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Autore: Contessa    27/01/2012    5 recensioni
La porta dell’ufficio di Hermione Granger si aprì all’improvviso; la corrente d’aria creata fece spargere in giro parecchi fogli che si trovavano sulla scrivania.
“Rose, ti avevo detto di non aprire la porta all’improvviso!” esclamò Hermione alzandosi dalla sedia ed iniziando a raccogliere i fogli.
“Ops. Scusa, mamma.” disse una voce che non era decisamente quella di Rose. Hermione alzò di scatto la testa.
“Malfoy.”
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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THE FUNERAL OF HEARTS

 

 

The funeral of hearts

And a plea for mercy

When love is a gun

Separating me from you

 

La porta dell’ufficio di Hermione Granger si aprì all’improvviso; la corrente d’aria creata fece spargere in giro parecchi fogli che si trovavano sulla scrivania.

“Rose, ti avevo detto di non aprire la porta all’improvviso!” esclamò Hermione alzandosi dalla sedia ed iniziando a raccogliere i fogli.

“Ops. Scusa, mamma.” disse una voce che non era decisamente quella di Rose. Hermione alzò di scatto la testa.

“Malfoy.” mormorò. Come suonava strano quel nome sulle sue labbra… da quanti anni non lo pronunciava?

“Anch’io sono molto felice di vederti, certo.” rispose lui con un sorriso. Chiuse la porta e si guardò attorno con curiosità, come se fosse un turista capitato lì per caso. Ovviamente non accennò nemmeno ad aiutarla a raccogliere i fogli.

“Cosa ci fai qui?” chiese Hermione a testa bassa, ancora china per terra. Vedeva solo le sue scarpe, scure ed eleganti, che si muovevano per la stanza.

“Oh, ero nei paraggi...” rispose Draco con un gesto vago della mano. Lei gli lanciò un’occhiataccia.

“Ti prego.” disse alzandosi in piedi, i fogli stretti tra le braccia.

“Quella foto non c’era, l’ultima volta che sono stato qui. – disse lui prendendo in mano una cornice dalla scrivania. Hermione, Ron, Rose e Hugo lo salutarono, sorridenti e abbronzati, da una spiaggia. – Molto bella.” aggiunse con una smorfia rimettendola al suo posto.

“Lei è qui. Mentre tu, Draco, non dovresti esserlo.” disse duramente Hermione.

“Lo so, ovviamente. – rispose guardandosi ancora in giro. Su una sedia notò un golf e uno zainetto, entrambi azzurri. – Sono suoi?” chiese indicandoli. Hermione annuì velocemente.

“Da quando ha ricevuto la lettera per Hogwarts non vedeva l’ora di venire qui; nel pomeriggio andremo a Diagon Alley a comprare tutto il necessario.” rispose, una punta di tenerezza nella voce. Appoggiò sulla scrivania i fogli che aveva raccolto e sistemò meglio il golf sulla sedia, sebbene fosse già perfetto.

“Volevo vederla. – disse Draco dopo qualche secondo di silenzio. Hermione fissò ostinatamente la sedia, non osando guardarlo in faccia. – Ti ricordi quella cosa che avevi detto a proposito del dimenticare tutto, o almeno soffocare quegli stupidi sentimenti? Ecco, non ce l’ho fatta.”

“Sono passati più di dieci anni.” disse Hermione, spostando lo sguardo sul pavimento.

“Undici anni e dieci mesi, per la precisione. Quando qualcuno muore gli facciamo un funerale, no? Il mio cuore sta morendo lentamente da dieci anni, Hermione, ma non posso ancora celebrare il suo funerale.”

“Draco…” come suonava bene il suo nome, detto da lei. Ogni durezza sembrava scomparire; sembrava quasi una parola d’amore, sussurrata nel buio…

Lui si era avvicinato a lei di un passo, la mano tesa verso la sua guancia, quando la porta si aprì, ancora una volta all’improvviso.

“Mamma, guarda cosa mi hanno regalato!” esclamò Rose entrando nell’ufficio di corsa.

Draco si allontanò da Hermione con un balzo, mentre lei si chinò a raccogliere i fogli appena sistemati e nuovamente caduti. Un’ottima scusa per non dover mostrare che aveva gli occhi lucidi.

“Oh, scusa mamma.” disse Rose quando vide Draco. Non lo conosceva, anche se le sembrava di averlo già visto da qualche parte, e lo osservò con attenzione.

Draco ricambiò lo sguardo: la ragazzina, piccola ma proporzionata, somigliava molto alla madre. Gli stessi occhi intelligenti e mobili, gli stessi denti un po’ pronunciati, gli stessi capelli crespi… Draco si soffermò proprio sui suoi capelli: dove quelli di Hermione assumevano riflessi ramati, quelli della ragazzina erano dorati. Sorrise, trattenendosi a stento dall’accarezzarle la testa.

“Non ti preoccupare, me ne stavo andando. – disse rivolto a Rose. – Piacere, Draco Malfoy.” aggiunse tendendole una mano. Lei lo guardò ancora un secondo con una diffidenza tutta infantile, che per una volta non aveva niente a che fare con il passato di Draco o la reputazione della sua famiglia.

“Rose Weasley.” disse infine la ragazzina stringendogli la mano con solennità. Hermione li guardò a metà tra il divertito e il perplesso, pensando a cos’avrebbe detto Ron di quella nuova amicizia.

“Mamma, guarda! Me l’ha regalata un signore molto gentile dell’Ufficio del nonno. E’ un suo amico, l’ha fatta a mano.” disse rivolgendosi alla madre.

Si avvicinò a lei, aprendo la mano con il palmo rivolto verso l’alto per mostrare quello che stringeva. Una piccola farfalla di carta dispiegò lentamente le ali. Quando Hermione la toccò si librò a pochi centimetri dalla mano di Rose, sotto il suo sguardo ammirato.

“Molto bella.” disse Hermione con un sorriso.

“Ha detto che si chiama origami. – disse la ragazzina con un’aria un po’ saputella che fece sorridere Draco. – Oh, mi scusi, guardi anche lei!” aggiunse riacciuffando velocemente la farfalla e avvicinandosi all’uomo. Draco arrossì lievemente, imbarazzato e colpito da quella dimostrazione d’attenzione. Annuì un paio di volte guardando con interesse la farfalla.

“Qual è il tuo colore preferito?” le chiese poi estraendo la bacchetta da una tasca.

“Azzurro!” rispose Rose senza esitazione. Draco sorrise nel gettare un’occhiata allo zaino e al golf.

“Chiudi le mani. – le disse gentilmente; la bambina obbedì, impaziente e incuriosita. Draco mosse piano la bacchetta sopra le mani di Rose. – Aprile pure.” disse infine.

Rose le riaprì subito e osservò la farfalla alzarsi in volo: ad ogni leggerissimo battito d’ali queste risplendevano di una diversa tonalità d’azzurro.

“Grazie! Grazie, signor Malfoy! – esclamò subito Rose.  – Mamma, guarda! Hai visto?” aggiunse rivolta alla madre. Hermione sorrise velocemente. Rose non notò che aveva gli occhi lucidi; Draco sì.

“E’ molto bella.” disse la donna annuendo.

“Ora devo proprio andare.” disse Draco dopo pochi secondi, strappando Rose all’incanto della farfalla.

“Di già? Ma tornerà, vero? E m’insegnerà quello che ha fatto? Oggi andrò a comprare la bacchetta!” disse velocemente. Draco riconobbe l’irresistibile parlantina della madre.

“Certo. – rispose con uno dei suoi rari sorrisi. – A presto, Rose. Ciao, Hermione.” aggiunse uscendo. La sua ultima parola aleggiò nella stanza come una maledizione, o almeno così sembrò alla donna.

“Mi sta simpatico, il signor Malfoy.” disse allegramente Rose, seguendo con lo sguardo la farfalla per stanza.

“Anche a me. Anche a me…” rispose Hermione.

 

***

 

“Domenica mi sposo.” disse Draco con noncuranza.

Era un mercoledì grigio come solo i giorni inglesi sanno essere; erano stesi sul letto in una stanza di un albergo di lusso poco fuori Londra. Inutile dire che Draco, abituato sempre al meglio, si era rifiutato di mettere piede in uno dei modesti alberghi proposti da Hermione quando i loro uffici e le rispettive abitazioni erano diventati troppo pericolosi per i loro incontri.

“Congratulazioni.” rispose Hermione, senza neanche prendere la briga di fingere entusiasmo.

“Lo sapevi già?”

“Ovviamente. Credevi forse di riuscire a tenere segreta una cosa del genere? L’ha annunciato anche la Gazzetta del Profeta. – rispose lei con un sorrisetto. – Stavo giusto aspettando che me lo dicessi tu.”

“Non sapevo come dirtelo. – mormorò Draco. Hermione non rispose; sistemò distrattamente le lenzuola, fingendo di non aver sentito. – Astoria ha insistito così tanto con la storia del matrimonio che alla fine ho dovuto cedere, sai com’è. - aggiunse poi cercando di sdrammatizzare. Hermione annuì. Tacquero per qualche minuto. – Hai intenzione di tenere ancora a lungo quell’espressione offesa?” le chiese infine, chiaramente irritato.

“Non sono per niente offesa.” replicò Hermione alzando le spalle.

“Bugiarda. Sei offesa, tremendamente offesa. Ed anche umiliata, e arrabbiata. Sei furiosa con te stessa perché sai di avere torto, e non puoi farci niente. – disse Draco. Hermione si alzò dal letto senza degnarlo di uno sguardo e iniziò a vestirsi. – Vuoi sapere com’è l’anello di fidanzamento? – le chiese all’improvviso. Lei non rispose. – Il mio vestito? I fiori che abbiamo scelto? No? Niente?...” continuò guardandola. Sembrava che lei avesse molta fretta, a giudicare dal modo in cui si stava rivestendo; a un certo punto inciampò nei pantaloni nella foga di rimetterseli e allontanarsi contemporaneamente dal letto.

“Hermione. – disse piano Draco. – Hermione. Hermione, fermati. – lei si bloccò, come se lui avesse lanciato un incantesimo, ma non alzò lo sguardo su di lui. – Guardami. – lei scosse la testa. – Guardami, Hermione. Se ne hai il coraggio.”

La testa ancora bassa, lei ridacchiò; camminò velocemente verso il letto e vi si buttò sopra, vestita solo per metà. Draco la attirò vicino a sé e sistemò la sua testa riccia sulle proprie ginocchia, accarezzandola lentamente.

“Non posso resistere a una prova di coraggio. Sei una dannata serpe.” disse Hermione, il volto nascosto contro il ventre di lui.

“L’hai sempre saputo, non è certo una novità. – ribatté tranquillamente. – Non riesci neanche più a guardarmi?...”

“No.”

“E’ finita, quindi?” sospirò Draco.

“Sì. – la voce di Hermione era debole; non aveva più nulla del tono autoritario e saccente dei giorni di Hogwarts. – Sapevamo che sarebbe arrivato questo momento.” aggiunse come se quella fosse una verità ormai assodata.

“Doppiamente bugiarda. – ribatté Draco tirandole i capelli per dispetto. – I momenti non arrivano da soli, Hermione; siamo noi che li facciamo arrivare. Le storie finiscono quando noi lo vogliamo.”

“Non posso più andare avanti così.”

“E allora lascia tuo marito.”

“Non posso farlo.”

Draco rise.

“Non puoi? Non vuoi, forse. Non c’è nulla d’impossibile per te, e lo sai. Nessuno avrebbe mai scommesso uno zellino su di te: l’ultima dei Mezzosangue, - non c’era più disprezzo in quell’ultima parola; non ce n’era più da molto tempo. – insignificante e sconosciuta. Eppure hai scalato ogni gradino che ti si parava davanti, fino alla vetta. In tutto. Ogni materia, ogni campo, ogni cuore…”

“Non posso farlo.” ripeté lei quasi meccanicamente.

“Non vuoi farlo. – la corresse ancora Draco. – Hai affrontato senza paura il Signore Oscuro quand’eri solo una ragazzina, e ora non puoi lasciare quell’imbecille di Weasley?”

“Ron non è un imbecille.” disse piano Hermione.

“Non puoi ammettere di aver fatto un errore sposandolo, ecco che cosa non vuoi fare. – disse Draco senza dar segno di aver sentito la sua flebile protesta. Continuava ad accarezzarle i capelli, ma ora c’era qualcosa di violento in quel gesto, qualcosa di ossessivo. – Il fallimento e l’errore non sono concetti che conosci, perciò fai finta che vada tutto bene e neghi persino a te stessa la realtà. Cancelli meticolosamente ogni traccia di quello che provi davvero, ogni spia d’allarme. E ora stai cercando di cancellare anche me.”

“Mi dispiace.” disse semplicemente Hermione.

“A me dispiace per te. Non dev’essere divertente vivere negando anche i propri sentimenti, immagino. – replicò lui con falsa leggerezza. Aveva smesso di accarezzarle i capelli; Hermione poteva sentire le sue mani tremare, appoggiate sulla propria testa. – Io ero pronto a gettare tutto all’aria, Hermione.” disse infine.

Tacquero a lungo, sopraffatti dall’emozione, entrambi desiderosi d’imprimere nella memoria quegli ultimi momenti insieme.

“Guardami. – disse Draco rompendo il silenzio. Lei obbedì, troppo spossata per cercare di resistergli ancora. – Verrai al mio matrimonio. – non era una richiesta, lei lo capì subito. – Starai in fondo, ovviamente; non è il caso di farci scoprire proprio adesso. Ma voglio vederti, quel giorno. E voglio sentire il tuo sguardo su di me mentre giuro di passare tutta la mia vita con un’altra donna.”

Hermione annuì.

“Ci sarò.” rispose.

Ma quella domenica lei non venne.

Draco l’aveva cercata con gli occhi tra tutti i presenti mentre aspettava l’arrivo della sposa. La sua agitazione venne scambiata per semplice ansia da matrimonio. Eppure, mentre infilava la fede al dito di Astoria, pensava a tutto fuorché a lei.

Due settimane dopo, una volta tornato dalla luna di miele, apprese la notizia; al Ministero ormai non si parlava d’altro.

Hermione Granger in Weasley era incinta.

 

***

 

“Mamma, quello era il signor Malfoy?” chiese Rose indicando il punto della banchina in cui avevano guardato i genitori e gli zii. Hermione annuì.

“Sì, tesoro; adesso saluta gli altri e salta sul treno, ok?” disse baciandole la fronte. La ragazzina le diede un veloce abbraccio, prima di andare a salutare il fratello.

Hermione gettò un’altra occhiata al punto in cui lui era comparso, ma ormai non c’era più. Sospirò. Aveva scoperto di essere incinta proprio il giorno del suo matrimonio. Si era alzata di buon’ora, decisa a propinare a Ron una scusa qualsiasi per la sua uscita domenicale, ma non era andata al di là del bagno, dove aveva avuto un mancamento. Qualche ora dopo, quando finalmente riuscì a calmare la nausea, aveva controllato il taccuino su cui era solita segnare la data del ciclo: aveva un ritardo di dieci giorni. In serata ebbe la certezza di essere incinta; Ron era felicissimo.

Non aveva mai fatto un test di paternità, in tutti quegli anni; aveva deciso che vivere nel dubbio era meglio che torturarsi nel segreto di un’inconfessabile certezza. A seconda dei giorni, le piaceva pensare che Rose fosse figlia di Draco. Lui non le aveva mai chiesto niente, non si era neanche più fatto vivo; si era chiesta spesso come avesse interpretato la sua assenza al matrimonio.

Ma l’incontro avvenuto a luglio l’aveva turbata molto, non poteva negarlo; quando Ron, premuroso, le aveva chiesto se fosse successo qualcosa, lei gli aveva semplicemente detto di avere un forte mal di testa.

La voce di Rose la riscosse dai suoi pensieri.

“A presto, mamma! Ti scriverò tutti i giorni!” stava dicendo, sporgendosi dal finestrino del treno. Hermione le sorrise, alzando la mano per rispondere al suo saluto, quando vide il viso di Draco riflesso nel finestrino davanti a sé. Sostenne il suo sguardo solo per qualche secondo, prima di essere distratta da Ginny. Quando si voltò per cercarlo, intravide solo una testa bionda tra la folla.

Ti ricordi quella cosa che avevi detto a proposito del dimenticare tutto, o almeno soffocare quegli stupidi sentimenti? Ecco, non ce l’ho fatta. Quando qualcuno muore gli facciamo un funerale, no? Il mio cuore sta morendo lentamente da dieci anni, Hermione, ma non posso ancora celebrare il suo funerale.

“Neanch’io ce l’ho fatta, Draco. Neanch’io.” disse al vento.

 

 

Allora, questa storia fa parte del ciclo di fan fiction ispirate a canzoni degli HIM che avevo scritto ormai tre anni fa durante le mie prime lezioni universitarie, insieme a “Right Here In My Arms” e “Salt In Our Wounds”; ieri l’ho ritrovata sepolta tra disegni e scene a caso di altre storie mai scritte, e dato era già completa ho deciso di risistemarla un po’. Credo che ormai si sia capito che scriverei qualsiasi cosa su Draco e Hermione, eh? XD

Spero che questa one shot senza troppe pretese vi sia piaciuta.

A presto,

Contessa

   
 
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