui appartenere.
Sapeva ciò che non era, e ciò che sarebbe potuta essere.
Lei non era mai stata, lei stava rinascendo.

[NB: Nota di nonsense.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Without World





-Ma davvero ascolti quel genere di musica? Come fai?-


Ogni volta che le chiedevano qualcosa sulle sue stranezze non sapeva come rispondere.
Forse perché non c'era nulla su cui rispondere, perché certe cose non hanno bisogno di una spiegazione logica. Sul suo lettore musicale c'era musica per dieci lingue diverse, senza contare le colonne sonore suonate solo con gli strumenti musicali.
Spesso gli altri, invece, ascoltavano ciò che passava la moda del momento, indossavano marche che lei non aveva mai sentito nominare.
Arrivava a regolarsi con tutti gli altri tempo dopo: a distanza di mesi, anni.
Ci metteva sempre quel tempo in più per ingranare, era a scoppio ritardato.

E la sensazione di essere come tutti gli altri non durava altro che un effimero battito d'ali di una farfalla, perché già era rimasta indietro da altro, nuovamente.

Per una volta avrebbe voluto essere normale.
Come tutte le altre ragazze.
Abbandonare quello stato di malinconia ed estraniazione che sentiva da sempre e svagarsi.  Diventare persino un po' oca, superficiale, abbandonarsi i problemi alle spalle e divertirsi, senza pensieri.
Avrebbe accettato pure di sembrare una di quelle ragazzine viziate che lei criticava tanto e con cui si sentiva sempre fuori luogo: perché in classe disturbavano, pensavano al trucco e a spettegolare, guardando solo l'aspetto esteriore e giudicando con un'alzata di spalle pensieri diversi dai propri che non si sforzavano di capire.

Per una volta, solo una volta, le avrebbe fatto piacere essere così.
Così diversa da se stessa; così normale.

Cos'è, realmente, la normalità?

Esiste?

Ma sapeva che era una cosa impossibile che si avverasse in poco tempo, con uno schiocco di dita.

Perchè i ricordi si annidavano davanti agli occhi, ostruivano la vista, mozzavano il fiato per quanto era pesante la felicità che conservavano e che stava sbiadendo mano a mano che il tempo passava.
Perché certe emozioni che pompavano nel sangue non si cancellavano, i rimorsi prendevano a pugni il cuore, le parole non dette e i torti ricevuti pesavano sulla schiena.

Quella in cui si trovava era realtà o una finzione fatta dalla sua mente?

Probabilmente era malata.
Malata di malinconia.
Malata di se stessa.
Malata di un bozzolo che si era creata attorno con le sue stesse mani, che le faceva male ma in cui continuava a stare.

Perchè fuori era peggio.


E lo sapeva, che se non rischiava non sarebbe mai cambiato nulla.
E lo sapeva, che non bisognava commettere l'errore di mimetizzarsi con gli altri per sentirsi accettati.
Perchè se una persona ti vuole bene lo fa oltre ogni limite, indipendentemente da cosa ascolti o cosa indossi.

Però, la sensazione di peso, di sentirsi fuori persino da se stessa a volte diventava così pesante che non desiderava altro che sparire; sparire nel suo mondo, vivere come avrebbe voluto lei.

Dimenticare tutto, dimenticare tutti.

Solo per una volta, le sarebbe piaciuto provare a riscrivere la sua vita dall'inizio.
Completamente dall'inizio.



Non aveva mondo a cui tornare, non aveva persone a cui appartenere.
Sapeva ciò che non era e ciò che sarebbe potuta essere.

Lei non era mai stata, lei stava rinascendo per poter continuare a vivere.


Aveva tacite parole da dire, sensibili gesti da esternare, sentimenti da dichiarare.

Emozioni che erano nate come un fuoco d'artificio, ricordi dispersi sui passi dell'arcobaleno.

Il suo desiderio era allargare le braccia sull'orlo di un precipizio, lasciandosi trasportare in altre ere.


Era un'anima vagabonda in cerca di libertà che non si sarebbe fermata, avrebbe continuato il suo viaggio.

Avrebbe cercato il suo mondo lasciandosi guidare dai sospiri che il vento sussurrava al suo cuore.









   
 
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