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Autore: NiNieL82    25/01/2012    4 recensioni
'Da un po' di tempo la ragazza dell'ultimo banco era strana. Anche se parlare di stranezza quando si trattava di lei era una cosa ordinaria. Lei era sempre strana. Lei era sempre silenziosa e assente.'
Gli alunni della sezione D della terza del Liceo Classico Galilei hanno già la testa impegnata a programmare le vacanze natalizie, ignari che la ragazza silenziosa, quella dell'ultimo banco con cui nessuno ha mai osato parlare, nasconda dentro di se un terribile segreto che presto la porterà ad un bivio che la costringerà a prendere una decisione importante che le cambierà la vita, facendole perdere quello che ha di più caro. Matteo Zanin frequenta la classe da solo da tre mesi. Lui il nuovo arrivato, non è spaventato dalla ragazza misteriosa, sua vicina di banco, anzi ne è affiscinato al punto che comincia ad osservarla di nascosto, capendo quello che è il problema della giovane leggendo le frasi che lei incide nel suo banco. Così, dopo mesi di silenzi, in un'uggiusa mattina di Dicembre, prende coraggio e parla con lei, deciso ad aiutarla. Non sa che con quel gesto inaspettato cambierà la vita di entrambi per sempre.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

La solitudine e i suoi mille racconti




Conosci Remedios la Bella?”

Matteo si voltò con le sopracciglia aggrottate verso Greta che sorridendo ripeté:

Conosci Remedios la Bella?”

Matteo rimase qualche secondo in silenzio pensando. Poi voltandosi verso la ragazza disse:

Sì! Credo che sia una delle protagoniste di un libro... Ma non ricordo quale!” e riprese a tradurre il testo di latino che la professoressa Castelli aveva assegnato per il giorno dopo.

Sì! È uno dei personaggi di 'Cent'anni di solitudine' di Gabriel Garcìa Màrquez...” ribatté Greta guardando il libro di latino senza vederlo realmente.

Fuori la neve cominciava a scendere con fiocchi fitti. L'albero di Natale illuminava il salotto nella penombra dove la nonna, coperta con un plaid su di una poltrona, dormiva tranquilla. Non si era resa conto che la nuora era entrata in camera e aveva spento la televisione.

Greta sospirò e Matteo rispose distratto:

Interessante...”

Greta osservò Matteo in silenzio per qualche secondo, poi seria disse:

Remedios non è mai morta, lo sai?”

Son contento per lei!” rispose Matteo prendendo il vocabolario e sfogliandolo velocemente.

Greta sospirò e aggiunse:

Remedios era una ragazza bellissima. Gli uomini si innamoravano di lei ma spesso e volentieri morivano. In un modo o in un altro tutti cominciarono a pensare che Remedios avesse un qualche strano filtro che accecasse gli uomini che l'amavano portandoli alla morte. Lei invece non sembrava interessata all'amore. Viveva in un mondo tutto suo, non conosceva Macondo e stava rinchiusa quasi sempre tra quattro mura. Era semplice. Poteva sembrare una ritardata. Non sapeva né leggere e né scrivere e si era cucita un sacco per vestirsi e aveva rasato i capelli a zero. Poi, un giorno, mentre stendeva le lenzuola di donna Fernanda, salì al cielo. Come la Madonna. Volò via e di lei non si seppe più nulla...”

Matteo si era bloccato e aveva ascoltato quello che Greta gli stava raccontando. La sigla de 'La Vita In Diretta' arrivò attutita dalla cucina. Michele uscì dal bagno canticchiando 'Close To Me' dei Cure ed entrò in camera sua sbattendo la porta e svegliando la nonna che dal salotto gridò:

Com'è finito Beautiful?”

Matteo guardò gli occhi di Greta. Non stava parlando di qualche cosa di triste, nonostante tutto, nonostante il fatto che da un paio di giorni a quella parte sembrava come essersi svegliata dal letargo in cui era caduta mostrandosi più allegra del solito, il quel preciso momento, mentre parlava di Remedios la Bella, gli occhi della ragazza dell'ultimo banco era tornati tristi, velati di quel dolore radicato in lei, lo stesso dolore cieco che stava nutrendo il bambino che portava nel grembo.

Voglia andare via come lei, sai, a volte... A volte vorrei che tutto finisse così. Io che stendo i panni e volo via, lontana, verso il cielo...” spiegò Greta guardando i fiocchi fitti di neve che coprivano i tetti della casa di fronte a quella di Matteo. Per un attimo il ragazzo si sentì come qualche giorno prima quando, prendendo il coraggio a quattro mani, decise di parlare con la sua compagna di banco ed aiutarla. In quel momento, Greta, era di nuovo la ragazza dell'ultimo banco e basta, quella che tutti lasciavano in un angolo per giorni, per mesi, per anni senza curarsi che un mostro con una bella macchina, ogni giorno, veniva a prenderla per divorarla nel silenzio di una casa dall'arredamento perfetto. E in un attimo capì. Ecco perché Greta guardava le nuvole. Ecco perché si perdeva a fissare il cielo in silenzio. Perché sperava che quel cielo la rapisse come aveva fatto con Remedios e la portasse via, lontana dalle risatine delle sue compagne di classe, dai compagni di classe che le lanciavano contro i gessetti e l'indifferenza dei professori che nemmeno si ponevano qualche domanda su quello strano comportamento. Il cielo. Lo stesso che aveva rapito Remedios dalla sua non vita, proprio come Greta che, a differenza della giovane protagonista di 'Cent'anni di solitudine', conosceva la grettezza dell'uomo e la respingeva.

Lontana nel cielo, sopra un mondo sporco che la guardava dall'alto al basso. Sopra un mondo imperfetto che le aveva procurato ferite più profonde di quelle che lei inferiva al legno non più liscio del suo banco.

Sorrise e cercando di sdrammatizzare e di riportare l'attenzione di Greta alla traduzione di latino, disse:

Non è possibile. Non puoi volare. Va contro le leggi di gravità. E poi devi recuperare ancora matematica. Non ti puoi permettere di volare via...”

Greta rise e lanciò il cuscino contro Matteo che fingendosi risentito disse:

Non farlo mai più. Posso diventare molto cattivo sai?”

Greta rise più forte e replicò:

Certo, sto tremando di paura Zanin!” e ridendo si becco la prima cuscinata al quale ne seguì un'altra e un'altra ancora.

Le loro risate arrivarono fuori dalla stanza. Michele, completamente profumato, ben lavato, stava nel corridoio sistemando i capelli neri quando sentì i due ridere. Smise di canticchiare e guardò il suo riflesso allo specchio. Da quando quella ragazzina strana era entrata in casa Matteo era cambiato. E anche la mamma sembrava più allegra. Quella ragazza che cantava canzoni di Ligabue e sorrideva appena, stava prendendo il posto del generale Zanin, sempre fuori casa, sempre lontano.

Le risate arrivarono sempre più forti mentre Matteo implorava pietà.

In un attimo Michele ricordò una serata simile a quella, senza neve, quando fece l'amore per la prima volta con Daria, sotto il piumone dei Looney Toones che aveva da quando era una bambina. E con una fitta allo stomaco e al cuore si rese conto che gli mancava davvero quel sapore dolce, la sua mano premuta sulla bocca di lei per non far sentire i gemiti della giovane.

Perché Michele Zanin aveva amato davvero solo una volta. Si era reso conto che tutto era finito era stato quando, stretto mano nella mano con Daria, per le strade ancora addobbate a festa nonostante fosse già Gennaio, aveva ammesso di non essere pronto ad essere un padre e aveva permesso alla sua ragazza di abortire.

A distanza di mesi, quando il pensiero diventava più pesante del piombo e non lo faceva dormire, Michele apriva il cassetto del suo comodino e guardava la foto di lui e Daria abbracciati durante l'occupazione. Quando il loro figlio stava sbocciando nel ventre della giovane. Quando ancora non avevano deciso di schiacciare quel piccolo fiore dalle radici deboli. Quando non aveva una voragine aperta nel centro del petto, scavata dalla solitudine di ragazze stupide che gli cadevano ai piedi solo perché era bello o per la sua moto e dall'assenza di un essere che non aveva mai visto neppure ma che, Michele lo sapeva, gli assomigliava davvero.

Scosse la testa, sospirò e cacciando dentro il malumore, uscì salutando velocemente tutti, lasciando indietro quelle risate che lo laceravano nel centro stesso della sua solitudine.



Nadia stava giocherellando con il telecomando, facendo zapping tra un talk show, una televendita, una serie televisiva e una telenovela di Veronica Castro in replica su qualche rete locale.

Greta avrebbe dormito ancora fuori casa. Anche quella sera il suo compagno sarebbe tornato a casa, avrebbe chiesto della giovane che aveva avvisato di non andare a prenderla e poi avrebbe cominciato a litigare con la compagna, ma facendolo nel modo peggiore, in silenzio, senza gridare ma rompendo qualche cosa e costringendola a pulire i cocci.


Dov'è Greta?”


Nadia si sollevò e guardò il palazzo di fronte al suo. Da una finestra si vedevano le lucine colorate dell'albero di Natale montato vicino alla finestra.


Di nuovo in giro? Ma quella puttanella ha preso

questa case per un albergo?”


Lentamente si avvicinò allo stanzino e prese la scala. Si arrampicò e prese un grosso scatolone. Non sapeva nemmeno lei perché lo faceva, ma prese anche un'altra scatola. E un'altra. Poi, inginocchiandosi cominciò ad aprirle tutte e guardò l'albero diviso in due tronchi e gli addobbi colorati pieni di paillette o brillantini. Non si era nemmeno resa conto che il canale su cui aveva lasciato acceso il televisore era Mtv. Cominciò a montare l'albero, poi piazzò le luci e una per una tutte le palline dorate e rosse tra i folti rami. Ai bordi dei rami piazzò i fiocchi e i pacchetti e davanti mise le campanelle. Sistemò il puntale e collegò la presa delle luci alla corrente.

Subito si accesero compiendo semplici giochi di luce che illuminarono la stanza nella penombra.

Soddisfatta sistemò gli scatoloni uno dentro l'altro lasciandoli però in mezzo al salotto, poi andò in bagno e si fece una doccia. Si vestì, s' truccò e stava per uscire di casa quando la chiave nella porta girò e dietro apparve il suo compagno.

La guardò e le chiese, senza nemmeno salutarla:

Dove stai andando?”

Nadia sorrise e rispose, indicando l'albero:

A prendere qualche regalo da mettere sotto l'albero... Lo sai che è Natale?”e senza aspettare risposta uscì, sorridendo.

Montare quell'albero le aveva ricordato le cose belle. Quando era una bambina e suo fratello era ancora vivo e tutta la famiglia montava l'albero di Natale nel grande salone. Quando Greta era piccola e guardava affascinata le lucette bianche. Quando ancora credeva a Babbo Natale e aspettava con impazienza la Vigilia, considerandola come la vera festa magica.

E mentre l'aria fredda le sferzava il viso, Nadia si rese conto che stava piangendo. Ogni singolo ricordo era una ferita che la lacerava. Ogni singola parola rievocata era uno schiaffo. E solo allora si rese conto di tutto quello che aveva perso da quando il suo compagno era entrato nella sua vita, da quando aveva scoperto che la solitudine aveva un peso, un odore e un sapore insopportabile.


Daniela sistemò una statuina del vecchio presepe e sorrise ascoltando la voce di Greta che dal bagno diceva:

Lo so. Il Congresso di Vienna era caratterizzato da due arie di pensiero: i conservatori che volevano ritornare al passato e i progressisti che volevano prendere come modello il passato ma progredire verso il futuro.”

Brava!” fece eco Matteo sulla soglia con il libro aperto. “Cosa è la Provvidenza?”

Greta parve pensarci un attimo e rispose:

Dopo che gli Illuministi avevano detto che l'uomo determinava la sua storia con la ragione, al Congresso di Vienna si dovette mettere sulla bilancia il tragico epilogo della Rivoluzione Francese e quella delle guerre di conquista di Napoleone che avevano segnato il tramonto definitivo dell'era dei lumi. Al Congresso di Vienna venne infatti assodato che non è l'uomo che guida la sua storia, bensì Dio che agisce con la Provvidenza divina che sistema ciò che l'uomo cerca di sistemare con la ragione.”

Bene!” e guardando ancora il libro Matteo chiese: “E chi erano gli ideologi della Restaurazione?”

Uno non mi hai chiesto che cosa è la Restaurazione!” sorrise Greta. “E io non ho potuto rispondere che è il processo di ristabilimento dei sovrani assoluti in Europa... E poi... perché non rispondi anche tu a qualche domanda?” e scuotendo la testa aggiunse: “Fai pena come insegnante!”

Daniela rise e disse:

Matteo... Non mi fai giustizia, sai?”

Mamma... Non mi mettere in imbarazzo...”cercò di difendersi Matteo ridendo divertito.

No! Io ero la migliore del mio corso quando ero a scuola. E in storia avevo sempre voti altissimi!” continuò la donna.

Uffa mamma!” replicò Matteo da dentro la camera aggiungendo subito: “Greta vuoi muoverti o vuoi che la mamma mi metta in ridicolo davanti a tutta la famiglia?”

Greta uscì dal bagno e sistemò la maglietta proprio davanti a Daniela, che rimase fulminata. In quel piccolo corpo acerbo, in cui si erano appena abbozzate le prime forme, spiccava piccola ma pur sempre visibile una piccola pancia della forma perfetta di un piccolo uovo. Daniela la conosceva. L'aveva vista formarsi due volte. E due volte aveva atteso nove mesi prima che la sua pancia si svuotasse e tornasse normale.

In un lampo Daniela capì tutto. Greta era incinta.

La guardò muoversi con grazia verso la porta della camera del figlio e sorrise tirata al sorriso della giovane.

Greta era incinta.

Ma di chi?

No! Non poteva essere di Matteo. Matteo era solo un bambino, un ragazzino incapace anche solo di pensare al sesso. Come poteva anche solo aver pensato di fare una cosa simile?

Guardò il suo volto riflesso nello specchio. E con un'occhiata più attenta si rese conto di essere più vecchia. Qualche capello bianco cominciava a spuntare tra i capelli folti e neri e le rughe solcavano il suo viso una volta perfetto.

Sapeva che sarebbe arrivato quel momento, sapeva che sarebbe successo che i suoi due figlio avrebbero preso il volo e l'avrebbero lasciata da sola. Ma non così presto, non ora che non era preparata, almeno!

In attimo quella casa le tolse il respiro. Perfino la nonna divenne una catena che la teneva ancorata alla sua vecchiaia. Alla sua solitudine.

Perché per Daniela era quello essere soli. Un orologio che scandiva lento i minuti in cucina. Il pollo da girare nel forno la domenica a pranzo. La nonna che si svegliava alle quattro chiedendosi cosa fosse successo nella puntata di Beautiful. E suo marito le cui assenze riempivano il cuore di Daniela di tristezza e di malinconia.

Malinconia che si sarebbe accentuata una volta che Michele e Matteo avrebbero deciso di spiccare il volo.

E a quanto pareva... Quel momento era arrivato.


Buona serata Generale!” salutò cordialmente il soldato all'uscita della caserma facendo il saluto militare.

Buona serata a lei!” sorrise Giovanni Zanin mettendo i guanti e sistemando il cappello si diresse verso la macchina.

Entrò dentro l'abitacolo rabbrividendo appena per il freddo e accese il cellulare. Giovanni Zanin, infatti, poteva anche stare tutto il giorno a lavoro, ma non accendeva mai il cellulare prima di essere entrato nella sua macchina. Aveva sempre detto a sua moglie che qualsiasi problema doveva contattarlo in caserma e solo se era libero le avrebbe risposto.

Sua moglie si era dimostrata una buon allieva e aveva obbedito con la stessa meticolosità di un suo inferiore. Non lo aveva nemmeno contattato in caserma quando la situazione si era dimostrata più grave, come quando Michele e Matteo erano finito al comando di Polizia perché avevano partecipato all'occupazione. O quando la mamma di Giovanni aveva avuto una crisi cardiaca ed era stata ricoverata d'urgenza in cardiologia.

Quella sera suscitò quindi una certa sorpresa e curiosità vedere il numero della moglie apparire sul display una volta acceso il cellulare.

Rispose tranquillo:

Cosa è successo? Sta andando a fuoco la casa?” e sorrise alla sua stessa battuta.

Peggio!” rispose senza preamboli Daniela. La sua voce era asciutta e non nascondeva una nota di preoccupazione.

È successo qualche cosa ai ragazzi per caso?” chiese più preoccupato che mai Giovanni.

Daniela rimase un attimo di silenzio e poi balbettò con un filo di voce:

Riguarda Matteo...”

Che ha fatto?” chiese Giovanni sempre più preoccupato. Si sarebbe aspettato di sentire il nome di Michele, non quello di Matteo.

Hai presente la sua amica. La sua compagna di banco... Beh! Ho scoperto che è incinta...” replicò diretta Daniela, quasi bastasse quella parola per far capire tutto al marito.

Fu il turno di Giovanni di non parlare. Poi, con un sospiro, disse:

E allora? Non vedo cosa ci sia di male. Hai presente quante ragazzine rimangono incinte a diciotto anni?”

Penso che sia figlio di Matteo...” ribatté con la voce spezzata Daniela.

Di nuovo silenzio. L'abitacolo parve diventare troppo piccolo d'un tratto. Suo figlio stava per diventare padre. Suo figlio non era più un ragazzino imberbe, ma un uomo... Un futuro padre.

Guardò il suo viso riflesso nello specchietto e disse asciutto:

Arrivo subito!”


Matteo sorrise a Greta che sbadigliando disse:

Bene. Se domani dobbiamo essere freschi per l'interrogazione credo che sia ora di andare a nanna, Matteo Zanin...”e cominciandolo a spingere aggiunse: “Su! Fuori! Su! A nanna Zanin!”

Matteo stava ridendo quando sentì le chiavi girare nella toppa. Si irrigidì e guardò Greta.

Mio padre...”sussurrò il ragazzo.

Greta guardò la porta e poi fissò gli occhi scuri di Matteo. Bastò quello sguardo per capire. E bastò quello sguardo per capire.

No! Non voglio che tu dica nulla!”

Greta! Mio padre è un militare. Potrebbe aiutaci. Potrebbe dirci cosa fare...” le spiegò Matteo.

No! Non voglio che nessuno lo sappia. O almeno non per il momento. Aspetta che parta in montagna,. Che vada dai nonni...” replicò Greta terrorizzata.

Ma tu devi parlare con mio padre! Possiamo aspettare, ma abbiamo bisogno della tua denuncia. Noi da soli non possiamo fare nulla...” disse Matteo.

Matteo!”

La voce di Giovanni bloccò la discussione dei due. Il giovane Zanin si voltò verso il padre, drizzando la schiena quasi lo avessero appena sparato. Lentamente si voltò e con un filo di voce disse:

Sì papà!”

Devo parlarti!” disse Giovanni che stava sulla porta e guardava lui e Greta.

Matteo incurvò la schiena e senza dire nulla seguì il padre.

Nonostante la testa china riusciva a capire come si muoveva il padre anche senza a guardarlo: le braccia rigide lungo il corpo, la testa dritta e il petto in fuori.

Un militare, sempre e comunque, anche quando non era in caserma, anche quando smetteva la divisa.

Seguì il padre in silenzio, mentre le scarpe eleganti di Giovanni emettevano un sinistro ticchettio che echeggiava nel corridoio altrimenti deserto.

Aprì la porta del salotto dove nell'oscurità l'albero di Natale sembrava un mostro peloso pronto ad attaccarli se solo lo avessero disturbato. In effetti tutto il mobilio sembrava tendersi minaccioso verso di loro.

Matteo deglutì attese che suo padre accendesse la luce fissando la punta dei piedi.

Quando lo fece il mobilio riprese la sua forma famigliare ed antica e Giovanni indicò la poltrona al figlio, serio al punto tale da sembrare arrabbiato.

Siediti! Dobbiamo parlare!”

Matteo fece come ordinato e guardò il padre negli occhi, serio.

Tua madre oggi ha notato una cosa che prima non aveva visto... Greta è incinta. È così?”

La voce di Giovanni era dura, seria. Matteo non riusciva a guardarlo negli occhi, ma nonostante questo sapeva di non poter negare. Di non poter nascondere ancora a lungo la verità.

Sì! È incinta!”

Giovanni si sollevò e cominciò a misurare il salotto a grandi passi. Non parlava, ma guardava con la fronte corrugata davanti a sé, pensando chissà che cosa. Poi si bloccò davanti a Matteo, con le mani dietro la schiena e disse:

Mi sembra di essere sempre stato molto chiaro riguardo queste cose, con voi. Non vi ho forse detto che dovete dare attenzione quando si tratta di sesso. Non ricordi che ho parlato chiaramente con voi riguardo i rischi che si corrono con una gravidanza inattesa?”

Matteo sollevò gli occhi e incontrò quelli del padre.

Non ci poteva credere! Pensava che il bambino fosse suo.

Io” cominciò cercando di giustificarsi, ma il padre lo bloccò e disse:

Hai solo diciotto anni, ma dovresti essere maturo abbastanza per capire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, non trovi? Fare sesso sarà anche divertente ma comporta dei rischi... Ora tu sai che la tua vita sarà condizionata da questo evento. Che probabilmente dovrai dire addio a tutti i tuoi sogni?”

Papà se mi lasci spiegare...” cercò di interromperlo Matteo, ma Giovanni scosse la testa e irremovibile continuò:

Sei grande abbastanza per fare sesso? Sei grande abbastanza per mettere incinta una ragazza? Bene! Immagino che tu sia grande abbastanza per ascoltarmi e fare la tua prima discussione da uomo. Ora parlo io. E non voglio sentire un solo fiato da te...”

Il bambino non è di Matteo, signor Zanin...”

Greta era sulla porta, pallida, con il petto che si sollevava e si abbassava velocemente, quasi avesse corso la maratona.

Guardò Matteo e Giovanni e con quello che sembrò uno sforzo sovrumano, disse:

Matteo mi sta difendendo. E non ha detto nulla perché sono io che gliel'ho chiesto. Ma visto come stanno le cose mi sono resa conto che non posso più tenerlo nascosto...”

Matteo sorrise guardando Greta.

Giovanni la guardava come se la vedesse per la prima volta.

Ho bisogno del suo aiuto signor Zanin.” pigolò Greta cercando di sorridere.


Giovanni sistemò le scarpe nella piccola scarpiera dietro la porta e infilò le pantofole. Daniela lo guardava in silenzio dal letto, con gli occhi sbarrati, in attesa di qualche notizia. Di qualche buona notizia.

Giovanni si rese conto che per lei le buone notizie sarebbero arrivate, ma in quel momento qualche cosa gli rendeva impossibile essere completamente sollevato nel sapere che suo figlio non si era messo nei guai.

Passò una mano sulla faccia e ricordò con orrore il racconto di Greta. E si chiese come un uomo potesse fare delle cose così abominevoli. Così terribili. Si spogliò con lentezza, ponderando cosa fare o non fare per aiutare quella giovane, aspettando solo qualche giorno.

Mise il pigiama e stava per entrare nel letto perso nei suoi pensieri quando Daniela gli chiese:

Allora?”

Giovanni si voltò e toccò la mano della moglie e sorridendo disse:

Non è figlio di Matteo!” e si mise a dormire, spegnendo la luce della lampada.

Daniela non disse nulla. Rimase in silenzio, al buio. Poi, dopo qualche minuto, il respiro regolare fece capire a Giovanni che la moglie si era addormentata.

A pancia in su guardava il soffitto illuminato di tanto in tanto da qualche macchina di passaggio.

Era quella la sua vita. Decidere. Sempre e da solo.

La vita del militare, del padre, dell'uomo e del figlio che si prende cura di una madre che perdeva pezzi di memoria ogni secondo, che seminava pezzi di vita nel cammino che la conduceva all'oblio del corpo e della mente.

Solo. Anche se intorno c'erano tante persone.

Solo come un corpo nel buio.

Perché la solitudine è questa. Corpi immersi nel buio dell'universo che lottano per non andare persi. Per non essere dimenticati una volta che il buio, la solitudine stessa li avrebbe inghiottiti per sempre.




Chiedo scusa per la latitanza.

Questo è il penultimo capitolo.

Sono riuscita a finirlo dopo tutto questo tempo.

Ora per il prossimo prometto che ci metterò meno tempo.

Ringrazio OurThirteen e PinkStuds per le recensioni che mi hanno lasciato. Spero che ci siate ancora a leggere questo capitolo e per farmi sapere che cosa ne pensate.

Ringrazio anche chi ha messo la storia tra i preferiti, ricordati, seguiti.

Anche voi mi incoraggiate a riempire un foglio di word vuoto.

Alla prossima.

Niniel82













   
 
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