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Autore: littlevoice__    25/01/2012    3 recensioni
One shot che prende spunto dalla Brooke Davis newyorkese della 5x01. I suoi sentimenti, emozioni e pensieri prima di quella chiamata che le farà decidere di tornare a casa, a Tree Hilll.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brooke Davis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Certo che le mancava. Quando quel giornalista quel pomeriggio le aveva chiesto se le mancasse essere giovane, se non desiderasse vivere come tutte le altre ragazze della sua età, avrebbe voluto rispondergli soltanto che tutti i soldi, il successo e i bei vestiti del mondo non erano niente a confronto dell'amicizia o dell'amore, e lei non provava più certe cose da un bel pò ormai. Gli avrebbe detto che le mancava da morire essere una ragazza di vent'anni, perchè era dovuta crescere in fretta e la sua adoloscenza era finita prima che se ne potesse rendere conto. Ma Victoria, sua madre e socia dell'azienda, era intervenuta prima che potesse rispondere a quel giornalista. Le aveva detto che così avrebbe rovinato tutto, doveva apparire come una ragazza felice, doveva esserlo, che cosa le mancava? Ma lei non lo era. Brooke Davis non era affatto felice. E' vero, materialmente aveva tutto ma non era questo che per lei contava, e Victoria non lo avrebbe mai capito.
Era sola. Lì a New York non aveva un amico. Non aveva trovato l'amore. Non aveva trovato nemmeno l'affetto di sua madre. Victoria non l'aveva mai voluta, e lo dimostrava ogni giorno ignorando Brooke e il suo disperato bisogno di farsi voler bene dalla madre,di farsi accettare, di renderla fiera di lei. Brooke aveva pensato che gestire una società insieme le avrebbe fatte avvicinare, ma non era stato così. Non era giusto che fosse così. Una figlia non dovrebbe cercare l'affetto dei propri genitori. Un padre o una madre dovrebbero amarti spontaneamente e incodizionatamente. Non è così che dovrebbe essere?
"Io non sarò mai come lei. Sarò una madre migliore." Si disse Brooke giocherellando con la forchetta nel piatto di verdure che aveva davanti. Era questo che desiderava più di ogni altra cosa, una famiglia. Un uomo che l'amasse più di ogni altra cosa, qualcuno con cui condividere tutto, con cui costruire una vita, una persona che le facesse provare di nuovo certe sensazioni. Il cuore che ti battè così forte che pensi che ti possa uscire dal petto quando i tuoi occhi si incontrano con i suoi, il respiro che ti manca e le gambe che tremano come foglie al vento. 
Una persona con cui fondare una famiglia, avere tanti figli, e poi invecchiare insieme. Finchè morte non ci separi.
Brooke guardò fuori dalla vetrata del suo attico. New York era così grande, la faceva sentire ancora più sola. Perduta.
Victoria appena salita in macchina dopo l'intervista le aveva dato dell'egoista. Le aveva detto che milioni di ragazze darebbero tutto per essere come Brooke Davis, per avere tutto quello che aveva, e lei invece rimpiangeva la sua vita di ragazza normale. Per Victoria era un'assurdità. Poi le aveva ricordato che il giorno dopo sarebbe partita per Milano, la capitale della moda, e non doveva pensare ad altro che a questo,alla realizzazione di un sogno.
Lo squillare del cellulare la risvegliò dai suoi pensieri, allungò la mano per prenderlo.Un sorriso le spuntò sul viso stanco, dopo una lunga giornata.
"Ciao. Sono Peyton." Dall'altro capo del telefono era la voce della sua migliore amica. Era un pò di tempo che non si sentivano, ma si volevano ancora bene come prima, ne avevano passate troppe insieme perchè non fosse più così.
"Ma che cosa ci è successo? Tu lo sai? Io non so più neanche chi sono, o come sono arrivata qua. Mi manca la persona che ero. Voglio un posto da chiamare casa, capisci? E degli amici veri. L'amicizia vera in cui credevamo tanto. Mi manca, e mi manchi tanto tu. Credo proprio che mi manchi tutto quanto. Ha alcun senso questo?"
Brooke ascoltò l'amica, la lontananza non aveva cambiato le cose,erano ancora sulla stessa lunghezza d'onda, in grado di provare le stesse identiche sensazioni, di comprendersi perfettamente

"Si, ha tutto il senso del mondo, Peyton. Quattro anni fa sembrava tutto così chiaro,vero? Conquistare il mondo, salvare il mondo, vivere felici per il resto della vita." Disse Brooke all'amica. Subito il pensiero tornò a quel giorno, quattro anni fa. Il giorno della festa dopo il diploma, la sera in cui erano andati tutti insieme a River Court e avevano scritto i loro nomi sull'asfalto del campetto. Si erano promessi che sarebbero stati amici per sempre. Quella sera era perfetta, Brooke si sentiva circondata dall'affetto dei suoi amici ed era innamorata. O almeno credeva di esserlo. Poi la vita e il destino avevano voluto che le cose andassero in modo diverso. Ed ora eccole qui, due amiche al telefono che non desideravano altro che tornare a quei momenti, che non sapevano più se valesse davvero la pena credere in qualcosa.
"Sei felice Brooke?" Le chiese Peyton.
Brooke fece una pausa prima di rispondere. "A volte. Non sempre. Tu lo sei?"
Peyton non ci pensò due volte e rispose di no.
"Ok. Allora lascia che ti chieda una cosa. Cos'è che ti renderà felice, Peyton? E' il tuo aspetto, o la macchina che guidi, o le persone che conosci? Sono i soldi, o la celebrità, o il potere, o i risultati? Perchè io ho tutte queste cose, e non credo che sia abbastanza." Disse Brooke spostando una ciocca di capelli color rame dietro l'orecchio. Non era un'egoista come aveva detto Victoria a dire quelle cose. Era solo una persona che sapeva che c'era dell'altro nella vita oltre a tutto quello e non era stupida a sperare ancora nell'amore o nell'amicizia.
"Allora che cos'è?" Le chiese Peyton.
"L'amore credo. E quell'amore può essere per un ragazzo o per una ragazza, o un luogo, o uno stile di vita o perfino per una famiglia. Ma dove trovarlo dipende da te. Quindi dove troverai quell'amore, Peyton?"
"Credo di aver bisogno di tornare a casa." Ammise con un sussurro l'amica.
Un sorriso le spuntò di nuovo sul viso. "Speravo che lo dicessi.

Non le importava nulla di quello che avrebbe detto Victoria. Era certa che avrebbe urlato e dato di matto non appena avesse scoperto che non aveva mai preso quell'aereo per Milano. Ma per una delle prime volte in vita sua Brooke era sicura che era quello che doveva fare, quello è il posto in cui sarebbe dovuta essere. Il suo unico rimpianto era di averci messo così tanto a capirlo.Tree Hill era casa sua, e lì le cose sarebbero sicuramente andate meglio. Spense il cellulare e allacciò le cinture di sicurezza, mentre la hostess faceva le ultime raccomandazioni prima che l'aereo decollasse. Strinse forte la mano attorno al bracciolo del suo sedile e socchiuse gli occhi.

Si guardò intorno con la sua grossa borsa in spalla. Davanti a lei un enorme cartello blu con una scritta bianca: Welcome To Tree Hill. 
Sorrise.
Poi la vide, lì a pochi passi da lei, la sua migliore amica: Peyton Sawyer. Corse subito ad abbracciarla. Avevano bisogno l'una dell'altra, questo era il motivo per cui Brooke si era davvero convinta a mollare tutto e tornare a Tree Hill.
"Bentornata a casa." Le disse l'amica sorridendo. E insieme, abbracciate, si diressero fuori dall'aereoporto.
Brooke Davis non si sentiva più sola. Era a casa. Tree Hill significava casa per lei, un posto dove tutto è migliore, dove tutto è sicuro.

   
 
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