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Autore: yeahbuddie    29/01/2012    5 recensioni
C’era il sole, che splendeva caldo e luminoso nel cielo azzurro, senza neanche un accenno di nuvola; il mare era di un colore tra il turchese e il celeste, mentre la sabbia fina era chiara e morbida, umida sotto il tocco dei piedi bagnati dalla schiuma che si formava sulla riva. Era il paradiso, nel vero senso della parola, e in ventiquattro fottutissime ore, avrei finalmente potuto respirare di nuovo quell’aria fresca e salata che tanto mi mancava.
Ventiquattro ore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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If I could escape I would, but first of all, let me say
I must apologize for acting stank and treating you this way
cause i've been acting like sour milk all on the floor
it's your fault you didn't shut the refrigerator
maybe that's the reason I've been acting so cold?
gwen stefani, the sweet escape.




Due giorni. Solo due. Due fottutissimi giorni e sarei uscita di lì.
Continuavo a battere il piede frequentemente, sul pavimento liscio e freddo, in attesa della cena che sarebbe arrivata di lì a poco. Dopo quella sarei andata a dormire, e il giorno dopo e quello ancora mi sarei risvegliata allo stesso modo, battendo il piede mentre leggevo velocemente quello schifo di “Cime tempestose”, aspettando che la giornata finisse.
Due giorni, ancora due e poi sarei stata finalmente libera.
O forse “libera” era un eufemismo, dato che avrei continuato ad essere rinchiusa, solo avendo un po’ più di libertà, di cibo, di gente intorno e soprattutto di spazio.
Quello in cui stavo da due mesi a quella parte, era diventato fin troppo stretto per i miei gusti. Era piccolo, freddo e disgustoso, e c’era una puzza da far invidia ad un porcile.
Non c’era mai nulla da fare se non dormire, leggere e guardarsi intorno, vedendo quel che si poteva vedere, cioè il nulla.
Le pareti erano grigie e spoglie, e le sbarre lunghe e metalliche. Il resto della “stanza” non aveva bisogno di una descrizione, bastava una parola per descriverla: schifo. C’erano un lavandino con un piccolo specchio appeso sopra di esso, un wc non molto pulito e uno stupido, stretto e scomodo lettino. Quel posto era proprio come avevo sempre immaginato: brutto e deprimente. Non c’era vita, non c’era luce e soprattutto non c’era musica.
La musica, quella che mi aveva accompagnata per tutta la vita e che era riuscita a salvarmi, in qualche modo.
L’avevo abbandonata da tre mesi ormai – o meglio, ero stata costretta ad abbandonarla – e mi mancava terribilmente. Mi mancava sedermi su quello sgabello di legno morbido e lucido, mentre agitavo velocemente le dita preparandomi a posarle sui tasti del pianoforte, mi mancava canticchiare le mie canzoni preferite sotto la doccia, come mi mancava anche correre ad alzare il volume della radio ogni volta che trasmettevano una nuova canzone di uno dei miei cantanti preferiti. Mi mancava perfino ascoltare la musica dalla tv, cosa che prima di allora avevo sempre trovato noiosa e irrispettosa della vera musica. Perché la vera musica non si poteva guardarla attraverso qualche stupido video, perché quel video avrebbe distolto dal pensare alla musica, alle parole e al significato della canzone. Si sarebbe stati lì, seduti davanti alla tv a guardare attentamente il video trasmesso, cercando di capire cosa facessero i protagonisti, anziché lasciarsi cullare dalla melodia della canzone, magari partendo con la mente ed entrando nel proprio mondo.
Per questo avevo sempre preferito ascoltare la musica dallo stereo, anche se non riuscivo ad usarlo per più di dieci minuti al giorno, dato che era “di uso comune”.
Dovevo ammetterlo, un po’ mi mancava quel posto, quello in cui ero cresciuta negli ultimi anni. Mi mancava perfino la mia stanza buia e spoglia, che mi toccava dividere con una completa imbecille. Forse però, mi mancava un po’ la mia vecchia compagna di stanza, ed ero sicura al centouno per cento di mancarle un po’ anche io. In fondo, se entrambe riuscivamo a superare la noia di quel posto, giorno dopo giorno, è perché ci davamo da fare ad insultarci a vicenda anziché poltrire sul letto.
Mi scappò un sorriso ripensando a tutte le battutacce che Mary aveva fatto su di me, a cui ovviamente avevo risposto a tono, ma si spense non appena sentii la porta dell’entrata aprirsi e le ruote di un carrello avvicinarsi: stava arrivando la cena.
Non seppi precisamente che ore fossero, dato che perfino l’enorme orologio appeso alla parete di fronte sembrava scaduto, ma presto o tardi che fosse, mi sarei ingozzata pur di finire in fretta la cena ed andare a dormire. Non ne potevo più di quella giornata, era stata lunga ed enormemente noiosa, come le altre novanta precedenti. Non vedevo l’ora di uscire, di godermi il sole che splendeva ogni giorno e soprattutto di respirare davvero, di respirare aria pura. In quelle stupidissime celle c’era puzza d’uovo marcio, di sudore e di concime, per non dire altro. Era stata una fortuna infatti esser finita lì già una volta: ero riuscita ad abituarmi alla puzza tremenda senza aver vomitato neanche una volta.
Dopo aver passato la cena alle altre dieci celle prima della mia, finalmente quel benedetto carrello si fermò davanti alla mia, trainato da Paul e il suo solito ghigno.
«Ecco qua la cena bellezza.» Mi disse sorridendo, cercando nel carrello, da cui prese un vassoio che passò sotto le sbarre, poggiandolo a terra.
Lo guardai per un attimo, per poi alzare lo sguardo su Paul. «E tu questa la chiami cena?» Che schifo. C’era un miscuglio di un colore tra il giallo e il verde, che non sapevo bene cosa fosse ma che non avrei mai neanche sfiorato, accompagnato da carote a pezzi e un minuscolo – e per minuscolo intendo proprio minuscolo – pezzo di carne. Oltre quello, c’era la solita mela, una bottiglietta d’acqua e quelle stupidissime posate di plastica che si rompono anche solo guardandole.
“Due giorni. Due giorni e mangerai del cibo vero, solo due giorni.”
«Tesoro, se non vuoi morire di fame ti conviene mangiare.» Continuò il biondo, indicando il vassoio ancora a terra con un cenno del capo. «La roba verde è buona, credimi.» E detto questo, si dileguò verso le celle successive.
Roba verde? No grazie, avrei aspettato la colazione il giorno dopo, anche se “colazione” era un eufemismo. Anche per quel pasto ci veniva servita una mela, accompagnata da due fette biscottate e un bicchiere di succo d’arancia.
Da quando ero tornata lì, avevo perso almeno dieci chili, il che non era una buona cosa dato che la mia corporatura andava bene così com’era.
Guardai un’ultima volta il vassoio, per poi raccoglierlo e sedermi sul letto/brandina.
Divorai subito la carne, lasciando lì carote e miscuglio verde, e poi passai alla mela, mordicchiandola qua e là. Finii lasciando il vassoio dove l’aveva messo Paul poco prima, che per riprendere quello e gli altri fu accompagnato da un tizio che non avevo mai visto prima d’ora.
Mi sdraiai guardando il soffitto, finché pian piano non mi addormentai.
Come le altre notti precedenti, stavo sognando la spiaggia. La spiaggia fresca e soleggiata di Los Angeles. Mi mancava andarci, soprattutto perché avevo passato tutta l’estate rinchiusa in quel posto, perciò non appena sarei stata di nuovo libera, decisi che sarebbe stato il primo posto in cui sarei andata.
 C’era il sole, che splendeva caldo e luminoso nel cielo azzurro, senza neanche un accenno di nuvola; il mare era di un colore tra il turchese e il celeste, mentre la sabbia fina era chiara e morbida, umida sotto il tocco dei piedi bagnati dalla schiuma che si formava sulla riva. Era il paradiso, nel vero senso della parola, e in ventiquattro fottutissime ore, avrei finalmente potuto respirare di nuovo quell’aria fresca e salata che tanto mi mancava.
Ventiquattro ore. 



MYSPACE: so che non ho finito ancora l'altra fan fiction e che ne ho iniziate altre due, ma non posso farci niente, quando mi viene l'ispirazione devo scrivere per forza altrimenti scordo tutto çwç questa fan fiction l'avevo in mente da due giorni più o meno, e credo che sarà la mia preferita tra tutte dato che tratterà del mio argomento preferito: la musica (oltre che i one direction, ovvio uu) quindi spero che piaccia a voi quanto a me, almeno questo prologo. il primo capitolo è quasi pronto, e se avrò almeno cinque recensioni a questo, lo pubblicherò :) per le fan fiction "can i be your cinderella?" e "the bitches are back" dovrete aspettare ancora un pochino pochetto (?), mentre "he's what makes world beautiful" l'aggiornerò in pochi giorni. boh, spero vi piaccia e che recensiate, sperando che questo prologo vi incuriosisca almeno un po' :3 
se voleste dirmi cosa ne pensate su twitter, sono @69withpayne uwu bye!
   
 
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