Le vacanze estive erano
giunte al culmine, e due ragazzi passeggiavano per le vie di Londra divertiti.
Uno aveva un’incontrollabile capigliatura corvina e grandi occhi verdi a
mandorla che neanche gli occhiali che portava riuscivano a sminuire; l’altro era
alto, coi capelli rossi, un naso un po’ lungo e un’espressione sulla faccia
paragonabile a quella di un bambino davanti al cumulo di regali di Natale
ancora da scartare; e stava sbranando un Big Mac come fosse quanto di più buono
al mondo potesse esserci.
“Harry, ti giuro che non
so come ho fatto a vivere senza! Ti sarò grato in eterno per avermi portato da
MacDonald’s e avermi fatto scoprire le sale giochi!” disse Ron con la bocca
piena e sporca di ketchup.
“Però vedi di non
abusarne, perché il tuo fegato e il tuo cervello potrebbero risentirne, e poi
chi la sente Hermione!”
E si infilarono dentro il
Paiolo Magico, inconsapevoli che poco dietro di loro, dall’altro lato della
strada, qualcuno li stava osservando.
Le due ragazze erano il
tipico esempio di adolescente babbana.
Entrambe munite di
occhiali a mascherina sulla testa e coperte da un considerevole strato di
trucco, Sarah aveva capelli neri con striature rosso fuoco, occhi blu e un naso
prepotentemente girato all’insù, mentre Megan era bionda con i capelli raccolti
da una fascia e aveva due grandi occhi castani.
La mora stava blaterando
con una voce stridula “Davvero Megan, sarei voluta sprofondare. Ti rendi conto
che Michael ha avuto il coraggio di venirmi a prendere con l’utilitaria?!
Ma dico io, chi se ne frega se la sua famiglia è coperta di debiti e hanno
dovuto vendere la Porche! L’utilitaria!”
L’amica sbiancò. “Oh mio
Dio che imbarazzo! E tu cos’hai fatto?” ma poi si bloccò di scatto, cambiando
repentinamente argomento. “Sarah, mi sono innamorata.”
“Cosa?”
“Non lo vedi? È lui,
l’uomo della mia vita!” e la ragazza indicò due giovani dall’altro lato della
strada.
“Chi, quel pel di carota
con la bocca sporca? Tesoro, mi stai cadendo in basso.”
“Ma no, idiota!” disse
Megan. “Quel fusto moro con gli occhiali! Devo averlo.”
“Ah, lui… continuo a
sostenere che i tuoi gusti in fatto di uomini siano in caduta libera, ma vabbè.
All’attacco!”
Detto ciò le due si
sistemarono a vicenda i capelli, si ritoccarono in un lampo il trucco e
attraversarono di corsa la strada, rischiando seriamente di venir investite da
due autobus, un taxi e tre auto private.
“Ehi! Ma dove sono finiti?
Erano qua un minuto fa!” disse Sarah.
“Boh, magari sono entrati
nel negozio di dischi. Andiamo a controllare!” rispose Megan.
“E se fossero andati in
libreria?”
“In libreria?! Ma va’, al
giorno d’oggi non legge più nessuno! E poi se così fosse mi disamorerei
subito!”
Dopo aver scandagliato in
lungo e in largo il megastore musicale senza successo, le due uscirono
sconsolate.
“Eppure non può essersi
volatilizzato nel nulla! Maledizione, ma hai visto che fisico aveva? Stavo già
pregustando i suoi pettorali!” protestò Megan delusa, e si mise a prendere a
calci il muro vicino con stizza, finché non lo vide crollare sotto i suoi
colpi. Solo allora notò di aver scardinato una porticina.
“EHI! Ma che… Ma tu avevi
notato che c’era una porta qui?” chiese quindi all’amica, stupita.
“NO! Però che strano,
sembra come un pub!” rispose l’altra con un’espressione interrogativa.
E le due babbane varcarono
la soglia del Paiolo Magico.
Un tizio con un vestito
assolutamente strambo corse verso di loro, infuriato.
“Voi due! Non potevate
entrare normalmente? Ma dico io, la porta!”
“Ci scusi…”
“Sì, certo!” rispose il
barista.
Le due non capivano dove
si trovassero, e si guardarono attorno. Si trattava di un locale squallido,
buio e fumoso, pieno di gente sfigata totalmente priva di gusto in fatto di
abbigliamento.
“Secondo me più che un pub
è un centro sociale” bisbigliò Sarah all’orecchio dell’amica.
“Già, guarda come sono
conciati questi tizi! Vuoi dire che il fico da paura è un No-Global? Perché i
tipi politicamente impegnati non mi vanno molto a genio.”
Mentre si addentravano tra
i tavoli con fare sospetto, non poterono fare a meno di notare che quei tizi anticonformisti
le guardavano in modo strano.
“Ehi, non hai mai visto
una donna? Se vuoi ti lascio una foto, viscido cafone arrapato, ma non sperare
nel mio numero!” sbraitò con molta poca eleganza Megan a un ragazzo sulla
ventina (Stan Picchetto, per la cronaca).
“Meg!” urlò Sarah,
“guarda!” E indicò un tavolo dal quale si stavano alzando una testa rossa e una
capigliatura nera disordinata. Con disappunto, Megan vide che a loro si era
aggiunta una ragazza.
“Vorrei proprio sapere chi
è quella sciacquetta dai capelli cespugliosi!”
“Tranquilla, non può
competere con te! E poi mi pare che si stia avvinghiando al rosso…”
“Mmm, le è andata bene
perché sennò le spaccavo la faccia, tsè!” e seguirono il trio che stava uscendo
dall’altra parte del locale.
Stupite, notarono che per
uscire dal retro i tre buttarono giù una parete.
“E hanno sgridato noi per
aver rotto quella porta sgangherata?!” protestarono.
Megan e Sarah riuscirono a
infilarsi nello squarcio apertosi nel muro appena in tempo e sbucarono in un
vicolo molto pittoresco affollato di gente bizzarra e pieno di negozi mai visti
prima, che all’apparenza vendevano materiale esoterico e articoli per la casa
come scope, spezie e pentolame.
“Ma dove diavolo siamo
capitate?”
“Secondo me sono
contrabbandieri…” disse sottovoce Megan. “Ad ogni modo, eccolo là! Ora mi
invento qualcosa per parlargli!” e tirando per un braccio l’amica prese una
corsa fino a raggiungere i tre.
“EHI TU! Non si saluta?”
gridò sguaiata. I tre maghi si voltarono e la ragazza fece gli occhi dolci a
Harry.
“Scusa, ci conosciamo?”
chiese lui.
“Non ti ricordi di me? Ci
siamo conosciuti il mese scorso! Sono un’amica di quel tuo compagno di scuola…
ehm… Stephen!” improvvisò, sfoderando un sorriso a trentadue denti e sbattendo
con insistenza le ciglia.
“Chi?”
“Voleva dire John!” le
accorse in aiuto Sarah.
“Non conosco nessun John…”
“Cioè, del fratello di
John, Michael!”
“Michael?”
“Sì… ehm… ma forse era suo
cugino… Dean!”
“Dean? Dean Thomas?”
“LUI!”
Hermione guardò le due
ragazze, poi arretrò un pochino e tirò verso di sé il rosso “Ron, secondo me
sono due babbane!”
“Ma come fanno a essere
qui?”
“Non lo so!” rispose la
ragazza stupita. “Però mi sembra abbiano le idee piuttosto chiare…”
Nel frattempo le due
stavano inondando il povero orfano di nomi casuali nella speranza di trovare un
punto di contatto; Megan per sicurezza gli aveva infilato in tasca il suo
numero di telefono.
“Ragazze, davvero, secondo
me state sbagliando persona…” cercava di spiegare invano Harry, finché la voce
indispettita di Ginny non lo sgridò.
“Se non fai il cretino con
tutte non sei contento, EH?! Da quando TeenWitch ti ha messo nella
top-ten dei bellissimi under-20 ti sei montato la testa!”
“Ma pasticcino…” il
giovane mago aveva uno sguardo terrorizzato e la voce tremante. Credetemi se vi
dico che in quel momento avrebbe preferito affrontare Voldemort.
“NIENTE MA! Fila via,
passi lunghi e ben distesi!” e gli tirò uno scappellotto sulla nuca.
“Biscottino, ti stai
sbagliando…”
“Osi contraddirmi?!
Chiedi scusa immediatamente!”
“Ti chiedo umilmente
perdono amorino mio, ma sono loro che mi hanno braccato!”
“Basta giustificarsi,
maiale!” lo ammonì con prepotenza. “Tanto a queste due truzzette resta poco da
vivere…” disse poi con una voce minacciosa degna di un navigato Mangiamorte.
Megan sembrava un po’
interdetta e non le ci vollero neanche dieci secondi per prendere parte alla
piazzata e farsi valere.
“MA SENTILA!” esclamò
teatralmente. “Attenta, rossa, perché potresti partecipare ad un meeting di
schiaffi senza sapere neanche chi ti ha invitata!” urlò con tono da sfida
puntandole il dito contro.
“Ah sì?! E io ti
parcheggio una cinquina sulla faccia che per riconoscerti dovranno prenderti le
impronte digitali!” rispose Ginny, furibonda.
Sarah intanto aveva già
cominciato a incitare le due col classico coretto: “Rissa! Rissa! Rissa!”
“Preparati a dire addio al
tuo bel nasino…” minacciò Megan a un millimetro dalla faccia dell’altra.
“Ma chi ti credi di
essere, brutta vacca da sbarco coi capelli tinti? Io me lo lavoro per anni, e
adesso arrivi qua fresca fresca a rompermi le uova nel paniere? Quelle come te
io me le mangio a colazione…” e fece per sfoderare la sua bacchetta magica, ma
la cosa morì sul nascere, perché improvvisamente le persone in strada
cominciarono a strillare terrorizzate e a scappare in tutte le direzioni.
“AIUTO! I Mangiamorte,
aiuto!” gridavano.
Ginny si trovò costretta a
rimandare la megarissa, e tutti quanti i ragazzi sembrarono allarmarsi.
Sarah ebbe
un’illuminazione. “Mangiamorte? Ma certo, si tratta di slang criminale per
indicare una retata della polizia!” disse all’amica.
“Polizia?! Carissima,
io telo. Già mio padre mi ha raccattato tre settimane fa in commissariato
quando mi avevano beccata a fumare erba e guidare senza patente!” e si
nascosero dietro un angolo a guardare la scena. Harry, Ron, Ginny e Hermione
stavano prendendo parte al combattimento assieme ad altri membri dell’Ordine
della Fenice.
“Santo cielo, Sarah, altro
che polizia! Ho capito, si tratta di uno scontro tra due bande rivali! Guarda
il mio uomo, come si batte valorosamente. Amo i ribelli con le fedina penale
sporca.”
“Ma che armi usano?
Sembrano spade laser… non è che siamo finite in mezzo a un gruppo di quei
deviati mentali che vanno alle prime di Guerre Stellari vestiti da idioti?”
“Boh, comunque se quello è
il nuovo modello di spada laser sono stati un po’ audaci a metterlo sul
mercato!” commentò l’altra, vedendo un fiotto di luce rossa scaraventare
all’indietro un Mangiamorte che nel volo perse cappuccio e maschera, rivelando
una capigliatura color platino e due glaciali occhi grigi.
“Malfoy! C’era da
aspettarselo che avresti emulato tuo padre. Sei un incapace come lui?” urlò con
disprezzo Harry.
Sarah rimase folgorata.
“Per la miseria! E’ il ragazzo più sexy che abbia mai visto!”
“Mah, lo sai che i biondi
non mi piacciono…” rispose l’altra, “ma pare che sia nemico giurato del mio, di
uomo!”
“Com’è romantico! Noi due
amiche per la pelle, e i nostri uomini che si odiano.”
Intanto, Draco scaraventò
di rimando Potter dall’altro lato della strada. “Sicuro, Potty?” disse con
arroganza.
Le due babbane erano
pietrificate a seguire la realistica battaglia laser.
“Devo conoscere il biondo,
devo farlo mio!” disse poi Sarah con risoluzione.
“Ma cosa vuoi fare?”
chiese l’amica con apprensione.
“Creare un diversivo, o la
va o la spacca!”
Estrasse dalla borsa di
Prada taroccata una matita che assomigliava molto a quelle spade laser di
ultima generazione, la impugnò e saltò in mezzo alla strada.
“CHE LA FORZA SIA CON TE!”
urlò.
Tutti i presenti smisero
di fare quello che stavano facendo e si voltarono a guardarla esterrefatti.
Hermione cercò di farle dei gesti come per indurla a scappare, ma era tutto
inutile.
“Ma si può sapere chi
siete?” chiese Harry.
“Io sono la principessa
Sarah-Leila, e sono venuta qua per salvare il valoroso cavaliere stellare Ian Solo!” disse avvicinandosi a Malfoy.
“Veramente mi chiamo Draco
Malfoy, e sono un Mangiamorte.” Rispose titubante il ragazzo.
“Allora sei una di loro,
UNA SPIA!” sbraitò Ron.
“No, io sono super partes.
E vacci piano con le accuse, carotino!”
“PREGO?!”
Ma la ragazza era già
saltata al collo del biondo e stava cercando di imboscarsi in un vicoletto con
lui, che purtroppo sembrava opporre resistenza.
“Su, non fare così,
collabora un po’ Drake!”
“Draco!”
“Oh beh, io non sto con
uno che di nome fa Draco. In mia presenza sei Drake, e non si discute!”
Nel frattempo anche Megan
era balzata allo scoperto, impugnando uno spillone di legno per capelli: voleva
pure lei mettere le mani sul suo uomo.
“Tu, valoroso condottiero
dai grandi occhi smeraldo! Sappi che nonostante la mia amica stia col nemico,
io sarò sempre fedele a te e ai tuoi!”
Fece un occhiolino
d’intesa a Sarah, e nel tentativo di impressionarlo urlò: “Abracadabra!”
L’amica collaborò e
ricadde all’indietro strillando come un’ossessa, mentre la maggior parte dei
presenti saltò faccia a terra temendo di aver sentito un’altra cosa.
“Abracadabra?” chiese
Malfoy.
“Sim Sala Bim!”
Hermione cercò di nuovo di
persuaderle ad andarsene, ma le ragazze non sembrarono acconsentire.
“Bella, tu il tipo già ce
l’hai, e se ora ti rendi conto che ti sei scelta il più sfigato, mi spiace ma
dovevi pensarci prima! Piuttosto passati la piastra sui capelli, va’!”
A questo punto, ferita
nell’orgoglio, Hermione doveva vendicarsi.
“Malfoy, loro non sono
streghe!”
“Vorrei ben vedere! Lo
stesso non si può dire di te, con la capigliatura che ti ritrovi!”
“COSA?!” esclamò
disgustato Malfoy, “siete forse due schifosissime babbane?!” e un ghigno
perfido gli si formò sulla faccia.
“OHI! Modera il
linguaggio, biondino. Babba a chi?!” lo sgridò Megan, e gli diede un calcio in
uno stinco così forte che il ragazzo lanciò un urlo, si accartocciò per terra e
fece cadere la bacchetta.
“Presa!” esultò Sarah,
“Su, Drake, vieni a riprendertela…” e con fare peccaminoso
sleccazzò l’arma del bel criminale e se la infilò sotto il reggiseno.
“RIDAMMELA SUBITO, SPORCA
BABBANA!” ma si beccò un altro calcio, questa volta in pancia.
“Allora, la piantiamo con
gli insulti, Lord Fenner dei poveri? La mia amica non è babba, né tantomeno
sporca! Tu, piuttosto, dovresti lavarti i capelli…”
La situazione era
chiaramente sfuggita di mano a tutti quanti, Mangiamorte e non. Quelle due
babbane avevano placato un combattimento che potenzialmente avrebbe portato
morte e distruzione, ma adesso sembravano un po’ stufe delle stramberie di quei
tizi.
“Senti occhi belli,” disse
Megan a Harry, “sarai anche un gran pezzo di ragazzo, ma per i miei gusti siete
tutti troppo svitati. Un po’ fa personaggio, ma il troppo stroppia!”
“E questo vale anche per
te, biondino mozzafiato!” continuò Sarah. “E poi i tuoi gusti in fatto di
abbigliamento fanno pena. Non è mica Halloween o Carnevale da andare in giro
incappucciati come dei buffoni!”
A questo punto le due si
diedero una sistemata ai capelli e ai vestiti, dopodiché la bionda ricominciò.
“Sorella, questa manica di
matti mi ha stufato. Che dici di andare al centro commerciale? Sono cominciati
i saldi!”
“Grandioso! Anch’io stavo
cominciando ad annoiarmi” rispose l’altra. Fece l’occhiolino a Malfoy e gli
restituì la bacchetta sulla quale aveva inciso con le chiavi il suo numero di
telefono. “Nel caso tornassi tra i sani di mente…” gli bisbigliò maliziosa.
Dopodiché le due se ne
uscirono da Diagon Alley tra lo stupore della gente, parlando di griffe e
ultime tendenze, assolutamente inconsapevoli dello scampato pericolo e del duro
contraccolpo psicologico inflitto all’ego dei nostri beniamini.
FINE!