Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Shark Attack    24/01/2012    3 recensioni
«Stavo pensando a quella volta in cui te n'eri andato... ti era bastato solo uno zainetto sulle spalle...»
«Eravamo bambini, te lo ricordi ancora?»
«Solo uno zainetto, io ho una valigia e adesso sei tu a voler fermare me e...»
«Basta, è stato troppo fa.»
«Siamo proprio vecchi, eh?»
[2° classificata -per mezzo punto!- al "Contest purely black" indetto da Ainsel e Terrastoria sul forum di EFP]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- NdA: Mi è venuta in mente di notte, mentre mi dannavo per cercare una trama abbastanza originale per distinguermi tra le altre fic per il contest con varie domande: AU? Fuggi da me. Ok, allora IU; vediamo il contesto. Da piccoli? Banale. Da ragazzi? Troppo facile. Shippuden? Idem. Adulti e con figli? Classico. E allora quando!? Beh, rimaneva solamente la vecchiaia. Dicono che l'amore non abbia età. Perché non provarci, allora? :)


[Questa fanfic è arrivata seconda al contest “Purely black SasuSaku” indetto da Ainsel e Terrastoria sul forum di EFP.
… E ci terrei a precisare che lo scarto con la prima classificata è stato di solo mezzo punto! :P]





~ La Valigia ~




Ancora una volta era lì, seduta sui gradini del portico: sandali ben stretti, il suo vecchio abito rosso in cui riusciva miracolosamente a rientrare -Sasuke non voleva nemmeno sapere come facesse, o forse ne era invidioso- e la valigia rosa.
La dannata valigia rosa.
Con quella, erano già sei volte che vedeva quel quadretto, sempre identico.
Appoggiato allo stipite della porta, con le braccia molli e le mani affondate nelle tasche della tuta, a Sasuke ricordava un bambino con il suo fedele cagnolino, due cuori solitari a guardare il mondo che viveva di fronte a loro.
Di fronte, ma apparentemente troppo lontano.
Fece un passo avanti e la raggiunse, sedendosi sullo stesso gradino a pochi centimetri da lei. Le lastre di legno cigolarono, al sopraggiungere del suo peso, ma l'uomo non ci badò minimamente. Stese le gambe e sospirò tranquillo.
«Oggi ci provi ancora?»
La donna parve risvegliarsi da una qualche visione incantata ed alzò la testa di scatto, voltandosi verso di lui con quegli occhi stanchi ma ancora smeraldini. «Forse ce la faccio», sussurrò come per dar forza a se stessa. «Guarda, ce la faccio.»
Si alzò in piedi, barcollò per un attimo -dannata testa, sempre a girare- e poi allungò un braccio all'indietro per prendere la maniglia della valigia. Incontrò la mano di Sasuke.
«No», scandì lui con serenità, mentre il grattare del bagaglio sul portico si stagliava crudo nella quiete di quell'ora del mattino.
Sakura aprì la bocca per rispondere, ma le labbra tremarono e ogni risposta crollò giù nella gola. Si sedette affranta. Abbassò lo sguardo sui gradini e s'incupì.
La mano dell'uomo lasciò la valigia e passò fra i capelli un tempo fulgidamente corvini; ricadde al suo fianco, in quello spazio tra loro due, divario di pochi centimetri ma che sembravano sempre più metri.
«Non riusciresti ad affrontare questo viaggio, e tu lo sai bene», provò con la solita tecnica di convinzione -le altre volte aveva funzionato.
Sakura si voltò nuovamente verso di lui e gli occhi, stavolta, erano umidi. La bocca non si schiuse, ma non ce n'era bisogno: quelle due gemme parlavano per lei. Dicevano “vieni anche tu, assieme ce la faremmo”.
Sasuke fu costretto a distogliere lo sguardo da lei, seccato. Nemmeno lui avrebbe potuto sostenerlo.
Il silenzio precipitò tra loro, in quella villetta di periferia dimenticata da tutti.
Poi, dal nulla, una risata scappò dalle labbra della rosa, una risata piccola ma che cresceva in fretta.
«Che c'è?», domandò sorpreso l'Uchiha.
Sakura continuò a ridere, sempre più fragorosamente. «Niente, stavo pensando...»
«...»
«No, aspetta», finalmente accennava a smettere di ridere. Prese un bel respiro, gli occhi ancora bagnati e il petto ancora ansante. «Ecco. Stavo pensando a quella volta in cui te n'eri andato... ti era bastato solo uno zainetto sulle spalle...»
«Eravamo bambini, te lo ricordi ancora?»
«Solo uno zainetto, io ho una valigia e adesso sei tu a voler fermare me e...»
«Basta, è stato troppo fa.»
«Siamo proprio vecchi, eh?»
Sasuke alzò un sopracciglio e finse di imbronciarsi. «Non fare quella faccia, lo sei anche tu», lo rimbeccò la donna con una linguaccia, «Siamo due vecchi bacucchi.»
«Da giovani eravamo ragazzi spiantati, poi siamo diventati adulti problematici e adesso siamo vecchi bacucchi? Non ce n'è mai una giusta?»
Sakura scosse i capelli bianchi, divertita. Gli si avvicinò e si accoccolò tra le sue braccia, appoggiando il viso sul suo petto. Il mento dell'uomo si appoggiò pacato sulla fronte della donna e i due rimasero fermi in quella posizione, due pezzetti di un puzzle che ormai sapevano bene come incastrarsi e come respirare assieme.

Si levò un fievole vociare dalla strada ed entrambi i jonin girarono la testa per individuarne la fonte.
«Aspettatemi!»
«Dai, Yumei! Muoviti!»
«Sì, sei sempre la più lenta! Ahahah!»
«Non dovremmo essere qui, questo è...»
«Prendi!»
Una palla scavalcò il muretto, stagliandosi per un istante nel cielo limpido, poi rotolò nel giardino di casa Uchiha e si fermò in silenzio davanti all'ultimo gradino del portico dopo qualche rimbalzo. I ragazzini scavalcarono il muro per riprenderla, ma si bloccarono tutti sulle tegole, appollaiati come tanti passerotti impauriti alla vista del vecchio falco.
Sasuke si erse minaccioso in tutto il suo metro e sessanta, ormai, e uno dei ragazzi scivolò giù dal muretto.
«Ehm...», balbettò quello che sembrava essere il più grande del gruppetto, «Palla?»
L'uomo lo guardò riluttante, poi scese i gradini, uno alla volta, con pesantezza, mentre le assi scricchiolavano; fermò i piedi ai lati della palla e si chinò a raccoglierla.
«Sasuke...», lo chiamò piano Sakura alle sue spalle, alzando gli occhi al cielo.
Lui la ignorò e palleggiò una volta.
Il ragazzino che aveva parlato scese dal muretto e, raccogliendo tutta la sua sicurezza e forse anche quella degli amichetti, si avvicinò all'uomo. Tese la mano. «Yo, vecchio, non fa per te.»
Qualcosa brillò negli occhi di Sasuke Uchiha -il prima vendicatore e poi vice Hokage, uno dei più grandi ninja di Konoha, tra gli ultimi pilastri di quella che era stata la Grande Generazione-, ma le dita di Sakura si strinsero dolcemente attorno al suo braccio e allentarono la tensione ormai palpabile che lo aveva pervaso. Lei gli sfilò la palla dalle dita e la diede al piccolo con un sorriso.
I ragazzini non ringraziarono nemmeno, presero il pallone e sparirono, vociando nuovamente tra le vie del quartiere deserto.
«Sono solo dei...»
Sasuke si scrollò di dosso la sua presa e tornò sotto al portico, sulla sua sedia di legno, la preferita.
«Marmocchi irriverenti», bofonchiò lui con stizza stringendosi nel golfino, «Se loro rappresentano la nuova generazione di ninja, questo mondo è destinato alla distruzione e io non starò di certo qui a guardarlo! Ah!»
Il viso della donna s'intenerì e rattristò allo stesso tempo udendo una simile affermazione.
Salì piano i gradini e sfiorò con una gamba la valigia. L'occhio vispo di Sasuke non se lo lasciò sfuggire e si fiondò ancora a bloccare la mano che cercava di afferrare con antica convinzione quel dannato bagaglio.
«Non è un più un paese per vecchi», sibilò Sakura con voce roca perforandolo con gli occhi, «Quando eravamo piccoli era esattamente l'opposto, ma ora ci sono solo giovani, bambini e nuovi sogni, nuove speranze. Mentre noi lo siamo, siamo vecchi.»
Sasuke deglutì. Nessuno dei due mosse una sola fibra del proprio corpo nemmeno di un millimetro. Il vento soffiò tra loro, chinati in un'immobile battaglia fatta di dita tremanti, sguardi seri e parole addobbate di rimpianti, desideri e stanchezza.
Il vento soffiò tra loro, ma sembrava troppo lontano perché se ne potessero accorgere.
Sakura sospirò. «Hai sempre deciso tutto tu.»
Le sue dita abbandonarono il campo di battaglia.
Aprì la porta di casa.
Si lasciò cadere sul divano.

Il giardino era curatissimo. Non c'era filo d'erba che potesse dire di esser riuscito a crescere un centimetro più degli altri, perché l'occhio attento del loro giardiniere non si è mai fatto fregare. Lo stesso non si poteva decisamente dire per quanto riguardava l'aiuola fiorita: Sakura aveva rotto tanto per poterne avere una, per condividere meglio i suoi pomeriggi scanzonati con Ino, tra una tazza di the ed un pettegolezzo, ma non appena lei era venuta a mancare... era diventata una zona di piante morte. Un cimitero.
Piano piano -ma neanche troppo- ogni stelo si è afflosciato, ingiallito, bruciato, seccato, distrutto. E con loro anche i conoscenti e gli amici più cari.
Sasuke alzò lo sguardo su quel cimitero e scosse la testa malinconico. Idiota. Poteva almeno togliere quelle erbacce... ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di estirparle. O estirparli, perché spesso sembrava che ognuna di quelle piante fosse un ricordo.
Ancora profondamente radicato in quell'angolo di terra abbandonato.
Spostò gli occhi neri sul muro, sul portone e, più in là, sul quartiere che li circondava.
L'attrazione dei giovinastri in cerca di divertimento.
L'antico quartiere Uchiha.
Lui aveva insistito tanto per viverci, dopo che era stato trascinato a Konoha da...
Chiuse le palpebre.
Si alzò ed entrò anche lui in quella casa in cui viveva da molti anni: prima da solo, poi con una certa compagnia di passaggio che, quasi senza che se ne accorgesse, diventò sempre più stabile. Arrivò dopo un po' il giorno in cui quella valigia rosa non venne più riempita dopo qualche giorno e nemmeno dopo qualche settimana. Le settimane divennero mesi, i mesi anni. E non sembrava essere cambiato molto.
Sakura era in piedi al centro della cucina, affettava qualche carota e un sedano. Alle sue spalle, in un pentolino bolliva quello che sarebbe presto diventato brodo.
«Scusami», bofonchiò vedendolo, «Non so perché ogni tanto io...»
«Ormai ci sto facendo l'abitudine.»
«È solo che...», smise di tagliare e si asciugò gli occhi con la manica, il coltello ancora in mano, «Qui non c'è più nulla per noi. Siamo rintanati qui da anni, Sas'ke, non vediamo mai nessuno a parte quei bambini e... non so, credo che se andassimo a passeggiare in centro si stupirebbero vedendoci ancora vivi...»
La malinconia attanagliò entrambi i cuori. Il contenuto del pentolino iniziò a fuoriuscire e Sakura abbassò prontamente il fuoco.
«Perché non vuoi che andiamo a trovare Miku?», sussurrò lei con una punta di timore, la mano ancora sul pomello, «Sai che ci rivedrebbe volentieri e...»
«Le saremmo d'intralcio, ce l'ha detto lei stessa quando se n'è andata anni fa, e tu lo sai.»
Sakura si morse un labbro e il petto sobbalzò nel trattenere un singhiozzo.
«E lo stesso vale per Akira e Fugaku», la precedette lui crudelmente, «Loro sono troppo impegnati con le loro, di famiglie, per poter volere ancora dei vecchi tra i piedi.»
«Ma siamo i loro genitori! Non possono tagliarci via così!»
«Perché, tu quanto sei stata con i tuoi dopo aver finito l'Accademia?»
Touche. Sakura non seppe cosa replicare e rigettò nello stomaco il resto del discorso assaggiando quel brodo bollente. Le scottò la lingua, ma non se ne accorse nemmeno.
C'erano cose più brucianti, dentro di lei.
Cose come un cuore ferito, sogni infranti e tanta, tanta amarezza.
«Attenta a non scuocere gli spaghetti.»
Il rumore delle ciabatte sul pavimento stava per sparire dalla cucina quando lei si rianimò, spense il fuoco e «Torna qui!», urlò.
Sasuke scattò verso di lei, sorpreso, e la donna che vide gli ricordò quella che aveva deciso di prendere come compagna, dopo l'ennesima prova di forza, coraggio e quelle altre cose che tutti chiamavano “amore”. Per una frazione di secondo, vide l'ardore della giovane Sakura che aveva deciso di restare con lui quando in pochi potevano anche solo lontanamente tollerarlo. Rivide quella Sakura, e ne ebbe timore.
«Non voglio affrontare più quest'argomento, per cui chiudiamolo una volta per tutte!», stava dicendo a gran voce mentre lui pensava quelle cose.
«Su questo punto sono assolutamen...»
«Non m'interessano le tue paroline taglienti, tientele per spaventare i ragazzini quando hai la luna storta», lo fulminò con un tono che non ammetteva nessuna replica di nessun tipo.
Alzò un braccio e spostò la tendina della finestra. Il panorama era molto particolare: l'intera vecchia Konoha, parte della nuova e il monte degli Hokage che si stagliava sulle case.
«Vedi?»
«New Konoha?»
La ricostruzione del Paese dopo la Terza Guerra Ninja aveva diviso la vecchia città da quella nuova, segnando un confine molto più che immaginario tra le generazioni, tanto da dover usare due nomi differenti.
«No, la montagna.»
Sebbene entrambi da molto tempo cercassero di cancellarla dalla vista, sì, la vedevano. Il faccione di Naruto si stagliava sornione accanto a quello di Tsunade-sama, precedendo quelli di Konohamaru e Ririko-san.
«Sì, lo vedo», sbuffò stancamente e con una certa irritazione, «E con questo?»
«Storia. Naruto non è altro che storia, ormai, e noi con lui. Sei stato un ottimo vice-Hokage, ma hai visto anche tu che ora il mondo gira diversamente e non c'è più bisogno del nostro aiuto. A cosa serviamo esiliati qui? Io voglio vivere finché c'è vita nel mio corpo. Non credi che abbiamo riposato abbastanza per le battaglie in gioventù? Miku ha appena avuto il secondo figlio, non vuoi nemmeno vederlo? Vuoi davvero rimanere per sempre qui, a tagliare erba e scendere in paese solo per prendere qualche provvista per la settimana?»
«Ognuno ha il suo tempo», replicò fermamente lui, «Il nostro è stat...»
«Non vuoi essere tu ad insegnare le antiche tecniche del clan ai futuri Uchiha?»
Sasuke si irritò per essere stato zittito per la seconda volta in pochi minuti e strinse i denti. Alzò una mano per replicare ma la abbassò poco dopo, contorcendosi le dita sentendo il piede sprofondare nella pozzanghera di torti in cui voleva nascondersi.
«Sai che non vorrei nient'altro», disse in un sussurro impercettibile.
Sakura annuì e gli occhi si inumidirono tanto velocemente che non riuscì a prendere in tempo una lacrima che scivolava tra le rughe. Spense il fuoco e si avvicinò all'uomo che aveva giurato di amare per sempre quand'era poco più che una bimba. Afferrò la sua mano inquieta e la placò.
«Noi non siamo ancora finiti. Fare i nonni non ci farà sentire più vecchi di quanto già siamo. Ricordati che non è da te stare ai margini, inutile come un kunai spezzato.»
Sasuke rimase immobile. Sakura non riusciva a dire se non avesse smosso nemmeno una fibra del suo uomo o se la reazione ci fosse stata, ma così lentamente da non vederne nemmeno l'effetto; nel dubbio, riprese la parola. «Non ti andrebbe di vedere se sei ancora in gradi di battere i tuoi figli, come hai sempre fatto?»
«Se non mi battessero, avrei generato degli incapaci.»
La donna sbuffò e tornò ai fornelli, asciugando con una presina anche le altre due lacrime che volevano solcare quel viso triste.
«Tanto non lo sapremo mai.»


Scese la notte.
Ancora una volta era lì, seduta sui gradini del portico: sandali ben stretti, il suo vecchio abito rosso in cui riusciva miracolosamente a rientrare e la valigia rosa.
Quella dannata valigia rosa.
A Sasuke ricordava sempre un bambino con il suo fedele cagnolino, due cuori solitari a guardare il mondo che viveva di fronte a loro mentre loro se ne stavano sulla soglia di casa.
Sakura guardò la sua aiuola e i resti di ciò che un tempo erano primule, ciclamini, giunchiglie e rose; ormai non erano altro che cenere, per qualche motivo ancora compattata in una forma che ricordava lontanamente ciò che erano stati.
Il vento distrusse quel cimitero portando via con sé, in una furia liberatoria, i fantasmi che lo abitavano.
La donna si ravvivò i capelli fragili e sbiaditi con entrambe le mani, si fece forza e si alzò in piedi.
Si voltò a prendere la valigia e nessuna mano intralciò quel gesto.
Alzò lo sguardo, stupita.
Sasuke era lì, sornione, in piedi di fronte a lei: sandali ben stretti, il vecchio kimono nero di suo padre -in cui riusciva orgogliosamente ad entrare- ed una valigia.
Una valigia blu.



******



Sinceramente, a parte quelle storie in cui si prendono in considerazione solo i figli ipotetici e inventati dei nostri beniamini, non credo di aver mai letto di loro da così vecchi... e lo stesso l'ha pensato anche la giudice.
Credevo di averli invecchiati a sufficienza in Trent'Anni, ma a quanto pare sono riuscita a fare di peggio! XD
Spero che vi sia piaciuta... a me è piaciuta. Ed è raro che mi piaccia qualcosa che scrivo.

Riporto la votazione e il commento della giudice, che mi hanno dato molta soddisfazione... anche se devo dissentire sul punto della trattazione della coppia, penalizzato perché non l'ho approfondita a sufficienza: io credo che se si scrive una ff, lo si fa perché i personaggi sono già definiti ed è superfluo -nonché pesante- ribadire ciò che già tutti sanno. Ho accennato alla loro vita da giovani e al “come” si sono messi assieme, con un Sasuke felicemente rassegnato, ma se avessi dovuto spiegare ogni dettaglio... a parte che non ne sarei più uscita, ma avrei disintegrato ciò che stavo creando con la fic.
Questo il mio parere, ora vi saluto e lascio con quello della giudice Ainsel! ^^

Ciau!
Shark


Originalità: 9.5 
E’ quasi inutile stare a dirti che, in quanto ad originalità, la tua fiction non può che essere considerata brillante. Hai ragione a dire che il fandom occidentale (parlo anche dei siti americani) pullula di storie con Sasuke e Sakura ed il loro figli relativamente piccoli, al massimo dodicenni appena usciti dall’accademia, ma con te è stata la prima volta che ho letto di loro due ormai anziani con i figli lontani; troppo impegnati a vivere la propria vita per occuparsi degli anziani genitori. 
Hai dimostrato che non serve inventarsi scenari AU ai limiti del fantascientifico per essere originali. 

IC dei personaggi: 9.0 
Semplicemente loro. Non ho messo 9.00 solo perché di solito mi riservo di darlo, eventualmente, a fiction formate da almeno un paio di capitoli; però ti assicuro che ho considerato l’IC di Sasuke e Sakura assolutamente perfetto. 
E’ da Sasuke rinunciare alla speranza, è da Sakura tentennare – portata anche lei alla disperazione, ma meno cupa – ed alla fine, tuttavia, non riuscire proprio a lasciar perdere. Ed è da lei voler a qualsiasi costo convincere lui, e da lui lasciarsi persuadere a credere che c’è sempre qualcosa di buono (passaggio, questo, che nel manga non è ancora accaduto; ma solo perché il caro Kishimoto sta leggermente allungando il brodo) 

Trattazione della coppia: 8.0 
Non stiamo parlando di una fiction lunga decine di capitoli che approfondisce la relazione tra Sasuke e Sakura a partire dagli albori della loro infanzia, tuttavia – anche se tratta solo di uno spicchio della loro vita; l’ultimo in effetti – la tua storia ha catturato tutto ciò che la coppia trasmette a chi è in grado di capirla. 
Non mi stancherò mai di ripetere che Sasuke e Sakura sono due personaggi complementari, uguali sotto certi aspetti e diversi sotto altri in modo da compensarsi a vicenda. 

Correttezza grammaticale: 8.5 
Non mi dilungherò molto su questo punto, perché chiunque legga qualcosa di scritto da te può facilmente notare il tuo stile: chiaro e coinvolgente. 
Il bello del SasuSaku è anche che la stragrande maggioranza degli autori sono persone capaci veramente di scrivere, è insomma una coppia "attaccata" in minima parte dal virus delle ficcyne. 

Totale: 35.0 

Giudizio personale 
Questa fiction mi ha commossa, dico sul serio. 
E’ una fiction triste, che ti fa davvero pensare a quanto sia complicata ed ingiusta la vita considerando che più la vivi e meno ti rimane tra le mani. Ammetto di aver provato un vero senso di inquietudine quando si parla di Naruto, ormai morto, come una figura indistinta che non ha vera consistenza per la nuova generazione. Per non parlare di quella valigia rosa, lì tutta sola, che fino a quando non viene raggiunta dalla sua compagna blu ha rischiato seriamente di stringermi un nodo allo stomaco. 
Ti ringrazio per il finale pieno di speranza, perché altrimenti avresti davvero avuto sulla coscienza una mia fase di depressione XD


   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Shark Attack