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Autore: Ignis    29/01/2012    2 recensioni
Durante la stagione degli amori c’è sempre chi è fortunato e chi no, ma è sbagliato dividere le categorie di aspiranti innamorati in due soli gruppi. Per l’esattezza ci sono tre sottocategorie da considerare: quelli pronti a perdere la testa per qualunque Pokémon, quelli disposti solo se il compagno (o la compagna) è abbastanza attraente o forte e quelli, per finire, pronti a passare l’intera stagione a dare testate alle rocce pur di non essere considerato. Della prima categoria ci sono, solitamente, quei tipi di Pokémon che si credono (giustamente) sempre alla ricerca dell’anima gemella; della seconda fanno parte i Pokémon particolarmente belli e potenti, tra i più gettonati di collezionisti e fanatici; della terza di solito sono quelli troppo impegnati a rafforzarsi per permettersi di avere altro per la testa. Tre amici, in particolare, rappresentano in tutto e per tutto queste categorie...
Questa è la storia di tre amici: Baru, Uo e Ken. Pokémon diversi, tipo diverso, aspetto diverso e diverso modo di pensare... ma sono amici, e come tali restano uniti. Forse.
[ Fiction Interrotta ]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Videogioco
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Letterina
Se state leggendo, significa certamente che state per leggere questa storia. Prima che cominciate, però, devo farvi un'introduzione. Aspettate un attimo.
*Infila gli occhiali e un camice bianco, stile professore dei Pokémon*
Ecco fatto. Innanzitutto, sappiate che questa è la prima fanfiction sui Pokémon che scrivo. Non sono abituata a parlarne, perciò qualsiasi consiglio od osservazione è ben accetta. Devo migliorare.
Per seconda cosa, vi devo spiegare cos'è esattamente questa fiction. Qualcuno sarà rimasto un po' disorientato per la presentazione, quindi un minimo di parafrasi devo farla. *ahem*
Questa storia, di fatto, parla dei Pokémon. Non dei personaggi dell'anime, ma dei Pokémon veri e propri. Ho segnato il contesto "videogioco", certo, ma non si tratta di ripercorrere nessuna trama: semplicemente, per scrivere queste storie mi ispiro alle caratteristiche dei Pokémon e ai luoghi dei videogiochi, ma niente di più.
In questa storia si parla di ammoreH, quello con le seghe mentali, i sospiri e gli occhi da pesce lesso... ma immagino si fosse capito. Ciò che non si capisce bene, forse, è che questa storia parla di amore tra Pokémon. Perchè, se tutti possono imparare Attrazione (tranne i Pokémon senza sesso, Nincada, Larvesta e Volcarona... ma noi chiuderemo un occhio) vuol dire che anche per loro gli innamoramenti sono possibili... con qualsiasi altro Pokémon, s'intende.
Con questo mi sembra di avervi avvertiti di tutto. Buona lettura!
Ignis




Parte 1

Al loro incontro erano sempre in tre. Se ne stavano in santa pace in un angolo del pascolo e chiacchieravano a ruota libera, senza preoccuparsi di chi gli stava intorno e chiacchierando da ottimi amici. Sempre e comunque disposti ad ascoltarsi l’un l’altro, a patto di poter avere il proprio turno per lamentarsi di qualcosa. Dopotutto, a cos’altro servivano gli amici?
Baru sospirò di nuovo. Era seduto su uno dei pioli, le zampette per aria, e ogni tanto faceva vibrare le ali per mantenersi in equilibrio.
«Ah, conosco quel sospiro» disse Ken in tono indifferente. «Di nuovo quella lì, eh?»
Quello fece un sorriso sognante. «Ma è così bella... e la primavera, ormai, è alle porte. Oggi fa davvero poco freddo, per esempio, per questo sono potuto venire. Non vedo l’ora che arrivi il gran giorno».
«Sì, lo sappiamo...» borbottò Uo annoiato. «Il gran giorno in cui spiegherai le tue alucce da insetto al vento e ti metterai a fare la danza aerea migliore del mondo, e finalmente quell’Illumise che ti piace tanto ti noterà, le piacerai e starete insieme per sempre, giusto?»
Il Volbeat mise il broncio. «Voi Pokémon grandi e grossi vi divertite, a prendere in giro gli amori degli altri, eh? Ma che volete saperne, voi? Non siete neanche mai stati innamorati...»
Uo fece un sorriso riconciliante. «Andiamo, Baru, non è affatto così. Non è che non siamo mai stati innamorati...»
«...piuttosto, siete voi Volbeat a innamorarvi troppo facilmente, secondo me» osservò Ken, sempre in tono indifferente. «Beh, se proprio ci tieni, puoi continuare a fare piroette nell’aria quanto ti pare, per i miei gusti».
«Sì, ma c’è un grosso problema». Volbeat sospirò ancora. «Non riesco a farmi venire in mente delle buone idee per la mia danza. Quelle che ho sono tutte banalissime... non riesco a trovare la giusta ispirazione che mi serve». Guardò Uo con sguardo supplice. «Ti prego, non è che potresti darmi tu qualche dritta?»
Uo gonfiò il petto con orgoglio. «Beh, l’idea di chiedere consiglio al Pokémon più affascinante che esista è sicuramente ottima... ma dovresti anche ricordare che le alucce di un Volbeat come te non riusciranno mai a imitare queste». Dicendo così spiegò le sue enormi ali da Braviary. «Senza offesa, amico. Ti aiuterei pure, e sono certo che se tu fossi un Pokémon uccello come me riusciresti alla perfezione, ma si dà il caso che non è così».
«Prova a chiedere a un altro Volbeat» suggerì Ken.
Baru ed Uo lo guardarono con tanto d’occhi. «Ma sei impazzito?!» esclamarono insieme.
Ken ricambiò l’occhiata contrariato. «Beh? Che ho detto di strano?»
«Non posso chiedere a un altro Volbeat! La competizione tra noi è troppo aspra, mi ucciderebbe se ci provassi. Senza contare che è una questione di orgoglio: non mi abbasserò mai a chiedere consigli a un altro» ribatté Baru.
«Poi, se lo chiedesse a qualcun altro, sono più che certo che finirebbe male» rincarò Uo. «Anche quello potrebbe posare gli occhi sulla Illumise che piace a Baru, e non vogliamo certo questo».
L’amico scosse la testa. «Oh, sono così contento di non avere niente a che fare con queste sciocchezze». Si rivolse a Uo: «E tu, cos’hai da dire?»
«Niente» disse lui tranquillo.
«Niente, certo» sbuffò Baru, sul punto di ridere. Anche Ken rivolse al Braviary un’occhiata scettica.
«Vi giuro, niente!» insisté Uo. «Sono anche un po’ deluso. Non sembra che ci siano più delle ragazze abbastanza belle, qui in giro... ma può anche darsi che non abbia cercato bene».
Baru scosse la testa contrariato. «Uo, non è questo il modo di trovare la tua innamorata. Ti colpirà come un fulmine, la prima volta che la vedrai, e...»
«Seriamente, Baru, non ho intenzione di rimanere intrappolato in certe fantasie come te» fece il Braviary arruffando le penne. «La mia compagna sarà bella, così bella da poter volare accanto a me in tutta la sua magnificenza senza che si vergogni... sì, sarà stupenda almeno quanto lo sono io».
Mentre l’amico parlava, Baru si avvicinò a Ken e gli bisbigliò: «senti, non dovremmo farglielo notare?»
Ken annuì e disse a voce alta: «Uo, tu non cerchi una compagna, cerchi un accessorio».
Uo si gonfiò a quell’affermazione, indignato. «Non è vero! E comunque che senso ha prendersi una compagna qualunque? Dovrebbe almeno piacerti, dico bene? Baru, tu non fai altro che ripeterlo!» ribatté, rivolto all’amico.
«Sì, ma io parlo di amore, non di bellezza...» borbottò Baru in risposta. «Certo, se è bella...»
«Ecco, lo vedi che sei d’accordo anche tu?» fece Uo trionfante.
Il Volbeat ronzò forte in protesta, facendo anche illuminare la coda per un istante. «Non intendevo dire questo! Voglio solo dire che, se è bella, innamorarsi è un po’ più facile...»
«Benissimo, allora posso anche cercare l’amore di cui parli tanto in qualche femmina abbastanza bella. Non sarà mica così difficile».
Ken sbuffò senza dire niente.
«E adesso che c’è?» domandò il Braviary, sporgendosi verso di lui. «hai ancora qualcosa in contrario?»
«Sì» rispose il Tauros secco. «Vi do solo un consiglio: non montatevi la testa. Questa faccenda dell’amore e del trovare una compagna è solo una seccatura, ve lo dico io».
«Oh, la solita storia del Vulpix e la Baccajaba» sghignazzò Uo. «Tu sei forte, Ken, ed è questo ciò che piace alle ragazze. Oltretutto sei anche il classico tipo scontroso e sempre un po’ cupo... insomma, uno tenebroso. Sono sicuro che, se ci mettessi anche solo un briciolo di impegno, avresti uno stuolo di femmine ai tuoi piedi...»
Ken scosse la testa. «Non hai capito niente, il problema è tutto il contrario. Posso rispondergli male, ignorarle o minacciarle, ma quelle ciccione che vivono nella stessa fattoria con me non vogliono saperne di lasciarmi in santa pace. È quasi la stagione degli amori, e in questo periodo le Miltank diventano pericolose».
Sia Uo che Baru lo fissarono per un lunghissimo istante a occhi sgranati.
«V-vuoi dire che...» farfugliò Baru, senza parole.
«Ken, ma tu sei così popolare?!» stridette Uo incredulo.
Ken gli dedicò un’occhiataccia: era ovvio che la cosa non gli faceva piacere, anzi. «Lo sapete com’è, alla fattoria: si produce Latte Mumu a quantità industriali».
«E come dare torto al tuo allenatore? Tutto quel latte squisito, rinforzante...» disse Baru con occhi sognanti. «Quindi?»
«Quindi, per produrre tutto quel latte servono un sacco di Miltank. Solo che quelle cercano continuamente di fare le furbe: vogliono essere trattate come regine e pretendono che tutti gli lecchino gli zoccoli, altrimenti non danno neanche una goccia di Latte... vi rendete conto di quanto sia seccante?» sbuffò il Tauros.
«Mamma mia» mormorò Baru.
«E non è finita: pretendono anche l’impossibile dai pochi maschi che ci sono... mi sa che dipende dal fatto che i Miltank sono una specie di sole femmine» continuò Ken.
Uo fece un sorriso condiscendente. «Beh, i Tauros sono una specie di soli maschi... quindi...»
Lui lo squadrò furioso. «Che cosa vorresti dire?! Ah, ho capito tutto! Quindi, dato che io sono un maschio e non esistono femmine di Tauros, dovrei andare subito a farci un giro, eh?!»
Baru avvampò. «K-ken... farci un giro...»
«Non c’è bisogno di essere così volgare» disse Uo con noncuranza. «Vorrei solo capire dove sta il problema. Se ti vengono tutte addosso, perché non approfittarne? È quello che vogliono, no?»
«Sì, certo, ma non dimenticare che sono femmine. Quelle non cercano soltanto uno schiavetto, no: vogliono un compagno a testa. Mi conoscete, all’inizio faccio sempre del mio meglio per andare d’accordo... ma non si possono scambiare due parole con una che subito tutte le altre le dichiarano guerra. L’anno scorso è già successo un casino e il mio allenatore ha dovuto portare dieci di loro a un centro medico... e l’anno scorso erano quindici». Ken, che era accovacciato a terra, appoggiò il muso sull’erba. «Alla fine è sempre meglio non parlare con nessuna di loro ed evitarle il più possibile: tanto l’allenatore riesce sempre a farsi dare il Latte».
Il Volbeat era visibilmente preoccupato. «Ken... ma nella stagione degli amori le femmine fanno di tutto per attirare i maschi... dev’essere un incubo resistere!»
«Lo so, credimi, lo so benissimo» disse il Tauros. «Infatti in quel periodo faccio a testate con gli altri per il doppio del tempo, o rischio davvero di andare fuori di testa».
«Ma non sei l’unico maschio, no?» obiettò Uo. «Ci saranno anche altri... per esempio...»
«Chi, il Bouffalant della nonnina?» Ken alzò gli occhi al cielo. «Quello non fa niente per farsi valere. In pratica si lascia sfruttare un po’ da tutte... contento lui. Però quelle non sono granché soddisfatte: ci vorrebbe una mandria intera per riuscirci, e in due è impossibile».
Baru svolazzò accanto a Ken e gli carezzò la folta pelliccia scura del collo. «Mi dispiace tanto, Ken... vorrei che potessimo fare qualcosa...»
Lui sorrise all’amico: era solo un sorrisetto appena accennato, cioè il massimo che poteva offrire. «Ma figurati. Non preoccupatevi per me: andrà tutto bene. Voi, piuttosto, iniziate a rendervi conto che l’amore non esiste, e se c’è non serve».
Il Braviary sollevò la testa con fierezza. «Amico mio, non sai cosa ti perdi. Entrare nelle grazie anche di una sola, stupenda fanciulla è uno dei massimi piaceri della vita».
«È vero. Innamorarsi è una sensazione stupenda» concordò Baru annuendo con convinzione.
Il Tauros sbuffò. «Sarà».
In quel momento si sentì un fischio sonoro provenire da lontano. A diversi metri di distanza da loro c’era un uomo in salopette, con indosso un gran cappello di paglia e un Growlithe al fianco.
«Devo andare» mugugnò Ken. «Ci vediamo domani».
«Certo. A domani!» salutò Baru, sollevandosi dalla staccionata.
«Ciao!» Uo spiegò le sue grandissime ali e prese il volo. «Ah, aspetta, Ken!»
Quello si voltò verso di lui. «Che c’è?»
Il Braviary ghignò sornione. «Domani dovrai raccontare qualcosa di più interessante delle tue solite testate contro gli alberi. Preparati, ok?»
Ken fece per replicare, ma Uo, nel giro di qualche secondo, volava già in aria spensierato.

Baru, Uo e Ken erano diventati amici con naturalezza. Nel mondo dei Pokémon, di solito, c’erano pochissimi modi per farsi un amico: aiutando qualcuno in difficoltà, affrontando insieme un pericolo oppure facendosi catturare dallo stesso allenatore, e così via. Quei tre, invece, così diversi tra loro, si erano incontrati in quello stesso pascolo e si erano conosciuti senza che le circostanze li obbligassero e in modo del tutto disinteressato.
L’unico dei tre ad avere un allenatore era Ken. L’uomo – tale signor Ruffini – si era accorto da subito delle nuove abitudini del suo Tauros: non prendeva più niente a testate durante il pascolo, piuttosto si accovacciava accanto alla staccionata e passava il tempo con un Volbeat e un Braviary, diventando calmo e tranquillo come se nulla fosse. Lo lasciava fare volentieri: era normale per un Tauros infuriarsi con facilità, e di certo quegli attimi di calma non potevano che fargli bene, soprattutto se a casa si allontanava da tutti gli altri Pokémon ed era sempre di cattivo umore.
Per Baru il discorso era diverso. Aveva incontrato quella Illumise, e appena l’aveva vista si era paralizzato senza riuscire a danzare e a illuminarsi come tutti gli altri dello sciame; per questo i Volbeat lo avevano cacciato. Ora che se ne stava sempre da solo, lontano dai suoi simili, i momenti passati con Ken ed Uo erano i migliori di ogni giorno: avrebbe potuto farsi amico un qualsiasi altro Pokémon più debole, invece aveva inspiegabilmente scelto due forze della natura.
In quanto ad Uo, non si sapeva con esattezza cosa lo spingesse ad andare a incontrarli ogni giorno. Per quel che si sapeva, trascorreva il tempo volando qua e là senza uno scopo. Da come parlava doveva passare un sacco di tempo a cercare delle belle ragazze e a sconfiggere rivali, perciò non si capiva come mai passasse del tempo con Baru e Ken. Forse era un suo modo di fare una pausa dalla routine? Era un vero mistero.
Nessuno dei tre, però, sapeva che da quel giorno la loro amicizia sarebbe stata più che mai necessaria.



Ecco fatto. Adesso urgono un paio di note:
- Quando Uo parla di "Vulpix e Baccajaba", parla di fatto della favola della volpe e l'uva, per chi non l'avesse capito. Mi sembrava carino adattare il titolo all'universo Pokémon piuttosto che lasciarlo così com'era.
- I pairing della storia saranno immediatamente ovvi, perchè non ho spirito di suspance. Spiacente davvero °__°
- Qualcuno di voi se lo starà chiedendo: perchè i personaggi si chiamano Baru, Uo e Ken? Non potevano avere dei nomi meno ridicoli? Ebbene, ci sono due verità che spiegano questa scelta. La prima è che i nomi che scelgo per i miei personaggi di solito piacciono solo a me... e la seconda è che, a dispetto delle apparenze, i nomi dei personaggi principali sono sempre scelti in base a un criterio preciso. Chi di voi riuscirà a capirlo per primo potrà scegliere il pairing della prossima storia! Tranquilli, è facilissimo indovinare. u__ù
Alla prossima parte, dove conosceremo qualche bella fanciulla. 8D

   
 
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