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Autore: _Pandora_    27/01/2012    2 recensioni
Vi è mai capitato di sentir dire in giro frasi come "Un libro non letto è un libro morto" o “Si immaginano le cose per far sì che non accadano” oppure "Quando si ferisce qualcuno si vuole ferire sé stessi" o ancora "Se incontrassi la morte cosa le chiederesti"?
A me sì, e ogni volta ci ho riflettuto sopra.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi è mai capitato di sentir dire in giro frasi come "Un libro non letto è un libro morto" o “Si immaginano le cose per far sì che non accadano” oppure "Quando si ferisce qualcuno si vuole ferire sé stessi" o ancora "Se incontrassi la morte, cosa le chiederesti"?

A me sì, e ogni volta ci ho riflettuto sopra.

 

 

“Un libro non letto è un libro morto”

Quante volte  vi è capitato di vedere un libro dalla copertina interessante attraverso la vetrina di una libreria e di volerlo comprare anche senza sapere esattamente di cosa parla?

A me tantissime.

Mi viene spessissimo voglia di entrare in libreria tanto per fare qualcosa, e ogni volta ne esco con almeno due libri dei quali ho letto a mala pena la trama.

Purtroppo è assai frequente che i libri comprati mi deludano molto o mi annoino, e ogni volta, non potendoli restituire, mi limito a metterli sulla mensola della mia camera fino a quando, non sapendo che fare, li leggerò; O magari sarà qualcun altro a farlo al posto mio.

In breve, ho moltissimi libri di cui ho letto solo le prime pagine, e perciò “non letti”.

Ogni volta che penso alla frase “Un libro non letto è un libro molto” mi viene in automatico di sentirmi in colpa, anche se non credo alla veridicità della frase.

Pensandoci bene però…  un libro è sentimento in quanto racchiude tutte le emozioni di chi si è impegnato a scriverlo parola per parola, quindi forse non è del tutto sbagliata come frase; però in questo caso più che “ferire” il libro si ferisce l’autore che l’ha scritto…

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“Si immaginano le cose per far sì che non accadano”

Ogni volta che desidero qualcosa… la immagino.

Sia che si tratti di un oggetto o di un’azione che vorrei compiere ma non ci riesco.

Perché immaginare è sinonimo di sognare, e sognare significa avere “speranza” e “fede” nelle proprie capacità.

Quando desidero qualcosa ardentemente ma so che dovrà passarne di tempo prima di riuscire ad ottenerla, vago con la mente in luoghi ignoti anche a me stessa e immagino di aver conquistato, dopo tanta fatica, ciò che volevo.

Al contrario cerco sempre di non immaginare scene tristi o spaventose, immagini riguardanti cose che “non desidero”, perché credo che se si immagina qualcosa quel “qualcosa” rimarrà per sempre impresso nella propria memoria e anche quando si crederà di averlo dimenticato “lui” ci sarà ancora, nascosto nell’angolo più remoto della mente e del cuore.

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“Quando si ferisce qualcuno si vuole ferire sé stessi”

Questa diceria che ho sentito in giro è la frase a cui credo di più ma allo stesso tempo di meno.

Nel mondo ci sono persone che soffrono ma non lo danno a vedere e invece di sfogarsi in un pianto, magari solitario, finiscono per fare sciocchezze e far del male agli altri.

Badate che io non mi riferisco solo al male fisico ma anche al male provocato da una frase per nulla gentile, perché si sa: “Le parole alla volte sanno essere più taglienti della lama di una spada”.

Quando qualcuno vuole soffrire, vuole farsi del male da solo ma non fisicamente, aspetta “l’occasione” per sfogarsi su qualcun altro: la classica “goccia che fa traboccare il vado” insomma.

Il male che ci si fa quando ce la prendiamo con qualcuno, magari una persona a noi cara, non è per nulla paragonabile a quello fisico provocato da un livido o da una ferita: è molto maggiore e peggiore! È come se una lama affilata ti lacerasse il petto!

Tuttavia può capitare che questo “ferirsi da solo” sia del tutto casuale e non sia stato scaturito da un proprio desiderio.

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“Se incontrassi la morte, cosa le chiederesti?”

Un giorno, poco tempo fa, mio padre mi ha chiesto proprio questo.

Non so perché me l’abbia chiesto né come gli sia venuta in mente questa domanda così all’improvviso, però non appena l’ho sentita ho automaticamente iniziato a pensare.

All’inizio non ho risposto e me ne sono andata dalla stanza per riflettere un po’ per conto mio; dopo averci pensato su parecchio tempo sono tornata da lui e gli ho risposto: -Perché esisti? Ecco cosa le chiederei-

Lui non si è sorpreso per nulla e mi ha detto subito: -Allora lei risponderebbe che esiste perché siamo noi che la facciamo esistere-

“che bella risposta” ho pensato subito per nulla soddisfatta, perché al contrario di lui io un’affermazione del genere non me la sarei mai immaginata.

 

Questi sono i miei pensieri, spero siano stati graditi.

  
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