Autore: Eralery.
Titolo: No need to
say goodbye.
Personaggi: Caspian, Susan Pevensie.
Genere: Romantico, Introspettivo, Malinconico.
Rating: Verde.
Introduzione: Non c’è bisogno di dirsi addio,
significava.
Non c’è bisogno di dirsi addio, voleva che
significasse. Finse di esserne certo, perché in fondo un po’ lo era, mentre
raddrizzava il capo e imitava il suo lieve incresparsi di labbra in un triste
sorriso – un sorriso che non doveva sapere di addio, solo di sentimenti mai
detti e, forse, appena capiti appieno.
NdA: provate a
leggerla con la sigla finale del secondo film “The Call”, di Regina Spektor, in
sottofondo. Il titolo e la storia sono ispirate ad essa.
.“No need to say goodbye”.
Caspian sentiva il suo corpo che tentava
invano di protendersi in avanti, sentiva i suoi piedi che tentavano di portarlo
avanti, sentiva il suo cuore che batteva furiosamente nella gabbia toracica,
sentiva gli occhi pungere di lacrime inesistenti, sentiva sulle labbra il
sapore di quelle di Susan, sentiva il suo profumo ancora accanto a sé.
Ma nonostante tutto ciò, c’era sempre
qualcosa che gli impediva di dare voce al grido che aveva in gola. Susan era
lì, non era molto distante, non c’era nemmeno bisogno di urlare, bastava
parlare normalmente; ma c’era qualcosa che gli impediva di fare anche solo
quello.
La guardò camminare verso l’arco, il
passo lento mentre il vestito azzurro veniva sollevato appena da quel vento
che, traditore, portava nuovamente il suo profumo lì, investendolo e
stordendolo senza pietà. La guardò mentre le sue scarpe calpestavano per
l’ultima volta l’erba che lui, invece, avrebbe calpestato ancora e ancora, fino
alla fine dei suoi giorni, che magari nel suo
mondo equivalevano ad un giorno solo.
Caspian si chiese se, per caso, alla sua
morte Susan si sarebbe dimenticata di lui, come se non fosse successo niente.
Come se lui fosse stato solo l’ennesimo elemento di quel sogno bellissimo e
destinato a finire – per lei – che era Narnia.
Sentì il piede destro che si sollevava
appena da terra, per ricadervi subito dopo un tentennamento che nessuno notò.
Voleva camminare e raggiungerla, stringerla ancora, premere nuovamente le
labbra sulle sue. Ma non l’avrebbe fatto, sebbene non volesse farla andare via,
sebbene non volesse salutarla per sempre.
La guardò mentre voltava rapidamente il
capo verso di lui, gli occhi azzurri e limpidi come sempre. La guardò mentre,
giusto prima di varcare l’arco, scuoteva la testa e piegava impercettibilmente
gli angoli delle labbra verso l’alto.
Non c’è bisogno di dirsi addio, significava.
Non c’è bisogno di dirsi addio, voleva che
significasse. Finse di esserne certo, perché in fondo un po’ lo era, mentre
raddrizzava il capo e imitava il suo lieve incresparsi di labbra in un triste
sorriso – un sorriso che non doveva sapere di addio, solo di sentimenti mai
detti e, forse, appena capiti appieno.
Ma non lo fece.
Perché farlo sarebbe stato come dirle
addio. E non ce n’era bisogno.
Sì, sono un’intrusa, lo ammetto.
È la mia primissima fan fiction su Le Cronache di Narnia, e credo che se
non fosse stato per la febbre che mi è venuta non avrei mai visto quei
magnifici film, non mi sarei fatta comprare i libri e non avrei scritto questa
storia.
Sì, è corta. Sì, è una Susan/Caspian. Sì,
è tremendamente banale e me ne rendo conto.
Solo… la canzone The Call mi ha colpita, e la frase ‘no need to say goodbye’ mi ha ispirato.
Spero che vi sia piaciuta – e sappiate
che un commentino non vi costa nulla C: .
A presto, forse,
Er.