25/01/2012
4 recensioniPotter.
Alla mia meravigliosa beta .
Grazie, mia honey bee.
<3
Un fastidioso triangolo di luce costrinse le palpebre serrate a schiudersi; un sospiro infastidito riempì la camera in penombra.
James soffiò un gemito e sbatté più e più volte le palpebre per dissolvere la patina di sonnolenza e stanchezza.
Rotolò su un lato, ficcando un braccio sotto il cuscino e lasciò che il delizioso profumo di pioggia e cannella coprisse ogni cosa.
Sorrise, percependo il divertito sguardo di sua moglie addosso.
“Buongiorno.” biascicò ridacchiando prima che delle labbra caldissime – quelle labbra - gli sfiorassero il naso.
“Su, Potter! E' mattino inoltrato!” sussurrò Lily.
“Non voglio alzarmi.” Mormorò lui abbracciandola e tirandosela addosso.
“Sei esageratamente pigro e dannatamente Potter.” Brontolò Lily.
“Ma tu mi ami.” disse James imbronciato.
“Continui a esserne convinto.”
“Certo che sì! Non dovrei, per caso?”
“Non saprei. Suppongo che tu abbia definitivamente cancellato, a differenza della sottoscritta, la sfilza di no che la frigida Evans ti ha rifilato per…Quanto tempo?”
“Sai, tesoro, bisogna saper leggere tra le righe, conferire il giusto significato ad una determinata frase, omettere taluni dettagli, concedere spessore alle briciole, se necessario. Saper interpretare, ecco.” Snocciolò ghignante e soddisfatto.
“Cosa vorresti dire con questo, Potter?” sibilò Lily scettica, ignorando il senso di confusione e fastidio prodotto dalla bruciante consapevolezza che quel demonio la stesse scimmiottando per bene.
Le dava sui nervi, e la divertiva al contempo, sentirlo parlare in quel modo. Il suo modo.
“Cosa vorrà dire “interpretare”, Lily?! Interpreta.” Le suggerì James con fare ovvio.
“Non credo ci sia tanto da intendere, ah no, interpretare, Potter. Non se il perno della questione è un candido, semplicissimo monosillabo. “No” ha un solo, splendido significato, non trovi?”
“Affatto, Lily. Quel “Potter”, ad esempio, innocuo ed elegantissimo cognome inglese, che continui a tirare in ballo da una vita, nasconde, in realtà, tutte le fantasie erotiche che hanno come indiscutibile e meraviglioso protagonista il tuo povero, innocente maritino!” le sussurrò sul collo; le mani calde sulla schiena e le dita a scandire le pause tra le sue vertebre.
“Ma piantala, idiota!”
“Perché? È un teoria così interessante!”
“Sei un caso perso, James.” Sussurrò con dolcezza, Lily.
“Quindi mi ami?”
“Merlino! Ti preferivo a dodici anni! A quei tempi ti terrorizzavo, e comunque è NO.”
“Lo ricordi?” chiese divertito, il ragazzo.
“Come potrei scordare l’unico mese di assoluta, profumata libertà che hai avuto il buon senso di concedermi!”
“Sei...così perfida!” replicò lui fintamente indignato, mordendole piano la spalla sinistra, “ e comunque dovresti ringraziare Sirius. All’inizio del nostro secondo anno accennò qualcosa a proposito del piano “SPP” – Sterminio Parassita Potter – ad opera di una certa Rossa di nostra conoscenza. Fu un impietosito Remus ad aprirmi gli occhi e mio fratello, menzognero di prim’ordine e mirabile testa di cazzo già da allora, fu costretto ad una nuotatina intima con la Piovra. Ricordi le urla della McGrannit, no? Comunque non me la dai a bere, Lils.”
“Davvero? Effettivamente mi sono sempre chiesta per quale assurda ragione James Potter avesse attentato alla vita del suo fedele compare. Oh, il mio Tartufo. Gli comprerò tanti di quei croccantini, assolutamente! Per la cronaca, è ancora NO, Potter.”
“Aggiungici un anti-pulci, già che ci sei. Pensandoci, anche quando ti ho chiesto in moglie hai detto no, cara. Adesso prova a fissare il tuo anulare sinistro.” ridacchiò.
“Non ricordarmelo, Merlino! Non ho fatto altro tutta la notte.” borbottò.
“Bugiarda.” Ghignò James; uno strano barlume malandrino nello sguardo.
“Ehi, non offendere!”
“Non puoi averlo osservato tutta la notte. Eri decisamente impegnata con il sottoscritto.” sussurrò malizioso, guadagnandosi uno schiaffetto sulla spalla e lo spettacolo di un viso decisamente troppo arrossato.
“L- l’ho fatto nelle pause.” aggiunse lei in imbarazzo, prestando più attenzione del necessario alle lenzuola sgualcite, la risata gioiosa di James a rimbombarle nelle orecchie.
“Oh, Lily!” sussurrò questi, facendo pressione sul mento di lei, in modo da poterla guardare negli occhi.
“Non è tanto male.” Aggiunse poi, avvicinando l’ incriminata mano sinistra al viso, lo sguardo puntato su quel cerchietto brillante.
Lily, stranita, percorse con l’indice il buffo solco formatosi tra le sopracciglia del Malandrino.
Fu proprio lì che, poco dopo, lo baciò, sperando che l’inutile velo di tormento sparisse.
“È peggio, Potter. È peggio.”
Un bel broncio delineò le stesse labbra che l'avevano fatta impazzire qualche ora prima; le sopracciglia scure si corrugarono ancora.
“È schifosamente meraviglioso, Potter. Ma io non ti amo.”
Un sorriso enorme prese spazio sul viso del suo idiota, ma non rimase lì per molto. Sparì nel giro di poco, lasciando posto ad un ghigno per nulla innocuo.
Di fatti Lily si ritrovò schiacciata sul materasso, senza essere realmente consapevole del quando o del come fosse successo.
“Ti piace davvero questo gioco, streghetta acida? Bene. Nemmeno io ti amo, Eva…ops, Potter.”
E poi fu tutta una questione di “non ti amo” sussurrati sulla pelle – e al cuore –, risate e menzogne costruite sulla sabbia – o sulle ossa – sussurrate solo per il gusto di farlo.
E poi furono solo baci. Baci e sospiri.
Lily e James.
Potter.