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Autore: LaniePaciock    26/01/2012    5 recensioni
Una songfic un po' particolare dalla canzone "Almeno stavolta" di Nek.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Ciao a tutti!! :) Prima di cominciare volevo dirvi solo che forse è meglio se ascoltate la canzone(se non l'avete mai sentita) almeno una volta prima di leggere. Come vedrete, le parole della conzone sono in corsivo. Buona lettura! :)
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Kate non sapeva come erano finiti di nuovo a litigare. Rick era semplicemente andato a casa sua per sapere come stava, per confortarla dopo l’ennesimo buco nell’acqua sull’omicidio di sua madre. E lei ancora una volta l’aveva allontanato. Stare vicino a lui la faceva sentire vulnerabile e protetta allo stesso tempo, ma era una situazione che non aveva ancora pienamente accettato. Sapeva che lui cercava solo di proteggerla. Da sé stessa e dagli altri. Ma non gli avrebbe permesso di intralciare le indagini. Glielo aveva urlato addosso, con le lacrime agli occhi, e ora lui, ferito, se ne stava andando. Rick prese con un gesto brusco la giacca che aveva lasciato sulla sedia del tavolo del salone e si avviò velocemente verso l’uscita dell’appartamento. Kate però lo vide fermarsi a metà strada dalla porta. Lo scrittore si girò verso di lei a metà e la guardò negli occhi. Lei aveva cercato di eluderli tutta la sera, da quando era arrivato, per paura di perdercisi dentro. Infatti spostò velocemente lo sguardo, ma in quegli occhi blu aveva letto rancore e sconforto.
 “Se non ti vuoi fidare” disse Rick rabbioso, ma controllato “almeno ascoltami. Di rimanermi ostile non serve a te, ne a me”. Rimase per un momento interdetta. Spostò di nuovo lo sguardo su di lui, mentre il respiro le si accelerava. Non si aspettava una reazione del genere. Lo vide prendere un respiro profondo prima di continuare.
Non voglio interrogarti” dichiarò più calmo con un mezzo sorriso, che somigliava più a un ghigno in quel momento. “Rinfacciarti quel che fai”. Kate non glielo avrebbe mai permesso d’altronde. Sapeva di essere andata oltre il limite, di aver sbagliato, più di una volta, quando si trattava dell’omicidio di sua madre. Ma era altrettanto sicura che lui non l’avrebbe mai giudicata. Quindi perché quella rabbia, quell’ostinazione? Lo vide prendere un altro respiro. Ora l’ira sembrava essere sparita da lui. Nei suoi occhi vedeva solo stanchezza e rassegnazione.
Io piuttosto sto cercando chi eravamo noi” sussurrò avvicinandosi di un passo a lei.
“Cosa…?” non riuscì a finire la frase che Rick fece un altro passo nella sua direzione e con sguardo supplicante le disse
Almeno stavolta...” sembrò pensarci su un momento poi continuò convinto. “Almeno ascolta”.
“Non c’è niente da dire su di noi e…” ancora una volta non riuscì a finire che lui velocemente si era avvicinato e si era portato a meno di un passo da lei. Era troppo vicino. Abbassò subito gli  occhi, che aveva tenuto fissi nei suoi nell’ultimo scambio di battute. Lui sembrò quasi innervosirsi da quel distacco. Le prese il mento con una mano e glielo alzò delicatamente, ma con decisione. Voleva riprendere quel contatto.
Almeno stavolta, col coraggio di guardarci in faccia! Ridammi l’effetto di un battito nel petto”. Era una richiesta, una supplica dolorosa. Nel mentre l’aveva avvicinata a sé in un abbraccio. “Kate solo tu sei capace di farmi partire il cuore a mille con la tua semplice vicinanza” mormorò in un sussurro. Lei, quasi spaventata, se ne staccò subito indietreggiando di un paio di passi. Lo guardava come se fosse impazzito, ma sapeva che non lo era. Era la stessa cosa che provava lei, ma lei aveva paura.
“Che stai dicendo Castle? Non ho intenzione di essere un’altra delle tue conquiste! Sei solo un arrogante bambino viziato che crede di poter avere tutto!” gli urlò. Non lo pensava seriamente, ma sapeva che sarebbe crollata tra le sue braccia se Rick avesse continuato. Aveva un muro che la proteggeva dal mondo e non credeva di essere ancora pronta a separarsene.
A quel gesto di allontanamento e a quelle parole, lui si fece più triste e sconfortato. Con la testa bassa mormorò
Sarà che siamo stanchi… Sarà il carattere… La lista dei difetti l’hai fatta tu. Io mai”. Rialzò la testa e puntò i suoi occhi blu in quelli di lei ancora una volta e si riavvicinò di un passo. “Ora smetti di pensare a un problema che non c’è”. Ancora una volta una nota di supplica nella voce. “E dammi il tempo di inchiodare tutti i tuoi perché” proseguì dolcemente. Lui voleva abbattere quel muro. E voleva farlo parlando di tutto quello che era successo loro negli ultimi quattro anni e di cui non avevano mai fatto cenno. Voleva liberarla e farla ricominciare a vivere. Kate sorresse per qualche secondo il suo sguardo, poi voltò la testa per non fargli vedere le lacrime che stavano iniziando a uscire. Lui prese ancora il suo mento tra le dita e riallacciò il contatto tra i loro occhi.
Almeno stavolta col coraggio di guardarci in faccia! Ridammi l’effetto di un battito nel petto”. Mentre diceva ciò Rick le prese una mano e la portò sul suo petto. Lei sentì in un primo momento solo il calore del suo corpo poi si rese conto del battito veloce del suo cuore.“Sono qui questa notte…”. Lei alzò gli occhi dal suo petto, dove si erano soffermati quando le aveva spostato la mano. “Dietro un sì che non parte”. Voleva una possibilità per stare con lei. Forse anche solo per parlare in quel momento, ma allo stesso tempo non le avrebbe mai imposto niente. Altre lacrime si stavano facendo strada nei suoi occhi. Cercò ancora di spostare la testa. Questa volta però non fu la mano di Rick a bloccarla, ma il suo sguardo triste e speranzoso insieme. Poi improvvisamente, come accortosi di quella estrema vicinanza, si staccò da lei e fece un passo indietro. Senza mai staccare gli occhi dai suoi proseguì con un piccolo sorriso sulle labbra. Aveva notato che questa volta non aveva dovuto forzarla a guardarlo.
Almeno stavolta con la voglia di guardarci in faccia. Sperando che un’ora ti dia voglia di ridarti ancora…”. Non finì la frase. Sospirò e abbassò lo sguardo, non sapendo come continuare. Poi si voltò e si diresse verso la sua giacca che durante la conversazione aveva di nuovo lanciato sulla sedia. Pensava di essersi spinto oltre questa volta.
E così non so come…
“Rick!” urlò Kate spaventata.
…griderai il mio nome.Richard si girò nuovamente verso la sua musa. Un piccolo sorriso si allargò sul suo volto, nonostante gli occhi fossero ancora un po’ tristi.
Se non ti vuoi fidare almeno ascoltami. Di rimanermi ostile non serve a te, né a me…” cominciò, ma lei lo interruppe.
“Lo so” disse un po’ insicura, ma con gli occhi fissi nei suoi. Poi si morse il labbro inferiore e si avvicinò a lui di qualche passo. “Io mi fido di te. È di me che non mi fido… Ma so che posso farcela… se tu mi sei accanto” disse timidamente.
Rick era rimasto sorpreso per un secondo, poi gli occhi gli si illuminarono e si riavvicinò a Kate. Le asciugò le guance bagnate dalle precedenti lacrime e le sussurrò
“Sei sicura? Non sono solo un arrogante bambino viziato? Puoi avere di meglio”. Lei sorrise debolmente come per scusarsi, ma la sua voce quando rispose era ferma e i suoi occhi decisi.
“Nessuno è abbastanza se non sei tu. Voglio buttare giù questo muro… e voglio farlo con te. Posso contare su di te?” domandò con un mezzo sorriso.
“Always” le rispose. Non si erano accorti della rispettiva vicinanza. Senza pensarci, Kate rimise la mano sul petto di Rick. Le mancava già quel contatto. Ancora un volta sentì il calore del suo corpo e il suo cuore battere forte. Kate lo vide osservare la sua mano e sorridere a quel gesto. La mano di Rick invece, ancora sulla guancia di Kate, si spostò tra i suoi capelli e spinse leggermente la  nuca verso di lui avvicinandosi contemporaneamente a lei. A un soffio dalle labbra di lei sussurrò con un ghigno
“Lo sai che con questo non ti libererai più di me Detective?”. Lei sbuffò, ma sorrise. Riusciva a essere un bambino in ogni momento, ma lo amava anche per quello. La faceva sempre sentire a suo agio.
“Allora forse è il caso che ci pensi ancora un po’ su. Potrei ancora cambiare idea e…”
Non la lasciò finire, forse per il timore che le sue parole fossero vere, che lei potesse davvero cambiare idea. In un istante le loro labbra si incontrarono. Ne nacque un bacio che sapeva di timore, ma anche di speranza per il futuro, passionale e dolce insieme.
“Wow…” fu tutto quello che riuscì a pronunciare Richard, quando si staccarono poco dopo.
“Che grande scrittore… e tu vivresti delle tue parole?” ridacchiò Kate.
“Beh tu sei la mia musa… Perché non mi aiuti a ritrovarle?” chiese con un sorriso furbo.

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Riciao!!!! :D
Sono tornata eh si... ù.ù  Questa però è solo uno sproloquio, anzi un film mentale, che continuavo a farmi sentendo questa canzone (che adoro)! :) Mentre la sentivo mi vedevo i due parlarsi e muoversi (vedi te se è normale...) e ho deciso di buttarla giù! :)
E' un po' diversa dalle altre songfic, o almeno da quelle che ho letto (se non è così mi scuso anticipatamente) quindi spero che vi piaccia! :)
Grazie a chi recensirà (in bene o in male)! :D
A presto! :)
Lanie
  
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