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Autore: Fed    07/09/2006    6 recensioni
"Mi riempi la testa ad una velocità impressionante. Ti appropri di ogni pensiero, di ogni istante di vita vissuta, di ogni ricordo. Spazzi via tutte le certezze alle quali cerco di aggrapparmi con tenacia: elimini la famiglia, elimini lo studio, i libri, questa intera, inutile scuola." ...One shot come al solito un tantino sconclusionata su una coppia che non si vede spesso, ovvero Blaise/Theodore... Se leggeste e commentaste ve ne sarei grata in eterno... XD
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sentirti respirare

Sentire che sei lì.

By Fed

 

 

 

 

 

 

 

Le due.

 

C’è una grande macchia sul soffitto del dormitorio.

Non l’avevo mai notata.

 

Mi fa male il cuore.

Sì.

Un cuore ce l’ho anch’io.

 

 

 

Sento la tua presenza.

 

 

 

Ti potrei vedere, forse, oltre il baldacchino di tessuto leggero: basterebbe che aguzzassi la vista.

Ma, ormai, non mi basta più neanche guardarti mentre dormi.

 

In passato non pretendevo così tanto dalla mia vita: osservavo il mondo che cambiava senza sosta e mi rallegravo nel vedere che tu, invece, sebbene tutto mutasse costantemente, non cambiavi mai. Mi bastava fissare su di te lo sguardo anche per un solo attimo, anche con la coda dell’occhio. Anche mentre te ne stavi a dormicchiare sulle poltrone verdi della sala comune.

 

 

Credevo mi bastasse questo, Theo; credevo che tutto ciò che serviva a rendermi quel po’ di felicità che mi aiutava a riuscire a reggere la maschera dell’intellettuale pignolo lo avessi già.

Credevo che… che mi sarebbe passata.

Col tempo.

Con i mesi.

Con gli anni.

 

Non è andata propriamente così.

 

 

Buffa la vita: ho passato il mio tempo migliore a cercare di dimenticarti ed ora sono qui a fissare il soffitto e a godermi la tua vicinanza.

 

Vorrei venire lì.

Ma non posso, non potrei mai farlo.

Io, Blaise Zabini, non potrò mai e poi mai sputarti addosso la verità sui miei sentimenti: che ogni volta che ti vedo mi si stringe lo stomaco, che ogni volta che ti sento parlare con qualcuno mi metto ad ascoltarti, fingendo di continuare a leggere il libro che ho tra le mani, che ogni volta, ogni volta, mi si illuminano gli occhi nel guardare la cosa più bella che il mondo mi abbia potuto regalare.

 

Te.

Solo te.

 

Mi riempi la testa ad una velocità impressionante.

Ti appropri di ogni pensiero, di ogni istante di vita vissuta, di ogni ricordo.

Spazzi via tutte le certezze alle quali cerco di aggrapparmi con tenacia: elimini la famiglia, elimini lo studio, i libri, questa intera, inutile scuola.

Cancelli i miei amici, i miei affetti.

Rimani solo tu.

Sempre tu, finché le tempie mi pulsano così forte che sento il cuore mancare di un battito; così forte che quasi trovo il coraggio per venirmi a dichiarare.

 

Quasi.

 

 

 

Con un unico movimento mi sistemo prono sul letto, la faccia affondata nel cuscino.

Non ha più senso fissare quella stupidissima macchia sul soffitto.

 

 

 

Odio doverlo ammettere, ma questo buio così intenso mi fa quasi paura.

Forse è per questo che decido di alzarmi e di scendere dalla mia branda scansando con la mancina il velo che ricopre questo dannato baldacchino, evitando di fare il minimo rumore nel compiere i primi passi verso la porta del dormitorio.

Evitando di respirare, pure.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono in sala comune.

Se sprofondi nella poltrona di pelle davanti al camino, quella che tutti cercano di occupare per primi appena l’inverno comincia ad essere più pungente, ti sembra di avere il potere tutto in una mano.

Un senso di padronanza totale ti invade ed il calore del fuoco che si riflette sul tuo viso sembra voglia bruciarti la pelle ed insieme portarti via con sé in un mondo cento volte migliore di questo.

 

Questa stanza sembra vuota senza l’imperiosità di Draco, le ammazzate di cibo di Tiger e Goyle, le litigate della Parkinson e della Greengrass, le tue sparate assurde sul quiddich

Di notte, anche un posto come questo assume le sembianze dell’onirico, del perduto.

 

 

 

Sono ormai le tre. Forse le quattro.

Ho sonno, ma so per certo che se tornassi nel mio letto non riuscirei a dormire e ricomincerei a spiare attraverso la tendina, alla ricerca del tuo corpo addormentato.

 

Quanto ti amo.

Quanto vorrei urlarlo al mondo.

Quanto vorrei urlarlo a te.

 

 

Sorrido da solo, senza un motivo, nel constatare quanto io possa essere monotono e noioso nei miei pensieri.

Chissà cosa direbbe Piton vedendo lo studente più brillante di serpeverde in questo stato pietoso! Chissà cosa direbbe la mezzosangue sapendo che tra le riflessioni e le azioni che compio c’è una strada così tortuosa e così schifosamente stupida.

 

 

Cosa c’è di così divertente nel camino da farti rimanere in piedi, da solo, fino alle quattro del mattino, Zab?”

 

Mi volto con uno scatto che poco mi si addice.

Fortuna che tu hai l’aria assonnata, Theo, e non sembri registrare bene i miei movimenti.

Fortuna che c’è solo la luce del fuoco, qui, e non puoi vedermi arrossire violentemente.

 

“Non… Non riuscivo a prendere sonno!”

 

Ora stai ghignando, lo avverto anche se non posso guardarti bene in viso mentre lo fai.

Ti avvicini ostentando eleganza – non sei mai stato al livello di Drake, per queste cose! – e prendi posto sulla poltrona accanto alla mia.

Guardi il fuoco con noncuranza, non dicendo nulla.

 

Ti osservo di nascosto, come al solito.

Solo che ora, in questo momento, io e te siamo soli in questa stanza.

 

Poco cambia rispetto al solito, d’altronde! Tu hai la mente da un’altra parte, ora!

 

 

Sono passati minuti infiniti, forse addirittura una mezz’ora, quando ti stiracchi mugolando come un gatto, prima di riprendere fiato per parlare.

 

“Io ho sonno, Zab!”

 

Stavolta è il mio turno per sorridere in modo strafottente.

 

“Va a dormire, allora…!”

 

Mi guardi inarcando le sopracciglia, come se avessi detto chissà quale assurdità.

 

“Si, certo! E ti lascio qui pronto a sferrare un qualche attacco ai tassorosso senza dirmi nulla o – peggio – a ripassare le lezioni per domani!”

 

Rimango inebetito dal tuo sarcasmo e dalla tua arguzia mascherata da ingenuità. Tu sai che non farei nulla di tutto ciò.

…ok, forse ripassare sì, ma…

 

“Basta! Su, alzati!”

 

Il tuo tono è imperioso, mentre afferri il colletto del mio pigiama e mi tiri su con una forza che quasi non ti riconosco.

Non aggiungi altro e fai qualche passo avanti verso la scalinata che conduce al dormitorio, con la chiara pretesa che io ti segua.

 

“Spiegami, Theodore… Perché dovrei venire a letto ora? Non ho sonno e…”

 

“Come ti ho già detto preferirei evitare di perderti di vista e di ritrovarti domattina, chissà, imparentato con qualche mezzosangue!”

 

Arrossisco.

Anche questo non lo farei mai.

Ma non per le ragioni che credi tu.

 

 

 

Non so perché, ma ora ho la certezza che avrò il coraggio di dirti che ti amo, domani.

 

 

 

“…e poi…”

 

Non mi ero accorto che ancora non avevi finito di parlare, e le ultime parole le dici così velocemente e a bassa voce che impiego qualche istante per capirle davvero.

Ormai sei già tra il quarto ed il quinto scalino, quando sento realmente la tua frase appena appena sussurrata.

 

 

“…e poi mi sento più a mio agio se, quando sto per svegliarmi, ho la sensazione di…”

 

 

Ti inseguo salendo i gradini due alla volta e quasi urlo nel porti una domanda troppo breve, troppo veloce, troppo pressante, proprio mentre stai aprendo la porta della stanza da letto.

 

“…Di…?”

 

 

 

 

 

Anche stavolta sussurri.

Anche stavolta ci impiego un po’, ma alla fine ti sento.

 

Ma stavolta non ho il coraggio di dire nulla, dopo.

 

 

 

 

 

 

 

“Di sentire che sei lì.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

..::~.OWARI.~::..

 

 

 

 

 

 

Me si guarda intorno con agitazione…

 

Ehm… questa storia NON doveva essere scritta… stavo per continuare col quarto capitolo di “Diaphanousness” quando ho pensato – non voletemene a male! – al mio pairing preferito e al fatto che, in effetti, non avevo mai scritto una Blaise/Theodore… Ehm… coff coff

 

Chiedo umilmente perdono! Purtroppo le One-shot sono più forti di me quando mi vengono in mente… (“Tu potresti comunque evitare di pubblicarle e di intasare il sito con ste storie sconclusionate e decisamente non apprezzabili” direte voi, non a torto in effetti… ma ormai XD… e poi mi dispiaceva che così pochi autori si dedicassero a questa coppia… io la adoro!)

 

L’ho scritta col mio vecchio stile, come non descrivevo più da un po’… sarà che “Dannazione, ti amo!” ha ricevuto tantissimi ed inaspettati nuovi commenti (ragazze/i, vi amo! *_____* Prometto di ringraziarvi uno per uno nel prossimo capitolo di “Diaphanousness”!), sarà che sentire lo strano mix di canzoni che ho caricato stasera tutte insieme (da calcolare che dopo “Psycho” dei System of a Down è partita, inspiegabilmente, “Dancing” di Elisa!) mi ha fatto male…

 

Non uccidetemi, ve ne prego… al massimo se avete intenzione di farlo regalatemi almeno Zab per una nott… ehm… coff coff… io non ho detto nulla, eh? XDD

 

 

Sarei felice, come al solito, se commentaste… anche per mandarmi al diavolo. Non mi offendo, davvero. Non troppo, almeno… (A)

 

Perdonatemi l’ennesima indolenza letteraria, tra l’altro particolarmente senza senso visto che non scatta neanche la lemon o niente di simile… ultimamente sono troppo romantica… sarà certo colpa di qualcunO (e per scrivere la O si ruppe la tastiera… lol)

 

 

 

Baci,

Fed

 

 

 

(Non credo ci sia bisogno di ricordare che i personaggi citati NON sono i miei, che lo scenario nel quale si muovono è un misto tra quello descritto da mamma Jo, quello delle fanfic che leggo e che – ahimé! – involontariamente mi condizionano e quello nato da solo nella mia testa bacata…)

  
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