Saluti e partenze
La meta non è un posto, ma è quello che proviamo
La meta non è un posto, ma è quello che proviamo
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Erano tutti in gran fermento nell' aereoporto, chi cercava la propria uscita, chi si era dimenticato di fare il ticket o chi, più semplicemente, stava salutando la sua famiglia o chi per loro. Ma la voce dell' annunciatrice che invitò i viaggiatori di avvicinarsi alla propria uscita, attirò l' attenzione di tutti.
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Di solito,Rein, non riusciva a dire di no al fratellino, aveva sempre cercato di accontantarlo a volte anche rimandando degli appuntamenti con le sue amiche. Ma questa volta non poteva, o meglio, non voleva. Era il suo sogno andare in Argentina e stava per realizzarlo e per quanto amasse il fratellino non volle rinunciare al viaggio. "capirà" sussurrò tra sé e sé la ragazza.
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Poi, il ragazzo sopostò lo sguardo sulla sua amica che si allontanava troppo in fretta, si sentiva come un cane abbandonato, che vede scappare il proprio padrone.
Erano ormai un paio di mesi che era riuscito a dare un nome al fuoco che ardeva nel suo cuore, alla felicità quando la vedeva, alla rabbia quando un ragazzo le se avvicinava, al vuoto che aveva quando per qualche giorno non la incontrava.
Si stava allontando, senza che lui potesse chiedergli di restare, senza che lui potesse dirle quello che aveva dentro al petto.
Non poteva nemmeno, chiederle di restare. Chi era lui per farlo? Nessuno..o perlomeno per lei.
La ragazza dagli occhi verdi, notando la tristezza del fratello, gli posò il braccio sulla spalla stringendolo a sé. Anche se sapeva che l' abbraccio di cui aveva bisogno era la ragazza che stava partendo, che si stava allontanando da lui.
***
Un ragazzo dagli occhi blu cobalto era nell' aereoporto di Buenos Aires, Aereolineas Argentina, per salutare i suoi familiari.
Era lì con il fiato sospeso stava aspettando i suoi amici, la sua amica.
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Già, Shade era uno di quei ragazzi che smontava l' idea del ragazzo non studioso e ignorante.
Può sembrare strano, ma lui amava studiare, amava la conoscenza, questo suo padre lo sapeva bene e dentro di se cresceva la fierezza di suo figlio.
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Era contento, per lui era un modo per sdebitarsi di tutto ciò che aveva fatto per lui in tutti quegli anni.
Amava quell' uomo così forte e dolce, capace di far sentire il suo affetto in un solo abbraccio.
Daiki, era un uomo dalle poche parole, che col passare del tempo aveva imparato a trasmettere ciò che non riusciva a spiegare a voce, con dei piccoli gesti fugaci.
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Mentre una ragazza dalla folta chioma bionda correva verso il ragazzo, che la guardava stupita <
Gli si tuffò fra le braccia, affondando il suo volto nel maglione blu del ragazzo <
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Lo riabbracciò, molto forte sussurandogli un dolce "Te quiero!" mentre gli donava un bacio sulla guancia.
Shade sapeva bene il significato di quel bacio. Sapeva che valore dargli. Conosceva suo padre, conosceva il suo carattere. Quel bacio.
Si diresse verso la sua uscita, stava per partire, stava per arrivare nella sua amata Italia.
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Si abbracciarono.
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Il ragazzo si stava dirigendo verso l' aereo e sussurrò <
**Mi esquina
Ebbene si..
ho aggiornato! Vi chiedo scusa per il tremendo ritardo, ma ho avuto un pochino da fare (studio -.-'')
Per prima cosa ringrazio a chi ha recensito, dandomi molti consigli.
Non preoccupatevi, se non volevo delle critiche non avrei pubblicato le mie fic qui..no?
Passiamo al capitolo.
(*) non so se sia la giusta traduzione.
Se qualcuno sa se ho sbagliato qualche traduzione, me lo dica. Grazie!
Mi dispiace che sia venuto noioso, ma è un capitolo di "transizione" per introdurre nuovi personaggi e per introdurre il viaggio.
Spero che vi sia piaciuto, nonostante sia noioso e che continuerete a seguirmi comunque.
Inoltre, ringrazio chi ha aggiunto questa fic tra le preferite e seguite.
Infine ringrazio chi legge soltanto!
Alla prossima
Tata^^