Can we fall, one more time?
1.

-Mamma, mamma!- sobbalzai a quella voce, mi venne incontro una bambina sui tre anni, aveva in mano una rosa. 

Quella rosa. 

Era mia figlia, il più bel regalo che potesse farmi. 

Lui. Lui non è qui, mi ha abbandonata quando ha scoperto che stava per diventare padre. Mi ha lasciata sola, su un marciapiede deserto, mi ha lasciata con un 'non sono pronto.'

-Darcy, dove l'hai trovata?- il mio sguardo si posò sulla rosa, preoccupata. 

Non volevo farle sapere di lui, non volevo farle sapere che suo padre era un cretino che non era pronto di avere lei. 

-stava sul comodino, è bellissima. chi te l'ha regalata?- mi domandò lei con la sua voce mielosa, come quella di lui. 

-nessuno, l'ho comprata io- cercai di essere convincente, ma nessuno come lei mi capiva. -dai, non ti credo- 

poteva essere anche piccola, ma le cose le capiva in grande. Aveva intuito, stessa personalità di lui. 

 

flashback:

-tieni questa rosa, è per te. quando si seccherà, smetterò di amarti- mi diede una rosa finta. -ma è finta!- dissi ridacchiando, ma lui era serio e mi disse alla fine -si, vuol dire che ti amerò per sempre.- 

Mi aveva detto di amarmi per sempre, invece mi aveva dimostrato il contrario. 

-va bene, piccola. vieni qui.- la presi in braccio e la feci sedere sulle mie gambe, poi ricominciai a parlare -me l'ha regalata un ragazzo, era fantastico. mi amava, amava il mio carattere, amava toccare i miei capelli. ma tutto questo è sparito quasi quattro anni fa. Avevamo sedici anni, eravamo piccoli. Ma capii che lui era il mio grande amore, forse l'unico. Adesso basta, si è fatto tardi e devi andare a dormire- non volevo raccontarle tutta la storia, non avrei sopportato veder una sua lacrima. Non volevo nemmeno piangere davanti a lei, dovevo sembrare una donna forte per lei, non una ragazzina che soffre per il suo amore.

-Ah mamma- la sua voce mi fece sobbalzare, di nuovo. -Dimmi-

-Vorrei vedere almeno per una volta la nonna- 

Lei voleva sua nonna. 

Voleva vedere sua nonna, quella lì che mi aveva sbattuta fuori casa per aver scoperto che aspettavo una bambina. 

Mi aveva cacciata via, dicendomi di essere una vergogna della famiglia. 

-Piccola, nonna non c'è. E' a Londra.- nella mia voce c'era una punta di tristezza.
-Ci andremo a Londra? Credo che quello è il mio posto.- mi disse alla fine. 
La guardai sorpresa, sbalordita. Come poteva una bambina di tre anni, pensare a queste cose?

Lei mi guardò per un secondo, poi abbassò lo sguardo e si diresse in camera. 

 

Andai in salotto, mi stesi sul divano e rimasi lì a pensare.
Se lei pensava che Londra era il suo posto, allora non dovevo impedirle di andare a vivere a Londra. 
Quello era anche il mio posto, dove ho vissuto tutta la mia vita.

Alla fine presi una decisione, mi alzai dal divano e presi il computer. Aprii internet e prenotai due biglietti aereo di sola andata, per Londra. 

Saremmo partiti il giorno seguente. 
 

 

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spazio mio

buongiorno a tutti. 
la febbre fa miracoli, mi fa venire sempre ispirazione. 
ok, la febbre mi rende anche più stupida. 
è la prima storia che scrivo, non so come mi sia venuta questa idea,
ma se devo dir la verità, è un'idea alquanto bella carina.
spero che vi piaccia di quello che ho scritto, 
penso di postare il secondo entro stasera. 
-penso-

a presto.
xoxo Alex.