Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto
ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la
seguente storia non
mi appartengono, ma sono di proprietà di J. K. Rowling che
ne detiene tutti i
diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro
e, viceversa, gli
elementi di mia invenzione, non esistenti in Harry Potter, appartengono
solo a
me.
Credits: Il titolo è ripreso da una
puntata di Doctor Who, precisamente
la 1x09, intitolata “The empty child”. Contesto del
tutto diverso, bambino
morto che vuole ritrovare la madre e quindi terrorizza chiunque. Molto
angosciante.
Mummy?
Where’s my mummy?
Correva, correva tra la foschia densa e appiccicosa, ormai senza fiato.
Il
pianto del bambino che la chiamava continuava a risuonare nella sua
testa,
implacabile, senza che lei potesse vederlo o capire dove si trovasse.
Uno strano stridio stonò nella confusione
dell’incubo; il suo sonno era
diventato leggerissimo e fu sveglia nell’arco di un secondo,
in tempo per
vedere il suo Frank - lui, invece, non dormiva più, non ci riusciva
più
- avvicinarsi alla finestra, tendere una mano al barbagianni che aveva
turbato
la loro quiete e prendere la missiva. Il grosso rapace scosse la testa
con uno
scatto nervoso prima di tornare ad innalzarsi in volo, senza attendere
una
risposta.
«Cosa succede, Frank?», chiese Alice, e
cominciò a spaventarsi quando vide la
mano del marito tremare. «Frank, Frank, ti prego, cosa
succede?», balbettò,
alzandosi e posando i piedi scalzi sul pavimento, rabbrividendo. Il
marito le
lasciò leggere la lettera e appoggiò la fronte al
muro, tentando di controllare
le lacrime.
Era un pezzo di pergamena corto, strappato con poca cura, e la
calligrafia di
Benji Fenwick era ancora più confusa e sgrammaticata del
solito, tanto che a
metà doveva essersene accorto, poiché era passato
a scrivere in maiuscolo.
James e Lily morti, casa distrutta, il boato ha svegliato
TUTTA LA VIA. IL
PICCOLO HARRY SOPRAVVISSUTO.
VOI-SAPETE-CHI MORTO, SPARITO, NON SI SA. GENTE IMPAZZITA. È
FINITA.
«Lily… James…»,
farfugliò Alice, stordita. «Frank, avevano la
nostra stessa
età… Neville ha la stessa età di
Harry!»
Istintivamente si voltò e andò a controllare il
lettino del figlio, che dormiva
pacificamente con un dito in bocca e un piede spenzoloni nella stanza
adiacente.
«Tu-sai-chi è morto, Alice»,
sussurrò Frank, che le era venuto dietro e ora le
aveva passato un braccio sulle spalle, lo sguardo fisso sul loro
bambino.
«Neville non conoscerà mai gli orrori della
guerra, avrà una vita felice, non
dovrà preoccuparsi della sorte dei suoi amici come invece
abbiamo dovuto fare
noi».
«Neville avrà due genitori sempre accanto, Harry
no. Frank, e se fosse venuto
da noi? Se avesse scelto una qualsiasi altra famiglia? Lily…
Avevamo promesso
di vederci, quando la situazione fosse migliorata, e ora non potremo
più
farlo…», continuò la donna, sentendo il
sapore salato delle lacrime in bocca e
un’orribile sensazione di angoscia sovrastarla completamente
e stringerle lo
stomaco. Dovette sforzarsi per mantenere una respirazione regolare, per
non
farsi prendere dal panico.
«Avrebbero preferito terminare la loro vita da eroi piuttosto
che essere
esposti al ludibrio di quella banda di farabutti. Sono morti, ora non
c’è più
nulla che possa ferirli».
Alice scosse la testa, rifiutandosi di accettare la visione di Frank.
«Potevamo esserci noi al loro posto, ci hai
pensato?»
Chiuse gli occhi e posò il capo sulla spalla del marito,
venendo nuovamente
sommersa dal ricordo della nebbia e della disperazione del sogno.
Voldemort era morto, ma a quale prezzo?
“Mamma,
mamma, perché non mi senti? Perché mi hai
lasciato solo? Perché mi
hai abbandonato? Torna da me, mamma!”
Questa storia si è classificata seconda al contest “HP That night” organizzato dal Writers Arena Rewind. La consegna prevedeva di descrivere il 31 ottobre 1981 dal punto di vista di altri personaggi assenti nel prologo.
Tutti i miei complimenti alle altre podiste e partecipanti, e ovviamente un ringraziamento sentito alla giudicia, sia per la velocità dei risultati che per i bannerini!
Note dell’Autore: La famiglia Paciock, il
più grande What if? del mondo
di Harry Potter, a mio avviso. Ovviamente né Alice
né Frank possono rendersi
conto di quanto siano andati vicino alla stessa sorte dei Potter, e le
considerazioni di Alice sono angoscianti per il loro essere profetiche
senza
volerlo (sono solo le solite frasi quando si viene a conoscenza della
morte di
qualcuno di caro e simile per età o per condizione). Frank,
quando dice che
Lily e James avrebbero preferito morire piuttosto che essere lasciati
come
giochino nelle mani dei Mangiamorte, non sa che sarà invece
questa la sua fine.
Così come non sa che il figlio dovrà passare
esattamente ciò che hanno passato
loro, al contrario di quanto pensa e di quanto pronostica.
Il sogno di Alice è una comune inquietudine da madre - sono
in guerra, ha il
terrore di essere strappata dal figlio, è normale - ma, alla
fine, sono le
parole di un Neville più grande a risuonare nel sogno eterno
in cui vive e da
cui non può più svegliarsi.
C’è uno scarto temporale di diversi anni, insomma.
Benji Fenwick viene citato da Moody nel quinto libro, quando mostra la
foto del
primo Ordine della Fenice ad Harry. Di lui non si sa nulla, solo che
è stato
ucciso dai Mangiamorte. Ho immaginato che abitasse a Godric’s
Hollow e che sia
stato uno degli spettatori diretti della scena, in amicizia con i due
Paciock.
La lettera è volutamente scritta “male”,
di fretta.