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Autore: EllenJenkins    27/01/2012    2 recensioni
Ben, sopraffatto dal senso di abbandono e solitudine, cade in un profondo sonno. Di chi è quella voce che lo chiama nei suoi sogni? Potrà mai svegliarsi? Vorrà mai svegliarsi?
Bevin (KevinxBen) - Shounen-Ai
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 - Ignoscere

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Ignosco, is, ignovi, ignotum, ere, 3 intr. e tr., 1 intr., perdonare, indulgere, scusare 2 tr., perdonare

Perdonare [per-do-nà-re] v.tr. 1 non punire qlcu. per un danno o un’offesa, vincendo il risentimento 2 scusare

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-Papà!-

In pochi secondi Kevin si ritrovò la bambina che lo abbracciava stretto al collo incurante che lui non stesse ricambiando il gesto. La verità era che la sorpresa lo aveva completamente immobilizzato. Davvero si era aspettato di tutto, che lo accusasse di averle strappato Benji quando ne aveva bisogno oppure che si mettesse a piangere ininterrottamente oppure … non sapeva cosa ma di certo non … questo!

Ben sembrava altrettanto sconvolto e neanche lui si mosse per una buona manciata di secondi. Poi chiuse gli occhi e fece un profondo respiro, ma quando li riaprì la situazione non era cambiato niente. Kevin era ancora immobile con Alice attaccata a lui con una morsa ferrea

-Alice?- Fu tutto quello che riuscì a dire. Lei al sentire la sua voce si staccò e si voltò verso di lui sorridendo

-Sì, mamma?- La sua voce non sembrava minimamente turbata, anzi pareva estremamente felice e quasi tremava per l’eccitazione

-Ecco, come dire … perché hai chiamato Kevin … papà?- A quella domanda Alice sembrò accigliarsi e in quel momento Kevin non poté non pensare che quei due avevano davvero gli stessi occhi

-Bhè, tu sei la mia mamma e Kevin è il tuo ragazzo, no? Quindi lui è il mio papà!- Sorrise, felice di essersi spiegata

-Cos?- La voce gli si strozzò in gola al sentire quella parola lasciare la bocca della sua bambina

-Perché, non è vero?- Adesso sì che era confusa, aveva mal interpretato alcuni segni?

-Sì, cioè no … ecco … Cosa te lo fa pensare?- Non sapeva perché, ma era strano sentirsi dire che Kevin era il suo ragazzo detto poi dalla piccola Alice sembrava ancora più assurdo e irreale. Non sapeva più cosa pensare

-Oh, bhe. Te l’avevo detto, no, che riuscivo a sentire ciò che sentivi tu, mentre ero nell’Omnitrix- Ben ebbe la decenza di arrossire mentre Kevin sembrò destarsi dal suo torpore -È vero, all’inizio ero arrabbiata con Kevin per avermi portato via la mia mamma, ma potevo anche sentire che avevi bisogno lui. E poi lo sapevo, lo sentivo che la mia mamma non mi avrebbe lasciata sola lì, al buio- Il pensiero di quel luogo freddo e desolato le fece venire le lacrime agli occhi. Ben, non sopportando di vederla in quello stato si alzò per abbracciarla, ma Kevin fu più veloce e circondò le sua braccia forti intorno a quella piccola creatura

-Mi dispiace di averti fatto soffrire- Ben si fermò a metà strada. Era rimasto sorpreso a sentire quel tono così sincero e dispiaciuto da parte di Kevin, non si sarebbe mai immaginato qualcosa del genere da parte sue -L’unica cosa a cui stavo pensando era di riprendermi Benji. Ma dopo non ho fatto altro che avere dubbi. Continuavo a pensare a ciò che avevo fatto e mi sentivo sempre più male. So cosa significa crescere senza una famiglia, anche se io l’ho scelto. Non potevo credere di aver strappato un bambina dall’affetto di una madre, per quanto sia strano chiamare Benji così- A quel commento tutti e tre sorrisero divertiti -Spero solo che tu mi possa perdonare- Alice si girò verso di lui, che la abbracciava da dietro, e gli sorrise

-Non ti preoccupare, ti ho già perdonato … papà!- E per quanto potesse strano essere chiamato così, c’era qualcosa che in quel momento, nel sorriso di quella bambina, lo rendeva la persona più felice del mondo.

Ben, che era rimasto a guardare le due persone più importanti della sua vita, sorrise ancora di più nel constatare che in quel momento Alice e Kevin sembravano davvero padre e figlia. Si avvicinò a loro e li abbracciò entrambi, assaporando quel meraviglioso momento di pace. E finalmente non si sentiva più solo

-Che ne dite se ora torniamo a casa?- Chiese Ben e come risposta ottenne un sorriso da parte di Kevin ed un eccitato grido di affermazione da Alice -Andiamo allora-

Senza smettere un secondo di sorridere la bambina prese entrambi i ragazzi per mano, trascinandoli verso l’unica uscita del magazzino. Non c’erano parole per descrivere quanto fosse felice. Era uscita dal quel posto che le faceva paura, non era più sola, poteva stare liberamente con la sua mamma e per di più ora aveva anche un papà. Niente avrebbe potuto rovinare quel momento

-Wow di chi è quella macchina!- Esclamò quando vide la Dodge Challenge 1970 [1] parcheggiata proprio davanti a lei

-È mia, ovviamente- Rispose Kevin orgoglioso della sua piccola, già perché nonostante tutto quella macchina avrebbe sempre avuto un posto nel suo cuore

-Ovviamente- Disse Ben a metà tra il seccato e il divertito -La mia è più bella-

-Ovvio, l’ho fatta io!-

-Fantastica …- Gli occhi di Alice stavano letteralmente brillando. Ben, notando lo sguardo un attimo perso di Kevin, si affrettò a spiegare

-Alice ha una passione sfrenata per le auto- Kevin quasi non scoppiò a ridere

-Tua figlia adora le auto?- Ben fu un attimo indispettito da quel tono così incredulo -Ecco, diciamo che tu non sei proprio il tipo- Si sbrigò a spiegare dopo aver ricevuto un’occhiataccia particolarmente sinistra

-Grazie per il complimento, eh?-

-Scusa- Anche se dal tono non lo sembrava poi molto

-Posso davvero salirci?- Chiese Alice che fino a quel momento non aveva badato al battibecco dei suoi genitori

-Sì, certo tesoro- Le rispose Ben sorridendo, mentre l’aiutava a salire e ad allacciarsi la cintura. Dopo essersi assicurato che la bambina fosse al sicuro andò a sedersi al posto passeggero, mentre Kevin si posizionava al volante. Il viaggio trascorse tranquillo con Ben e Kevin che chiacchieravano e Alice che guardava stupida ed eccitata il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino

-Allora Alice, ti piace la città?- Chiese Kevin ma quando non ottenne risposta guardò preoccupato nello specchietto retrovisore nello stesso istante in cui Ben si girò per controllare cosa fosse successo. Entrambi sospirarono di sollievo quando si accorsero che si era solo addormentata

-Si deve essere stancata- Disse il giovane eroe mentre la guardava dormire -È davvero tenera quando dorme-

-Già, ti assomiglia molto- Ripose Kevin, e fu lui stesso sorpreso del tono così affettuoso che gli era venuto spontaneo al solo guardarla. Era come se la conoscesse da una vota, come se volerle così bene fosse una cosa naturale. Era possibile che in pochi minuti si fosse affezionato così tanto a quella bambina? No, non era così poco; sin dalla prima volta che l’aveva vista nell’ologramma dell’Omnitrix aveva sentito una forte emozione, quel senso innato di volerla proteggere. Era tutto così strano

-Davvero?- Ben era sembrato genuinamente sorpreso e per nulla ironico

-Bhe, sì- Fu l’intelligente risposta dell’osmosiano

-Sai, all’inizio lo pensavo anche io. Se la guardi dall’aspetto fisico mi assomiglia; ha i miei stessi occhi verdi, ma la loro forma è lievemente diversa; i suoi capelli sono di un castano un po’ più scuro e sono decisamente più selvaggi dei miei. Se fosse davvero una mia copia genetica, dovremmo avere anche gli stessi interessi, ma ha questa passione sfrenata per le auto che io non ho; è molto atletica, mentre io sono decisamente più pigro; nonostante la sua calma le piace vedere le cose che si distruggono; ama la tecnologia e tutto ciò che ne deriva tanto da parlarmene per ore intere- Ben si fermò all’improvviso, come assorto in chissà quali pensieri. Kevin lo guardò con la coda dell’occhio sperando di non essere lascito così sulle spine -Sai- Riprese poi all’improvviso -Più ci penso più mi sembra che lei ti somigli-

-Stai scherzando? Com’è possibile? Lei è nata dal tuo Omnitrix! Io cosa centro?-

-Stai tranquillo, la mia era solo un’osservazione. Ora sono troppo stanco per pensarci- Rispose Ben appoggiando la testa al sedile e chiudendo gli occhi

-Hey, Benji non ti addormentare anche tu, non vi posso portare in braccio entrambi- Esclamò cercando di svegliare il ragazzo ma non la bambina seduta dietro di lui

-Hum, siamo arrivati?- Chiese notando che la macchina si era fermata

-Sì, avanti scendi. Prendo io Alice- Entrambi erano troppo stanchi e affaticati dagli eventi della giornata per notare la figura seduta davanti alla porta nella debole luce del tramonto. Kevin prese in braccio la bambina che dopo aver un attimo stropicciato gli occhi lo guardò e gli chiese

-Papà?- Era ancora un suono piuttosto estraneo alle sue orecchie ma stranamente iniziava a farci l’abitudine, anche più in fretta del previsto

-Sì, sono io. Ora entriamo in casa così puoi riposare tranquillamente- Lei annuì e sistemò la testa sulla sua spalla e richiuse gli occhi, non tornando però a dormire

-Ben, Kevin, dove eravate finti?! È tutto il giorno che vi cerco- I due ragazzi si girarono verso la voce che li aveva chiamati e che proveniva dalla porta della casa, ma non dovettero vederla per capire chi era

-Gwen- Il tono era uscito più infuriato e scontroso di quanto Ben non avesse voluto. Era arrabbiato con lei per non avergli creduto, ma in fondo lei era sempre sua cugina e le voleva bene come se fosse sua sorella. Diciamo che forse più che arrabbiato si sentiva tradito

-Ragazzi, dove erava…- Si fermò quando fu vicina abbastanza da notare la bambina tra le braccia di Kevin. Inconsciamente trattenne il respiro -…te. Lei è …-

-Sì, è Alice-

-Non ci posso credere. Allora era davvero …-

-Te l’avevo detto che era reale- In quel momento Ben si era aspettato di tutto, davvero tutto tranne che Gwen si mettesse a piangere

-M-Mi dispiace- La voce era rotta dai singhiozzi. Entrambi erano rimasti scioccati, Gwen non piangeva mai, anche se Kevin sapeva che aveva pianto fino a non aver più lacrime quando pensava che suo cugino non si sarebbe più svegliato

-Hey Gwen, non c’è bisogno …- Ma Ben non sapeva cosa dire per farla stare meglio. Non avrebbe mai pensato che sua cugina, così forte e indipendente, potesse ridursi in quello stato

-È colpa mia se sei entrato in quel coma! È colpa mia se eri così distrutto quando ti sei risvegliato, perché non ti ho creduto! Ero così arrabbiata con me stessa che ad un certo punto ho voluto addossare la colpa su qualcun altro. Ho avuto paura di non rivederti più, mi sentivo così male volevo solo riportarti indietro- Le sue frasi iniziavano a non avere più un filo logico e questo iniziava a preoccupare i due ragazzi

In quello stesso momento Alice parve destarsi dal suo stato di torpore e si divincolò nella presa di Kevin, facendogli capire che voleva scendere. Una volta con i piedi per terra si avvicinò alla ragazza traballando un po’ e sbadigliando appena, con gli occhi che le si chiudevano per il sonno. Una volta che le fu davanti le mise una mano sui capelli rossi, mentre con l’altra si stropicciava gli occhi cercando di restare sveglia. Gwen a quel contatto alzò la testa e incontrò il stupendo sorriso di Alice

-Zia Gwen, va tutto bene- E forse per via di quelle parole o forse per il fatto che quel sorriso era così simile a quello di suo cugino, la ragazza si lasciò completamente andare abbracciando quella bambina come se fosse la sua unica via di salvezza. Ben sorrise e ancora una volta si chiese come Alice sapesse sempre trovare le parole giuste per far felici le persone

-Gwen, andiamo entriamo in casa. Ormai è buio e siamo tutti stanchi- La ragazza alzò lo sguardo verso suo cugino e si stupì di vederlo sorridere verso di lei mentre le offriva una mano per alzarsi -Siamo fortunati che Kevin ha una stanza per gli ospiti- Lei ricambio debolmente il suo sorriso e accettò l’aiuto -Alice può dormire con noi per stanotte- La bambina sorrise mentre Kevin la prese in braccio. Sebbene fosse stanca era anche davvero felice di poter passare la notte con i suoi genitori

-Io porto Alice di sopra- Riferì l’osmosiano appena entrati in casa -È crollata di colpo appena l’ho presa in braccio. Nel ripostiglio c’è un scatolone con dei vecchi vestiti di mia madre. Forse c’è qualcosa che va bene a Gwen- Entrambi i cugini lo guardarono un attimo scioccati, ma fu Ben vociferare i loro pensieri

-Perché tieni in casa tua dei vecchi vestiti di tua madre?-

-E che ne so?!- Urlò sottovoce cercando di non svegliare la bambina che intanto se la ronfava alla grande -Me li ha mollati qui quando ho preso questo appartamento; mi sono ricordato ora della loro esistenza- Le sue parole si persero nel corridoio mentre si avviava verso la sua stanza, che quella notte no avrebbe condiviso solo con Benji ma anche con la piccola Alice

-Andiamo, di qua- Disse indicando la strada a Gwen mentre rideva sotto i baffi. Subito calò il silenzio, interrotto solo dai loro passi fino a che la ragazza non ce la fece più e disse

-Davvero Ben, mi dispiace …-

-Gwen, ho detto che non ti devi preoccupare. Era normale in fondo non credermi e …-

-NO!- Urlò lei e il suono sembrò rimbombare per tutti i muri della casa. Ben spalancò gli occhi sorpreso da quello esplosione improvvisa -Cioè … sì- Disse questa volta con un tono decisamente più calmo -Mi dispiace anche per quello, ma quello che volevo dire- Fece un profondo respiro -Voglio scusarmi del mio comportamento prima che accadesse tutto questo. Ero così presa da me stessa, dai miei esami, dalla mia vita che non mi sono accorta di quanto stessi soffrendo, di quanto ti sentissi solo e abbandonato. Ero sempre stata abituata a vedere che te la cavavi da solo per anche pensare che avessi bisogno di aiuto, del mio aiuto. Dannazione, ho lasciato che entrassi in coma prima di capire il mio errore-

-Gwen, in effetti mi sentivo solo e abbandonato e mi sembrava che a nessuno importasse niente di me. Ma ora, con il senno di poi, mi sembra di aver reagito in maniera fin troppo esagerata. Mi scuso per- Le sue parole furono interrotte da Gwen che lo abbracciò di slancio

-Non ti devi assolutamente scusare, hai capito?! Per una volta puoi ammettere le tue debolezze e dire che avevi bisogno di aiuto. Non puoi fare sempre tutto quanto da solo. Lo so che non è egoismo ma che cerchi di risparmiarci dal preoccuparci e farci soffrire, ma il risultato è esattamente l’opposto. Ci preoccupiamo e soffriamo. E per una volta accetta le mie scuse, dimmi che mi perdoni, senza dirmi che non è colpa mia. Se no non riuscirò mai a superarlo- Ben sembrò avere un attimo di esitazione, come se dovesse assimilare tutte le informazioni ricevute, ma poi ricambiò l’abbraccio e sorridendo rispose

-Okay, accetto le tue scuse, cugina, ti perdono- Lei sorrise ma non accennò a staccarsi, ancora no le sembrava vero che Ben fosse in piedi, vivo e vegeto, non in coma o in uno stato comatoso

-Ti voglio bene, cugino-

-Anche io-

*Owari Cap. 9*

[1] Okay dovrebbe essere il modello a cui si sono ispirati per la macchina di Kevin nella versione animata, mentre nel film Ben 10: Alien Swarm si rifà alla Dodge Challenge 2008 (informazioni trovate sul web, non sono per nulla esperta di auto)

-Konnichiwa- ndRan&Jane
-Oooooookaaaaay, questo capitolo è un po’ così di passaggio, nel prossimo si scopriranno le vere origini di Alice, in pratica come sia stato possibile che la piccola si sia creata nell’Omnitrix- ndRan
-Come nota di servizio, per tutti gli appassionati di anime, manga, Giappone, yaoi, slash e simili abbiamo creato una pagina su Facebook Otaku & Yaoi Shrine. La potete trovare a questo indirizzo:
http://www.facebook.com/pages/Otaku–Yaoi–Shrine/214716838611235- ndJane
-Ci stiamo facendo un po’ di pubblicità quindi almeno fateci un saltino e se vi piace mettetelo un Mi Piace! Onegai!- ndRan
-Che per favore! Io li minaccio …- ndJane
-Jane! Stai buona ora li salutiamo e chiediamo di farci taaaante belle recensioni, okay?- ndRan
-Uff, okay. Però sei davvero banale- ndJane
-No, ho solo il buon senso. Allora alla prossima con gli ultimi capitoli. Kissu- ndRan

   
 
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