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Autore: ChibiRida    29/01/2012    0 recensioni
Un'estate piena di novita, una vita cambiata, un'amore non corrisposto e un'amore magico... Questa è la mia storia... La nostra storia... Un'estate diversa che porta con se una rivoluzione...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 1 Giugno
-10 giorni alla festa d’Istituto
<< Allora Sabry? >> alzai lo sguardo << Allora cosa Ste? >> mi guardò perplessa. << Come cosa?? Vieni al ballo?? Dai sarà come un vero ballo studentesco americano! E ci divertiremo come matte! Quindi?? >>.
<< Ah quello … Ma certo! >>
Esclamai ad un tratto ridendo. Stefania si unì alla mia risata. << Sei pessima quando fai così! >> scherzò, << Mi vuoi bene per questo no? >> dissi con aria saggia. << Forse … >> rispose facendo spallucce. << E senti cosa metti?? >> mi chiese cambiando discorso. << Oh bene … che bell’argomento >> dissi sarcastica << Ho un vestitino carinissimo che ho preso due settimane fa, penso indosserò quello. E tu?? >>. << Mmm non so ancora … Ti va se venerdì andiamo per negozi? >>. << Si certoo! Devo ancora prendere delle scarpe adatte a quel vestito … >> dissi dopo averci riflettuto. << Ok perfetto! >> esclamò.
Fece per andarsene e si fermò << Ah e senti …  >> mi guardò. << Al ballo … ci vai con qualche ragazzo?? >>.  Chiese infine. << No … >> risposi secca guardando fuori dalla finestra  … Ci fu un silenzio gelante. << Oh beh allora staremo tutte insieme e ci divertiremo come matte! >> esclamò con entusiasmo per spezzare il silenzio scaturito dalla domanda e dalla risposta. << Già. >>  dissi sorridendo amaramente …
Fuori splendeva il sole e sopra la mia classe vi era quella del ragazzo che avevo seguito per un anno …
<< Ciao ragazze! >> disse Miriana arrivando al banco. << Ehi ciao Miri. >> la salutammo io e Ste. << Di che parlate?? >> ci chiese quasi timidamente. << Beh ovviamente del ballo! >> esclamammo. << Ah … >> disse piano Miriana. Io e Stefania ci scambiammo uno sguardo d’intesa. << Tu vieni Miri? >> chiesi io conoscendo già la risposta. << No mi dispiace … Mia madre non vuole … >> concluse Miriana. Ste mi guardò di nuovo. << Tranquilla Miri. >> dissi piano sorridendo. << Sicuramente ci saranno altre feste alle quali parteciperai. >> la rassicurai. << Già >> affermò Stefania. << Speriamo che potremo parteciparvi. >> Miriana sorrise.
Arrivò la prof, e ci chiese di sederci. Arrivarono dopo qualche secondo Ariel e Jessica, altre due mie compagne, e si sedettero vicino a noi. << Allora … >> bisbigliò Ariel sedendosi dietro di me. << Per il ballo è tutto ok? >>. << Si siamo in quattro >> le dissi alludendo al fatto di Miriana. Lei la guardò dietro di se. <> disse in un soffio. << Già … >> affermai sottovoce.
L’ultimo giorno di scuola stava passando in fretta. E a scuola tutti, o almeno i presenti, fremevano per l’evento d’inizio estate. Nell’intervallo, girando per i corridoi, tutti sembravano eccitati. Aspettavano con ansia il nostro ballo. E ammetto che anche io ero molto agitata. “ Cavolo ” pensai “ un ballo scatena tutto questo a scuola ” , sali le scale e arrivai al terzo piano … camminavo e vedevo le classi vuote “ In effetti a Giugno chi vuoi che ci sia? ” mi dissi.
Sorrisi e continuai a camminare, assorta nei miei pensieri, fino a che non andai a sbattere contro un tizio. Una mano si poggiò sulla mia testa. << Certo che diventi sempre più bassa >>. Riconobbi la voce e alzai lo sguardo. << Io dico che diventi te sempre più alto>> dissi sorridendo scaltramente. << Nah sei tu bassa >> continuò lui ridendo. << Quanto sei simpatico Manu! >> dissi fingendo un  tono aspro. << Simpatico come un calcio nei coglioni? >> volgarizzò lui. << Esattamente. >> affermai con aria seria. Ci guardammo negli occhi e scoppiammo in una sonora risata che riecheggiò ovunque, visto che le classi erano quasi tutte vuote. << Allora che ci fai qui?? >> riprese il discorso Emanuele. << Oh beh niente vagabondando un po’ qua e un po’ la … sono finita al terzo piano … >>. << Bugiarda! >> esclamò lui. << Perché?? >> ribattei io. << Sei qui per Giulio ammettilo! >> lo guardai con finta perplessità. Infine cedetti al suo sguardo serio.
<< Non mi piace ammetterlo lo sai … >> dissi con tono afflitto.
<< Lo so … ma puoi superarla no? >> sorrise e mi cinse le spalle. Mi appoggiai a lui.
 << Ne sei capace ed hai la forza adatta a superare tutto. >> continuò << Anche se >> appoggiò di nuovo la mano sulla mia testa. << La tua bassezza non ne da la dimostrazione adatta … >> disse con tono di consolazione.
<< Che bastardo che sei! >> esclamai ridendo e sottraendomi al suo braccio. << Lo so che mi vuoi bene, non c’è bisogno di dirlo così spesso! >> rise lui. << Allora. >> disse infine << Se cerchi Giulio è in classe. Raggiungilo e prendi tutto com’è … >> “ Eh ti sembra facile ” pensai amaramente. << Ok grazie Man … anzi no grazie Emylele! >> dissi scostandomi di lato e andando avanti. << Ti voglio bene Cessa! In bocca al lupo! >>. Gli feci una linguaccia. << Crepi quel lupo maledetto! >> dissi cominciando ad aumentare il passo verso la sua classe.
Arrivai alla porta più in fretta di quanto pensassi e tra i miei pensieri vi fu il Caos totale. Lui era affacciato alla finestra dandomi le spalle. “ E adesso? ” pensai abbassando lo sguardo a terra “ Che dovrei fare? Entrare? E poi? … No non entro … E se me ne pentissi? Che confusione! ” alzai lo sguardo e lo vidi li, i suoi occhi dritti nei miei. Mi aveva vista, e di certo sapeva che ero li per lui, non potevo più tirarmi indietro. Ma che fare?
Entrai a passi lenti in classe e lo salutai. << Ehi ciao … >> dissi sorridendo timidamente. << Salve >> ricambiò il saluto. << Come va? >> << Bene a te? >> . Sentì un brivido percorrere il mio corpo. << Bene … >> risposi un po’ cupa. << Ok >> rispose lui freddo. Ok Non sapevo che fare … << Allora … Andrai al ballo? >> alzai lo sguardo e sorrisi un po’. Alla fine mi aveva già rifiutata e entrambi eravamo “ amici ” per così dire. Cosa c’era di male? << Penso di si. >> rispose. << Pensi?? Beh i soldi per l’invito devi darli entro oggi quindi affrettati a decidere. >> dissi senza pensarci due volte. << Beh forse non voglio andarci non pensi? Poi perché dovrei ditelo? >> ribattè lui freddo. << Ah già … Hai ragione ... Scusa … >> Cavoli! Non voleva andare al ballo. E figurati se lo avrebbe detto proprio a me … << Già. >> disse << Tu ci vai? >> chiese con finto interesse. Mi parla solo per educazione. Non valgo niente. Ok se è questo il gioco va bene. << Forse. >> risposi secca. << Non penso ti riguardi. >> continuai. << Uhm … Capisco … >> rimanendo disinteressato all’argomento … “ Bene … “ << Adesso me ne vado! Ciao eh! >> dissi aspra.
Lo guardai giusto il tempo per vedere i suoi occhi. Mi girai e me ne andai.
Appena uscita dalla classe sentì le lacrime affiorarmi negli occhi. Li strinsi forte e iniziai a camminare. Qualcuno mi tirò a se in un abbraccio.
Aprì gli occhi ed era Emanuele. << Lasciami ti prego … >> dissi piano. << Fammi andare via per favore. Lo odio! Lo detesto! Sto male quando fa così ma la supererò. Anzi Lo supererò. Non voglio aver nulla a che fare con lui … >> << Sta zitta … >> mi interruppe lui. << Giulio è un tipo strano. Ha un modo tutto suo. Cerca di capire. >> Capire cosa? Capire che mi fa soffrire per il mio bene??.
Ripetei ciò che pensai. << Sai è forse la prima volta che viene notato così … Non è abituato … >> continuò. << Non giustificarlo! >> dissi separandomi dall’abbraccio. Giulio era alla porta e ci guardava. << Perché se è vero che per lui >> dissi indicandolo << è la prima volta che una ragazza lo nota! Spero che sia anche l’ultima! Così capisce quanto male fa! >> gridai.
La mia voce rotta dal pianto risuonò per tutto il corridoio. Non mi importava però. << Sai che ti dico!? >> mi rivolsi a Giulio. << Non presentarti al ballo! Non voglio vederti! Mi odio perché non riesco a odiarti! Neanche adesso! Contento?! >>
Emanuele mi prese la mano << Calmati dai … >> Ritirai la mia mano. << No … me ne vado … Non voglio più vederlo … >> dissi con voce tremante dalla rabbia e dal pianto.
Voltai le spalle a quel ragazzo che mi ha fatto soffrire ed amare allo stesso tempo e me ne andai. Non volevo più ricascarci. Mi ha ferita nell’orgoglio. Mi ha delusa! Lo odio!
Feci per scendere sotto, mi voltai ed entrai nel bagno. Mi sciacquai il volto e mi guardai allo specchio. Quante volte avevo visto quegli occhi, arrossati dal pianto, durante tutto l’anno? “ Non mi farai più soffrire … mai più … ” pensai.
Mi sciolsi i capelli dalla coda e li lasciai sciolti. Erano cresciuti molto dall’estate precedente. Quando per pazzia li avevo tagliati quasi a caschetto. Abbozzai un sorriso. “ Da adesso in poi mi sarai indifferente ”.
Uscii dal bagno. Guardai nel corridoio e vidi Emanuele che discuteva un po’ con Giulio. Sorrisi “ Adesso tocca a te avere problemi mio caro! ”. Guardai ancora più infondo, la mia vista peggiorava eppure, nell’ultima aula mi sembrava di riconoscere la sagoma di un ragazzo che conoscevo da anni ormai …
Scesi di corsa le scale e, mentre la campanella suonava, tornai in classe. Diedi qualche spiegazione alle mie compagne, che vedendo il mio stato fecero un mucchio di domande. Poi la giornata trascorse normalmente.
Da adesso avrei pensato solo al ballo ed a vivere un’estate indimenticabile. L’unica domanda era “ Ci riuscirò? ”.
Quel pomeriggio a casa ricevetti tre messaggi di chiamate perse. Erano di Antonio. Un mio amico. Conosciuto quattro anni prima in estate, ci avevo avuto una storia da 3/4 mesi poi ci lasciammo per la distanza delle nostre abitazioni. In quell’ultimo periodo ci sentivamo spesso per organizzarci per il M’ama, un locale sulla spiaggia, dove si ballava e beh ci si poteva divertire.
Decisi di richiamarlo, il telefono squillò quattro o cinque o sei volte prima che rispondesse qualcuno.
<< Pronto? >> << Ehi Anto sono io Sabry. >> << Ehi ciao. Hai deciso allora, se venire al M’ama o meno?? >> chiese subito. << Ehm, non saprei Anto … Te lo faccio sapere alla festa d’Istituto. Che ne dici? >>
“ Che strano … ” mi venne subito da pensare a tutte le volte che c’eravamo ignorati l’estate scorsa e durante tutto l’inverno.
 << E va bene. Ma quindi tu ci vai? >> mi sorprese questa domanda. << Si certo. Perché? >>. << No così … Sai oggi ho sentito le tue urla …>> Intuii che quel ragazzo nell’aula infondo al corridoio era lui … Aveva sentito tutto eh …? << Oh … >> dissi cupa. << Ehm allora come ti è andato l’ultimo giorno di scuola?? >> risposi subito cambiando discorso.
<< Abbastanza bene. A parte che tua cugina, la mia insegnante di Latino, vuole che vada fino al dieci. >>. Scoppiai in una sonora risata. << Ma non mi dire, anche il mio prof vuole che andiamo fino al dieci, perché dice che quel giorno ci porterà i compiti in classe! >>. Questa volta rise lui. << Bene! Io però non ci vado! Tu? >> > Cambiai nuovamente discorso, eliminando l’argomento scuola più o meno. << Ci vai con qualcuno al ballo?? >>. Dall’altra parte della cornetta vi fu uno sbuffo. << Ci credi che tutte le mie compagne sono occupate?? Che poi si deve andare per forza in coppia a sto cavolo di ballo? >> << Già >> mi accordai a lui. << Neanch’io ci vado con qualcuno, sono con le mie compagne però … Spero di divertirmi comunque! Io sapevo che non era obbligatorio andarci con accompagnati … >>.
E da li in poi continuammo a parlare per quasi un’ora e mezzo. E più parlavamo, più mi sembrava strano parlare con lui così a lungo dopo tanto tempo. Ci accorgemmo presto di aver vissuto storie simili. Di esserci innamorati di due persone che avevano lo stesso cognome, che ci hanno fatto soffrire, e di trovarci adesso nella stessa situazione. Da quando ci eravamo lasciati, avevamo vissuto la stessa vita, o quasi. Era incredibile! Mi raccontò delle sue avventure e disavventure con quella ragazza (che chiameremo l’Innominata) e di come aveva  provato a conquistarla, nonostante l’avesse vista poche volte . Gli dovetti poi raccontare delle mie esperienze con Giulio. Quando chiudemmo erano forse le undici di sera, e mi resi conto, per la prima volta, di aver ancora voglia di sentire la sua voce.
Passavano i giorni e con le mie compagne affrontavamo sempre lo stesso tema : i vestiti per il ballo ecc … Ancora dovevo parteciparvi e già ero stufa di quel dannato ballo. Avrei preferito leggere un bel libro, ma purtroppo ne avevo appena finito uno, e prima di poterne comprare un altro volevo far passare almeno trenta giorni. L’evento del ballo sembrava così vicino, eppure tanto lontano.
I giorni continuarono a scorrere velocemente, raramente parlavo con Antonio, ed altrettanto raramente pensavo a Giulio, almeno questo è quello che mi dicevo, Fino a quando sul display del telefono vidi la data 11/06/2011.

   
 
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