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Autore: Alchbel    27/01/2012    5 recensioni
Rimase immobile, fermo sul ciglio della strada, sotto gli sguardi confusi ed indispettiti della gente che gli passava accanto. In un attimo era stato come se non avesse mai smesso di sentirlo, come se i sensi si aspettassero di trovarlo là e fossero già pronti ad accoglierlo: i brividi che sentì correre a fior di pelle furono così naturali, consueti, che Kurt non sarebbe riuscito a dire da quanto in realtà non li provasse.
Quarta classificata al contest "Loser Like Me!" indetto da MissBlackspots e Somochu e vincitrice del premio stile! ^^ Enjoy it!
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Someone like you

 

 

Si dice ci siano volte particolari in cui il cuore inconsciamente sa, prima che la mente scopri; volte in cui – si dice – è destino arrivare in un determinato luogo in un preciso momento, come se fosse tessuto da sempre sulla personale tela della vita…

Kurt non aveva mai creduto sul serio al destino. Quella certezza era vacillata una sola volta, quando, proprio nel momento peggiore, c’era stato chi lo aveva salvato, riportandolo a galla e poi fuori dalla tempesta.

Ora, a distanza di anni invece, si era solo potuta consolidare: ognuno determinava il proprio destino; non contavano gli interventi esterni.

Eppure,  in quel momento sentì chiaramente l’eco di quella convinzione che si infrangeva e cadeva a pezzi dentro di sé come i cocci di un bicchiere di vetro, il cuore che perdeva un battito e la testa presa da un violento capogiro.

Quel profumo.

Era semplicemente bastato quel profumo. Il suo profumo.

Rimase immobile, fermo sul ciglio della strada, sotto gli sguardi confusi ed indispettiti della gente che gli passava accanto. In un attimo era stato come se non avesse mai smesso di sentirlo, come se i sensi si aspettassero di trovarlo là e fossero già pronti ad accoglierlo: i brividi che sentì correre a fior di pelle furono così naturali, consueti, che Kurt non sarebbe riuscito a dire da quanto in realtà non li provasse.

Non si sbagliava. New York aveva milioni di odori, ma avrebbe distinto quella fragranza ovunque, perché era solo sua, perché gli era appartenuta troppo.

Blaine.

Chiuse gli occhi ed ispirò a pieni polmoni quel profumo a cui, nonostante il tempo, non aveva saputo dare un nome che non fosse quello del suo proprietario. Lo inspirò e per un attimo gli parve che il tempo non fosse mai passato, che avesse ancora i diciassette anni di allora invece dei quasi ventuno di adesso. Gli sembrò che nulla fosse cambiato e per un folle, dimentico istante quasi credette che da un momento all’altro, le sue mani gli avrebbero cinto la vita ed il suo capo si sarebbe posato sulla spalla con dolcezza.

«Kurt..».

Non accadde. Come ovvio che fosse, non accadde. Perché il tempo in realtà era trascorso da allora, perché erano passati anni ed erano successe cose che in alcun modo avrebbe potuto cancellare. Perché erano andati avanti.

E tuttavia, Kurt non pensò a tutto questo, mentre seguiva la scia del profumo di Blaine – il semplice profumo della sua pelle che mai nessun altro avrebbe potuto avere – quasi fosse guidato da un istinto cieco ed infallibile. Attraverso la folla che riempiva le strade principali di New York praticamente ad ogni ora, senza preoccuparsi di chi spingeva o urtava, il ragazzo continuò a correre, col cuore che gli batteva in petto come non faceva da tempo e le orecchie che ronzavano, fino a che, svoltando, non si trovò davanti  ad un piccolo parco e sull’altro lato della strada un imponente albergo, di quelli in cui ci si sarebbe potuti perdere.

Kurt riprese fiato, inspirando ancora l’aria a pieni polmoni. Il profumo era ancora lì, ma non era certo di voler continuare a cercare. E se lo avesse trovato? Se lo avesse rivisto? Uno volta trovato che cosa avrebbe fatto? Di certo non poteva andargli in contro e salutarlo come fosse successo nulla! Non si vedevano da anni… non sarebbe stato naturale, non sarebbero in alcun caso stati loro…

E allora? Allora si sarebbe limitato a guardarlo, come uno sconosciuto qualunque? Lui…?

Per un attimo, pensò di girare i tacchi e andarsene – non avrebbe mai dovuto sentire quel profumo, non avrebbe dovuto ricordare, non avrebbe dovuto seguirlo e finire nella trappola che gli aveva teso. Non avrebbe dovuto…

Il fiato gli si gelò in gola. In un attimo, si sentì come svuotato di ogni cosa, come un sacco che senza più nulla da contenere, si affloscia su se stesso, troppo debole per poter fare altro. Gli occhi non riuscivano a staccarsi da ciò che li aveva attratti, per quanto il cuore li pregasse di smettere con tanto dolore. Restavano lì, fermi sul soggetto, sul centro di ogni cosa.

Blaine.

Era davanti a lui, poco distante, di fronte alla grossa porta d’entrata dell’albergo. I capelli, poco più lunghi di come li ricordava, erano liberi da qualsiasi gel, come nei loro momenti di intimità più belli; indossava una camicia blu notte ed un paio di jeans; sembrava disinvolto, come la prima volta , quando lo aveva seguito tra i corridoi della Dalton; sembrava… felice.

Kurt non riuscì a trattenere un singhiozzo istintivo che tuttavia non sentì che egli stesso. Blaine era lontano. Blaine abbracciava un ragazzo e i suoi occhi sembravano luccicare come quando era con lui. Sarebbe voluto correre via, sarebbe voluto scappare, o sprofondare, o semplicemente non avrebbe mai voluto aver seguito il suo istinto. Invece restava lì, ciò che gli stava di fronte continuava a ferirlo.

Non sarebbe andato via.

 

I heard 
That you're settled down 
That you found a girl 
And you're married now 

Non seppe per quanto tempo rimase semplicemente fermo all’angolo della strada, accanto a quel piccolo parco e all’albergo. Si accorse vagamente del fatto che Blaine era andato via e che ormai non aveva più motivo di restare lì come una statua, ma i suoi pensieri ed il suo corpo erano bloccati, congelati senza alcuna possibilità di muoversi, di andare avanti.

Quando riuscì a riscuotersi da quel torpore assurdo, Kurt avrebbe voluto prendersi a sberle. Aveva permesso a tutto quello di bloccarlo, quando invece aveva giurato a se stesso che niente più lo avrebbe distolto dalla sua vita. Nulla!

Ma Blaine non era nulla

Con una lentezza assurda si avviò verso il parco, sedendosi su una panchina e cercando di fare ordine nella sua testa. Blaine. Aveva rivisto Blaine dopo anni di silenzio. Lo aveva visto ed era stato come la prima volta, sulle scale della Dalton – le stesse sensazioni, lo stesso colpo al cuore. Almeno fino a che non lo era andato tra le braccia di un altro.

Qualcuno che non era lui. Blaine era definitivamente andato avanti, forse lo aveva persino dimenticato. E lui? Lui che si era detto che andava tutto bene, lui che era stato il primo a mettere in evidenza il loro problema, il primo ad ipotizzare una vita senza quel “noi”, il primo a tentare di fare un passo da solo… era, in realtà, sempre rimasto allo stesso punto. Bloccato da se stesso. Da quel “noi” che era stato – e restava? – tutto.

Sospirò e si accorse che stava tremando. E si vergognò terribilmente. Perché a farlo tremare era la felicità che gli era parso di scorgere negli occhi di Blaine. Una felicità che, ovviamente, non aveva con lui. Eppure c’erano stati giorni in cui entrambi erano stati certi che al di fuori di loro non ci sarebbe mai stata. Ed ora eccola, in tutto il suo splendore, a far luccicare quegli occhi tanto belli.

Ma non per me, non luccicano più per me…

Avrebbe dovuto essere contento. Davvero. Non avrebbe dovuto voler altro per lui: il bene che gli voleva avrebbe dovuto fargli sperare solo il meglio. Ma gli esseri umani sono tanto… egoisti e Kurt non faceva eccezione. La felicità di Blaine, quella che aveva intravisto, faceva male più di ogni altra cosa.

Lo faceva sentire vuoto. Perso.

E si odiava, si odiava per la sua debolezza, per l’attaccamento che aveva ancora ora nei suoi confronti, per la dipendenza che non aveva mai spezzato. Possibile che non avesse imparato nulla in tutti quegli anni? Che fosse bastato vederlo una sola volta per crollare, per mettere tutto in crisi?

Quando sentì gli occhi ormai pizzicare e le lacrime pronte ad avere la meglio, di nuovo quel dannato, meraviglioso odore lo avvolse. Kurt non fece nulla – e che avrebbe potuto fare? – e si lasciò cullare via, nella tristezza dei ricordi, fino a che qualcosa non lo destò.

«Ho sempre immaginato di avere milioni di cose da dirti, il giorno in cui ci saremo rivisti… eppure sono qui da minuti senza sapere come cominciare».

Kurt tremò visibilmente nel sentire quella voce. Si voltò di scatto e Blaine era lì, davvero lì, dietro di lui, l’aria incerta ed un sorriso che stentava a distendersi sul suo viso. Si concesse alcuni istanti per guardarlo, per bearsi di quell’immagine, fregandosene dell’orgoglio che gli diceva di non farlo.

«Ti… ti ho visto dalla finestra dell’albergo», la indicò con un dito «Sei qui da un po’…».

«Non ho idea di che ore siano… non so da quando sto qui…», confessò l’altro e di nuovo tra i due cadde il silenzio.

«È… è stata una coincidenza? Intendo… ci siamo rincontrati per una coincidenza?».

Si era seduto sulla stessa panchina di Kurt, ma a debita distanza. Il ragazzo spostò lo sguardo su di lui, accorgendosi che non aveva smesso di fissarlo da quando si erano incontrati.

«È stato il tuo profumo. Ero per strada… e l’ho sentito. Sono arrivato qui e ti ho visto», confessò poi e non seppe con che coraggio stesse ancora sostenendo il suo sguardo «Non credo nelle coincidenze, nel destino o quelle cose lì…».

Blaine lo stava ora guardo con pura sorpresa. Kurt pensò che lo ritenesse completamente pazzo e in effetti non era lontano da quella condizione.

Poi, in un attimo, scorse quegli occhi ambra velarsi ed istintivamente la cosa lo fece star male. Non avrebbe mai sopportato una simile vista, sarebbero potuti passare anche secoli fra loro.

«Ho capito», sussurrò il riccio abbassando lo sguardo e rabbuiandosi per un motivo che a Kurt sfuggiva in quel momento «Quindi… immagino tu… l’abbia visto» ed era chiaro ad entrambi a chi si riferisse.

«Sì…» ed istintivamente si chiese perché la cosa sembrasse intristire anche Blaine; non aveva alcun senso «Sembrate stare davvero bene insieme», azzardò per circostanza, per non dare a vedere quanto la cosa in realtà lo infastidisse.

«Smettila!».

Il tono tanto serio ed alterato che ebbe quell’ordine fece tremare Kurt. Si voltò di scatto verso l’altro, trovandolo con il volto contratto in una smorfia a metà tra il dolore e la rabbia; non aveva mai visto i suoi occhi luccicare in quel modo, con una scintilla quasi inquietante. Ne ebbe paura, perché non capiva.

«Che diavolo…? Che ti prende?», chiese improvvisamente stizzito.

«Non dire che “stiamo bene insieme” come fossi uno qualunque. So che non lo pensi. Non potresti…».

Kurt tremò vistosamente. Che cosa ne poteva mai sapere Blaine? E se invece lui fosse davvero stato felice per loro? Se li avesse davvero visti bene insieme, senza alcun risentimento? Se fosse stato più forte?

«Posso e come, Blaine!», gridò, l’orgoglio che finalmente prevaleva sul resto «Che problema hai se cerco di essere cordiale? Se mi fa piacere che tu sia felice?»

Il riccio lo guardò con occhi che trasmettevano quasi compassione, eppure non giudicavano perché comprendevano.

«Il problema è che ti conosco troppo», disse con semplicità e per la seconda volta in poche ore, Kurt si sentì distruggere dall’interno: ora era chiaro anche a Blaine quanto fosse pateticamente fragile in realtà.

«Perché è successo tutto questo?» e c’era quasi disperazione nella sua voce «Sono  a New York da anni ed andava tutto alla grande, perché ti ho rincontrato proprio ora? Chi…chi ti dà il diritto di farmi questo?».

La domanda non aveva neanche un briciolo della forza che avrebbe dovuto portare quell’accusa, ma forse proprio per questo fece più male.

«Se solo avessi saputo, Kurt…».

«Perché ci siamo persi, Blaine?».

 

I heard 
That your dreams came true 
I guess she gave you things 
I didn't give to you 

Il riccio si avvicinò all’altro fino a che non si sfiorarono ed istintivamente Kurt lasciò che la testa si posasse sulla spalla di Blaine, senza malizia, come due vecchi amici, due persone improvvisamente stanche. Entrambi avrebbero voluto piangere, senza avere neanche un motivo preciso per farlo, solo perché sembrava essere l’unica cosa possibile al momento. Blaine sfiorò la testa del ragazzo che aveva amato con la propria guancia – liscia, come Kurt la ricordava e terribilmente confortante.

«La distanza, suppongo», sospirò e sentì l’altro fare lo stesso con più pesantezza.

«Eppure ricordo così bene le nostre parole, quell’estate – nulla, nulla ci avrebbe separati, Blaine: ci sarebbe potuto essere anche tutto il mondo tra noi, non sarebbe valso a nulla. Che fine hanno fatto quelle parole, quelle promesse?».

«Pensavamo così… in grande, Kurt. Erano le parole di due ragazzini; sai, quelle cose che si dicono e pensi saranno per sempre, senza sapere che il per sempre dura meno di un battito di ciglia. Siamo cresciuti».

«Lo fai sembrare vecchio di secoli… è stato pochi anni fa, non siamo cresciuti così tanto».

Blaine si spostò per poterlo guardare bene. No: aveva ragione. Non erano cresciuti così tanto… eppure, non erano più insieme, le loro vite avevano preso sue strade inevitabilmente diverse.

 

Never mind, I'll find someone like you, 
I wish nothing but the best for you, too, 
Don't forget me, I beg, 
I remember you said, 
"Sometimes it lasts in love, 
But sometimes it hurts instead," 
Sometimes it lasts in love, 
But sometimes it hurts instead.

 

«Sei felice, Blaine? Intendo, con lui. Sei almeno felice?».

«Sì. Al è… stupendo. Non mi sentivo così da tempo. Questo… questo ti aiuterebbe?».

«È la verità?».

«Perché mentirti, Kurt? Staresti meglio sapendo che non è così? Che credevo avrei provato di nuovo tutto quello che sentivo stando con te e invece non c’è più nulla di quello? Che pensavo sarei stato bene e invece eccomi qui, sul punto di piangere, davanti alla persona che ho amato come non amerò mai più nessuno? Se ti dicessi che sarai il solo… davvero il solo, Kurt… cambierebbe qualcosa?».

Non avrebbe dovuto piangere, non avrebbe dovuto cedere. In fondo non avrebbe dovuto far male, perché lui ora era felice, lo era davvero. Eppure Kurt… Kurt restava davvero il solo con cui si era sentito così felice e si era illuso che era normale, che – una volta perso – quella sensazione l’avrebbe ritrovata con chiunque, ma si era sbagliato.

«Vorrei… vorrei tornare… indietro, Blaine».

Anche Kurt piangeva. Piangeva perché fino a quel momento  non si era davvero reso conto di quanto aveva perso. Perché tutti gli avevano detto che gli amori vanno e vengono e che Blaine era stato il primo, ma ce ne sarebbero stati tanti altri, anche migliori…

Nessuno aveva capito quanto fosse sbagliato.

Anche per lui Blaine sarebbe stato il solo… il solo…

Ed era andato via, per sempre.

«Immagino… troveremo entrambi qualcuno, Kurt… intendo qualcuno con cui staremo davvero bene insieme. E ci dimenticheremo di questo. E  saremo felici».

«No, ti prego. Non vorrei altro per te… ma, no… non dimenticarmi… non dirmi che la tua felicità è legata a questo… N-non potrei sopportarlo…».

Blaine lo strinse a sé. Non poté fare altro. E piansero, piansero entrambi per quello che aveva perso, quello a cui avevano rinunciato con troppa leggerezza. Piansero per il “noi” che non c’era più e faceva male.

«Non lo farei mai… Te lo giuro, Kurt: mai, non ti dimenticherò mai…».

«Neanche io… non potrei, neanche volendolo…».

Il riccio lo vide allontanarsi un passo da sé – sapeva che sarebbe andato via e che non si sarebbero mai più rivisti. Gli prese una spalla, con gentilezza ma allo stesso tempo con una presa salda. Lo fermò e prima che potessero fare altro, gli lasciò un bacio lieve sulla guancia.

Kurt non fece nulla. Non disse nulla. Capì.

Capì ed andò via.

 

 

 

 

 

______________________

Wow! Il mio primo contest su Glee… direi di essermela cavata bene ^^

Emh… sono leggermente a corto di parole xD Riporto il giudizio delle giudicIE ^^

 

Quarta classificata: Someone like you 
Grammatica: 7 
Stile e Sintassi: 9 
Originalità: 9 
Utilizzo personaggio: 5 
Utilizzo del prompt: 5 
Caratterizzazione dei personaggi: 9 
Gradimento personale: 8 
Totale: 52 punti
 


Per quanto riguarda la grammatica, abbiamo trovato questi errori: 
1)"Sembrò che nulla fosse cambiato e per un folle, dimentico istante quasi credette che da un momento all’altro, le sue mani gli avrebbero cinto la vita ed il suo capo si sarebbe posato sulla spalla con dolcezza."(dopo altro la virgola è superflua - 0,35) 
2)"Voler continuare a cercare. E se lo avesse trovato? Se lo avesse rivisto? Uno volta trovato che cosa avrebbe (UnA volta - 0,20) 
3)"Kurt.." (i puntini devono essere 3 - 0,35) 
4)Spazio mancato 0,20 
5)0,35 x 5 a causa di punteggiatura sbagliata nei discorsi diretti. 
Totale - 2, 65 
Infatti qui volevo metterci una parentesi; con i trattini « » la forma di punteggiatura corretta è: 
« Davvero? » disse distrattamente, « preferivo la prima parte ». 
oppure: 
« Davvero? » disse distrattamente. « Preferivo la prima parte ». 
Quindi ti abbiamo dovuto togliere parecchi punti a causa di questo! 
Lo stile, ti diremo, è buonissimo: come puoi vedere dai risultati ci ha molto colpito! 
È diretto, ma non troppo veloce. È scorrevole, ma non troppo semplice. 
Usi un linguaggio buono e una punteggiatura anche piuttosto lineare; insomma, lo abbiamo apprezzato molto. 
L'unica cosa che non ci convinceva era l'uso di un verbo: "sarebbe voluto correre". Non ce la sentivamo di dartelo come sbagliato, perché non lo è (o almeno non secondo parecchi registri), però il suono ci risultava un po' pesantuccio: era preferibile "avrebbe voluto".Comunque, nulla di che, quisquilie, visto che come ti abbiamo detto è tutto usato molto bene. Ottimo stile, complimenti! 
Qui siamo state piuttosto indecise: il temo del "lasciarsi" e "reincontrarsi" è piuttosto usato e questo ha causato l'abbassamento del punteggio; tuttavia non ce la sentivamo di abbassarti molto, perché è sì un argomento piuttosto riusato, ma tu sei stata molto brava a utilizzarlo. 
L'uso dell'angst e di un argomento del genere non è facile, ma sei stata piuttosto capace, quindi credo che un buon punteggio sia meritato! 
Niente da dire neanche sull'uso del personaggio e neanche del prompt. Sono entrambi utilizzato in maniera ottima, importanti quanto basta per fargli un giusto valore. Non messi lì tanto per, e questo ci piace. 
I personaggi poi non sono male: anzi, abbastanza curati. 
Ci piace il Blaine un po' "malinconico", come un ragazzo che ha conosciuto l'amore e poi l'ha perso, ma che tuttavia vuole andare avanti e rifarsi una vita; poi questo Kurt così pentito della sua decisione... Beh, non male! 
L'angst ci sta sempre bene su questi due personaggi e tu li hai saputi ben gestire. 
Alora, che dire? 
La storia nel complesso ci è piaciuta, ma c'è qualche dettaglio che non ci ha colpite: per esempio l'uso che hai fatto del prompt. Un profumo, ok, che però fa prendere alla storia una specie di dimenzione "fantastica". È impossibile seguire un "scia" di un profumo, per capirci XD Sarebbe più una scena da film, ed è questo che non abbiamo propriamente apprezzato. E'... Inverosimile, ecco. 
Per quanto ci sia di mezzo il destino, è una cosa che non potrebbe mai accadere e in Glee solitamente si cerca di rappresentare la vita di tutti i giorni. Ecco, sì, ha perso un po' quella vena di Glee, con questo. 
Tuttavia abbiamo apprezzato la scena finale: i discorso di Kurt e Blaine sono perfetti e la scena "drammatica" molto ben descritta e non esagerata. 
Sarà che abbiamo una predisposizione per le Angst - o almeno una di noi ce l'ha XD - e che quindi questo finale così "aperto al dramma" ci è piaciuto. 
O almeno a una di noi, ripeto XD 
Insomma, abbiamo apprezzato la storia, tutto sommato, era piuttosto buona. Apparte qualcosina da migliorare, hai fatto un lavoro capace. Complimenti! 

Detto questo… mh, penso che mi eclisserò ringraziando le giuducIE MissBlackspots  e Somochu e chiunque presterà attenzione a questa Shot ^^

 

~*Alchbel (Alch)

 

 

 

 

   
 
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