Eccomi tornata
alla carica con una nuova FF!!! Mi dispiace, mi
dispiace tanto per quelli ke attendevano il continuo
della FF di Inuyasha e x quelli della FF di Mew mew, ma dovranno aspettare ancora un po’! Tanto qst FF è solo un capitolo, è un flash che mi è venuto
all’improvviso… spero vi possa piacere!!!
QUANDO L’AMORE
È UN’AVVENTURA!
Una
coraggiosa dichiarazione
Lily Shirabashi,
coraggiosa tredicenne, quel giorno si svegliò più presto del solito.
Quello
era il grande giorno, il giorno in cui avrebbe
dichiarato il suo amore a Kotaro!
In
teoria avrebbe dovuto farlo la mattina, prima di andare alla gita scolastica.
Ma non sapeva che sarebbero accaduti mille imprevisti!
**************
-Kotaaarooo!!-
Il
ragazzino dai capelli castani non si voltò, ma Lily era sicura che l’avesse
sentita.
-Buongiorno!-
Lily
gli arrivò di fronte quasi di corsa, col fiatone.
-Che sorpresa! Anche tu qui! Che… caso… anf…-
“In effetti non sembra proprio che sia un caso!” si disse. “Ma non fa niente, adesso mi dichiarerò!!” decise.
Erano
soli. Soli soletti alla fermata del pullman che
portava al luogo della gita, gli altri dovevano ancora arrivare.
-Ehm…
Kotaro… senti… devo dirti una cosa…-
Lily
si girò e lo guardò.
Lui
ancora non aveva spiccicato parola. I capelli un po’ lunghetti gli ricoprivano le orecchie e arrivavano alle
spalle. Era molto alto, e faceva parte del club di basket sin dall’inizio della
prima media (nDa sono a metà del secondo
trimestre della prima media…). I suoi occhi color verde scurissimo
erano molto intensi, anche se lui non sorrideva quasi mai.
Lily
era riuscita ad avvicinarlo in veste di amica, così da
riuscire a chiamarlo per nome. Si era innamorata di lui dal primo momento in
cui l’aveva visto. Essendo molto curiosa e intraprendente, era riuscita a sapere
tutto di lui, perfino il gruppo sanguigno, i gusti musicali, i gusti in fatto
di cibo e vestiti, così da avvicinarsi sempre più. Kotaro l’aveva
lasciata fare, tanto per lui era uguale.
Lily
fece un profondo respiro. “Inspirare… espirare…” si diceva. “Inspirare…
espirare… inspirare… espirare… ed ora, dichiarazione!”
Aprì
la bocca. –Kotaro, io…-
-SHIRABAAAAAAAAAAAASHIIIIIIIIIIII!!!!-
“Oh
no, no, quella voce no, vi pregooo!!” piagnucolò Lily
in silenzio, chiudendo gli occhi.
Kotaro
alzò lo sguardo.
-Ah,
eri qui, Shirabashi.-
Lily
lo guardò: non aveva ascoltato una parola, e il perché andava a ricercarsi
nelle cuffie dell’mp3 impiantate nelle orecchie del
ragazzo, coperte dai capelli.
“Oh,
che cavolo!”
La
ragazza si girò: un ragazzino biondo, loro compagno di classe, dai grandi
occhioni blu e il sorriso aperto stava correndo a perdifiato verso di loro.
-Buongiooorno Shirabashiiii!!!-
stava urlando, come un forsennato.
Lily
lo fissava affranta.
-Uff…
ciao, Shinji…-
-Uaaah! Mi hai chiamato per nomeee!!!- gridò, avvicinandosi alla ragazza e stringendola in un
abbraccio.
-Gya!- fece lei, spaventata. -Mi stritoli!- disse
al ragazzo.
Il
biondo si staccò.
-Scusami!- alzò lo sguardo verso Kotaro, un’ombra di rabbia gli attraverso gli
occhi azzurri, per poi scomparire subito.
-Buongiorno,
Arasawa!-
Kotaro
si voltò leggermente, mentre infilava il lettore mp3 nella tasca dello zaino.
-Ciao…-
Non
era mai stato un gran chiacchierone, lui.
Lily
si voltò verso Kotaro. “Dannazione, se non ci fosse Shinji potrei dichiarar…”.
Come
non detto.
-Lily!-
Lei,
ormai completamente abbattuta, si girò di nuovo.
Le sue
amiche e compagne di classe la stavano raggiungendo.
-Ciao…-
le salutò lei, scocciata. Cioè, felice dell’arrivo
delle compagne ma… aveva avuto un’occasione splendida per dichiararsi e le era
stata strappata!
-Ciao! Ciao, Shinji. Ciao Arasawa.- Mika, la
migliore amica di Lily, salutò tutti.
-Chi
manca?- chiese Asada, la “secchiona”
del gruppo.
-Beh…-
rispose Kira, il “braccio destro” di
Asada, ovvero la più informata del gruppo,
dando un’occhiata intorno. -Mancano Shoji, Kaname, Onuma, Kiba, il trio degli stupidi (tre ragazzi soprannominati in
tal modo per il loro non precisamente mostruoso QI), Sakurai,
Ueda, il trio mistico (tre ragazze soprannominate
così per i loro sguardi perennemente sognanti e per i loro voti costantemente
altissimi), Shimizu, e poi… basta credo.-
Tutti
si voltarono a guardarla scioccati, poi riprendono la
loro normale espressione.
-Beh…
cosa facciamo mentre li aspettiamo?- fece Lily, avendo
ormai completamente abbandonato il progetto di dichiararsi in quel momento.
Yoko, la giocosa del gruppo, batté le mani. -Giochiamo a obbligo-verità?-
La
guardarono tutti scettici, intanto però si stavano accalcando attorno a due
panchine, una di fronte all’altra, per accaparrarsi un posto comodo. Lily
rimase ferma un attimo vicino a Kotaro, per sapere
cosa avesse fatto lui. Con sua grande sorpresa, lui
fece un sospiro esasperato – questo era anche ovvio – e si diresse stancamente
verso le due panchine, sedendosi a terra a gambe incrociate. Lily lo seguì
veloce come un fulmine, sedendosi immediatamente accanto a lui, in modo che la
gonna non mostrasse cose che arrecherebbero danno alla salute mentale di un
bambino con meno di due anni - lì non ve n’erano, ma la mentalità era quella.
Giocarono
a obbligo-verità per più di dieci minuti, e quando
arrivarono gli altri, dato che il pullman aveva fatto ritardo e non era ancora
arrivato, allargarono il gruppo e continuarono a giocare.
Lily
era stanca, per questo sceglieva in continuazione verità, anche perché non si
fidava di quelle “menti malate” se avesse scelto
obbligo. Probabilmente anche Kotaro pensava la stessa cosa, perché sceglieva
sempre verità, ma su di lui gli altri avevano minore ascendente e gli facevano
domande idiote tipo “È vero che il cielo è blu o è
solo l’immaginazione umana?”.
Tale
era la sua noia che Lily stava per buttarsi sotto una macchina.
“Finalmente
i professoriiiiiiiiii!!” disse fra sé e sé, per la
prima volta nella sua vita FELICE dell’arrivo dei prof, quando vide i due che
dovevano accompagnarli alla gita.
Avevano
l’aria affaticata, col fiatone.
-Ragazzi!
Ci siete tutti?-
-Sì,
prof.-
-Non
manca nessuno?-
-No,
prof, abbiamo contato.-
-Perfetto.-
disse uno di quelli. -Perché la gita è rimandata: il pullman è rimasto in coda
su una strada statale un po’ lontana da qui, il conducente ha chiamato per
avvertire che sarebbe tornato indietro, altrimenti saremmo partiti alle quattro
del pomeriggio, e non esagero.-
Lily
sgranò gli occhi.
Un “Noooo!!!” generale percorse le due
panchine quando il professore tacque.
-Forza,
tutti a casa adesso! Volevamo tornare a scuola, ma alla fine abbiamo deciso di
rimandare, dato che siete tutti impreparati, tranne
forse Asada, e sarebbe inutile interrogarvi.- disse
un prof, e tutti si alzarono scattanti, felici di averla scampata.
Ma Lily non lo era altrettanto: niente gita, niente scuola = niente
occasioni per stare SOLA con Kotaro.
Non si
scoraggiò: mentre tutti andavano a casa, si avvicinò a lui.
-Kotaro…
ehm… mi accompagneresti un attimo in un negozio di dischi?-
gli propose, facendo la finta timida. -Devo comprare un disco, noi
abbiamo gli stessi gusti e forse mi potevi consigliare…-
Attese
la risposta col cuore in gola.
Lui
fece un impercettibile segno d’assenso e si incamminò.
Lily
rimase per un attimo interdetta, poi un sorrisetto
malizioso comparve sul suo volto.
“Stavolta
sarai mio, Kotaro Arasawa!”
**NeGoZiO
dI dIsChI**
-Che
disco vuoi?-
-Ehm…
non saprei… un gruppo rock…-
-Allora
prendi questo.-
Kotaro
prese un disco dalla copertina molto colorata e lo porse a Lily.
“Casualmente”
le loro dita si sfiorarono e Lily salì un attimino al
settimo cielo per poi ridiscendere in fretta e non destare sospetti.
Si
avvicinò al punto di ascolto e inserì il disco,
mettendo sulle orecchie le grandi cuffie. Il ritmo la travolse e la musica
l’avvolse.
-Wow,
belli! Non li avevo mai sentiti!-
-Sono uno dei miei gruppi preferiti.-
-Fantastici!-
stavolta era davvero sincera.
Tolse
le cuffie. Conosceva a memoria quel negozio, e c’erano degli scaffali che erano
molto lontani dall’entrata e molto appartati. E quel
giorno era quasi vuoto.
-A
proposito, Kotaro, vorrei farti sentire un disco… vieni, è in questi scaffali
qua dietro…- fece lei, con l’aria da finta tonta come al
solito.
-Ok…-
(o è scemo, o è tonto).
Mentre lo precedeva nell’altra ala del negozio, Lily fece un sorrisetto.
“Sarai
mio!”
-Dov’è?-
chiese lui, quando Lily si fermò.
Lei si
girò, respirando a fondo. Con aria teatrale, si portò le mani al petto.
-Qui,
Kotaro, proprio qui.-
Lui la
fissò, apparentemente senza capire.
-Devo
dirti che…-
-FERMI
TUTTI, QUESTA È UNA RAPINA!-
“Oooh,
ma che diavolo!! Tutte a meeee??” si chiese in tono lamentoso Lily.
Poi la
lampadina magicamente si accese: forse poteva usare quest’occasione per farsi
proteggere da Kotaro! In fin dei conti, un contatto fisico inaspettato è sempre
efficace.
Gli si
avvicinò e si strinse a lui.
-Cosa
succede Kotaro? Ho paura…-
Ma lui proprio non capì.
-Non
preoccuparti e vieni a vedere…-
Si
staccò da lei e si avviò verso l’ala principale. Ormai curiosa,
Lily lo seguì.
Non
c’era nessun rapinatore: quello che aveva urlato era solo un amico del
gestore/commesso, che voleva fare uno scherzo, approfittando del negozio quasi
vuoto.
I due
stavano conversando amabilmente alla cassa.
Lily voleva
buttarsi giù dalla finestra.
“Dannazione!
Ma io non mi perdo d’animo!” si disse,
incoraggiandosi.
Agguantò
il CD che Kotaro le aveva consigliato prima e andò
alla cassa.
-Allora
lo compri?-
-Sì.-
Uscirono
fuori dal negozio.
“Cavolo-cavolo-cavolo… e ora che m’invento per non farlo
andare via?”
Mentre si assillava, Kotaro le sfiorò una spalla per attirare la sua
attenzione.
-Là.-
disse solo.
Lily
alzò gli occhi: il ragazzo indicava una gelateria.
Alla
ragazza s’illuminarono gli occhi.
-D’accordo!-
**GeLaTeRiA**
Lily
era nervosa, perché non riusciva a tenere la concentrazione per più di qualche
secondo a causa della musica assordante del locale, nonostante il loro tavolo
fosse un po’ isolato dal resto della gelateria e ci fosse poca gente.
“Sembra
come nel negozio di dischi… adesso scommetto che entra uno e dice ‘Fermi tutti
questa è una rapina’… che sfiga!” brontolò fra sé e sé
la ragazza, che ce la stava mettendo tutta per raccogliere tutto il suo immenso
coraggio e dichiararsi.
Intanto
Kotaro mangiava lentamente il suo gelato, tutto tranquillo, completamente
ignaro della preoccupazione di Lily, che stava per legarsi una pietra al collo
e gettarsi giù da un burrone, e all’oscuro delle sue macchinazioni.
-A-ehm…
Kotaro… ecco io… volevo dirti che…-
“No, non
ce la faccio, non ce la faccio, dannazione…”
-Cosa?-
-… che
il gusto ananas è molto buono, dovresti assaggiarlo!-
“Che cacchiata! A me l’ananas non piace nemmeno! Non lo
mangerei nemmeno se mi pagassero!!”
-Ah…
tu dici?-
-No,
no, no-no-no-no-no!!! In realtà è davvero orribile!!!!
Non prenderlo mai!-
-Shirabashi,
va tutto bene!-
-Sì,
certo! Perché me lo chiedi? Chiamami Lily, please!-
-Okay,
Lily- (battito cardiaco a duemilaotto) –Se c’è qualcosa che mi devi dire…
dillo, per favore.-
Lily
rimase un attimo interdetta: cavoli, non aveva mai
parlato tanto… anche se era una conversazione un po’ insulsa.
-Ecco
io…-
-Lily
caaaaaaaaaraaaaaaaaa!-
“Oddio,
NO…!”
-Ma tu
sei proprio Liiiiily, ma come sei cresciuuuuta!-
Lily
alzò lo sguardo, a questo punto totalmente disperata, e si ritrovò di fronte
un’amica di vecchia data della madre, che si era inspiegabilmente affezionata a
lei e le faceva più regalini di quanti ne avesse mai
ricevuti in tutti i Natali e i compleanni della sua vita.
-Buo-buongiorno, miss Abe…- la salutò di malavoglia la ragazza, che non vedeva
l’ora di togliersela dai piedi.
Disgraziatamente,
quella si sedette di fianco alla ragazza, sul divanetto che faceva da sedile.
“E adesso che vuole?!” si chiese Lily, sprofondata nella
depressione.
La
signora Abe si rivolse allegramente a Kotaro.
-Saaaaaaalve
ragazzo!-
-…-
Kotaro le rivolse un cenno che teoricamente avrebbe dovuto simboleggiare un
saluto, diciamo, una brutta copia.
-Sei
il fidanzatiiiiiiiiino di Lily caaaaaara??-
“NOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” urlò Lily, nella sua mente,
ricoperta di imbarazzo fin sulle punte dei capelli.
Stavolta
Kotaro non rispose: abbassò lo sguardo e mugugnò qualcosa che Lily non riuscì
ad afferrare. Però afferrò la situazione: anche lui si
sentiva imbarazzato da quella signora così… così… così fastidiosamente
invadente.
Prese
in mano la cosa.
-Si-signora Abe, lui è un mio compagno di classe, stavamo ripetendo dei
compiti, per l’interrogazione di domani… a
voce.-, aggiunse, per rispondere all’occhiata interrogativa della signora
Abe sull’inequivocabile mancanza di libri o quaderni.
-Esatto.-
esordì Kotaro.
Dal
tono di voce di quest’ultimo, la signora Abe capì che doveva togliersi dalle
scatole.
Si
alzò e molto educatamente disse: -D’accordo ragazzi, non voglio disturbarvi. Vi
auguro un’intensa giornata di studio!- fece un
sorrisino, girò sui tacchi e andò via.
I due
sospirarono insieme.
-Finalmente!-
disse Lily.
-Prima
che arrivasse quella, stavi dicendo “Ecco, io…”, come
continuava?- chiese lui.
“Cavolo,
che memoria!” pensò lei, sorpresa. Però non sapeva
come continuare.
-Beh…
insomma… volevo dirti che…-
Lo
guardò negli occhi.
-Kotaro…-
-Dimmi.-
-Ecco…-
-Sì?-
-…-
-…-
-Andiamo
a farci una passeggiata al Parco Blu?-
-…-
-Così
ti dirò tutto.-
-…Okay.-
**PaRcO**
Camminavano
in silenzio l’uno di fianco all’altra.
Lily
si stava ripassando mentalmente, per la centesima volta, le parole che doveva
dire. Perché lei, Lily Shirabashi, proprio lei, non
sarebbe mai incappata in una gaffe,
durante una cosa importante come una dichiarazione.
Inaspettatamente,
fu Kotaro a rompere il silenzio.
-Bene,
Lily, adesso puoi dirmi tutto.-
Erano
COMPLETAMENTE soli, nel parco. Non è un posto molto frequentato, soprattutto di
mattina tardi.
Lily
si guardò nervosamente attorno, quasi in cerca di qualche imprevisto che le ritardasse ancora la confessione: tanto quella mattina
sembrava che il destino si fosse messo d’accordo con la sfortuna per rovinarle
“il momento critico”.
-Ehm…
e-ehm… ehm…-
La
tredicenne continuava a balbettare come impazzita, la sicurezza di quella
mattina si era gradualmente dissolta, con l’aumentare degli imprevisti.
Kotaro
era là di fronte a lei, anche se era così vicino, le sembrava irraggiungibile:
eppure era proprio lì! Che la fissava impassibile.
Così
bello…
Così
bello…
Così
bello…
Così…
Lily
fece un passo avanti e lo abbracciò, d’istinto.
Kotaro
spalancò gli occhi.
-Shi-shirabashi!-
-Chiamami
Lily, chiamami Lily, chiamami Lily!!-
Ma, proprio in quel momento, ancora una volta…
-Ti ho
trovata!-
Lily
spalancò gli occhi, oramai sull’orlo delle lacrime.
“No,
ancora lui no!!”
Si
staccò “leggermente” malvolentieri da Kotaro e si voltò.
Lì
vicino a loro c’era Shinji Kunitomo, il ragazzo che Lily conosceva fin dalla
terza elementare… e che fin dalla terza elementare le andava dietro.
Era un
ragazzo simpaticissimo, per carità, molto carino, gentile, con voti nella
media, dalla battuta rapida e sempre lì quando c’era bisogno di lui, sempre
pronto a tirarti su… quando eri giù.
Ma Lily aveva la testa completamente persa negli occhi di Kotaro, da
quando l’aveva conosciuto, in quinta elementare. Quando
ogni tanto sorrideva dolcemente, quando nei suoi occhi compariva un lampo
tenero, quando all’improvviso diventava gentile… insomma… era troppo, troppo,
troppo… troppo perché Lily potesse resistergli.
-Shi-shinji…
cosa ci fai qua?- gli chiese, la voce rotta, per le
lacrime e l’esasperazione.
Lui la
guardò con sguardo di ghiaccio.
-Volevo
dirti esattamente ciò che stavi per dire tu a… quello
lì.- e indicò con un cenno del capo Kotaro, che era rimasto come imbambolato.
Lily
si voltò di scatto verso Kotaro e lo prese sottobraccio: voleva trascinarlo
via.
-Che…?- fece lui, ma lei lo tirò via.
Ma Shinji non aveva finito.
-Ti…-
urlò. -Ti amo, Lily Shibusawa, ti amo tanto, da sempre!!!
Ti amo!-
Lily chiuse gli occhi, le lacrime scesero.
Tirò via Kotaro, il braccio di lei scivolò sul suo e lei gli
prese la mano, trascinandolo via, da Shinji che la fissava, completamente rosso
in faccia, dalle sue parole, dalla sua verità, dalla sua voce, dai suoi occhi.
Fuggiva.
Lo
tirò via, dall’altra parte del parco. Non si voltò, gli dava
le spalle. Non riusciva a guardarlo. Shinji, con una frase, aveva rovinato il
suo scopo di una mattinata, anzi, di una vita.
“Dannato…”
pensò lei, con rabbia, gli occhi avevano chiuso il
rubinetto ma le lacrime superstiti sulle sue guance erano lente a scendere.
Tirò su col naso una volta, due.
Poi si
girò: doveva avere una faccia orribile perché Kotaro spalancò gli occhi.
-Shi… Lily, stai piangendo!-
Lei,
stizzosamente, si asciugò con la manica della maglietta.
-Sì…
sì, sì, sì sto piangendo!!- fece, avvicinandosi a lui
e sprofondando il viso nella sua maglietta.
-…-
-…-
Rimasero
in silenzio per un po’. Poi lui la circondò con le braccia, stretta. Anche se
avesse voluto staccarsi – cosa improbabile – non
avrebbe potuto.
-Quel…-
-Eh?-
-Quel
che ha detto Kunitomo… sul fatto che la stessa cosa che voleva dire lui era
anche quella che volevi dire tu… insomma…-
Fece
una pausa, ma Lily stava già morendo di vergogna per le parole successive.
-Insomma,
era vero?-
-…-
-Rispondimi, Sh… Lily, ho bisogno di sapere. Ormai non
puoi tenermi all’oscuro di tutto.-
-… Sì,
sì, sì è vero! Verissimo! Ecco quello che cercavo di dirti da stamattina! Ecco
quello che ho sempre voluto dirti da quando ti ho conosciuto, da quando sono
diventata tua amica!-
Lui la
guardò. Lei lo guardò. Poi, per il troppo imbarazzo, Lily si nascose di nuovo
nella maglietta di Kotaro.
Poi…
-Io…
io ho già una ragazza…-
Lily
spalancò gli occhi. Le parve di cadere in un abisso. Il suo cuore cessò di
battere.
-Cosa…?-
Le
uscì un filo di voce, perché nei polmoni non c’era più aria.
Poi
silenzio. Lei, pianissimo, gli occhi vuoti, ancora spalancati, alzò lo sguardo
e fissò il suo volto.
Sul
quale, misteriosamente, apparve un sorriso.
-Scherzo!-
Un
battito. Due. Tre. Forse anche quattro. La vita stava ricominciando, perché
Kotaro aveva sorriso, le aveva sorriso, aveva rivolto un sorriso solo a lei, esclusivamente
a lei!
-Oh,
Kotaro!-
-Lily!-
La
luce del sole sbucò all’improvviso dalle nubi.
E, così come il disco infuocato baciò i loro corpi col proprio
calore, anche i due ragazzi si scambiarono un tenero… e lunghissimo… primo
bacio.
FINE!