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Autore: KiraVydDayca    26/01/2012    0 recensioni
ok gente, questa è la mia prima storia che pubblico qui e voglio metterla solo come prova per vedere come va.
non ha una particolare trama ma vi ringrazio, a chiunque la legga e per favore siate clementi con i commenti per favore...
potrei deprimermi molto facilmente....
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo non è dalla nostra parte quel giorno.

Il sole è completamente oscurato, non vuole farsi ved

Il tempo non è dalla nostra parte quel giorno.

Il sole è completamente oscurato, non vuole farsi vedere. Non vuole vedere le atrocità che si sarebbero viste da lì a poche ore.

Sotto i miei piedi il pavimento sembra tremare da quanto la tensione degli uomini davanti a me è forte.

Le pareti sembrano oscurarsi e farsi nere man mano che le speranze smettono di illuminare i cuori di quella gente che pian piano comprende che probabilmente non vedrà mai più l'alba.

Mi alzo dalla sedia su cui sono stato costretto a sedere per anni e a passi molto lenti cammino tra quella gente.

Nessuno alza la testa al mio passaggio perchè tanto oramai non interessa più a nessuno.

Giro in mazzo a loro, osservo tutti e cerco di ricordare ogni volto ed ogni nome perchè sono io la causa del loro dolore e devo essere io a subirne le conseguenze.

Quel giorno non era come gli altri.

Fuori dalle quattro mura che da sempre mi hanno protetto, l'aria è pesante.

La gente non parla, cammina per le strade come fantasmi, abbraccia le persone care, piange.

Anche lì osservo i volti delle persone che per sempre rimarranno nella mia mente ma non mi fermo a parlare con nessuno.

Alcuni alzano gli occhi ma appena incontrano i miei abbassano lo sguardo e continuano per la loro strada.

Quando finalmente raggiungo il pozzo devo rallentare il mio passo serio e deciso per lasciar spazio a dei fanciulli che ignoranti di tutto giocano tra di loro.

I loro volti felici contrastano molto contro quelli delle persone lì intorno che quando lì vedono non sono in grado di rimanere a guardare e si girano dall'altra parte stravolti dal dolore.

Nessuno pensa di parlare con quei bambini e loro non si interessano dei grandi che tra le strade passano armati o che si dirigono a rafforzare i cancelli mentre le donne cercano rifugi sicuri.

Non è giusto ciò ed è solo colpa mia perchè fin dall'inizio qualsiasi fosse stata la causa la responsabilità sarebbe stata comunque la mia perchè così è giusto e così ho accettato di fare.

Arrivo al pozzo finalmente dove un uomo sta prendendo l'acqua per preparare dei carichi per spegnere gli incendi che presto scoppieranno.

Perchè le case di queste persone devono andare distrutte? Perchè le loro vite devono essere interrotte? Perchè devono fare sacrifici sapendo già di perdere comunque tutto?

Ma…

Come può il gregge di pecore salvarsi quando i lupi l’hanno completamente circondato chiudendo ogni via di fuga?

Perché questo era successo a loro. Tutt’intorno alle loro mura c’erano appostamenti e pattuglie. Avevano provato a mandare in segreto esploratori ma non erano mai tornati. Nessuno era tornato così non avevano potuto fare altro che chiudersi nelle proprie case e aspettare fin all’ultimo giorno.

Adesso non siamo più nemmeno pecore. Siamo meno di esseri che vivono perché ha noi la speranza di poter vivere ancora è stata tolta.

Ma quei bambini…

E quei giovani che si sono appena sposati finalmente con il loro amore e che ambivano ad una bella e felice vita…

Quegli anziani che non vedranno la loro famiglia crescere, che non vedranno i loro nipoti…

Quegli uomini che non vedranno i loro figli crescere…

Ciò non è giusto.

Ciò che il destino ha dato loro è ingiusto e questo lo sanno tutti così come tutti hanno perso la voglia di combattere.

La loro vittoria non avverrà mai.

Loro sono in troppi e noi troppo pochi quindi perché sperare?

Però dicono che c’è sempre speranza. E forse è questo il motivo per cui non riesco a stare fermo. Forse è per questo che cammino tra la mia gente alla ricerca di un volto che non sia triste o desolato.

Forse perché sono alla ricerca di speranza

Forse… forse….

Arrivo all’interno di una piccola piazzetta. La conosco bene perché lì mio padre mi portava ad ammirare la piccola statua che rappresentava i nostri dei. Erano 4 in tutto e non per rappresentare i quattro elementi della terra come molti poco credenti pensavano. Ma per rappresentare la Nascita, la Durata della Vita, la Morte e l’Oltre Vita.
erano i quattro dei con cui ero cresciuto ma non per pregargli di fare miracoli. Mi hanno sempre spiegato che gli dei non fanno quello che noi gli chiediamo di fare. Mi hanno insegnato a pregargli per mantenere la fiducia che finchè loro esisteranno anche noi esisteremo.

Finchè il dio della Nascita esisterà, allora i bambini nasceranno.

Finchè la dea della Vita esisterà allora anche la nostra vita continuerà.

Finchè la dea della Morte ci sarà, ci accompagnerà negli ultimi momenti della nostra esistenza.

Finchè il dio dell’Oltre Vita sarà presente potremo raggiungere il luogo di pace eterna dopo la vita.

Questi dei mi hanno insegnato a pregare e così come hanno insegnato a me, una giovane stava inchinata a pregare in quel momento.

Immobile seduta davanti alla dea della Vita e con le mani incrociate sul petto pregava.

Mi avvicino di pochi passi e sento la sua preghiera che è rivolta alla dea in cerca di speranza. Cerca speranza anche per tutti noi pregando che la dea continui ad esistere nei nostri cuori.

Solo lei è lì nella piazza, da sola.

Ecco, lei, questa ragazza da sola spera ancora che noi ce la possiamo fare.

E se lo può fare lei perché noi no? Perché tutti gli altri no? Perché quelli che la vedono semplicemente se ne vanno scuotendo la testa rammaricati? Come se fosse solo una poverina da compatire.

Prendere la decisione non è difficile.

Mi avvicino ancora e mi siedo accanto a lei nella posa di preghiera.

Lei si accorge della mia presenza e come consueto nella religione mette la sua mano sulla mia spalla così come faccio anche io poi mi metto a seguire la sua preghiera.

Non passa molto tempo che sentiamo il vociare dei bambini che prima stavano giocando.

Ci corrono dietro ma quando si accorgono di noi due si fermano incuriositi attirando anche l’attenzione di un gruppetto di persone che stavano in quel momento sistemando la paglia per cercare di rendere le case meno infiammabili.

Loro si avvicinano, sono due uomini e un ragazzo.

Dopo averci guardato un attimo i due uomini scuotono la testa pensando che io non li veda ma mi accorgo comunque del loro movimento attraverso le palpebre socchiuse.

Il giovane a differenza loro si avvicina un po’ intimorito dalla mia presenza. Dopo un respiro profondo per calmarsi però si siede in fianco a me e contemporaneamente incrociamo le braccia per appoggiare le mani sulle rispettive spalle.

L’altra mano l’allunga verso l’esterno come invito ad un altro a unirsi alla preghiera e subito il primo dei due uomini risponde al richiamo e gli si siede in fianco seguito poco dopo anche dall’altro uomo.

Così, noi cinque preghiamo in coro, lentamente e con

Il tempo non è dalla nostra parte quel giorno.

Il sole è completamente oscurato, non vuole farsi vedere. Non vuole vedere le atrocità che si sarebbero viste da lì a poche ore.

Sotto i miei piedi il pavimento sembra tremare da quanto la tensione degli uomini davanti a me è forte.

Le pareti sembrano oscurarsi e farsi nere man mano che le speranze smettono di illuminare i cuori di quella gente che pian piano comprende che probabilmente non vedrà mai più l'alba.

Mi alzo dalla sedia su cui sono stato costretto a sedere per anni e a passi molto lenti cammino tra quella gente.

Nessuno alza la testa al mio passaggio perchè tanto oramai non interessa più a nessuno.

Giro in mazzo a loro, osservo tutti e cerco di ricordare ogni volto ed ogni nome perchè sono io la causa del loro dolore e devo essere io a subirne le conseguenze.

Quel giorno non era come gli altri.

Fuori dalle quattro mura che da sempre mi hanno protetto, l'aria è pesante.

La gente non parla, cammina per le strade come fantasmi, abbraccia le persone care, piange.

Anche lì osservo i volti delle persone che per sempre rimarranno nella mia mente ma non mi fermo a parlare con nessuno.

Alcuni alzano gli occhi ma appena incontrano i miei abbassano lo sguardo e continuano per la loro strada.

Quando finalmente raggiungo il pozzo devo rallentare il mio passo serio e deciso per lasciar spazio a dei fanciulli che ignoranti di tutto giocano tra di loro.

I loro volti felici contrastano molto contro quelli delle persone lì intorno che quando lì vedono non sono in grado di rimanere a guardare e si girano dall'altra parte stravolti dal dolore.

Nessuno pensa di parlare con quei bambini e loro non si interessano dei grandi che tra le strade passano armati o che si dirigono a rafforzare i cancelli mentre le donne cercano rifugi sicuri.

Non è giusto ciò ed è solo colpa mia perchè fin dall'inizio qualsiasi fosse stata la causa la responsabilità sarebbe stata comunque la mia perchè così è giusto e così ho accettato di fare.

Arrivo al pozzo finalmente dove un uomo sta prendendo l'acqua per preparare dei carichi per spegnere gli incendi che presto scoppieranno.

Perchè le case di queste persone devono andare distrutte? Perchè le loro vite devono essere interrotte? Perchè devono fare sacrifici sapendo già di perdere comunque tutto?

Ma…

Come può il gregge di pecore salvarsi quando i lupi l’hanno completamente circondato chiudendo ogni via di fuga?

Perché questo era successo a loro. Tutt’intorno alle loro mura c’erano appostamenti e pattuglie. Avevano provato a mandare in segreto esploratori ma non erano mai tornati. Nessuno era tornato così non avevano potuto fare altro che chiudersi nelle proprie case e aspettare fin all’ultimo giorno.

Adesso non siamo più nemmeno pecore. Siamo meno di esseri che vivono perché ha noi la speranza di poter vivere ancora è stata tolta.

Ma quei bambini…

E quei giovani che si sono appena sposati finalmente con il loro amore e che ambivano ad una bella e felice vita…

Quegli anziani che non vedranno la loro famiglia crescere, che non vedranno i loro nipoti…

Quegli uomini che non vedranno i loro figli crescere…

Ciò non è giusto.

Ciò che il destino ha dato loro è ingiusto e questo lo sanno tutti così come tutti hanno perso la voglia di combattere.

La loro vittoria non avverrà mai.

Loro sono in troppi e noi troppo pochi quindi perché sperare?

Però dicono che c’è sempre speranza. E forse è questo il motivo per cui non riesco a stare fermo. Forse è per questo che cammino tra la mia gente alla ricerca di un volto che non sia triste o desolato.

Forse perché sono alla ricerca di speranza

Forse… forse….

Arrivo all’interno di una piccola piazzetta. La conosco bene perché lì mio padre mi portava ad ammirare la piccola statua che rappresentava i nostri dei. Erano 4 in tutto e non per rappresentare i quattro elementi della terra come molti poco credenti pensavano. Ma per rappresentare la Nascita, la Durata della Vita, la Morte e l’Oltre Vita.
erano i quattro dei con cui ero cresciuto ma non per pregargli di fare miracoli. Mi hanno sempre spiegato che gli dei non fanno quello che noi gli chiediamo di fare. Mi hanno insegnato a pregargli per mantenere la fiducia che finchè loro esisteranno anche noi esisteremo.

Finchè il dio della Nascita esisterà, allora i bambini nasceranno.

Finchè la dea della Vita esisterà allora anche la nostra vita continuerà.

Finchè la dea della Morte ci sarà, ci accompagnerà negli ultimi momenti della nostra esistenza.

Finchè il dio dell’Oltre Vita sarà presente potremo raggiungere il luogo di pace eterna dopo la vita.

Questi dei mi hanno insegnato a pregare e così come hanno insegnato a me, una giovane stava inchinata a pregare in quel momento.

Immobile seduta davanti alla dea della Vita e con le mani incrociate sul petto pregava.

Mi avvicino di pochi passi e sento la sua preghiera che è rivolta alla dea in cerca di speranza. Cerca speranza anche per tutti noi pregando che la dea continui ad esistere nei nostri cuori.

Solo lei è lì nella piazza, da sola.

Ecco, lei, questa ragazza da sola spera ancora che noi ce la possiamo fare.

E se lo può fare lei perché noi no? Perché tutti gli altri no? Perché quelli che la vedono semplicemente se ne vanno scuotendo la testa rammaricati? Come se fosse solo una poverina da compatire.

Prendere la decisione non è difficile.

Mi avvicino ancora e mi siedo accanto a lei nella posa di preghiera.

Lei si accorge della mia presenza e come consueto nella religione mette la sua mano sulla mia spalla così come faccio anche io poi mi metto a seguire la sua preghiera.

Non passa molto tempo che sentiamo il vociare dei bambini che prima stavano giocando.

Ci corrono dietro ma quando si accorgono di noi due si fermano incuriositi attirando anche l’attenzione di un gruppetto di persone che stavano in quel momento sistemando la paglia per cercare di rendere le case meno infiammabili.

Loro si avvicinano, sono due uomini e un ragazzo.

Dopo averci guardato un attimo i due uomini scuotono la testa pensando che io non li veda ma mi accorgo comunque del loro movimento attraverso le palpebre socchiuse.

Il giovane a differenza loro si avvicina un po’ intimorito dalla mia presenza. Dopo un respiro profondo per calmarsi però si siede in fianco a me e contemporaneamente incrociamo le braccia per appoggiare le mani sulle rispettive spalle.

L’altra mano l’allunga verso l’esterno come invito ad un altro a unirsi alla preghiera e subito il primo dei due uomini risponde al richiamo e gli si siede in fianco seguito poco dopo anche dall’altro uomo.

Così, noi cinque preghiamo in coro, lentamente e con ritmo. I bambini, che ancora ci guardano incuriositi, si avvicinano quando la ragazza gli invita a pregare con lei allungando la mano.

Un gruppo unito, questo sembriamo. Delle persone che collaborano insieme per un unico scopo. Dare speranza ai nostri cuori.

Con mio stupore altre persone si aggiungono mentre altre rimangono a guardare incuriosite e stupite.

Alcuni non seguono questa religione ma si aggiungono comunque al gruppo aiutando a renderlo più grande e più stabile fino ad arrivare al limite.

Un grande coro di voci che insieme intonano la stessa preghiera, che stanno tutti uniti.

Finita la preghiera mi alzo per primo. Tutti rimangono seduti e mi guardano.

Nei loro occhi però adesso non vedo la disperazione. Non vedo la tristezza, la solitudine.

Finalmente c’è, la speranza. La stessa in tutti gli occhi che mi guardano. La  stessa che gli unisce tutti in un grande gruppo che insieme può fare molto.

Un insieme che oggi farà molto e che io in qualità di loro re guiderò per primo perché ora non ci lasceremo andare alla paura. Le armi sono tutte pronte, le case sono protette, i più deboli hanno un rifugio più sicuro dentro al castello, ma soprattutto gli uomini hanno la determinazione di non cedere tanto facilmente la loro vita!

ritmo. I bambini, che ancora ci guardano incuriositi, si avvicinano quando la ragazza gli invita a pregare con lei allungando la mano.

Un gruppo unito, questo sembriamo. Delle persone che collaborano insieme per un unico scopo. Dare speranza ai nostri cuori.

Con mio stupore altre persone si aggiungono mentre altre rimangono a guardare incuriosite e stupite.

Alcuni non seguono questa religione ma si aggiungono comunque al gruppo aiutando a renderlo più grande e più stabile fino ad arrivare al limite.

Un grande coro di voci che insieme intonano la stessa preghiera, che stanno tutti uniti.

Finita la preghiera mi alzo per primo. Tutti rimangono seduti e mi guardano.

Nei loro occhi però adesso non vedo la disperazione. Non vedo la tristezza, la solitudine.

Finalmente c’è, la speranza. La stessa in tutti gli occhi che mi guardano. La  stessa che gli unisce tutti in un grande gruppo che insieme può fare molto.

Un insieme che oggi farà molto e che io in qualità di loro re guiderò per primo perché ora non ci lasceremo andare alla paura. Le armi sono tutte pronte, le case sono protette, i più deboli hanno un rifugio più sicuro dentro al castello, ma soprattutto gli uomini hanno la determinazione di non cedere tanto facilmente la loro vita!

ere. Non vuole vedere le atrocità che si sarebbero viste da lì a poche ore.

Sotto i miei piedi il pavimento sembra tremare da quanto la tensione degli uomini davanti a me è forte.

Le pareti sembrano oscurarsi e farsi nere man mano che le speranze smettono di illuminare i cuori di quella gente che pian piano comprende che probabilmente non vedrà mai più l'alba.

Mi alzo dalla sedia su cui sono stato costretto a sedere per anni e a passi molto lenti cammino tra quella gente.

Nessuno alza la testa al mio passaggio perchè tanto oramai non interessa più a nessuno.

Giro in mazzo a loro, osservo tutti e cerco di ricordare ogni volto ed ogni nome perchè sono io la causa del loro dolore e devo essere io a subirne le conseguenze.

Quel giorno non era come gli altri.

Fuori dalle quattro mura che da sempre mi hanno protetto, l'aria è pesante.

La gente non parla, cammina per le strade come fantasmi, abbraccia le persone care, piange.

Anche lì osservo i volti delle persone che per sempre rimarranno nella mia mente ma non mi fermo a parlare con nessuno.

Alcuni alzano gli occhi ma appena incontrano i miei abbassano lo sguardo e continuano per la loro strada.

Quando finalmente raggiungo il pozzo devo rallentare il mio passo serio e deciso per lasciar spazio a dei fanciulli che ignoranti di tutto giocano tra di loro.

I loro volti felici contrastano molto contro quelli delle persone lì intorno che quando lì vedono non sono in grado di rimanere a guardare e si girano dall'altra parte stravolti dal dolore.

Nessuno pensa di parlare con quei bambini e loro non si interessano dei grandi che tra le strade passano armati o che si dirigono a rafforzare i cancelli mentre le donne cercano rifugi sicuri.

Non è giusto ciò ed è solo colpa mia perchè fin dall'inizio qualsiasi fosse stata la causa la responsabilità sarebbe stata comunque la mia perchè così è giusto e così ho accettato di fare.

Arrivo al pozzo finalmente dove un uomo sta prendendo l'acqua per preparare dei carichi per spegnere gli incendi che presto scoppieranno.

Perchè le case di queste persone devono andare distrutte? Perchè le loro vite devono essere interrotte? Perchè devono fare sacrifici sapendo già di perdere comunque tutto?

Ma…

Come può il gregge di pecore salvarsi quando i lupi l’hanno completamente circondato chiudendo ogni via di fuga?

Perché questo era successo a loro. Tutt’intorno alle loro mura c’erano appostamenti e pattuglie. Avevano provato a mandare in segreto esploratori ma non erano mai tornati. Nessuno era tornato così non avevano potuto fare altro che chiudersi nelle proprie case e aspettare fin all’ultimo giorno.

Adesso non siamo più nemmeno pecore. Siamo meno di esseri che vivono perché ha noi la speranza di poter vivere ancora è stata tolta.

Ma quei bambini…

E quei giovani che si sono appena sposati finalmente con il loro amore e che ambivano ad una bella e felice vita…

Quegli anziani che non vedranno la loro famiglia crescere, che non vedranno i loro nipoti…

Quegli uomini che non vedranno i loro figli crescere…

Ciò non è giusto.

Ciò che il destino ha dato loro è ingiusto e questo lo sanno tutti così come tutti hanno perso la voglia di combattere.

La loro vittoria non avverrà mai.

Loro sono in troppi e noi troppo pochi quindi perché sperare?

Però dicono che c’è sempre speranza. E forse è questo il motivo per cui non riesco a stare fermo. Forse è per questo che cammino tra la mia gente alla ricerca di un volto che non sia triste o desolato.

Forse perché sono alla ricerca di speranza

Forse… forse….

Arrivo all’interno di una piccola piazzetta. La conosco bene perché lì mio padre mi portava ad ammirare la piccola statua che rappresentava i nostri dei. Erano 4 in tutto e non per rappresentare i quattro elementi della terra come molti poco credenti pensavano. Ma per rappresentare la Nascita, la Durata della Vita, la Morte e l’Oltre Vita.
erano i quattro dei con cui ero cresciuto ma non per pregargli di fare miracoli. Mi hanno sempre spiegato che gli dei non fanno quello che noi gli chiediamo di fare. Mi hanno insegnato a pregargli per mantenere la fiducia che finchè loro esisteranno anche noi esisteremo.

Finchè il dio della Nascita esisterà, allora i bambini nasceranno.

Finchè la dea della Vita esisterà allora anche la nostra vita continuerà.

Finchè la dea della Morte ci sarà, ci accompagnerà negli ultimi momenti della nostra esistenza.

Finchè il dio dell’Oltre Vita sarà presente potremo raggiungere il luogo di pace eterna dopo la vita.

Questi dei mi hanno insegnato a pregare e così come hanno insegnato a me, una giovane stava inchinata a pregare in quel momento.

Immobile seduta davanti alla dea della Vita e con le mani incrociate sul petto pregava.

Mi avvicino di pochi passi e sento la sua preghiera che è rivolta alla dea in cerca di speranza. Cerca speranza anche per tutti noi pregando che la dea continui ad esistere nei nostri cuori.

Solo lei è lì nella piazza, da sola.

Ecco, lei, questa ragazza da sola spera ancora che noi ce la possiamo fare.

E se lo può fare lei perché noi no? Perché tutti gli altri no? Perché quelli che la vedono semplicemente se ne vanno scuotendo la testa rammaricati? Come se fosse solo una poverina da compatire.

Prendere la decisione non è difficile.

Mi avvicino ancora e mi siedo accanto a lei nella posa di preghiera.

Lei si accorge della mia presenza e come consueto nella religione mette la sua mano sulla mia spalla così come faccio anche io poi mi metto a seguire la sua preghiera.

Non passa molto tempo che sentiamo il vociare dei bambini che prima stavano giocando.

Ci corrono dietro ma quando si accorgono di noi due si fermano incuriositi attirando anche l’attenzione di un gruppetto di persone che stavano in quel momento sistemando la paglia per cercare di rendere le case meno infiammabili.

Loro si avvicinano, sono due uomini e un ragazzo.

Dopo averci guardato un attimo i due uomini scuotono la testa pensando che io non li veda ma mi accorgo comunque del loro movimento attraverso le palpebre socchiuse.

Il giovane a differenza loro si avvicina un po’ intimorito dalla mia presenza. Dopo un respiro profondo per calmarsi però si siede in fianco a me e contemporaneamente incrociamo le braccia per appoggiare le mani sulle rispettive spalle.

L’altra mano l’allunga verso l’esterno come invito ad un altro a unirsi alla preghiera e subito il primo dei due uomini risponde al richiamo e gli si siede in fianco seguito poco dopo anche dall’altro uomo.

Così, noi cinque preghiamo in coro, lentamente e con ritmo. I bambini, che ancora ci guardano incuriositi, si avvicinano quando la ragazza gli invita a pregare con lei allungando la mano.

Un gruppo unito, questo sembriamo. Delle persone che collaborano insieme per un unico scopo. Dare speranza ai nostri cuori.

Con mio stupore altre persone si aggiungono mentre altre rimangono a guardare incuriosite e stupite.

Il tempo non è dalla nostra parte quel giorno.

Il sole è completamente oscurato, non vuole farsi vedere. Non vuole vedere le atrocità che si sarebbero viste da lì a poche ore.

Sotto i miei piedi il pavimento sembra tremare da quanto la tensione degli uomini davanti a me è forte.

Le pareti sembrano oscurarsi e farsi nere man mano che le speranze smettono di illuminare i cuori di quella gente che pian piano comprende che probabilmente non vedrà mai più l'alba.

Mi alzo dalla sedia su cui sono stato costretto a sedere per anni e a passi molto lenti cammino tra quella gente.

Nessuno alza la testa al mio passaggio perchè tanto oramai non interessa più a nessuno.

Giro in mazzo a loro, osservo tutti e cerco di ricordare ogni volto ed ogni nome perchè sono io la causa del loro dolore e devo essere io a subirne le conseguenze.

Quel giorno non era come gli altri.

Fuori dalle quattro mura che da sempre mi hanno protetto, l'aria è pesante.

La gente non parla, cammina per le strade come fantasmi, abbraccia le persone care, piange.

Anche lì osservo i volti delle persone che per sempre rimarranno nella mia mente ma non mi fermo a parlare con nessuno.

Alcuni alzano gli occhi ma appena incontrano i miei abbassano lo sguardo e continuano per la loro strada.

Quando finalmente raggiungo il pozzo devo rallentare il mio passo serio e deciso per lasciar spazio a dei fanciulli che ignoranti di tutto giocano tra di loro.

I loro volti felici contrastano molto contro quelli delle persone lì intorno che quando lì vedono non sono in grado di rimanere a guardare e si girano dall'altra parte stravolti dal dolore.

Nessuno pensa di parlare con quei bambini e loro non si interessano dei grandi che tra le strade passano armati o che si dirigono a rafforzare i cancelli mentre le donne cercano rifugi sicuri.

Non è giusto ciò ed è solo colpa mia perchè fin dall'inizio qualsiasi fosse stata la causa la responsabilità sarebbe stata comunque la mia perchè così è giusto e così ho accettato di fare.

Arrivo al pozzo finalmente dove un uomo sta prendendo l'acqua per preparare dei carichi per spegnere gli incendi che presto scoppieranno.

Perchè le case di queste persone devono andare distrutte? Perchè le loro vite devono essere interrotte? Perchè devono fare sacrifici sapendo già di perdere comunque tutto?

Ma…

Come può il gregge di pecore salvarsi quando i lupi l’hanno completamente circondato chiudendo ogni via di fuga?

Perché questo era successo a loro. Tutt’intorno alle loro mura c’erano appostamenti e pattuglie. Avevano provato a mandare in segreto esploratori ma non erano mai tornati. Nessuno era tornato così non avevano potuto fare altro che chiudersi nelle proprie case e aspettare fin all’ultimo giorno.

Adesso non siamo più nemmeno pecore. Siamo meno di esseri che vivono perché ha noi la speranza di poter vivere ancora è stata tolta.

Ma quei bambini…

E quei giovani che si sono appena sposati finalmente con il loro amore e che ambivano ad una bella e felice vita…

Quegli anziani che non vedranno la loro famiglia crescere, che non vedranno i loro nipoti…

Quegli uomini che non vedranno i loro figli crescere…

Ciò non è giusto.

Ciò che il destino ha dato loro è ingiusto e questo lo sanno tutti così come tutti hanno perso la voglia di combattere.

La loro vittoria non avverrà mai.

Loro sono in troppi e noi troppo pochi quindi perché sperare?

Però dicono che c’è sempre speranza. E forse è questo il motivo per cui non riesco a stare fermo. Forse è per questo che cammino tra la mia gente alla ricerca di un volto che non sia triste o desolato.

Forse perché sono alla ricerca di speranza

Forse… forse….

Arrivo all’interno di una piccola piazzetta. La conosco bene perché lì mio padre mi portava ad ammirare la piccola statua che rappresentava i nostri dei. Erano 4 in tutto e non per rappresentare i quattro elementi della terra come molti poco credenti pensavano. Ma per rappresentare la Nascita, la Durata della Vita, la Morte e l’Oltre Vita.
erano i quattro dei con cui ero cresciuto ma non per pregargli di fare miracoli. Mi hanno sempre spiegato che gli dei non fanno quello che noi gli chiediamo di fare. Mi hanno insegnato a pregargli per mantenere la fiducia che finchè loro esisteranno anche noi esisteremo.

Finchè il dio della Nascita esisterà, allora i bambini nasceranno.

Finchè la dea della Vita esisterà allora anche la nostra vita continuerà.

Finchè la dea della Morte ci sarà, ci accompagnerà negli ultimi momenti della nostra esistenza.

Finchè il dio dell’Oltre Vita sarà presente potremo raggiungere il luogo di pace eterna dopo la vita.

Questi dei mi hanno insegnato a pregare e così come hanno insegnato a me, una giovane stava inchinata a pregare in quel momento.

Immobile seduta davanti alla dea della Vita e con le mani incrociate sul petto pregava.

Mi avvicino di pochi passi e sento la sua preghiera che è rivolta alla dea in cerca di speranza. Cerca speranza anche per tutti noi pregando che la dea continui ad esistere nei nostri cuori.

Solo lei è lì nella piazza, da sola.

Ecco, lei, questa ragazza da sola spera ancora che noi ce la possiamo fare.

E se lo può fare lei perché noi no? Perché tutti gli altri no? Perché quelli che la vedono semplicemente se ne vanno scuotendo la testa rammaricati? Come se fosse solo una poverina da compatire.

Prendere la decisione non è difficile.

Mi avvicino ancora e mi siedo accanto a lei nella posa di preghiera.

Lei si accorge della mia presenza e come consueto nella religione mette la sua mano sulla mia spalla così come faccio anche io poi mi metto a seguire la sua preghiera.

Non passa molto tempo che sentiamo il vociare dei bambini che prima stavano giocando.

Ci corrono dietro ma quando si accorgono di noi due si fermano incuriositi attirando anche l’attenzione di un gruppetto di persone che stavano in quel momento sistemando la paglia per cercare di rendere le case meno infiammabili.

Loro si avvicinano, sono due uomini e un ragazzo.

Dopo averci guardato un attimo i due uomini scuotono la testa pensando che io non li veda ma mi accorgo comunque del loro movimento attraverso le palpebre socchiuse.

Il giovane a differenza loro si avvicina un po’ intimorito dalla mia presenza. Dopo un respiro profondo per calmarsi però si siede in fianco a me e contemporaneamente incrociamo le braccia per appoggiare le mani sulle rispettive spalle.

L’altra mano l’allunga verso l’esterno come invito ad un altro a unirsi alla preghiera e subito il primo dei due uomini risponde al richiamo e gli si siede in fianco seguito poco dopo anche dall’altro uomo.

Così, noi cinque preghiamo in coro, lentamente e con ritmo. I bambini, che ancora ci guardano incuriositi, si avvicinano quando la ragazza gli invita a pregare con lei allungando la mano.

Un gruppo unito, questo sembriamo. Delle persone che collaborano insieme per un unico scopo. Dare speranza ai nostri cuori.

Con mio stupore altre persone si aggiungono mentre altre rimangono a guardare incuriosite e stupite.

Alcuni non seguono questa religione ma si aggiungono comunque al gruppo aiutando a renderlo più grande e più stabile fino ad arrivare al limite.

Un grande coro di voci che insieme intonano la stessa preghiera, che stanno tutti uniti.

Finita la preghiera mi alzo per primo. Tutti rimangono seduti e mi guardano.

Nei loro occhi però adesso non vedo la disperazione. Non vedo la tristezza, la solitudine.

Finalmente c’è, la speranza. La stessa in tutti gli occhi che mi guardano. La  stessa che gli unisce tutti in un grande gruppo che insieme può fare molto.

Un insieme che oggi farà molto e che io in qualità di loro re guiderò per primo perché ora non ci lasceremo andare alla paura. Le armi sono tutte pronte, le case sono protette, i più deboli hanno un rifugio più sicuro dentro al castello, ma soprattutto gli uomini hanno la determinazione di non cedere tanto facilmente la loro vita!

Alcuni non seguono questa religione ma si aggiungono comunque al gruppo aiutando a renderlo più grande e più stabile fino ad arrivare al limite.

Un grande coro di voci che insieme intonano la stessa preghiera, che stanno tutti uniti.

Finita la preghiera mi alzo per primo. Tutti rimangono seduti e mi guardano.

Nei loro occhi però adesso non vedo la disperazione. Non vedo la tristezza, la solitudine.


Finalmente c’è, la speranza. La stessa in tutti gli occhi che mi guardano. La  stessa che gli unisce tutti in un grande gruppo che insieme può fare molto.

Un insieme che oggi farà molto e che io in qualità di loro re guiderò per primo perché ora non ci lasceremo andare alla paura. Le armi sono tutte pronte, le case sono protette, i più deboli hanno un rifugio più sicuro dentro al castello, ma soprattutto gli uomini hanno la determinazione di non cedere tanto facilmente la loro vita!

  
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