Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: chaska    26/01/2012    2 recensioni
Con una calma che, di certo, non caratterizzava abitualmente il suo animo, scese lentamente dal suo cavallo.
Lanciò le briglie di cuoio ad un ragazzino che aspettava di adempiere al suo lavoro, non degnandolo nemmeno di uno sguardo. No, i suoi occhi erano impegnati ad ammirare ben altro, non il volto di un bastardo qualunque. Ciò che riempiva la mente del dragone era solo la facciata della deturpata chiesa che aveva dinnanzi. Ciò che impegnava il suo cuore era ciò che quelle mura di pietra custodivano.
Si avviò dunque, senza più esitare, lasciandosi la grigia e morente città alle spalle, concentrato ad aprire l’imponente portone di quella casa di Dio. Casa che, con un lamento degno del più tetro campo di battaglia, l’accolse fra le sue mura.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rating capitolo: Giallo, ma non tanto ò_o
Personaggi: Feliciano Vargas (Nord Italia) –Gilbert Beilschmidt (Prussia)
Osservazioni personali:  Se dovessi descrivere questa one, l’unica cosa intellegibile che riuscirei a dire sarebbe: whatthefuck?! Ehm, comunque, si tratta di un’ AU ambientata nel mondo della trilogia di Magdeburg di papà (?) Altieri, nel pieno della guerra dei trent’anni. E coff, è anche la mia prima GilboxFeli °w°  Veh, ecco qualche informazione tecnica presa sempre dal libro e che ho citato nel testo.

1- I Dragoni, in tedesco Reiter, sono i più famosi e cruenti mercenari di questo periodo. Sono così importanti che il loro motto, “Gott mit uns” (Dio è con noi), è stato sempre usato dall’esercito tedesco, fino alla seconda guerra mondiale.

2- La Turingia è una regione del Sacro Romano Impero, ed Erfurt è una città che ve ne fa parte.

3- La Pappenheimer è la spada d’ordinanza dei Dragoni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Gott mit uns

 

 

Con una calma che, di certo, non caratterizzava abitualmente il suo animo, scese lentamente dal suo cavallo.

Lanciò le briglie di cuoio ad un ragazzino che aspettava di adempiere al suo lavoro, non degnandolo nemmeno di uno sguardo. No, i suoi occhi erano impegnati ad ammirare ben altro, non il volto di un bastardo qualunque. Ciò che riempiva la mente del dragone era solo la facciata della deturpata chiesa che aveva dinnanzi. Ciò che impegnava il suo cuore era ciò che quelle mura di pietra custodivano.

Si avviò dunque, senza più esitare, lasciandosi la grigia e morente città alle spalle, concentrato ad aprire l’imponente portone di quella casa di Dio. Casa che, con un lamento degno del più tetro campo di battaglia, l’accolse fra le sue mura.

Ma il dragone non vi fece caso. Con passo regolare fece la sua entrata, e mentre liberava le mani da quei guanti ormai logorati dal freddo e dal sangue, lo sguardo rimaneva fermo sull’altare flebilmente illuminato da rari raggi di sole.

Un tempo doveva essere stato il vanto di Erfurt, quella chiesa. Un tempo molto lontano, in cui il sole doveva illuminare d’oro l’immagine di Cristo in croce, e di tutti i volti dei santi raffigurati con dovizia in splendide statue.

Doveva essere stata la casa di Dio, un tempo, pregnante di un silenzio che valeva più di mille parole divine.

Doveva esserlo stato, un tempo. Prima che Dio l’abbandonasse, molto, molto prima che morisse.

Adesso anche il bruciante sole aveva deciso di nascondere la sua luce dinnanzi a tale disastro dell’umanità. Adesso il silenzio faceva posto al rumore ritmico dei suoi calzari, mentre la sua sporca armatura risuonava al contatto con la Pappenheimer, insieme alle muta grida di una città in dolore.

Si addentrava senza fretta all’interno delle viscere di una tomba di fredda pietra. Per tutti, quella divina casa non era altro che la tomba di un divino cadavere.

Per tutti tranne che per lui, tranne quel dragone.

Fermò il passo a pochi metri dall’altare che, nonostante gli stenti di quel luogo, continuava ad essere tenuto minuziosamente a posto.  Fletté il ginocchio destro, facendo collidere l’acciaio della sua armatura contro la pietra del pavimento, e unì le mani in preghiera. Un piccolo segno di rispetto, restando in attesa mentre piegava la testa e mormorava un Pater noster.

Fu quando pronunciò l’ultima parola che il bianco dragone si liberò in un sorriso.

«Tenente Beilschmidt! »

La voce del giovane prete lo fece alzare, mentre il sorriso continuava ad illuminargli il volto da tempo ormai stanco.

«Padre Vargas. »

Padre, eh? Cercava sempre di chiamarlo il meno possibile in quel modo. Gli sembrava in qualche modo sbagliato chiamarlo così, attribuire tale importanza, o meglio, tale peso al suo giovane volto. Quanti anni poteva aver vissuto fin’ora, quel ragazzo? Molto, molto meno di quanto quel nome suggerirebbe.

«È da quando ho sentito che i dragoni sarebbero passati da questa parte della Turingia che vi aspetto, tenente. »

«Non potrei mai dimenticarmi di voi, padre. Cosa farei senza la mia guida in questo mondo di peccati? »

Sorrise, il giovane prete, nel sentire quelle parole.

Era tutto grazie a quel sorriso che il tenente Beilschmidt credeva ancora in Dio. Perché pensava, senza un essere divino a tessere le fila del nostro mondo, come sarebbe mai potuta esistere una creatura così pura?

Come sarebbe potuto esistere un sorriso così lucente da riuscire a purificare la sua anima più di qualsiasi preghiera?

No, il tenente Beilschmidt non si sarebbe mai dimenticato del prete Vargas.

«Padre, ho bisogno del vostro consiglio. »

Il giovane crucciò lo sguardo preoccupato, e fu quasi una visione commovente quella di un giovane realmente preoccupato per il prossimo.

«Ditemi tutto. »

Il tenente si prese qualche momento per pensare. Ciò che doveva riferirgli era troppo… pesante per le sue spalle.

«Credo di essere corrotto. »

Nonostante l’impegno nel cercare le giuste parole, esse stesse risuonarono fin troppo enigmatiche e vuote pure alle sue orecchie.

«Non capisco tenente. Voi state portando avanti una guerra benedetta dal signore, non siete affatto corrotto, tutt’altro, siete benedetto. »

Il dragone sorrise dinnanzi all’innocenza del prete. Il piccolo ed innocente Feliciano Vargas, protetto dalle mura della chiesa di Erfurt, e maledetto dalle stesse. Colui che ancora credeva nella benedizione di Dio, ma che sconosceva il disgustoso olezzo di cadaveri bruciati, le grida delle streghe condannate. Benedetto nella sua innocente ignoranza.

Sorrise.

«Non è questo che mi turba, no. È tutt’altro. È un istinto, il peggiore fra tutti. È un maledetto sortilegio che mi porta a bramare una persona che non dovrei sfiorare nemmeno con lo sguardo. »

Stavolta toccò a Padre Vargas sorridere condiscendente.

«Capisco. Ditemi tenente, rispondete solo a questa domanda. Come chiamereste questo istinto? Amore? O… » si prese qualche istante in cui le sue delicate gote s’arrossarono. «O lussuria? »

Non ebbe il tempo di sorridere nuovamente dinnanzi alla sua plateale innocenza. Lussuria? No, mai aveva anche solo sognato di accarezzare il suo volto, era ben altro.

«Credo si possa chiamare amore. »

Il suo sorriso s’ampliò allora, palesemente compiaciuto da quella esitante risposta.

«Ve lo ripeto, tenente Beilschmidt. Voi siete benedetto, in quanto l’amore è il più alto dono di Dio verso di noi. Non abbiate paura, ma accettate questa luce in quest’ora così buia. »

Il bianco dragone ignorò le parole che uscivano dalle labbra del giovane, ignorò la ricercata maniera con cui cercava di dargli un così semplice messaggio.

Gilbert Beilschmidt era entrato in quella chiesa di Erfurt in cerca della liberazione tramite l’assoluzione, tramite la negazione.

Il giovane prete Feliciano Vargas l’aveva liberato tramite l’accettazione.

Cos’altro poteva sperare? Solo che non rigettasse le sue stesse parole. Solo che non l’allontanasse quando il suo volto avrebbe saggiato le sue calde labbra. Che accettasse che fosse lui a macchiare la sua purezza.

Padre Vargas non fece nulla di tutto ciò. Rimase immobile mentre il tenente Beilschmidt allontanava il suo volto dal suo.

«Aspettatemi, vi prego, e pregate per il mio ritorno. »

Il giovane prete italiano in terra straniera non disse nulla fino a quando il dragone non lasciò dietro di se solo il rumore del portone ormai chiuso.

E aspettò.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: chaska