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Autore: Chamomile    24/01/2012    2 recensioni
Come sempre Albus correva davanti agli altri, eccitato e rumoroso. Aberforth sospirò “Non crescerà mai” [Raccolta di drabble per raccontare il rapporto di Albus Silente con la neve]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Questa storia è stata scritta un po' di tempo fa per il Contest Pendant l'hiver. Il mio pacchetto conteneva Albus Silente e Hogwarts, oltre alla consegna di scrivere una storia invernale!

 

Si tratta di una raccolta di sette drabble, riunite in tre capitoli. I titoli sono i tre prompt, e ogni capitolo ruota intorno al prompt. Il capitolo Giocare è ambientato prima dell’aggressione fatta ad Ariana dai Babbani.  Ho immaginato Albus come il più allegro dei figli, Aberforth come il più brontolone (anche se ha solo sette anni!). Non credo ci sia altro da aggiungere se non buona lettura ;)


                                       Neve ghiacciata


                                                                                 {Freddo}


Snow had fallen, snow on snow,
Snow on snow,
In the bleak mid-winter
Long ago.
[Christina Rossetti]


I fiocchi di neve vorticavano furiosamente, fuori, e un vento gelido soffiava frustando implacabile le chiome degli alberi.
Un ragazzo occhialuto osservava silenziosamente la scena, come perso in un lontano ricordo.
Intorno a lui l’atmosfera era spettrale.
Il grande salone, un tempo caldo e accogliente, era vuoto e desolato.
Nel camino il fuoco era spento, nonostante il freddo che ghiacciava le ossa, e la sala era avvolta nel buio.
Il ragazzo rimaneva, però, fermo accanto alla finestra.
Sembrava non accorgersi della notte più gelida da molti anni a quella parte, il suo pensiero continuava ad essere lontano da lì.


Il volto del giovane non avrebbe dimostrato più di diciott’anni, e gli occhi azzurri ancora meno, se non fossero stati così cupi, ma l’espressione stanca e frustrata era quella di un uomo molto più vecchio, anzi, di un ragazzino costretto a crescere d’un colpo.    
Albus Silente sospirò piano, passandosi stancamente una mano sul viso, e si tolse gli occhiali.
Era tutto inutile e stupido.
Ritrovarsi lì, ingabbiato, costretto a vivere un’esistenza vuota e mediocre, tormentato di giorno dalla rabbia e dalla delusione mentre si occupava delle faccende domestiche, desiderando essere nato in qualunque altra famiglia, e dal senso di colpa la sera quando guardava Ariana dormire serena e ripensava con vergogna ai suoi pensieri così indegni per un fratello maggiore.




                                                     {Giocare}


“Abe! Sveglia! Abe, alzati. C’è la neve!”
Albus Silente, nove anni e l’abitudine di irrompere sempre nel momento meno opportuno.
“Mmmhh. Che succede?”
Aberforth Silente, sette anni e tanta voglia di restare sotto le coperte a poltrire.
“Ho detto che c’è la neve!” scandì il fratello maggiore, afferrando un lembo della coperta e tirandola via.
“Ehi!” protestò Aberforth, scattando a sedere e guardandosi intorno in cerca di qualcosa da tirare all’intruso, che da parte sua sorrideva contento come sempre.
Aberforth grugnì “Cosa c’è da ridere, me lo spieghi?”
Ma il ragazzino non rispose, aprì la finestra - “Ma sei pazzo?!” - e vi trascinò davanti il fratello “Guarda che bello, Abe”


“Copritevi bene” raccomandò Kendra allacciando la sciarpa al collo di Ariana.
“Sì, mamma”
“E badate a vostra sorella”
“Non preoccuparti, ci penseremo” le assicurò Albus impaziente, saltellando davanti alla porta “Adesso possiamo andare? Sì?”
“Va bene, va bene, andate” disse la madre, e sorrise guardando i tre bambini che correvano fuori per andare a fare la prima battaglia a palle di neve della stagione.
Come sempre, Albus correva davanti agli altri due, eccitato e rumoroso.
Spesso era difficile ricordare che era il maggiore.
Dietro di lui, Aberforth incedeva pigramente, tenendo stretta per mano Ariana.
Gli occhi della bambina brillavano, allegri e stupefatti di fronte al trionfo di bianco.
“Muovetevi!”
Aberforth sospirò “Non crescerà mai”


                                                           
                                                        {Scoperta}


“Professore? Professor Silente?”
L’insegnante di Trasfigurazione si riscosse bruscamente dai suoi pensieri. “Sì?”
Davanti a lui una trentina di studenti del primo anno che lo fissavano preoccupati.
“Tutto bene? Sembrava perso …” azzardò Sebastian Menken.
Era vero, si era perso di nuovo nel ricordo di tanti anni prima.
Ma la prima nevicata gli faceva sempre lo stesso effetto.
Veniva trasportato in quell’ inverno lontano, l’ultimo periodo felice per la sua famiglia, prima che tutto crollasse.
“Va tutto bene” disse, dando un’occhiata malinconica ai fiocchi di neve che fuori cadevano soffici, cullati dal vento.
Non aveva più giocato a palle di neve, da quella volta. Se ne accorse all’improvviso.


“Professore, dove stiamo andando?”
“Taci, Sebastian, o vi riporto in classe” minacciò l’insegnante, ma sorrideva sotto i baffi e gli occhi brillavano maliziosi, come quelli di un bambino che sta per fare qualche monelleria.
Silente si fermò davanti a una porta e bussò.
“Avanti” la voce severa di Minerva McGranitt giunse chiara all’esterno.
Il professor Silente mise dentro la testa “Salve, professoressa, come va?”
Quella strega così giovane eppure tanto severa era il bersaglio preferito dei suoi scherzi.
“Posso fare qualcosa per lei?” chiese, stupita da quell’intrusione.
“In effetti può. La prego di seguirmi fuori insieme alla classe”
“Ma sto interrogando!”
“Meglio”


“Professor Silente, continuo a non capire il motivo …”
“La prego, mi chiami Albus”
“Albus, continuo a non capire …” disse la professoressa McGranitt, mentre insieme alle due classi seguiva l’uomo lungo i corridoi.
“Non si agiti, non voglio fare niente di illegale” disse Silente con un sorriso che voleva essere rassicurante.
La donna strinse le labbra, per nulla convinta.
Finalmente il mago si fermò davanti al portone d’ingresso. Con un colpo di bacchetta lo aprì, poi si rivolse agli studenti  “Fuori”
I bambini gli rivolsero uno sguardo incredulo. “Intende a giocare?”
“Se preferite essere interrogati …”
Non se lo fecero ripetere due volte.
Silente si rivolse alla donna accanto a lui “Gioca a palle di neve, Minerva?”

 

  
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