- You’ve never stop caring about the family, do you?-
 
Dopo tutto, Klaus aveva dannatamente ragione.
 
Non c’era nessun pulsante da premere, nessun lato umano da spegnere. Almeno per me.
Questi ultimi mesi erano stati tutta una finzione. Avevo finto che ormai non mi importasse più niente di nessuno.
Ma ciò che mi aveva dato la forza di andare avanti era il suo ricordo. Solo e soltanto il ricordo del suo sorriso, dei suoi occhi, della sua voce.
 
Con lo sguardo perso nel vuoto, uscii da quel bar che ormai mi soffocava.
I miei unici pensieri, in questi tempi, erano stati il sangue e il bisogno di uccidere. 
Feci qualche passo, poi mi fermai nel bel mezzo del parcheggio.
Presi il telefono e digitai il suo numero.
Uno squillo
Non avrebbe mai risposto. Del resto, perché avrebbe dovuto?
Due squilli
In un certo senso, speravo non rispondesse, perché non avrei saputo cosa dire.
Tre squilli
No, non avrebbe risposto.
-Hello?-
La sua voce mi paralizzò. Quasi non ci credevo.
- Hello??-
Avrei potuto dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Invece rimasi in silenzio, senza fiato, mentre lei probabilmente si chiedeva chi fossi.
- Stefan?-
L’avevo chiamata con un numero sconosciuto, eppure aveva capito in un attimo che ero io.
- Stefan, if this is you… you’ll be ok-
Era da troppo tempo che non sentivo quelle parole. Era passato troppo tempo da quando, per l’ultima volta, avessi avuto fiducia e speranza in qualcosa.
- I love you, Stefan. Hold on to that. Never let that go-
Annuii, nonostante lei non potesse vedermi, nè tanto meno sentirmi. E per qualche strana ragione, pensai che davvero sarebbe andato tutto bene.
 
Quando la chiamata terminò, una lacrima mi scese sul viso.
Klaus aveva ragione. Non avrei mai smesso di voler bene alla mia famiglia.