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Autore: Sakura_____    27/01/2012    2 recensioni
Konan ha un sogno strano poco prima della morte di Itachi. Entrambi sono su di una spiaggia, che poco a poco, inizia a diventare un luogo angusto nel quale Itachi rivelerà le sue verità sullo sterminio del Clan Uchiha.
“Non sono stato io” disse l’uomo, invitandola a guardare la spiaggia che diventava sempre più lunga. Di nuovo le dimensioni cambiavano, giravano, si dilatavano. Poi tornavano l’impotenza e l’incapacità di parlare. E ancora tutto svaniva, tornava ad essere ‘normale’.
Perché? Perché?
“Non sei stato tu a fare cosa, Itachi.”
{Storia partecipante al Contest "Le Dodici Stanze" indetto da ellacowgirl in Madame_Butterfly sul Forum di EFP.}
Quarto Turno.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Konan
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
- Questa storia fa parte della serie 'Konan sfida le Dodici Stanze'
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Strano
 

 
 
 
Com’ era rilassante quella leggera brezza marina che faceva profumare la pelle di salsedine; quei forti raggi solari che riscaldavano la cute.
Il rumore – suono -  delle onde mai stato così orecchiabile in quel silenzio che regnava sovrano su quella spiaggia isolata.
Eppure vi era qualcosa che riusciva a rovinare quella serenità e quella cosa era una figura, la figura di un uomo seduto all’ombra di una palma con lo sguardo fisso sul movimento delle onde.
Konan, sdraiata sulla sua brandina, non fece inizialmente caso a tale persona, troppo presa dalla quiete e dalla frescura di quel luogo. La donna necessitava urgentemente di un lungo periodo di riposo, lontana dalla frenesia e dalla continua paura di morire.
Quando però allungò la mano per poter afferrare il cocktail fresco posizionato sul tavolino bianco accanto a lei, la notò. Quella figura che se ne stava immobile e al coperto, premurandosi di non entrare in contatto con l’ambiente che lo circonda.
“Itachi?” domandò tacitamente Konan, scostando i grandi occhiali da sole dagli occhi onde osservare meglio. ‘Ma Pain non l’aveva mandata lì per rilassarsi?’ pensò tra sé la donna mentre si avvicinava cautamente al giovane uomo.
Arrivatagli davanti Itachi alzò il capo quel tanto che basta per vedere chi lo cercava e poi lo riabbassò automaticamente.
Konan non seppe proprio cosa  fare, anche se l’uomo era più piccolo di lei, nessuno era mai riuscito a scambiare poche parole con lui. Era molto bravo nelle missioni e le portava sempre a termine, a detta di Nagato che li osservava continuamente, tuttavia non parlava. Mai.
Era un tipo solitario, bhè è plausibile da una persona che ha sterminato il proprio Clan senza batter ciglio. Alla fine gli si sedette accanto e notò che era vestito. Sotto quel sole cocente. Avrebbe voluto domandargli come mai era lì, su quell’isola sperduta e chi l’aveva mandato in quel luogo. Ma allo stesso tempo si sentiva stanca e faceva quasi fatica a parlare, come se al posto delle labbra avesse due macigni.
Era surreale il fatto di trovare Itachi lì con lei. Era surreale trovarsi su quella spiaggia senza ricordare di esserci effettivamente andata.
“E’ chiaro..” sentì ad un tratto la donna. Itachi aveva parlato.
“Cosa?” chiese non avvertendo più quello strano peso. “Il mare.” Le rispose l’uomo senza mai sbilanciarsi troppo nel commentare.
Konan osservò allora il mare e confermò la descrizione di Itachi. Poi qualcosa sembrò modificarsi. Come se tutto intorno a Konan girasse per fermarsi improvvisamente  e la donna avvertì solo una mano stringere delicatamente il suo braccio e tirarla verso quelle onde. Sentì la sabbia sotto i piedi ad ogni passo compiuto e ancora quel peso tornò ad invaderla. Avrebbe voluto chiamare Itachi e dirgli che la stava trascinando in balia del mare, ma nulla uscì dalle sue labbra. Provò ad urlare con tutte la forza che aveva in corpo ma l’urlo le morì in gola.
Nel frattempo l’uomo la spingeva sempre più e Konan chiuse gli occhi spaventata per la prima volta in vita sua non da colui che aveva davanti, bensì dalla sua incapacità di muoversi o agire. Stranamente invece Itachi l’adagiò sulla brandina dalla quale si era alzata. Si guardò dietro e constatò che il tratto di spiaggia dalla palma alla brandina non era molto lungo eppure a lei sembrava di aver percorso kilometri.
“Cosa sta succedendo?” riuscì improvvisamente a dire la donna, seduta sulla brandina. Itachi la guardò e le si sedette lui accanto, questa volta. Le prese la mano ed in quell’istante Konan la sentì fredda, gelida, quasi congelata. Ma il sole splendeva alt in cielo e riscaldava i loro corpi.
“Non sono stato io” disse l’uomo, invitandola a guardare la spiaggia che diventava sempre più lunga. Di nuovo le dimensioni cambiavano, giravano, si dilatavano.  Poi tornavano l’impotenza e l’incapacità di parlare. E ancora tutto svaniva, tornava ad essere ‘normale’.
Perché? Perché?
“Non sei stato tu a fare cosa, Itachi.” Disse Konan, senza tuttavia impostare la frase come una domanda, ma come una semplice affermazione. Forse aveva capito.
“Non ho ucciso senza pietà i miei genitori e la donna che amavo.” Commentò lui e tutto intorno, il paesaggio, rimase immobile. Era Itachi quindi che faceva muovere la spiaggia, le onde e l’intera isola. Forse era sotto il controllo di un’ arte illusione, senza sapere come. L’uomo riusciva a controllare persino il sole.
Konan rimase immobile. “Mi hanno costretto, io non volevo, ma non avevo altra scelta” concluse Itachi, suscitando meraviglia nell’animo di Konan. ‘Che significava tutto ciò, perché lo stava dicendo a lei?’ pensò la donna.
Si alzò in piedi e nell’esatto momento in cui stava voltandosi verso l’uomo per avere la risposta a tutte le sue domande, la spiaggia iniziò a tremare, il sole fu coperto dalle nuvole comparse improvvisamente in cielo e le acque si scatenarono.
La donna chiuse gli occhi e non appena li riaprì era nel su letto, madida di sudore e con le lenzuola attaccate alla sua cute come un altro strato di pelle. I battiti cardiaci a mille e il respiro affannato.
Si passò una mano sulla fronte per far staccare i capelli che si erano attaccati ad essa e cercò di capire cosa fosse accaduto. Provò a ricordare gli ultimi avvenimenti e tutto ciò che le venne in mente fu Pain che le diceva di aver mandato Itachi in missione da solo. Poi il vuoto totale.
Allora aveva sognato. Era stato tutto un sogno, eppure le parole cariche di risentimento di Itachi continuavano a rimbombarle in testa, impedendole di dimenticarsene. Sembravano così vere, tuttavia il suo era solo un sogno e doveva dimenticarlo.
Si alzò dal letto e arrivata in bagno, si concesse una lunga doccia ristoratrice.
La prossima volta avrebbe sicuramente preso una lunga e calda camomilla prima di andare a letto. Ora le toccava dimenticare tutto, intanto.
Nel frattempo Itachi aveva raggiunto il luogo prestabilito, pronto ad affrontare per l’ultima volta suo fratello e calare il sipario sulla verità.
 
 
 
 
 






Appunti dell’autrice:

Salve a tutti,                                                                                                                                                     ecco qui il quarto e penultimo capitolo partecipante al Contest “Le Dodici Stanze”… sapete la carissima ella <3 ha già pubblicato tutte le classifiche ed io non ancora riesco a postare il capitolo …. A parte che queste ultime due settimane le cancellerei dalla mia memoria, tanto sono state schifose e scusate il temine, ma non sono riuscita ad aggiornare nulla ed è un miracolo che io abbia inviato questi ultimi due capitoli alla cara ella, che mi sopporta da molto ormai! ;__; Tuttavia a voi delle mie chiacchiere non importa, quindi niente : spero che il capitolo, per quanto senza senso, vi piaccia e se volete, fatemi sapere che ve ne pare! Anticipo che io Itachi non so trattarlo, quindi se vi sembra uno schifo, non preoccupatevi a dirmelo!

Ora scappo che aggiorno tutto finché posso, alla prossima,

Sakura_____ 

   
 
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