2° CAPITOLO
Il giorno dopo durante gli allenamenti pomeridiani
i ragazzi del club di basket furono avvertiti che la settimana
successiva ci sarebbe stato un ritiro di una settimana, in preparazione al
campionato.
Tutti erano eccitati. Una settimana
lontani da casa, e dalla scuola.
Katia era preoccupata per una cosa. Come avrebbe fatto con
Briciola. Non poteva certo lasciarla sola per una settimana intera e di
affidarla a qualcun altro non se ne parlava. Ne parlò con l’allenatore e chiese
il permesso di poterla portare con sé in ritiro. L’allenatore controllò che
l’albergo dove avrebbero soggiornato non avesse nulla in contrario e avuta la
conferma acconsentì.
La domenica pomeriggio si incontrarono
a scuola e partirono per il ritiro. Il ritiro si sarebbe tenuto in montagna e
avrebbero soggiornato in un albergo nei pressi delle terme. Katia non c’era mai
stata e promise di non lasciarsi sfuggire l’occasione
di fare un bel bagno alle terme.
Arrivarono a destinazione verso ora di cena. Ebbero il
tempo di sistemarsi nelle camere per poi scendere a cenare. Katia divideva la
stanza con Ayako. Come entrarono
liberò Briciola che era stata costretta a viaggiare nella cesta da viaggio che
non sopportava.
“Non creerà problemi lasciarla qui da sola?”
“Ma non intendo lasciarla qui da
sola.”
“Come?”
“La mia Briciolina – disse mentre
la prendeva in braccio – è una gatta molto brava. Assomiglia per certi versi ai
cani. – disse ridendo – Dovunque vado lei mi
trotterella vicino. Anche camminare per strada non è
un problema. Non ho bisogno di guinzagli.”
Si cambiarono rapidamente poi quando
erano pronte Katia chiamò Briciola che era intenta a curiosare nella stanza.
Scesero le scale e Ayako si stupì
di quanto fosse mansueta la gatta. Sembrava davvero un
cane che segue il padrone.
Entrarono nella sala da pranzo assegnata al loro club.
C’erano due tavoli, uno era occupato dai titolari, le
manager, e Kogure, mentre l’altro era occupato dal
resto delle riserve e dall’allenatore.
Ad ogni lato c’erano due persone. In senso orario c’erano
seduti: Miyagi e Mitsui, Kogure
e Akagi, Sakuragi e Rukawa, Katia e Ayako che chiudeva il cerchio.
Come Katia si sedette Briciola le si
accucciò a fianco. Tutti la guardarono incuriositi. Katia aveva portato
con sé la ciotola per il cibo di Briciola, gliela posizionò
davanti e le mise dentro una bustina di cibo per gatti. Briciola iniziò a
mangiare mentre Katia e gli altri la imitavano. Quando Briciola finì la sua cena i ragazzi erano ancora al primo, così si accoccolò con
la testa appoggiata alle gambe di Katia.
Quando finirono tutti la cena, gli
otto ragazzi di cui sopra decisero di spostarsi nella sala relax riservata a
loro.
La sala era arredata con un tavolo abbastanza grande perché
ci stessero comodamente 10 persone, due divani da 3 posti, due poltrone e un
mobile sul quale era posta una televisione con registratore e di fianco un mini impianto Hi-fi.
Si accomodarono sui divani e le poltrone. Misero un po’ di
musica, alcuni cantavano, mentre altri chiacchieravano tranquillamente.
Briciola si era intanto addormentata ai piedi di Katia.
Ad un certo punto Katia, a cui ballare piaceva un sacco e
non ce la faceva più a stare ferma sentendo la musica, disse a voce alta: “Ayako, certo che siamo messe male con questi ragazzi!”
Tutti la guardarono stupiti e Ayako le chiese perché.
“Beh, c’è una bella musica in sottofondo, due ragazze molto
belle e nessuno che ci invita a ballare.” Disse
ridendo.
“Hai ragione sai?” le rispose Ayako
che desiderava come lei ballare.
Gli altri sorrisero. Ma nessuno le
invitò a ballare. Allora Katia prese Ayako per un
braccio e la tirò in piedi.
“Mi sa che qui non sa ballare
nessuno. Forza facciamogli vedere come si fa.”
Iniziarono così a ballare tra di
loro e poco dopo furono raggiunti anche da Mitsui che trascinò Kogure, Sakuragi e Miyagi.
Gli unici che non si unirono a loro furono Akagi e Rukawa. Poco dopo però anche Akagi
fu trascinato in mezzo alla stanza a ballare e tutti dovettero ammettere che
non se la cavava niente male.
Katia ballava e ogni tanto (proprio raramente, giusto una
volta ogni 3 secondi) si ritrovava a guardare verso Rukawa.
Rukawa guardava gli altri ballare, anche se il suo sguardo
era attratto soprattutto da una ragazza in particolare. Stava cercando di
capire cosa le piacesse tanto di lei. E poco dopo
arrivò alla conclusione che gli piaceva praticamente
tutto ciò che per ora conosceva di lei. Si accorse che Briciola intanto lo
stava fissando. Si abbassò un po’ e la prese in braccio. Se
la mise sulle gambe e iniziò ad accarezzarla. Briciola gli si sdraiò
sopra e iniziò a rispondere a quelle carezze facendo le fusa.
Katia non si era persa la scena e disse senza accorgersi:
“Come vorrei essere al suo posto in questo momento.”
Un’ora dopo tutti erano tornati
nella propria stanza per dormire.
Katia e Ayako si stavano dando le
spalle mentre si preparavano per la notte.
“Prima ti ho sentita dire che
volevi essere la tua gatta. Non sbagliavo allora a pensare che avevi una cotta per Rukawa!”
Katia si girò di scatto verso Ayako
che le sorrideva maliziosa.
“Almeno quanto tu ce l’hai per Miyagi!” disse sorridendo nello stesso modo capendo che
sarebbe stato inutile mentire.
“O.K. Uno pari, palla al centro.”
Rispose Ayako, anche lei optando
per la verità.
“Cos’è ti vuoi dare al calcio
adesso?”
“Non potrei. Il basket ce l’ho nel
cuore.”
“Vorrai dire che hai nel cuore un giocatore di basket.” Disse maliziosamente Katia.
“Ma non so se lui ha ancora me nel cuore.”
Rispose l’altra con una nota di tristezza nella voce.
“Ancora? Allora c’è già stato qualcosa tra voi?”
“Non esattamente. – le rispose continuando a parlare con
tono triste. – Fino ad un paio di mesi fa me lo ritrovavo sempre tra i piedi e
ogni volta cercava di convincermi a mettermi con lui. Ma…”
si fermò.
“Ma ti stava talmente addosso che
tu non riuscivi a chiarire cosa provassi?” provò a dire Katia.
“Infatti.”
“E poi cosa è successo?”
Si erano intanto entrambe sdraiate nei futon e avevano
spento la luce. Briciola dormiva già vicino alle gambe di Katia.
“Circa due mesi fa. l’ho visto in
un parco mentre abbracciava una ragazza.” Si interruppe
per poi riprendere alcuni secondi dopo. “La volta successiva che lui ci ha
provato ero talmente arrabbiata che lo trattai malissimo. Gli dissi che il suo
comportamento mi aveva stufato e che…” si interruppe
di nuovo.
“Che?” la incoraggiò a continuare.
“Gli ho detto che lo odiavo e che non volevo più vederlo.”
“Ci sei andata giù pesante.”
“Lo so.”
“Lui che ha fatto?”
“Mi ha guardato alcuni istanti poi si è
girato e senza dire una parola se né andato. Non dimenticherò mai quello
sguardo. Era… angosciato direi. Come se gli fosse
caduto il mondo addosso.”
“Credo che per lui, in effetti, l’effetto che gli fecero le tue parole fosse proprio quello.”
La guardò e capì di aver commesso una gaffe enorme dicendo
quelle parole. Ayako aveva uno sguardo tristissimo.
“Scusa, sono stata troppo dura. Parlo sempre senza riflettere, è sempre stato uno dei miei
peggiori difetti. Perdonami.”
“Non hai colpa, hai detto la
verità.”
“Sì, ma sono stata crudele.”
Dopo qualche attimo di silenzio Ayako
disse: “Secondo te cosa dovrei fare?”
“Mmh… vediamo… potresti
fare la stessa cosa che farò io!”
“Cioè?”
Si guardarono negli occhi poi all’unisono dissero: “Li
conquistiamo!”
Risero per il fatto di essersi capite al volo.
“Già, ma come?” chiese Ayako poco
dopo.
“Un’idea ce l’avrei, ma avevo
giusto bisogno di un’alleata.”
“Sono tutta orecchi.”
“Allora ascolta. Il mio piano è…”
Il giorno dopo.
I ragazzi si stavano allenando nella palestra che avevano
preso in affitto.
Il programma per quella settimana era:
Lunedì: 8:00 – 10:00 allenamento mattutino;
11:00 – 12:00 compiti
assegnati dai professori;
14:00 – 16:00 compiti
assegnati dai professori;
16:00 – 18:00 allenamento
pomeridiano.
Martedì: 8:00 – 10:00 allenamento mattutino;
11:00 – 12:00 compiti
assegnati dai professori;
14:00 – 16:00 compiti
assegnati dai professori;
16:00 – 18:00 allenamento
pomeridiano.
Mercoledì: 8:00 – 10:00 allenamento mattutino;
11:00 – 12:00 compiti
assegnati dai professori;
14:00 – 15:00 compiti
assegnati dai professori;
15:30 – a oltranza 1ª partita di allenamento contro una
squadra locale.
Giovedì: 8:00 – 10:00 allenamento mattutino;
11:00 – 12:00 compiti
assegnati dai professori;
14:00 – 16:00 compiti
assegnati dai professori;
16:00 – 18:00 allenamento
pomeridiano.
Venerdì: 8:00 – 10:00 allenamento mattutino;
11:00 – 12:00 compiti
assegnati dai professori;
14:00 – 16:00 compiti
assegnati dai professori;
16:00 – 18:00 allenamento
pomeridiano.
Sabato: 8:00 – 10:00 allenamento mattutino;
11:00 – 12:00 compiti
assegnati dai professori;
14:00 – 15:00 compiti
assegnati dai professori;
15:30 – a oltranza 2ª partita di allenamento contro una
squadra locale.
Domenica: 8:00 – 12:00 mattinata libera
15:00 partenza
per il ritorno a casa.
INVARIATI: Pranzo alle 12:00, cena alle 19:00 e serata libera.
Stavano facendo per allenamento
una partita: matricole vs. secondo – terzo anno.
I senpai
stavano vincendo per 35 a 29.
Katia era affascinata dal modo di
giocare di Rukawa. Era bravissimo. L’unica critica che poteva fargli era il suo
individualismo. Se avesse iniziato a condurre un gioco di squadra
avrebbero potuto raggiungere un po’ più facilmente i senpai.
Certo non che le altre matricole fossero al suo livello.
Almeno non tutte. Aveva notato che Sakuragi non era affatto male nonostante Ayako le avesse detto che era un
principiante. Ma aveva anche notato il fatto che
Sakuragi e Rukawa non si sopportavano, e peggio ancora, in campo praticamente
si ignoravano. Eccetto che per gli insulti. Per quello trovavano sempre il
tempo. Eppure era convinta che se i due avessero
iniziato a collaborare sarebbero diventati la coppia d’oro della squadra.
Mentre Katia faceva questi pensieri
Rukawa che stava saltando per afferrare un rimbalzo subì un fallo involontario
da Mitsui. Quest’ultimo aveva saltando anche lui per
prendere il rimbalzo, ma si era sbilanciato troppo ed era caduto addosso a
Rukawa. Finirono entrambi a terra. Mitsui si scusò e gli chiese se si fosse
fatto male. Rukawa fece cenno di stare bene e il gioco riprese.
Ora Rukawa era in fase di attacco e stava lanciando. Canestro. Continuò a giocare
normalmente, come se niente fosse, ma quando pochi secondi dopo fu decretata la fine della panchina e i ragazzi fecero una
pausa per riposarsi Katia prese la cassetta del pronto soccorso e si avvicinò a
Rukawa che si era seduto appoggiato alla parete.
Senza dire una parola cercò di
poggiargli una mano sulla spalla destra ma lui si
scostò.
“Che
fai?”
“Cerco di capire se è una cosa
grave.”
Lui la fissò per qualche istante
poi disse con il suo tono gelido: “Sto bene.”
Un'altra persona si sarebbe
intimorita, ma non Katia che infatti gli rispose a
tono.
“Se tu stai bene io sono la
regina d’Inghilterra.”
Si guardarono
poi lui si riavvicinò permettendole di controllare la spalla.
Tastandola capì che il problema
era un lieve stiramento, un paio di giorni a riposo e sarebbe tornato come
nuovo.
“Vai a farti la doccia. Così poi
ti faccio la medicazione.”
“Sto bene.” Ripeté Rukawa.
“Davvero?” Gli chiese con tono
ironico Katia.
“Davvero!” Affermò Rukawa.
“Allora se faccio così non ti fa male?” disse schiacciandogli con un dito il punto
infortunato.
Rukawa fece una
impercettibile smorfia di dolore. Che però non sfuggì
a Katia. Cocciuto com’era disse che non gli faceva male.
Ma anche l’allenatore Anzai aveva notato la smorfia perciò gli disse di fare come
aveva detto Katia.
“Allenatore io posso giocare
ancora.”
Katia, che iniziava ad
innervosirsi, disse: “Mettiamola così, e credo che anche l’allenatore sia
d’accordo con me: o tu vai a farti la doccia adesso, ti fai medicare e rimani a
riposo per il resto della giornata e tutto domani, o tu mercoledì non giochi la
partita contro il Morinomiya.”
Poi chiese conferma all’allenatore. Che
si trovò d’accordo con lei.
“Allora?” Gli chiese Katia.
Rukawa la guardò
con uno sguardo inceneritore, poi non volendo rinunciare alla partita del mercoledì
si risolse ad andare negli spogliatoi e farsi la doccia.
Tornò pochi minuti dopo con i
capelli ancora umidi e indossando solo i pantaloni. La maglietta gli penzolava
dalla spalla sinistra.
Quando vide Rukawa a torso nudo
il respiro le si mozzò in gola. Senza accorgersene
rimase ferma a fissare il petto del ragazzo. Mentre lui le si
avvicinava.
Lui come se non
si fosse accorto di nulla le andò a sedersi vicino e senza dire una parola lei
iniziò a spalmargli la pomata facendogli anche un massaggio per rilassare i
muscoli che sentiva rigidi.
Il tocco ebbe un subitaneo
effetto su Rukawa, solo che l’effetto fu anche troppo.
La vicinanza con Katia o
incrociare il suo sguardo gli faceva sempre un certo effetto, ma di solito l’effetto era il cuore che iniziava a battere più velocemente.
Ma ora che sentiva il suo tocco su di sé come tante
volte aveva sognato non solo il suo cuore reagì, anche tutto il resto del suo
corpo lo fece.
Poco dopo le mani di Katia
smisero il massaggio e iniziarono a fasciare la spalla. Finita l’operazione,
resa difficile dal fatto che le tremavano le mani, gli disse che gli avrebbe
cambiato la fasciatura quella sera.
Rukawa non capì se era la voce di
Katia ad essere strana o se era lui che per l’emozione provata la sentisse
strana.
Il resto della mattinata
trascorse senza altri problemi, se non che aveva
notato il fatto che Rukawa seduto affianco a lei era agitato per il non poter
entrare in campo a giocare.
Tornarono all’albergo. Come entrò in camera Briciola, che aveva passato la
mattinata da sola in stanza, iniziò a strofinarsi contro le sue gambe.
Poco dopo scesero per fare la
sessione di studio.
Ognuno lavorava per i fatti suoi
o sul tavolo o seduti sul divano o sulle poltrone.
Al tavolo c’erano Ayako, Miyagi, Mitsui, Kogure, Akagi, Rukawa e Katia.
Briciola era accoccolata su una sedia.
Katia e Rukawa erano
uno di fronte all’altra.
“Ma come
cavolo si traduce sto pezzo?” Katia non si accorse di aver parlato ad alta voce
finché non notò gli sguardi degli altri. “Scusate.” Disse imbarazzata.
Rukawa le
chiese sottovoce che materia stesse facendo.
“Inglese.” Gli rispose con lo
stesso volume.
“Fa vedere. Cos’è che non riesci
a tradurre?”
“Questa parte.” Gli disse
mostrandogli il testo.
Rukawa lesse e le spiegò come
tradurre quella frase.
“Allora non è vero che dormi
sempre.”
“Solo durante le materie che non mi interessano.”
“E come mai l’inglese ti interessa?”
“Lui vuole andare in America per
giocare in NBA.”
Le rispose Sakuragi che aveva
seguito il discorso mentre si sedeva al tavolo vicino
a loro.
“Davvero?” chiese per conferma
Katia che stranamente sentì come una morsa al cuore che durò pochi attimi.
“Davvero.” Rispose lui. Poi
ognuno riprese a fare i propri compiti.
Qualche minuto Rukawa alzò gli
occhi dall’esercizio di matematica che non voleva saperne di uscirgli.
Distrattamente osservò quel che faceva Katia e notò che anche lei era alle
prese con matematica.
“Ehi…” la chiamò.
Katia alzò lo sguardo e capì che
si rivolgeva a lei.
“Non mi chiamo ehi.” Disse lei
con tono falsamente offeso.
“O.K. Natti!”
“Così va meglio. Dimmi.” Disse
sorridendo.
“Hai già fatto l’esercizio 21?”
“L’ho appena finito.”
“Perfetto, come si fa?”
“Allora…”
Iniziò a spigargli la soluzione,
poi notando che da quella posizione era un po’ complicato si alzò ed andò a sederglisi di fianco. Dopo che finì di spiegargli l’esercizio fece per alzarsi per tornare al suo posto. Ma lui
senza alzare lo sguardo dal suo quaderno disse: “Tanto vale che rimani qui.”
E così fece. Rimasero uno di fianco
all’altra fino all'ora di pranzo.
Dopo pranzo ripresero
a studiare. Quando finirono, Katia riportò in stanza
Briciola.
Mentre si stavano avviando alla
palestra per l’allenamento pomeridiano Katia si
avvicinò all’allenatore e gli chiese cosa pensasse di fare con Rukawa quel
pomeriggio.
L’allenatore le chiese il perché
di quella domanda.
“Il fatto è che stavo pensando
una cosa. Rukawa non può fare l’allenamento e per lui stare inerme mentre gli
altri si allenano è una tortura. Perciò perché non unire l’utile
al dilettevole. In altre parole: Sakuragi non sa fare i tiri liberi o comunque i tiri da una certa distanza, Rukawa al contrario è
molto bravo. Potremmo far allenare Rukawa e Sakuragi insieme. Il primo
insegnando al secondo a tirare.”
“Se vuoi
che cominci una guerra atomica…” Ironizzò Ayako che
aveva sentito tutto il discorso.
“E’ vero, loro
non vanno d’accordo. Ma prima o poi dovranno
pur mettere da parte il loro astio. E comunque si
potrebbe far loro una sorta di ricatto morale.” Aggiunse sottovoce. Il coach però aveva sentito e le chiese di spiegarsi meglio.
“Potremmo appellarci al ‘buon cuore’ di Sakuragi.”
“Buon cuore?” chiese Ayako.
“Se preferisci posso chiamarlo
immenso orgoglio.”
“Certo che sei proprio una
ricattatrice.”
“A me piace pensare di saper
stimolare le persone nel modo migliore.”
“Chiamalo stimolo. Però in effetti potrebbe funzionare. Lei che
ne dice allenatore?”
“Oh oh oh. Mi affido a voi ragazze.”
Quando arrivarono in palestra il coach fece fare una
partita di allenamento alla squadra, ma mentre stavano per entrare in campo e
decidere come dividersi, Ayako chiamò Sakuragi e
Rukawa che si era seduto in panchina.
I due si avvicinarono. La ragazza
disse il loro programma per quel pomeriggio e le reazioni non tardarono ad arrivare.
“COSA!!!
IL GRANDE TENSAI NON DEVE IMPARARE NIENTE DALLA KITSUNE!!! CASO MAI E’ IL
CONTRARIO!!!”
“Sakuragi.” Lo chiamò Katia.
Quando le si avvicinò sussurrando gli disse: “Vedi, il
fatto è che Rukawa non riesce a stare a guardare voialtri mentre giocate senza
poter fare nulla. Perciò sapendo che in fondo tu hai
un cuore immenso come la tua genialità abbiamo pensato che potessi... come
dire... aiutarlo a passare il tempo. Pensaci: il grande tensai
che si adopera per aiutare un suo compagno. Se lo sapesse Haruko
credo che ti ammirerebbe molto.”
A quelle parole nella mente di
Sakuragi prende forma una scenetta.
‘Sakuragi in posa macho con scintille da
tutte le parti: «Haruko,
sai, durante il ritiro la kitsune
non poteva giocare e io mi sono offerto di aiutarlo. Sai com’è il grande tensai non rifiuta mai di aiutare una persona più debole.»
«Oh
Sakuragi! Sei così altruista.»’
“Sakuragi...
Sakuragi... sei ancora tra di noi?”
“Certo e ho deciso di essere così
magnanimo da aiutarlo.” Disse a voce alta Sakuragi.
“Aiutare chi, do’aho?”
Prima che potessero mettersi a
discutere e la situazione degenerasse, Katia si avvicinò a Rukawa e prendendolo
per un braccio lo allontanò quel tanto che bastava per non farsi sentire da
Sakuragi. Mentre passava davanti ad Ayako notò come l’amica stesse trattenendo a malapena le risate. E le
sibilò: “Invece di ridere cerca di calmare quel forsennato.”
Quando fu a debita distanza disse:
“Senti Rukawa, tu sai che Sakuragi nei tiri è negato. Mentre
tu non lo sei. E tieni conto che tu poi non puoi giocare per due giorni.”
Rukawa la guardò con uno sguardo
che diceva: ‘piantala-di-rigirare-il-coltello-nella-piaga.’
Lei incurante continuò. “Perciò
invece di stare a roderti il fegato per questa tua infermità forzata, cerca di
scendere ad un compromesso aiutando Sakuragi che ne ha veramente bisogno.”
“Sarebbe tutta energia sprecata.”
“Sai anche tu che non è vero.” Si fissarono negli occhi “Sentiamo cosa vuoi per
farlo.”
Nella mente di Rukawa si
materializzarono decine di proposte alcune decenti altre un po’ meno. Ma
rispose invece con un altra domanda. “E’ tanto
importante per te?”
Lei non si aspettava una domanda
del genere ma rispose di sì.
“O.K. lo faccio.”
“Davvero? Senza chiedere nulla in
cambio. Avrei scommesso che mi avresti chiesto qualcosa tipo di farti i compiti
di matematica.”
Lui sembrò riflettere a quella idea poi mentre le voltava le spalle per andare da
Sakuragi disse talmente sottovoce che Katia si chiese se avesse davvero
parlato: “Solo perché me lo chiedi tu.”
I due ragazzi iniziarono ad
allenarsi e Ayako si avvicinò a Katia. Stava per
dirle che la sua era stata una buona idea quando notò
il rossore sulle guance dell’amica.
“Tutto bene?”
“Eh? Cosa?
Ah sì, tutto bene.” Disse riprendendosi.
“Come mai sei tutta rossa?”
insistette Ayako. “E non provare a dirmi che non è
nulla.”
“Non lo so, ma credo di aver
sentito male.” Poi credendo che l’amica potesse fraintendere aggiunse: “Mi riferisco a quello che mi
ha detto Rukawa.”
“Cioè?”
“Ha detto che lo aiuta solo
perché gliel’ho chiesto io.”
“Wow! Però!”
“Te l’ho detto. Devo aver capito
male.” Disse con tono che indicava che per lei la discussione era finita.
“Secondo me
hai capito benissimo.” Disse Ayako ricevendo come risposta uno sguardo che la fulminò.
Le giornate passarono in fretta.
La prima partita contro la squadra locale si concluse
con una vittoria dello Shohoku. Rukawa, che era tornato
a giocare sembrava volesse recuperare il tempo perduto.
La sera del giovedì Katia decise
di andare alle terme. Chiese anche ad Ayako se volesse andare, ma rifiutò.
Le terme erano all’aperto. Il
posto era molto bello e suggestivo. La vasca dove si immerse era immensa. Con al
centro delle rocce che creavano un divisorio. Ben presto Katia scoprì a cosa servissero. In realtà la vasca era sia maschile che
femminile. Da una parte delle rocce c’era la parte
femminile e dall’altra quella maschile.
La cosa sarebbe stata già
abbastanza imbarazzante, ma il fatto che dall’altra parte ci fossero proprio
alcuni ragazzi dello Shohoku rendeva tutto ancora
peggiore.
Non voleva rimanere lì, ma nello
stesso tempo era attratta dal discorso che stavano facendo (vorrei vedere chi
non sarebbe curioso sentendo altri parlare di voi).
“Rukawa, non ti ho mai visto così
prolifico come da quando è arrivata Katia.” Stava
dicendo Miyagi.
Rukawa non gli rispose, ma
arrossì leggermente.
“Non ci credo il ghiacciolo sta
arrossendo!!!” quasi urlò Sakuragi.
“Non sono arrossito do’aho. E’ il vapore dell’acqua.”
“Ma
davvero? Allora Katia non ti piace?” chiese Mitsui.
“Senpai,
fatti i fatti tuoi!” ribatté secco Rukawa.
“Te l’ho chiesto perché se non ti interessa ho intenzione di farmi avanti con lei.” Disse
Mitsui facendo l’occhiolino a Kogure che fu l’unico a
notare quel gesto.
Rukawa rimase in silenzio.
“Allora, posso? Finora non l’ho
ancora fatto perché credevo piacesse a te.”
“Io…”
“Tu…”
“Non vo…”
“Ehi Katia! Sorpresa! Ho cambiato
idea!” La voce di Ayako
risuonò per tutta la vasca raggiungendo anche i ragazzi.
“Oh merda!”
disse Katia in italiano, cosicché nessuno capì cosa avesse detto.
Dall’altra parte delle rocce i
ragazzi si sporsero per vedere se avevano capito esattamente.
Videro due ragazze in acqua.
Erano indubbiamente Katia ed Ayako. Anche loro si erano voltate verso la parte maschile e videro
i ragazzi. Ayako iniziò a
urlare contro di loro dicendo che erano dei porci e che dovevano girarsi
immediatamente. Nel frattempo Katia e Rukawa avevano incrociato lo sguardo. Ma
subito dopo entrambi lo distolsero imbarazzati.
Come fu certa che i ragazzi non
stessero più guardandole Katia si alzò e corse nello spogliatoio. Ayako intuì che c’era qualcosa che non andava e la seguì.
Nel frattempo anche i ragazzi
stavano uscendo e Mitsui si stava scusando con Rukawa.
“Lascia perdere.” Fu l’unica risposta
che ottenne.
“Katia. Katia. Insomma mi vuoi
dire cosa è successo?”
“Lo sai Ayako?
Tu hai un tempismo perfetto!” disse ironicamente poi
sospirando si volse a guardarla negli occhi e le spiegò cosa era successo.
“Scusa. Se non avessi urlato ora
sapresti esattamente cosa prova per te.” Disse Ayako veramente pentita.
“Forse è stato meglio così.”
“Che
vuoi dire?”
“Se lui avesse detto di non
essere interessato a me adesso starei male e non
riuscirei ad essergli nemmeno amica come ora. Se invece avesse detto che gli
piaccio sarei stata felice, ma poi avrebbe perso di importanza
un’eventuale dichiarazione. Mi sarebbe sembrato di estorcergli una confessione
contro la sua volontà. E mi sarei sentita una
vigliacca. Perché so che mi sarei dichiarata, non per il fatto di aver trovato
il coraggio di dirgli cosa provo per lui, ma perché sarei stata sicura che ci
sarebbe stato.”
“Secondo me ti complichi troppo
la vita amica mia.”
“Credo che tu abbia ragione.”
Detto questo scoppiarono entrambe a ridere.
Nei due
giorni successivi Katia e Rukawa si comportarono come al
solito. Come per un tacito accordo entrambi avevano
evitato di toccare l’argomento “terme”.
FINE 2° CAPITOLO