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Autore: Catlynn    28/01/2012    0 recensioni
Crystal è una ragazza nata in Gran Bretagna nel 1993. Lei, in seguito, scoprirà che nella sua scuola, qualcuno fa accadere avvenimenti spaventosi e che questa identità misteriosa, induce molta gente alla morte. Quando Stevin, tenterà di ucciderla, qualcosa lo fermerà, ma questa azione gli costerà caro.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mi sentivo vuota. Odiavo tutti e tutto quello che mi circondava, e volevo scappare da ciò, ma ero già evasa troppe volte, e ora dovevo soltanto guardare e subirne le conseguenze. Ero troppo giovane per soffrire, guardare la tv senza nessuno al mio fianco, vivere da sola, scappare da situazioni più grandi di me. Gli angeli aiutavano solo le innocenti, le ragazze pure, quelle che non avevano mai commesso un errore in tutta la loro vita. Io non ero così, ero una tossica, mi facevo violentare in continuazione, e se parliamo di perfezione, l'esempio da prendere in considerazione non sono di certo io. Ho scoperto che significa pentirsi, amare, odiare una persona a cui, in realtà, sei legato moltissimo. Vorrei averlo vicino, ma non lo possiedo più, nessuno ora mi capisce, ansi, mi considerano una nerd, una vecchia gloria del passato. Mi manca attraversare il corridoio ed essere acclamata, essere incitata a parlare, essere amata e ammirata da tutti gli studenti. Ho iniziato a studiare. Che tragedia. Inizio a cambiare radicalmente, anche i professori iniziano ad amarmi, e parliamo di una che assume alcol e cocaina ogni sera. La scienza. Inizia ad appassionarmi. Ti spiega molte cose, le origini del mondo, e cosa comportano gli sbagli. La morte non mi spaventa, dopotutto, dobbiamo passarci tutti. Oggi era un'altro giorno, si, un'altro di quelli che sono una merda totale, tutti mi guardavano con occhi vispi e spaventati, ansi, strani e con prospettive e aspettative diverse. Carmela era l'unica che mi era rimasta vicina nonostante tutto, a volte mi seguiva anche nei pub e nelle discoteche. La salutai, ma anche lei iniziava ad odiarmi. /Che ti ho fatto ora? Inizi ad essere amica di quelle ragazze che ti prendono in giro solo perché non usi trucchi?/ Gli dissi io urlandogli contro. Lei mi guardò ridendo. /Loro sono sempre meglio di una drogata, ti credi forte, pensi di sapere tutto ciò che vuoi dalla vita, ma non lo sai. Continui a drogarti, a trascinarmi in guai che non faranno mai parte della mia vita! E poi, tu che ne sai di come mi voglio vedere io? Non sai cosa penso, tu mi hai sempre costretto a fare ciò che vuoi... Ti consiglio di riflettere su tutti gli errori che hai fatto con gli altri e soprattutto con me, che sono l'unica che ti ha davvero sostenuta./ la guardai con gli occhi gonfi, quelli che hanno i bambini piccoli. Guardavo il vuoto, forse per non piangere e non sentirmi sola, ma in quel momento lo ero. /E' vero che non ti ho mai detto niente e ti ho sostenuta, ma quello era il passato, ansi, era il passato remoto "bimba"/ Odiavo che mi trattasse così. Mi sentivo uno straccio, e anche se non volevo sentirmi dire quegli insulti che non avrei amai scordato, dovevo mettermi la testa sulle spalle, assumermi le mie responsabilità e riconoscere che tutto ciò che mi diceva era realmente accaduto. La salutai, abbassai il viso e proseguii per il mio cammino. Un ragazzo mi guardava, chissà qual era il suo nome e chissà quando importante fosse. Doveva essere di certo popolare, forse perché tutte gli stavano dietro. Quando andai in bagno, trovai delle ragaze pronte a farmi del male. Mi picchiarono, gli occhi mi si fecero gonfi e neri, il naso e la bocca mi sanguinavano e non riuscivo più a fare altro che piangere. Andai in infermeria, mi feci curare, ma l'occhio nero non era del tutto passato, ansi, risaltava ancora di più sulla mia carnaggione. Che stronze, venti contro una. Nonostante fossi una kick boxer, non ero abbastanza forte da batterle tutte. Quel ragazzo mi si avvicinò e mi sorrise malizioso. /Lasciale perdere, qunado saranno sole potrai prenderti la tua vendetta facendole affondare una ad una/ Era bello, ma non lo conoscevo, non sapevo chi fosse, forse perché non lo avevo mai visto qui in giro. Sospirai e lo guardai. /Lo avrei fatto anche senza che tu mi raccomandassi una vendetta. E sai un'altra cosa? Non so perché lo hanno fatto, ne se ti conosco o se sei di questa scuola, ma di certo posso assicurarti che loro non mi conceranno ancora così. Le farò vivere allungo, così che loro potranno assistere alla mia vittoria e alla loro lurida sconfitta./ Mi girai per circa tre secondi e quando mi voltai per parlare di qualcosa di sconsiderato non c'era più, era totalmente scomparso.
  
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