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Autore: Karone_Alvarado    27/01/2012    0 recensioni
“IO Charlotte *** nacqui in una mattina soleggiata di aprile, alle 10:30. Ho vissuto una vita lunga e controversa. Mi è stato chiesto di raccontarvi questa storia.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“IO Charlotte *** nacqui in una mattina soleggiata di aprile, alle 10:30. Ho vissuto una vita lunga e controversa. Mi è stato chiesto di raccontarvi questa storia. La signorina … Mi perdoni come si chiama?”
“Svetlana”
“La signorina Svetlana ha chiesto se poteva pubblicarla per omaggiarmi del coraggio e della forza che ho avuto. Non ho nulla in contrario. Ora sono solo una vecchia i cui ricordi non fanno più male. E la cui vita è volta al termine”.
 
 
La Giornata ai suoi occhi si presentava perfetta. Dalla finestra si vedevano gli alberi del giardino in fiore, il prato di un verde smeraldo. In lontananza si sentivano le voci festose di uomini e donne che lavoravano nei campi. Stava in attesa, nella sua stanza.
 Era agitato, fremava. Nella stanza accanto alla sua una donna, sua moglie, stava per dare alla luce un bambino. 
Un urlo ruppe il momento idilliaco. La donna tutta sudata con un ultimo sforzo diede alla luce un esserino minuscolo,  poi chiuse gli occhi.
All’urlo si sostituì il pianto di un bambino.
L’uomo nella stanza accanto aveva il viso stravolto dall’emozione. “ Un maschio” gridò.
Dalla stanza adiacente uscì un uomo, seguito da una donna con in braccio un neonato. “Si fermi Miss Grey, devo parlare col Conte”. La voce era senza intonazione.
“Mio caro amico, ebbene perché non mi lascia vedere mio figlio?”
“Joseph, siediti.”
Adesso il bel volto del conte si trasformò.  Dall’emozione si passò al terrore. “Cosa c’è?  Parla!” 
“Ti avevo avvisato che sarebbe stato rischioso per tua moglie avere figli, ma tu non mi hai dato retta. Catherine è deceduta dando alla luce non un maschietto bensì una femminuccia”
L’urlo del conte si udì in tutta la tenuta. La giornata idilliaca si trasformò in una triste mattina invernale.
Non si sentivano più le urla gioiose, i canti. Uncupo silenzio era sceso sulla casa e sui campi. Miss Grey piangeva silenziosamente stringendo al petto la bambina appena nata.
“ Il neonato ha bisogno di cure.” Disse il medico rompendo il silenzio.
“Cure, quali cure? Porta via quell’essere da questa casa, non voglio neanche vederla.”
“E’ tua figlia.” Disse il dottor Ross.
“Io non ho mai avuto una figlia.”
“Cosa vuoi farne?”
“Occupatene tu. Bada che nessuno venga a sapere che questo essere sia mio.”
“Cosa dirai di Catherine, di come è morta?”
“Dirò che è accidentalmente caduta dalle scale, ha battuto la testa e ha perso il bambino”
“Mi oppongo a questa follia” adesso Micael Ross aveva davvero perso la pazienza
“Comportati da uomo! Abbandonare un neonato solo perché è una femmina, l’anima di quella santa donna di tua moglie starà soffrendo le pene dell’inferno sentendoti parlare in questo modo. E’ sangue del tuo sangue”.
“Non ti permettere di rivolgerti a me con questo tono. Sono io che decido e voglio che questo essere sia portato il più lontano possibile da me. Ha appena ucciso mia moglie.”
“Tua moglie è stata uccisa dalla tua testardaggine di avere un figlio quando sapevi che per lei era impossibile dare alla luce un bambino.”
Le urla dei due erano cariche di rancore. Ad un tratto si sentì un altro pianto della bambina. Miss Grey portò la bambina lontana dal conte..
“Sappi che potrei distruggerti Micael” disse  il conte con voce maligna.
“Davvero faresti una cosa del genere a tuo cognato?”
“Non osare contraddirmi e fai scomparire quel mostro”
“E’ la tua decisione definitiva? Quella bambina è anche mia nipote.”
“Per questo lascio a te il compito disfartene”
“E se volessi tenerla? Potresti mai impedirmelo? “ rise Micael.
“Potrei. Potrei farti perdere la tua professione. Potrei farti perdere il rispetto della gente. Potrei accidentalmente rivelare qualche tuo segreto. “ concluse Joseph guardando fisso negli occhi Micael.
Il dottore si voltò, indossò il suo soprabito e raggiunse Miss Grey.
 
Una carrozza aspettava davanti alla porta d’ingressso. Parevano passati secoli da quando Miss Grey era entrata in quella casa e invece soltanto poche ore. Era mezzogiorno, il sole alto nel cielo. Al suo seno allattava una neonata.
 Il dottor Ross raggiunse Miss Grey alla carrozza e ci salì su.  
“Dove stiamo andando?” chiese Miss Grey.
“Lontano, dobbiamo lasciare questo neonato in un luogo sicuro”.
“Non potremmo semplicemente tenerlo.”
“Come pensa che possa giustificare IO un neonato miss Grey?”
“Tutto ciò è crudele”.
“Lo so” disse Micael Ross,  la sua voce tremava.
Dopo due ore di viaggio verso est si arrivò ad un istituto. Micael Ross scese dalla carrozza, bussò all’enorme portone di un palazzo grigio, che emanava infinita tristezza. Fu aperto da una donna curva, dalle mani callose, i capelli bianchi si intravedevano da sotto il velo. Il suo viso mostrava i segni dell’età. Il dottor Rosse le mostrò una bambina.
“Potete ospitarla?”
“Lei è il padre?” chiese la suora.
“No io sono il medico che l’ha fatta nascere”.
“Ha un nome ?”
“No” disse il dottore. “Charlotte” gridò dalla carrozza Miss Grey.
“Charlotte sia.” Disse la suora. “E un cognome?”
“Nessun cognome” disse Micael e consegnò la bambina nelle braccia della suora.  La vide scomparire nell’oscurità dell’atrio. La porta si chiuse e così anche l’ultimo legame con sua sorella si spezzò definitivamente.
Miss Grey nella carrozza piangeva sommessamente.
“Torniamo in città” comandò Micael Ross. Il cocchiere frustò i cavalli e la carrozza si mosse.
 
   
 
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