Autore:
Alchbel (pachelbel90)
Personaggio scelto: Blaine
Pairing: Klaine
Prompt scelto:
Oblio
Genere:
Drammatico, Triste
Rating:
Verde
Avvertimenti: One shot
Introduzione: Il
vento ulula proprio questa volta, sempre più forte, trascinando tutto
nell’oblio
~
Oblio di mie pene e di me stesso ~
Il vento
freddo e sferzante soffia tra gli alberi, facendo inclinarne le cime; le foglie
volano in ordine sparso e disordinato, la polvere a terra viene sollevata in
ampi cerchi. Se si chiudono gli occhi e si fa silenzio, si può persino sentire
il rumore che fa il vento, un sibilo continuo e cristallino. Ha quasi un non so
che di altezzoso, quel sibilo: vuole che tutti tacciano per poterlo sentire. E
se qualcuno non tace, soffia ancora più forte, urlando a quel punto.
Una foglia,
secca come tutte le altre, si stacca dal gruppo, galleggiando in aria quasi
come se non ci fosse gravità ad attirarla al suolo. Segue un percorso
solitario, fatto di spirali verso l’alto e veloci discese verso il basso, fino
a che il suo percorso la porta a scontrarsi contro una figura immobile, curva e
dimessa, dritta in piedi in mezzo al prato. Sola.
Le mani
nodose strette l’una all’altra, quasi come se cercassero di riempire il vuoto
lasciato da qualcun altro, la fronte corrugata, gli occhi spenti quasi in
contrapposizione al sorriso lieve che spunta ora sulle labbra di quest’uomo
sconosciuto. Ed è proprio così che si sente, sconosciuto, estraneo; è certo che
se qualche suo vecchio amico passasse ora, non lo riconoscerebbe.
D’altronde,
come potrebbero? Neanche lui si riconosce più. Neanche lui saprebbe ritrovare
in se stesso il ragazzo che era stato un tempo, il giovane pieno di sogni e
speranze, nonostante tutte le difficoltà che aveva dovuto affrontare nel corso
della sua adolescenza. Non riusciva a ritrovare quel giovane uomo che, illuso,
pensava di aver ormai patito le sofferenze più grandi e, in una candida
ingenuità, credeva che più niente avrebbe potuto farlo soffrire. Quel giovane
uomo pensava che la vita era già stata troppo dura con lui in precedenza e che
gli avrebbe lasciato un attimo di pausa.
Povero
sciocco.
Nessuno
avrebbe potuto riconoscerlo perché, effettivamente, non era più lui. Non era
più lo stesso Blaine che si emozionava per la cosa
più semplice e banale, il ragazzo un po’ sciocco che ci aveva impiegato mesi
per capire di essere innamorato del suo migliore amico, il ragazzo talentuoso
che cercava di coltivare il suo sogno, anche se a volte il suo buon cuore e
l’amore che provava per l’altro ragazzo che gli aveva rubato anima e cuore, gli
facevano fare qualche passo indietro. Perché niente era più importante di Kurt.
Blaine non era più stato lo stesso da quando Kurt
lo aveva lasciato. Aveva provato a farsene una ragione, i suoi vecchi amici
avevano provato ad aiutarlo, a fargli superare la tristezza, ma lui non aveva
dato loro ascolto. Lui non voleva dimenticare.
Buffo quanto
avesse scoperto di poter essere testardo.
Si era
isolato da tutti, Blaine. Aveva perso i contatti con
tutti, di proposito. Non voleva essere trovato, non aveva bisogno della loro
compagnia, perché non la trovava interessante. Perché stare con loro quando la
compagnia più bella che potesse avere era quella concessagli dai suoi ricordi?
No, non lo
avrebbero riconosciuto, nessuno lo avrebbe fatto. Ora però stava per cambiare
di nuovo, questa volta senza la sua volontà, in una strada in discesa che lo
avrebbe portato dritto tra le braccia dell’oblio e della morte.
Col senno di
poi, avrebbe forse voluto comportarsi in maniera diversa? Avrebbe voluto
accettare l’aiuto dei suoi amici più cari, quello di lasciarsi prendere per
mano e permettere loro di ricondurlo sui binari corretti della vita, fatti di
esperienze reali e non di rifugio nei ricordi? Avrebbe accettato il loro aiuto,
solo per non ritrovarsi solo in un momento tanto difficile?
Blaine non sapeva rispondere a quelle domande, e
sotto sotto, dentro di sé, sapeva che nessuno avrebbe
potuto dare una risposta. Nessuno tranne Kurt. Ma certamente Kurt non sarebbe
stato felice di sentire quelle domande, perché avrebbero dimostrato che Blaine non aveva tenuto fede alla sua promessa.
E di questo,
Blaine si vergognava. Però non aveva alcun tipo di
rimpianto – era stato meglio così.
Apre la
bocca ora quell’uomo solo, e parla. Non passa nessuno lì intorno, le sue sono
solo parole che si perdono nel vento, ma lui, nonostante tutto, è ancora un
illuso, perché spera che queste sue parole giungano all’uomo che ama, che la
sua voce abbia ancora quell’effetto terapeutico che sembrava avere sull’altro.
Spera, Blaine. E si sente uno sciocco anche solo a
sperare. Ma ha bisogno di sentirsi sciocco per un minuto, perché non vuole che
tutto vada dimenticato.
Il vento
soffia ancora più forte; sembra quasi che voglia coprire la debole voce di Blaine, ma l’importante è che riesca a sentirsi lui stesso.
Non ha bisogno di urlare per farsi sentire da Kurt, perché è lì davanti a lui,
ancora giovane e sorridente, rigido nella sua fissità.
“Kurt… Kurt…”
Blaine assapora sulla lingua la sensazione di
ridire quel nome ad alta voce dopo tutto questo tempo, e la sua voce esce roca,
quasi come se non parlasse tanto spesso. Ed effettivamente non lo fa.
“Quasi mi
vergogno a trovarmi qui…”
Una risata
amara, a cui poi segue un piccolo sorriso sul volto che di amaro non ha proprio
niente. Perché ora che si trova qui, nonostante ciò che sta per dire – sempre
che lui si ricordi – sa che è questo il posto dove deve stare. Ed è già
qualcosa ricordare il motivo per cui è tanto importante stare lì.
“Cioè,
guardami! Di sicuro ti lamenteresti del mio abbigliamento, come sempre. Ma sai,
non ho avuto tanto tempo per curarmi in questi ultimi anni. Lo so, lo so… ormai sono trentacinque anni che non ci sei più, avrei
dovuto riprendermi, rifarmi una vita. Te l’avevo promesso, giusto?”
Blaine si stringe le mani piene di rughe e dalle
vene sporgenti, alzando gli occhi al cielo mentre gli occhi gli si appannano,
non sa se per le lacrime o la presbiopia.
La voce esce
tremolante questa volta.
“M-mi dispiace Kurt… Non ce l’ho
fatta, non ho mantenuto fede alla promessa. Tu volevi che mi rifacessi una
vita, ma non hai mai capito che eri tu la mia vita. Via tu, via tutto. Non so
neanche dire come sia riuscito ad andare avanti in questi ultimi anni senza di
te; finché ho potuto, ho lavorato, dedicando anima e corpo in ciò che facevo,
perché almeno quello te lo dovevo. Ma rifarmi una vita…
no… scusami amore mio.”
Blaine sa che ad occhi esterni sembra proprio ciò che
è: un vecchio triste e solo, cocciuto e burbero. Mai aveva pensato che sarebbe
diventato così. Ogni volta che si era ritrovato a pensare a se stesso da
anziano, si era sempre immaginato seduto davanti al camino, la mano di Kurt
stretta tra la sua e il vociare allegro dei loro nipotini – perché sì, lui
credeva nel progresso della società. O almeno lo faceva prima, quando ancora
credeva in qualcosa.
“Sai, mi
sono saziato solo di ricordi. Ricordi tuoi, nostri, di esperienze tristi e di
quelle allegre, delle volte in cui io ho sorretto te e tu me. Del tuo sorriso
fugace quando cantavo davanti a tutti, nella vecchia aula del Glee, e tu eri fiero di me. Dei tuoi ciuffi di capelli
ribelli che ti cadevano sulla fronte quando facevamo l’amore. Della tua voce
che cantava per me quando ero triste e che riusciva magicamente a guarire ogni
mia ferita. Della tua mano che ha stretto la mia, sopra il tavolo, affiancando
la tua fede alla mia il giorno del nostro matrimonio. Dei tuoi occhi mentre mi
lasciavi. I ricordi di te riempivano le mie giornate.”
Ora Blaine si sente invadere dalla rabbia, una sensazione che è
stata sopita dentro di sé da anni; ma, più forte di tutte, sente nascere e
crescere la disperazione.
Guarda
dritto verso la foto sorridente sulla lapide.
“Un mese fa
mi sono svegliato e improvvisamente non ricordavo più il tuo sorriso. E poi i
tuoi capelli, e il suono della tua voce, e il tocco delicato delle tue mani.
Non ricordavo più i tuoi occhi. E infine, l’altro giorno mi sono svegliato e
non ricordavo più te. Non sapevo chi tu fossi.”
Una lacrima
solitaria, proprio come lui, gli scivola lungo la guancia, seguendo il percorso
delle sue rughe, e gli bagna poi le labbra secche. Trema ora, mentre infila la
mano nella tasca del cappotto troppo largo e logoro, consunto ormai dal tempo –
un cappotto troppo lungo per lui, e anche troppo stretto, ma è riuscito lo
stesso a infilarselo, perché doveva, perché era di Kurt – e tasta con la mano
il piccolo flaconcino di medicine che non gli serviranno a nulla. Nonostante
tutti gli anni passati, non è ancora stata trovata una cura per l’Alzheimer.
“Oggi è
stata una buona giornata. Ho già fatto meno fatica a ricordare, e man mano che
le ore passavano, ricordavo sempre di più. Non ho illusioni però: so che fra
qualche ora non saprò nemmeno perché mi trovo qui, né saprò chi tu sia.”
Si stringe
nel cappotto, un po’ per inspirare l’odore di Kurt – impossibile che dopo tutti
quegli anni, ci sia ancora – un po’ per proteggersi dal vento gelido che gli
penetra fin nelle ossa. Una foglia gli passa vicino, roteandogli poi davanti,
quasi come se volesse attirare l’attenzione sulla sua misera condizione:
costretta a essere trascinata via dal vento, sradicandosi dalla sua solita
base.
Non si sente
poi tanto diverso da quella foglia.
“A te non
sarebbe piaciuta una giornata come questa: c’è il vento. Tu odiavi il vento,
dicevi che arrossava i tuoi occhi e poteva farti raffreddare, compromettendo
così la tua voce. Anche io lo odio… perché il vento
ha questa terribile capacità di trascinare via tutto ciò che incontra sul suo
cammino. Anche i miei ricordi.”
Le mani
affondando sempre di più nelle tasche
del cappotto, i pochi capelli bianchi che gli si muovono sulla testa, la fronte
aggrottata piena di rughe che formano una sottospecie di labirinto, le lacrime
che ancora gli rigano le guance, la voce spezzata.
“Non voglio
dimenticarti Kurt. Non posso. Te l’ho promesso.”
Il vento
ulula proprio questa volta, sempre più forte, trascinando tutto nell’oblio.
NOTE:
Allora,
questa storia, nata per un contest, ha visto la luce qualche giorno prima di
Natale – momento in cui sono particolarmente depressa – e perciò questo è ciò
che ne è uscito!
Certo che io
sono proprio andata a cercarmela però! Ho scelto il prompt
“oblio”… Anyway, spero vi sia piaciuta nonostante la
tematica trattata non sia proprio delle più divertenti!
Ci tenevo a
dedicare questa storia al Castiel del mio Dean, al
Kurt del mio Blaine, all’Alch
del mio Bel… ad Alchimista in
sostanza! Ha partecipato anche lei al contest e la sua storia potete trovarla qui!
Infine, e
poi vi lascio, il titolo della shot è preso da una
poesia di Vittorio Alfieri intitolata Solo,
fra i mesti miei pensieri, in riva. La si può trovare qui.
Vi lascio il
giudizio dei giudici, MissBlackspots e Somochu!
Prima classificata: Oblio di mie pene e di me
stesso
Grammatica:
10
Stile e Sintassi: 10
Originalità: 9
Utilizzo personaggio: 5
Utilizzo del prompt: 5
Caratterizzazione dei personaggi: 10
Gradimento personale: 9
Totale: 58 punti
Partiamo dalla grammatica: come potrai vedere, non
abbiamo molto da dire, dato che non abbiamo trovato nessun errore nella tua
storia; l'unica cosa su cui potremmo dire qualcosa (ma che comunque non ho
segnato come errore in quanto, tecnicamente, non lo è) è in questa frase:
" [...] il ragazzo un po’ sciocco che ci aveva impiegato mesi per capire
di essere innamorato del suo migliore amico [...]" dove il "ci"
è superfluo, e la frase suonerebbe meglio se lo omettessi.
Per il resto, possiamo dire che la grammatica è a
dir poco perfetta.
Parlando invece dello stile, anche qui tanto di
cappello!
Hai uno stile e una maniera di scrivere non troppo
semplicistica, anzi, che riesce a comunicare a chi legge emozioni forti.
Insomma, in poche parole sei riuscita a farci
immedesimare nella storia -e a far quasi piangere una di noi, ma questo è
piuttosto irrilevante, suppongo- e per questo meriti davvero tanti complimenti.
Non accede tutti i giorni che una storia riesca a
catturare in un modo così diretto chi legge, e di questo dobbiamo dartene
merito.
Quindi bhè, complimenti!
Per quanto riguarda l'originalità, anche qui hai
fatto un buon lavoro.
Nonostante la morte di uno dei due personaggi -Kurt, in questo caso- non sia il massimo dell'originalità
in quanto è abbastanza facile trovare storie che affrontino questo tema, il
modo in cui questo è stato trattato risulta innovativo, e per questo in ogni
caso non ce la siamo sentite di abbassare ulteriormente il punteggio.
Anche per quanto riguarda l'utilizzo del
personaggio e l'uso del prompt non abbiamo potuto
fare a meno che assegnarti il massimo punteggio.
Blaine
è usato magistralmente, e abbiamo davvero apprezzato come hai inserito il prompt nella storia, facendo gravitare la storia intorno ad
esso.
Nonostante il Blaine da
te descritto non sia quello che siamo soliti conoscere, hai mantenuto un'ottima
caratterizzazione.
Traspare il Blaine
innamorato, il Blaine che mai avrebbe voluto essere
privato del suo Kurt, la persona che gli è sempre stata accanto dal momento in
cui l'ha conosciuto.
In particolare, è stato rilevante leggere di un Blaine che non è disposto a rinunciare ai suoi ricordi, a
quei piccoli barlumi di felicità che gli permetto, se pur in minima parte, di
restate aggrappato all'immagine di Kurt; inoltre, il sorriso sempre presente
sulle sue labbra mentre ricorda tutto ciò che aveva a che fare con Kurt è
davvero molto IC, perché ci mostra un Blaine ancora
innamorato, nonostante gli anni, nonostante la morte.
Parliamo ora dell'ultimo punto, il giudizio
personale.
Abbiamo dovuto riflettere un po' sul punteggio da
assegnarti, perché obiettivamente è comunque una storia davvero ben scritta.
Il problema sorge perché una di noi l'ha trovata
poco entusiasmate, e quindi per bilanciare non abbiamo potuto darti il pieno
punteggio.
Ciò non toglie però che la tua sia una gran bella
storia, e difatti il giudizio, come hai visto da te, è completamente positivo!