Libri > Il Circo della Notte
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Autore: _dM_    29/01/2012    0 recensioni
Di come la visita in una libreria possa stravolgervi la vita.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno Stefano sarebbe finalmente andato in libreria.

Era da un po’ che voleva farlo, ma vuoi per un imprevisto in casa, vuoi per un impegno di lavoro spuntato fuori all’ultimo momento, era dall’inizio della settimana precedente che non riusciva ad andarci.

Parcheggiò lontano, come al solito, perché gli piaceva molto camminare e arrivò in libreria dopo mezz’ora, non prima di essersi fermato al negozio di tabacchi a comprare i sigari, al bar per un caffè e in edicola per le figurine che gli aveva chiesto Lorenzo.

Non appena entrò ebbe un attimo di spaesamento. Dannazione, avevano di nuovo modificato la disposizione dei libri! Gli dava fastidio questa cosa, perché prima di individuare dove erano finiti i suoi autori o trovare quello che cercava ci metteva sempre un bel po’, tempo che avrebbe preferito impiegare in altro modo, leggendo qualche pagina, ad esempio. D’altra parte non voleva nemmeno chiedere, sia perché amava curiosare tra gli scaffali (quante piacevoli scoperte aveva fatto in quella maniera!), sia per non sentirsi costretto, dopo, ad acquistare il libro cercato anche se non lo convinceva a una prima, rapida, lettura o fosse risultato danneggiato (lo sapeva che non era tenuto, ma era una sua fissazione questa. Era convinto che, se non lo acquistava, l’avrebbero guardato storto o avrebbero parlato male di lui alle sue spalle).

Ma come avevano organizzato i libri? Ottavia, la libraia, l’avrebbe sentito, stavolta! Iniziò a leggere a caso le etichette sopra gli scaffali: “Altalene”, “Boschi”, “Circhi”…
Si fermò ai circhi, così, per curiosità, per analizzare da vicino questo strano criterio di catalogazione. Figuravano libri in ordine alfabetico di autore (almeno qui!): Baricco, Barnum; Camilleri, Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta, Featherstone, Il circo maledetto; Morgenstern, Il circo della notte… e così via.
Morgenstern? Non conosceva quest’autore. Sfilò il libro e lo aprì al primo capitolo (non leggeva mai la quarta di copertina o il risvolto: erano tutte pubblicità e, come tutte le pubblicità, ingannevoli. Apriva il libro e iniziava a leggere: se gli piaceva lo comprava, sennò lo rimetteva a posto e proseguiva).
 
Il circo arriva inaspettato.
Nessun annuncio lo precede, niente volantini né affissioni o cartelloni, nessuna menzione sui giornali. Spunta così, semplicemente, dove ieri non c’era…
 
Lesse l’intero capitolo, corto peraltro, nemmeno tre pagine, e lo rimise a posto. Non era il suo genere: magie e fantasie campate in aria non erano per lui. Lui leggeva cose serie, libri di Letteratura.

Passò avanti. Arrivò all’etichetta “Zoo” senza aver trovato qualcosa che lo interessasse. Tornò all’inizio e un libro sotto “Alberi” attirò la sua attenzione: Palme selvagge, di William Faulkner. Lo prese senza nemmeno aprirlo (era da tempo che voleva leggerlo e poi Faulkner: un nome, una garanzia!) e si avviò verso la cassa che era rimasta, monumentale, al suo vecchio posto.
Porse il libro a Ottavia e stava per rimproverarla bonariamente, ma non tanto, per la nuova disposizione, quando lei lo prevenne:
- Prendi anche quello, Stefano?
Lui si guardò le mani e vide che stringeva nella sinistra un libro, Il circo della notte. Arrossì pensando a cosa poteva pensare Ottavia. Le rispose balbettando:
- N… no. Ero sicuro di averlo riposto, scusa.
- Non ti preoccupare, sorrise lei (ma Stefano fu immediatamente convinto che d’ora in avanti l’avrebbe tenuto d’occhio).
Fu tentato d’acquistarlo comunque, ma poi si disse “No, è paccottiglia” e lo lasciò a lei, in cassa. Uscì dalla libreria tra lo stizzito, l’imbarazzato e il turbato e si diresse verso la macchina, resistendo alla tentazione di voltarsi indietro per vedere se Ottavia lo stesse osservando attraverso la vetrina.

Entrato in auto, si avviò verso la periferia e la tangenziale, per tornare a casa. Sperava di immergersi subito nella lettura di Faulkner e di scordarsi dello spiacevole incidente occorsogli.
Prima dell’imbocco della tangenziale, vide una grande ombra scura nello spiazzo antistante al campo sportivo, dove si teneva il mercato e montavano le giostre nei giorni di festa.
Sembravano i tendoni di un circo, ma lui era sicuro che nel pomeriggio lo spiazzo fosse vuoto e poi non aveva nemmeno visto quei cartelloni colorati e onnipresenti che tappezzano le città già dalla settimana prima che arrivi lo spettacolo.

Invece di prendere la seconda uscita per casa, d’istinto imboccò la prima, salì sul ponte e tornò indietro, verso lo stadio. Parcheggiò e scese.
Era tutto buio. Forse erano appena arrivati e con qualche marchingegno moderno avevano montato in quattro e quattr’otto i tendoni, rimandando il resto all’indomani, pensò.
Poi vide la gente assiepata davanti ai cancelli ad aspettarne l’apertura, come in trance. Ma che diavolo stava accadendo, che razza di circo era quello? Un brivido gli scese lungo la schiena quando vide l’insegna e le strisce bianche e nere.
Voleva scappare, ma la folla si era ingrossata tanto che premeva e lo spingeva verso l’entrata, contro la sua volontà.
In quel momento si accesero le luci, i cancelli si spalancarono e lui fu inghiottito dentro, assieme a tutti gli altri. Come varcò i cancelli gli sembrò che ogni cosa perdesse il colore: le persone, gli oggetti erano diventati bianchi, grigi o neri. C’era solo una spiegazione: stava impazzendo!
Gli altri parevano non accorgersi di nulla e si dirigevano verso spazi vuoti con sorrisi ebeti sul volto: un bambino pareva mangiare dello zucchero filato, ma mordeva l’aria; un adulto si era messo in posa per una foto, ma davanti aveva solo il nulla.
Tutti si accalcavano verso l’ingresso del circo e lui fu trascinato da quel fiume in piena. Gli cadde per terra il libro che, non sapeva per quale motivo, si era portato dietro. Provò a recuperarlo, ma non ci riuscì; tentò di gridare, ma dalla gola non gli usciva alcun suono. Appena varcò le tende, una cosa (non era un uomo, anche se lo sembrava) gli si mise accanto e gli disse:
- Io sono Calibano, e sono venuto per te. Prego, seguimi.
Sparirono entrambi all’interno.
 


Un netturbino, il mattino dopo, mentre scopava via le porcherie e le cartacce lasciate lì dalle coppiette la sera avanti, trovò per terra un libro che sembrava nuovo.
Si tolse i guanti lerci e, per non sporcarlo, lo prese aiutandosi con un fazzolettino. Lesse sulla copertina: Erin Morgenstern, e più sotto, Il circo della notte. Che fortuna, aveva trovato il regalo di compleanno per il suo Andrea! Quest’anno di crisi non avrebbe potuto comprargli nulla e se ne vergognava troppo.
  
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